Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

La famiglia Soong di Shanghai

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Si riconosce subito se una donna proviene da Shanghai. Lì le donne sono note per la loro abilità di promuovere se stesse e la capacità di manipolare gli altri. Le sorelle Soong rappresentano l’esempio più famoso.

Così parlava di loro un analista politico occidentale. Quella dei Soong fu una delle più importanti famiglie di Shanghai, se non di tutta la Cina, nelle tre decadi precedenti il 1949.

Il capostipite, Charlie Soong, era cresciuto e aveva studiato negli Stati Uniti, dove faceva il predicatore. Ritornato nella sua città natale, divenne ricco con la pubblicazione di Bibbie. Ebbe sei figli, di cui le più famose erano le tre figlie femmine: Ailing, Chingling, Mayling.

Nate e cresciute a Shanghai e vissute negli Stati Uniti, dominarono la Cina attraverso i rispettivi mariti: Hsiang Hsi Kung, Sun Yat-sen e Chiang Kai-shek.

A dominare la scena finanziaria fu il fratello, T.V. Soong. Era un liberale e dimostrò di essere un abile negoziatore: «era capace di sostenere simultaneamente due punti di vista contrastanti» si diceva di lui.

Per questa sua abilità godette di ampio credito presso la nuova borghesia cinese. Sollecitò mercanti e industriali a prestare denaro al governo. Per riassestare le finanze del partito nazionalista suggerì alcune misure di emergenza, tra cui una tassa di importazione sull’alcol, sui fertilizzanti, sui soft drink e perfino sulle celebrazioni matrimoniali e funebri.

Nel 1933 venne aletto presidente della Bank of China. All’epoca era considerato l’uomo più ricco del mondo.

Per tre decenni la Cina fu governata da tre famiglie – Chiang, Soong e Kung – legate tra loro da vincoli di parentela, affari, politica e dai rapporti con le società segrete. Controllavano quattro banche: la Bank of China, la Central Bank, la Communications Bank e la Farmers Bank, che divennero lo strumento per il loro arricchimento e il loro potere.

Vado a Shanghai a comprarmi un cappello, Bamboo Hirst, 2008.

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