Il continuo flusso di viaggiatori provenineti da tutto il mondo portò a Shanghai la “American Colony”: un piccolo gruppo di intellettuali che visse fuori dalla cerchia edonistica della città.
Era costituito prevalentemente da giornalisti radicali, simpatizzanti per le cause della popolazione cinese, che avevano esercitato un’influenza pari a quella dei russi sul corso degli eventi in Cina.
Scelsero come loro punto d’incontro il Chocolate Shop: il negozio di un americano che vi vendeva cioccolata, gelati, frappè e altre delizie per il palato dei suoi connazionali.
In quel gruppo c’era anche Edgard Snow, che successivamente scrisse Stella rossa sulla Cina.
Il gruppo del Chocolate Shop era tenuto sotto stretta sorveglianza dalla Special Branch a causa delle sue idee politiche, non in linea con l’establishment di Shanghai.
La giornalista Agnes Smedley era nata e cresciuta in una cittadina di minatori del Colorado. Non era nè giovane nè bella, ma lavorava sodo. Era rispettata nei circoli intellettuali per il suo impegno sociale, partecipava a tutte le dimostrazioni operaie e studentesche di Shanghai. Era accusata di essere un agente sovietico.
A Shanghai nacque la sua amicizia con Lu Xun: «Il suo modo di parlare e di porsi irradia uno charme e un’armonia indefinibili. Di fronte a lui mi sento una piccola sciocca.»
Isaac pubblicò in prima pagina la fotografia del sindaco Wu mentre brindava con un giapponese: «Brindare al sangue della Cina.»
Carl Crow si dichiarava apertamente capitalista e si domandava perchè Marx non avesse considerato il salariato come un potenziale consumatore.
Il suo primo scoop riguardò lo spostamento della capitale da Pechino a Nanchino, la vecchia capitale dei Ming, che stava a indicare la rottura con il passato Manciù.
Con la sua agenzia, rifondò il concetto di bellezza femminile in Cina: le sue ragazze si dipingevano le labbra, si arricciavano i capelli, indossavano il chipao e i tacchi a spillo; sfoderavano uno sguardo penetrante che attirava l’attenzione del consumatore.
Vado a Shanghai a comprarmi un cappello, Bamboo Hirst, 2008.
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