Gli scavi archeologici hanno in effetti riportato alla luce palloni di pietra (shiqiu 石球) e di terra-cotta (taoqiu 陶球) del neolitico. Inoltre, nel corpus delle iscrizioni della dinastia Shang [1600-
迨至战国齐策有记击筑鼓瑟吹竽蹴鞠
dai zhi Zhan Guo Qi Ce you ji ji zhu gu se chui yu cu ju
Al tempo dei Reami Combattenti [475-221], negli “Stratagemmi del Reame di Qi” si legge il passo: “Battono sui liuti a 13 corde, percuotono gli arpeggioni, soffiano negli organi a bocca, calciano il pallone”
In un altro si dice:
临淄甚富而实其民无不吹竽鼓瑟弹琴击筑斗鸡走狗六博蹴鞠者
Linzi shen fu er shi. Qi min wu bu chui yu, gu se, tan qin, ji zhu, dou ji, zou gou, lubo, cu ju zhe
A Linzi sono ricchi e ben provvisti, nessuno degli abitanti rinuncia a soffiare negli organi a bocca, percuotere gli arpeggioni, suonare il liuto, battere sui liuti a 13 corde, far combattere i galli e correre i cani, giocare a domino e calciare il pallone
Lo cuju (“calciare il pallone”) era dunque all’epoca sia parte delle cerimonie sia attività ludica. Le sue origini sono però militari, come indica una chiosa del filologo Liu Xiang [77-
蹴鞠者传言黄帝所作或曰起战国之时蹴鞠兵势也
“cu ju” zhe, chuan yan Huangdi suo zuo. Huo yue: qi Zhan Guo zhi shi. Cu ju, bing shi ye
Si tramanda che il calcio sia stato inventato dal Sovrano Giallo. Altri dicono che sia nato al tempo dei Reami Combattenti. Il calcio era un’esercitazione militare
Da parte sua, il grande commentatore del “Libro degli Han”, Yan Shigu, ci ha lasciato una de-scrizione dello ju:
鞠以韦为之中实以物蹴蹋为欢乐也
ju yi wei wei zhi, zhong shi yi wu, cu ta wei huan le ye
Lo ju è fatto di pelle conciata, all’interno è riempito di materiale vario, si calcia per divertimento
Molte stele Han mostrano scene di cuju, che appare per lo più giocato in coppia o da giocolieri. Perchè sia descritto come un gioco di squadra, bisogna aspettare il capitolo “Il gioco del pallone” del “Libro degli Han”. Il testo tuttavia è andato perduto e sopravvive solo in parte, nelle citazioni di un autore Tang [618-960], Sima Zhen. Egli accenna alle norme per allestire un “campo di cal-cio” e uno storico moderno, Tang Hao, ha cercato di ricostruirlo.
Insomma, che il pallone pieno, prima di pietra e di terracotta, poi di cuoio, fosse calciato per addestramento e svago è fuor di dubbio. Mancano testimonianze certe che fosse giocato a squa-dre e che andasse scagliato in una porta.
Più tardi, in Giappone, nel periodo Asuka [552-716], comparve il kemari (scritto con gli stessi due caratteri cinesi usati per cuju).
In Occidente, il gioco del pallone nacque nell’antica Grecia e si diffuse poi nell’Impero Ro-mano, col nome di harpastum (“pallone”, probabilmente ripieno di stracci). Un passo del com-mediografo greco Antifane [388-311] descrive una partita di pallone sicuramente fra squadre:
prese la palla ridendo e la scagliò a uno dei suoi compagni, riuscì ad evitare uno dei suoi avversari e ne mandò a gambe all’aria un altro, rialzò in piedi uno dei suoi amici
ma non cita porte dove scagliare il pallone.
Nel celebre caso del calcio fiorentino, giocato nel Medioevo con un pallone gonfiato, la palla può essere toccata anche con le mani e si è dunque in presenza di un antenato del rugby piuttosto che del calcio moderno, che nasce inequivocabilmente in Inghilterra, il 26 ottobre 1863.
(c) Prof. Giorgio Casacchia, Adetto Culturale Istituto Italiano di Cultura di Shanghai, 2009.
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