Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

La chiaroveggente Madame Litvanhoff a Shanghai

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In seguito all’inttroduzione del Codice Penale, che proibiva l’istigazione alla prostituzione, la Special Branch della Polizia Municipale tenne d’occhio costantemente i trafficanti e riuscì a far chiudere alcuni bordelli nella Concessione Internazionale. Ma il provvedimento non ebbe grande successo, perchè bastava spostarsi da una Concessione all’altra per far perdere le proprie tracce, come faceva abitualmente una sorvegliata speciale: Madame Litvanhoff, un’ebrea polacca naturalizzata Russkaja per matrimonio.

Era proprietaria di una casa di tolleranza frequentata da donne straniere coniugate: americane, inglesi, e francesi che portavano la maschera per non farsi riconoscere.

Alle “insoddisfatte” offriva «ogni forma di debaucherie». Come parte del servizio, il bordello metteva a loro disposizione due tipi di gigolò, uno vestito di rosso e l’altro di blu.

Il primo veniva ingaggiato come intrattenitore e accompagnatore, il secondo era pagato all’ora, per cento dollari a notte.

La Special Branch possedeva un dossier dove risultava che Madame Litvanoff faceva la chiaroveggente. Vi era una fotografia che la ritraeva nell’esercizio di tale professione: in abito lungo col cappuccio che lasciava intravedere solo le mani e gli occhi. Ma siccome l’abito fa il monaco e la chiaroveggenza era perseguibile per legge, venne arrestata per questo reato minore.

Vado a Shanghai a comprarmi un cappello, Bamboo Hirst, 2008.

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