Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Islam: Shia e Sufi

Condividi

Nella sua famosa versione del Diwan-I-Afiz Goethe scrisse che “a Dio appartengono sia l’Oriente che l’Occidente”.
Goethe, senza rendersene conto, riproduceva un versetto del Corano, dove non solo le distinzioni sono scoraggiate, ma l’umanità è considerata dal punto di vista dell’unità.
Ci sono correnti dell’Islam che personificano la protesta contro il nuovo ordine sociale e politico: la corrente Shia e la corrente Sufi.
La corrente Shia era diretta contro il tribalismo che risorgeva tra gli Umaiadi; gli Sciiti paventavano che tale tribalismo arretrasse i musulmani al periodo pre-islamico. Tale corrente di pensiero culminò nel grande sacrificio dell’Imam Hussain a Karbla.
Molti studiosi hanno considerato la Rivoluzione in Iran come ispirata da questo movimento.
Lo stile di vita e di pensiero dei Sufi ha costituito un’altra radicale divergenza dal pensiero islamico ortodosso. I Sufi erano piu’ interessati all’interiorita’ umana, piuttosto che al formalismo esteriore dei credenti.
Dio per loro era troppo grande, troppo onnipotente e misericordioso per essere confinato solo ad alcuni posti specifici, o a pochi cuori, o solo ad alcune nazionalità.
Per esempio Hussain Bin Mansour Al-Allaj dichiarò «Ana al-haq», che significa «io sono la verità» o, secondo l’interpretazione di molti altri, «io sono Dio».
La classe dominante, politica e religiosa, non potè fargli la grazia di cacciarlo dal giardino dell’Eden, ma lo uccise in modo così brutale che il suo nome oggi rappresenta non solo la forma di protesta contro il potere religioso, ma un esempio di non sottomissione al conformismo.

Alcuni tra i piu’ importanti esponenti del mondo islamico, come Hafiz, Ghalib e Iqbal si sono soffermati su temi scottanti, che naturalmente non furono bene accolti dai conservatori, ma nondimeno contribuirono a fare di essi delle figure di primo piano nelle societa’ musulmane.
In uno dei suoi primi poemi Mohammed Iqbal scrisse una “lamentela” contro Dio, una sorta di atto di accusa contro Colui che e’ il solo destinatario di preghiere e devozioni.
Iqbal persino accusa Dio di aver creato un mondo imperfetto, che l’uomo ha cercato di migliorare e portare alla perfezione.
Quando tale poema fu pubblicato l’autore dovette fronteggiare fortissime critiche dalla corrente ortodossa. Però egli lanciò una sfida aperta a chiunque potesse scrivere una risposta alla lamentela, che alla fine compose lui stesso; nella risposta rappresenta Dio che protesta contro la percezione musulmana di Lui e del Suo messaggio.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...