dalla Lettera di Giovanni Pontano sul “Fuoco Filosofico”
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«Fuoco acquoso» o «Acqua ignea» o «Acqua ardente» è uno dei più essenziali segreti dell’Opera Alchemica sul quale molti autori, ed anche il Fulcanelli, tacciano imperiosamente.
Il «Fuoco Filosofico» o «Fuoco Sacro» o «Dissolvente Universale» è la scintilla vitale comunicata dal creatore alla materia inerte, lo Spirito chiuso nelle cose, il Raggio igneo imperituro riposto nella parte interna della sostanza.
La ruota è il geroglifico alchemico del tempo necessario alla cottura della materia filosofale; il fuoco deve essere sostenuto, costante ed uguale, mantenuto notte e giorno nel corso di questa operazione.
È un fuoco in potenza ma che non brucia le mani; non è un artificiosa invenzione; è della stessa natura della calce, e non è in nessuna maniera estraneo rispetto al soggetto della Filosofia.
Sydera Veneris, e cornicalatae Diana et ibi propitia sunto (Le costellazioni di Venere e Diana fatte a foggia di corno, siano a te propizie).
È un fuoco non caldo, ma è uno spirito di fuoco, della stessa natura della Pietra, mediocremente eccitato dal fuoco esterno; la calcina, la dissolve, la sublima e la risolve in acqua. Energia creatrice del Kundalini, o Quintessenza.
Esso illumina tutto pur restando occulto e invisibile, è impalpabile e indiminuibile.
Va preso un raggio di sole e imprigionato in una boccia chiusa col sigillo di Ermete.
Archimio dice: «Prosegui col Fuoco tuo per tre giorni a mo’ di chioccia e come un avvolgente calor di febbre».
Semenza dell’Astro naturale di ogni corpo, eccitato dal calore celeste; estraibile dalla Madre della Pietra (Luna, volatile), conducendola alla perfezione del Padre della Pietra (Sole, fisso).
Tale acqua non prende fiamma se è del regno minerale.
L’Oro Filosofico proviene dalla cottura col Fuoco Filosofico dell’Oro Filosofico, a sua volta ottenuto dalla lavorazione del Sole del volgo (oro) col Mercurio Filosofico.
Un libretto di Alchimia inciso su lamine di piombo del secolo XIV, a cura di A. Marinelli, Lapi, Città di Castello, 1910: «diasi calore non più che quello che affligge un febbricitante.»
(«non può essere il fuoco ordinario che produce la decomposizione delle semenze metalliche, poichè ciò che è di per se stesso un principio di corruzione, non può essere un principio di rigenerazione, tranne che accidentalmente.»)
Elifas Levi nella XXXVIII lettera al barone Spedalieri: «L’oro è il segno del lavoro degli uomini.»
«Questo segreto è la produzione chimica del Binario nel regno metallico e minerale; di una sostanza si fa due sostanze e di due una che non rassomiglia per niente alla prima.»
Nei misteri mitriaci il Leone, per sua natura ardente e pieno di fuoco, simboleggia il Fuoco Filosofico, è segno di potenza, di perfezione e di incorruttibilità ed è simbolo del terzo grado dei misteri di Mitra e secondo Paracelso il Sole si trova in rapporto col cuore e la Luna col cervello.
«Quel fuoco non brucia la materia, niente separa dalla materia, né divide le parti pure dalle impure, come dicono tutti i filosofi, ma converte in purità tutto il soggetto [...]. Rende perfetto in breve tempo. E’ minerale, acqueo, eguale, continuo, non evapora [...] è minerale ed è eterno [...] non proviene dalla materia; distrugge, dissolve, congela e calcina tutte le cose. Occorre molta abilità per scoprirlo e prepararlo; non costa nulla o quasi nulla. Inoltre è umido, carico di vapori, penetrante, sottile, dolce, etereo. Trasforma, non s’infiamma, non si consuma, circonda tutto, contiene tutto; infine è il solo della sua specie.»
«...ecciti semplicemente la materia, la tocchi tuttavia e in breve tempo quel fuoco, senz’altra apposizione di mani, celermente compirà tutta l’opera [...] si aggiunga poi materia cruda non solo nella qualità, ma nella virtù. [...] ma se tu indagherai bene e profondamente le cose sante, la proprietà del fuoco la conoscerai e non altrimenti. [...] Il fuoco non si trasmuta insieme con la materia, perché non è materia, come ho detto più sopra.»
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