Protestare e’ una forma di espressione dei sentimenti umani, forse la piu’ immediata dal momento della nascita. Il primo segno di essere al mondo , appena il neonato lascia il grembo della madre, e’ protestare perche’ l’ambiente e’ nuovo e ostile, ostile perche’ sconosciuto. Il primo atto del neonato e’ piangere, persino gridare. Tutti sappiamo quanto puo’ essere potente il grido di un neonato: sembra quasi che tutta la sua energia sia diretta verso questo bisogno disperato di essere ascoltato e capito. L’unico modo e’ una violenta protesta.
La vita dell’uomo attraverso la storia - e presumibilmente in tempi preistorici - e’ stata un’immensa forma di esprimere consenso o dissenso. L’argomento e’ percio’ cosi’ immenso che non potrebbe essere riassunto nelle pagine di un articolo (tutta la mitica Biblioteca Alessandrina non basterebbe). Cercheremo quindi di analizzare alcune forme (spesso le piu’ evidenti) con cui gli uomini esprimono, o hanno espresso, una protesta.
Esaminiamo le forme in cui la protesta e’ espressa in Occidente (con tutti I limiti che questa denominazione assume: e’ una distorsione della prospettiva storica? Tutte le culture sono strettamente connesse; ma non si puo’ negare che, specialmente al giorno d’oggi, la distinzione tra l’Occidente e il non-occidente diviene, in pratica, sempre piu’ evidente, almeno in termini sociali e politici).
Se consideriamo la “societa’ occidentale” come un’entita’ separata, prima di tutto dovremo riferirci all’eredita’ greca e alla filosofia “classica”. Nell’antica Grecia il concetto di dissenso e la relativa forma di espressione erano parte della vita di tutti I giorni ed elementi della dinamica politica. La “citta’ ideale” secondo Platone era quella retta dai filosofi; la filosofia, intesa come la ricerca del Sapere, era il risultato di un esercizio di domande e risposte, spesso di un intenso dibattito, con la partecipazione attiva del discepolo. Quest’ultimo, lungi dall’essere un ricettore passivo di nozioni, era un elemento necessario della verita’. A quel tempo veniva data grande enfasi alla discussione e alla possibilita’ di esprimere la non-osservanza o il dissenso. Una traccia di questo concetto e’ ancora presente nel lessico contemporaneo: la parola “ostracismo”, usatissima nel gergo politico ed in sociologia, deriva dal Greco antico “ostraka”, cioe’ le conchiglie su cui gli oppositori politici solevano scrivere il loro veto nelle assemblee pubbliche. I membri del Consiglio cittadino potevano cosi’ esprimere la loro protesta, ad esempio, contro un cittadino che non stimavano o, piu’ semplicemente, contro una decisione non condivisa.
Tutto cio’ attribuisce un certo peso all’assunto che nell’Occidente, secondo la tradizione greca (su cui e’ basata quella romana, e di conseguenza le categorie legali e sociali delle nazioni europee) sia dato rilievo alla discussione e alla possibilita’ di non essere d’accordo, piuttosto che all’obbedienza e al conformismo. I momenti di intolleranza che hanno caratterizzato la Storia dell’Occidente (il Fascismo; le dittature totalitarie) sarebbero momenti di reazione a situazioni estreme di anarchia, considerata come una democrazia degenerata. Almeno in un caso (la situazione politica in Italia subito dopo la Prima Guerra Mondiale) gli ingredienti della miscela esplosiva che creo’ il “fenomeno Mussolini” erano la liberta’ di espressione usata scorrettamente, I dettami di oscure istanze demagogiche tinte vagamente con principii socialisti, una classe politica corrotta ed inefficiente.
Possiamo delineare una costante nella Storia Occidentale, in cui si possa vedere un’alternanza di momenti di intolleranza e di momenti di schiarita cioe’ di liberta’? Il potere degli individui era, a volte, abbastanza forte da opporsi al conformismo. La Rivoluzione francese aveva le sue origini in un diffuso malcontento per le condizioni sociali nella francia del XVIII secolo e I privilegi della classe dominante, con l’impoverimento delle altre classi e il misconoscimento del ruolo della borghesia. Il Marxismo nobilita filosoficamente la lotta del proletariato (il quale, a sua volta, prende forza dal suo ruolo indispensabile nel processo industriale) e, ad esempio, il Futurismo e’ violentissimo nei suoi obbiettivi di scuotere la societa’ e proclamare il potere della dinamica individuale contro la stagnazione, le convenzioni, la tradizione.
La protesta appare come la presa di posizione dell’individuo di fronte al mondo convenzionale, che non soddisfa piu’ il suo desiderio di liberta’ e di “privacy”, o il suo bisogno di essere riconosciuto come un’entita’ distinta dalla massa. E’ una semplice legge fisica: su uno specchio d’acqua, gocce d’olio navigheranno dapprima separate le une dalle altre. Per forza di attrazione, a poco a poco si fonderanno e formeranno larghi conglomerati. Quando questi saranno troppo grandi, si divideranno in parti piu’ piccole e ritorneranno ad essere piccole gocce… Se si potesse creare un parallelo con il mondo degli uomini, potremmo notare una tendenza associativa, fino al punto in cui l’individuo soffrira’ di vedere la sua peculiarita’ minacciata dall’appartenenza ad un gruppo che, per pure leggi fisiche, e’ diventato troppo largo. E’ peraltro una strana alchimia. Fino ad ora le scienze umane non hanno trovato la “ricetta” che potrebbe esprimere in termini matematici la legge di aggregazione e disaggregazione dei gruppi umani; in altre parole, quando ci si potrebbe aspettare la frammentazione dei gruppi e l’insorgere di istanze di ribellione individuale.
Tale “ricetta” potrebbe spiegare I “corsi e ricorsi” della massima crescita degli imperi nella Storia e la loro successiva fragmentazione. Forse, e piu’ praticamente, si potrebbe studiare (anche partendo da conti numerici) la formazione degli assembramenti nelle manifestazioni politiche cosi’ frequenti al giorno d’oggi, e trovare una legge matematica che spieghi quando, e in che condizioni, l’assembramento di disperde qusi automaticamente e gli individui lasciano il gruppo (prima uno ad uno, poi, quasi per magia, la forza di disgregazione e’ piu’ forte della coesione del gruppo e l’assembramento si scioglie; vien da pensare alle pagine del Manzoni, quando descrive l’assalto al Forno delle Grucce…).
Un altro caso di ribellione individuale e’ la protesta contro un gruppo che, per quanto piccolo, e’ oppressivo dell’ego dell’individuo: la reazione degli adolescenti contro la famiglia intesa come codice di comportamento; il rinnegare, da parte di un singolo, l’appartenenza ad un credo politico o religioso; persino il divorzio, quando l’”altro” e’ percepito come una forza pericolosa, che tramuta affetto ed amore in sottomissione e schiavitu’ emotiva (con conseguente perdita di indipendenza).
E’ necessario distinguere tra la protesta individuale contro un’idea, o contro un’interferenza estranea ed esterna non gradita (un’oppressione fisica) e la protesta contro qualcosa di fisicamente dannoso. La protesta del neonato e’ diretta contro condizioni ambientali diverse sperimentate con la nascita: freddo, rumori, fame, solitudine. Un adulto attacchera’ il nemico in una lotta per l’esistenza ma, piu’ frequentemente, protestera’ contro l’idea che qualcosa di dannoso sta per apparire: tagli alla pensione, per esempio, con la prospettiva di rimanere senza aiuto in vecchiaia; l’estinzione delle specie animali e l’impoverimento delle vita marina, con la minaccia della fame per noi o I nostri discendenti. Queste paure sono elemento di coesione anche per una protesta di gruppo, anche se l’iniziativa di “uscire allo scoperto” e’ prerogativa dell’individuo (o di alcuni individui: gli altri si aggregheranno o se ne andranno secondo la famosa “legge fisica” sopra esposta). L’adulto protestera’ contro abusi commessi da altri: le madri dei “disparecidos” nei regimi dittatoriali dell’America latina, il dipendente contro il suo superiore in una gerarchia, il nostro vicino se sentiamo la radio a 100 decibels e cosi’ via.
A livello piu’ sofisticato, un’espressione di protesta contro il “mondo” come opposizione all’individuo e’ il fenomeno dei “graffiti”. Da tempo immemorabile, in tutte le latitudini, possiamo osservare come l’uomo abbia ritenuto necessario tracciare immagini nelle caverne. Per quanto possiamo giudicare, queste forme preistoriche di graffiti non erano forme espressive di protesta ma un mezzo di asserire presenza, proprieta’ e potere (componenti ancora presenti nelle manifestazioni odierne), per ragioni magiche o religiose. Nell’arco della Storia, I graffiti sono stati usati come mezzo per denunziare, o deridere, abitudini o crimini di altri individui: nelle strade di Pompei, la citta’ romana ancora intatta sotto una spessa coltre di lava vulcanica, possono ancora vedersi graffiti di tipo politico o derisorio ( nella forma semplificata di iscrizioni, senza pretese artistiche). Questa forma di protesta attraverso gli scritti sopravvive ancora oggi, senza frontiere geografiche, lessicali o linguistiche: chi non ricorda di aver scritto qualcosa di buffo o ridicolo a scuola, contro compagni di classe o insegnanti, persino alla lavagna?
Ma da un punto di vista filosofico o ideologico, cosa ci interessa nella presente analisi sono I “graffiti artistici” in Occidente, dove sono considerati “Arte Criminale”. Perche’ di arte si tratta, prodotta da artisti raffinati e di talento, talora propriamente educati, il piu’ delle volte autodidatti. Questi graffiti sono un’esplosione di splendidi colori e forme, da cui possono vedersi I segni del genio, usati in contesti o luoghi che offendono il senso estetico convenzionale o l’altrui dominio, o il bene comune. Sono visibili sui monumenti, sui luoghi pubblici, o su muri dipinti di fresco - possibilmente su quelli delle case borghesi, e questo e’ considerato dall’artista come un atto di eroismo. Viene usata vernice a spruzzo, spesso difficile da cancellare, e gli artisti spesso usano vernici rubate da magazzini o negozi. Poiche’ la repressione della polizia e’ dura, I graffiti trovano il loro habitat naturale nelle aree suburbane, che - spesso degradate - sembrano in qualche maniera abbellite da questa vivace forma di arte, che diventa un segno di durabilita’ della vita e di vittoria della creativita’ malgrado le condizioni avverse e l’ambiente ostile.
I graffiti si presentano in varie forme. Di solito traggono origine dalle lettere che compongono il “tag”, cioe’ la contrazione del nome dell’artista, o un acronimo, o uno pseudonimo (tre, quattro lettere al massimo). Il tag e’ dipinto a grandi dimensioni e le lettere sono deformate in un modo per cui riesce talvolta difficile riconoscere le forme originarie delle lettere da cio’ che appare essere un insieme quasi astratto, o una tempesta di linee geometriche. I colori sono scelti in modo che il risultato richiami un dipinto cubista o futurista. Poiche’ la vernice diventa sempre piu’ difficile da trovare (perche’ troppo cara, o perche’ I magazzini sono meglio protetti) gli ultimi esempi di graffiti sono spesso bicromi o monocromi.
L’artista dipinge il suo tag in uno spazio ben definito, poiche’ tale forma di espressione appartiene all’individuo. Anche quando fa parte di un gruppo di artisti o di una gang suburbana, ogni artista ha generalmente una porzione separata di spazio a sua completa disposizione (anche se altre forme di esrpessione sono sempre possibili, trattandosi di una forma di arte spontanea). Qual e’ il messaggio trasmesso? Generalmente non c’e’ un contenuto specifico. I graffiti sono un urlo dell’io, un forte e possente mezzo di gridare “Ci sono anch’io, esisto e sono meraviglioso, in barba alla repressione”, malgrado la cultura di massa e - essendo l’artista spesso un emarginato dalla societa’ convenzionale - un’arma contro l’arroganza e le imposizioni della societa’ capitalistica. Percio’ I graffiti sono spesso su autobus e treni: non solamente il messaggio dilaga piu’ in fretta col muoversi del veicolo, ma l’attacco e’ diretto contro l’espressione stessa della societa’ tecnologica e capitalistica, vista come un mostro che divora e annienta l’io dell’artista. In fondo, non c’e’ molta differenza dal modo in cui gli uomini delle caverne volevano affermare la loro influenza e potere sopra le greggi o le fiere, dipingendole sui muri delle spelonche e imprimendo le palme delle mani sul corpo delle figure. E’ un’espressione di conquista e di riscossa contro una forza estranea, ieri la natura, oggi la societa’.
Nelle forme descritte, I graffiti costituiscono un fenomeno dell’Occidente, in Europa e in America, per lo piu’ nelle periferie delle metropoli, dove l’individuo sente di piu’ il bisogno di asserire la sua presenza.
(c) Direttore IIC Shanghai, Dott. Paolo Sabbatini Rancidoro
The West
RispondiEliminaProtest is the way of expressing human feelings, perhaps the most immediate since the very moment we are born. The first sign of being out in the world, as soon as the newborn baby leaves the womb of the mother, is to protest because the environment is new and somewhat hostile, hostile because unknown. The first action of the baby is to cry , even to scream - and we all know how powerful is a a baby’s scream: it seems as if all his energy is directed towards this desperate need to be heard, to be understood, with no other way but through violent protest.
The life of man all through the history - and, we should presume, in pre-historic times -has been an immense way of declaring consensus or dissent. When dissent was there, history is an account of ways to express it. The topic is consequently so immense that it cannot be summarized in the few pages of an article (the mythic Library of Alexandria would not suffice either). We will thus try to analyze some ways (often the most evident ones) by which human beings express (or have expressed) protest.
Let us examine, for instance, the ways in which protest is expressed in “the West” (with all the limitations this denomination may assume: is this a distortion of the historical perspective? All the cultures are closely interrelated; but one cannot deny that, nowadays, the distinction becomes more and more evident, at least in social and political terms).
If we consider the ‘western society” as a separate entity, we should refer first of all to the Greek heritage and to the “Classic” philosophy. In the ancient Greece the concept of dissent and the consequent way to express it was a part of the day- to-day life and element of the State dynamics. The “perfect city” according to Plato, was the one governed by the philosophers; philosophy, as the quest for Knowledge, was the result of an exercise of questions and answers, often an intense debate, with the active participation of the disciple. The latter, far from being the passive recipient of notions, was a necessary element of the truth. A great emphasis was given, at that time, to the discussion and to the possibility to express the non-compliance or the dissent. An heritage of this concept is present in the contemporary Lexicon: the word “ostracism”, much used in the political jargon and in sociology, comes from the ancient Greek “ostraka”, ,i.e. the shells on which political opponents used to inscribe their veto in the public assemblies. The members of the city’s council would thus express their protest against the election of a citizen they would not esteem or, more simply, against an unwanted decision.
All the above gives some ground to the assumption that in the West, according to the Greek tradition (on which the Roman one is based, and consequently the legal and social categories of the European countries), emphasis is given to discussion and possibility to disagree, rather than conformism and obeisance. The moments of intolerance which have characterized the western history (Fascism; totalitarian dictatorships) could be considered as moments of reaction to extreme situations of anarchy, which was considered as a degenerated democracy. At least in one case (the political situation in Italy after the 1st World War), the ingredients of that explosive mixture which created the “Mussolini phenomenon” were the freedom of expression wrongly utilized, the demagogic teachings of obscure humanitarian instances, vaguely tainted with socialist principles and a corrupt and inefficient political class.
RispondiEliminaCan we draw a pattern in the western history, in which we could see an alternance of moments of intolerance and moments of enlightenment (freedom)? The power of individuals was at times strong enough to oppose conformism. The French revolution had its origin in a diffuse discontent about the social conditions in the XVIII Century’s France and the privileges of the ruling classes, with the impoverishment of the lower classes and the non-recognition of the “bourgeoisie” role. So do movements such as the Marxism, which philosophically nobilitate the struggle of the proletarians (who, in turn, would take their strength form their indispensable role in the industrial process) and the Futurism, very violent in its objectives of shaking the society and proclaiming the power of the individual’s dynamics against stagnation, conventions, tradition.
Protest appears as the stand of the individual in front of the conventional world which does not satisfy his/her want of privacy and freedom, or need to be recognized as a distinguished entity apart from the mass. It is mere a physical law: on a surface of water, drops of oil would navigate separately at first. By the force of attraction, they would melt and form larger, round conglomerations. But when these would become too large, these would split again into smaller parts and return to be small drops. If a parallelism could be drawn with the human world, one could notice a tendency to associate, up to the point the individual would suffer and see its own peculiarity threatened by the appurtenance to a group which, for mere physical reasons, has become too large. It is a very strange alchemy. So far, the human sciences have not found the “recipe” which could express, in mathematical terms, this natural law of aggregation and disintegration of human groups; in other terms, when one could expect the fragmentation of groups and the insurgence of individual rebellion.
RispondiEliminaSuch recipe could explain the patterns of maximum growth of empires in the history and consequent fragmentation. Perhaps, and more practically, one could study (also from a numerical account) the formation of mobs in today’s frequent political manifestations, and find a mathematical law of to explain when the mob almost naturally disperses and individuals quit the group (one by one at first, then, almost magically, the force of dis-aggregation is stronger than the group cohesion and the mob dissolves). A quotation comes into the mind, form Manzoni’s “I Promessi Sposi”, when he describes the assault to the bakery in Milan (“ Il Forno delle Grucce”).
Another case of individual rebellion is the protest against a group which, albeit small, is oppressive of the individual “self”: the reaction of teenagers towards the family intended as a code of conduct; the spontaneous giving up, by an individual, of the appurtenance to a religious or political credo; ultimately, divorce from the spouse, when the “other” is perceived as a dangerous force thriving one’s affection and love towards submission and emotional slavery (and loss of independence).
Graffiti are present in many shapes. They usually originate from letters composing a “tag”, which is a contraction of the artist’s name, or an acronym, or a pseudonym (three, four letters maximum). It is depicted in big dimensions and the letters are deformed in a way that it is sometimes difficult to find the original letter shape from what appears to be a quasi-abstract ensemble, or a blizzard of geometric lines. Colors are chosen in a way that the result resembles a cubist, or futurist, painting. As paint is becoming more and more difficult to acquire (either because it is too expensive, or because warehouses are better protected ) latest graffity are bi-chrome or even monochrome.
RispondiEliminaThe painter depicts his/her own tag is a given space, as this way of expression pertains to the individual. Even when he/she is a part of a group of artists, or a suburban gang, every artist will generally have a separate portion of chosen space at his/her complete disposal (even though other possibilities exist, being a spontaneous form of art). What is the message given? Generally there is no specific content. The graffiti is the outcry of the individual self, a strong and powerful way to scream “I am there, I also exist, I am beautiful, in spite of the repression”, in spite of the mass culture, and -being the artist often a “marginal” from the point of view of a conventional society - is a weapon against the arrogance and the imposition of the capitalistic society. This is why often graffiti are present on buses or trains: not only the message spreads around when the vehicle moves, but the attack is directed towards the very expression of the technological (and capitalistic) society, seen as a monster who devours and annihilates the artist’s ego. It is not very different from the way the cavemen wanted to affirm their influence and power over cattle or beasts, depicting those on the walls of the cave and imprinting their palms on the figure’s body. It is an expression of conquest and revenge over a stranger’s force, yesterday the nature; today, the society.
In the above-mentioned form, graffiti mainly constitute a western phenomenon, in Europe and the States, mainly in the outskirts of metropolis, where the individual feels a real urge to assert himself/herself.
(c) Mr. Paolo Sabbatini, Director of Italian Culture Office Shanghai
It is necessary to distinguish between the individual’s protest against an idea, or an oppression by a foreign interference which he/she does not like (a “psychical oppression”), and the one against something physically harmful. The protest of the new born baby is directed towards the different physical conditions experienced at birth: cold, noises, hunger, solitude. A grown-up may attack the foe or enemy in a struggle for life, but, more frequently, he/she protests against the idea that something harmful will appear: no more retirement benefits, for example, and the perspective of becoming helpless at a old age; the progressive extinction of animal species and depauperization of marine life, with the consequent threat of hunger for ourselves or our descendants. These fears are an element of cohesion for group protest, eventhough the initiative of “coming out” always pertain to the courage of an individual (or few individuals: the others would aggregate and dis-integrate according to the above mentioned “natural law”). He/she would protest against an abuse already committed by others: the mothers of “desparecidos” in Latin America’s dictatorial regimes, the subordinate against the superior in the hierarchy, your neighbor if you would listen the radio at 100 decibels and so on.
RispondiEliminaOn a more sophisticated level, an expression of protesting against “the world” as opposed to the individual, is the “graffiti” phenomenon. Since immemorial times, all around the world, one could observe how humans deemed necessary to depict images in the caves. As far as we can judge, these pre-historic forms of graffiti were not meant to express protest but were a way to assert presence, property and power (a component still present in today’s manifestations), for religious or magic reasons. During the history, graffiti may have been used as a way to denunciate (or ridicule) the habits or the misdeeds of other beings: in the streets of Pompeii, the Roman town still intact under a thick layer of volcanic lava, derisory or politic graffiti can still be seen (in the simple form of writings, without any artistic pretension). This form of protest through scripts has survived till today, and there are no geographical nor lexical or linguistic boundaries: it is present almost everywhere in the world. Who does not remember to have written something funny or ridiculous at school, against classmates or teachers, even on the blackboard?
But from a philosophical or ideological point of view, what is interesting in the present analysis is the artistic graffiti in the western society, where it is considered “criminal art”. As this is art indeed, by all means, performed by accomplished or talented artists, sometimes properly educated, most of the times autodidact. These graffiti are an outburst of beautiful colors and shapes, from where one could see the trace of genius, used in a context or in places which offend the conventional sense of esthetics or someone else’s privacy, or the common good. These are visible on monuments, on public property, or on newly painted walls of houses - possibly on bourgeois houses, and this is an act of heroism for the “artist” - . Spray paint is used, often difficult to erase, and artist usually steal the paint from warehouses or shops. As the repression form police is very hard, the graffiti usually find their natural habitat in suburban areas, which - often degraded - seem somewhat embellished by this lively form of art, which becomes a demonstration of endurance of life and victory of creativity in spite of adverse conditions in a hostile environment.