“Accertatomi che fosse massone, gli aprii l’animo mio. La mia
delusione del giorno, la superficialita’ di quanto avevo udito, l’assensa di ogni apprensione patriottica in quei massoni; eppoi la schiacciante volgarita’ di quell’insieme, uomini, luogo, idee, parole.
- Diavolo! O che pretendevate, di trovarvi in mezzo a un aeropago di filosofi e di eroi? L’uomo e’ qual e’, caro mio.
- Ma allora, la Massoneria, a che serve?
- Intanto, serve, sin dove e’ possibile, a far che l’uomo diventi uno zinzino migliore.
La Massoneria, caro giovinotto, come la Chiesa cattolica, avendo a base e perseguendo principii troppo elevati per essere applicati oggi, per lo stato di inferiorita’ in cui si trovano gli uomini, puo’ vivere soltanto adattandosi, ossia rinnegando giorno a giorno i suoi principii e ubbidendo a’ suoi gregari per poterli comandare.
Di tanto in tanto, dalla folla, o dalla mandria dei cattolici che seguono automaticamente la religione, senza capirla e senza sentirla, esce un santo: don Giovanni Bosco, per esempio.
Se non ci fosse la Chiesa, ossia, se non ci fosse un corpo di dottrine e di riti, quei santi non uscirebbero. Lo stesso e’ della Massoneria, in proporzioni, naturalmente, adeguate."
X.Y.33., L’espiazione massonica, Edizione Alpes, Milano, 1927.
Nessun commento:
Posta un commento