Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Ismail Gulgee e il momento della Creazione

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In principio c’era il Caos, e Dio volava sopra di esso. Dio soffio’ il Verbo sopra il Caos. Separo’ la Luce dalle tenebre, e la Vita emerse.
Osservando le opere di Gulgee, le Scritture immediatamente vengono alla memoria. Gulgee cattura nelle sue tele il momento stesso della creazione.
All’inizio del secolo, sembrava che l’Arte sarebbe degenerata nel Caos senza speranza. Nacque cosi’ l’Astrattismo, attraverso I momenti del cubismo e la frammentazione della figura. Forze centrifughe scomposero la Natura in larve e fantasmi.
Verso la fine dello stesso secolo, Gulgee resuscita il “Logos”, il Verbo di Dio, dal Caos. C’e’ un Rinascimento dalle ceneri dell’astrattismo, e il Logos ispira la forza vitale su un magma di miriadi di colori, a tutta prima mescolati in un colpo maestro di pennello, in seguito sbocciati in steli, curve e spirali, che - nell’ultimo periodo artistico di Gulgee - recano un ricordo vago delle origini: l’Aleph del principio, I nomi di Dio, I segni dell’alfabeto islamico, lo splendido figurativismo della calligrafia araba.
Il prodigioso lavoro artistico di Gulgee puo’ essere classificato in due branche: una appartiene all’Arte classica Occidentale, di cui egli e’ un grande esponente, facilmente paragonabile ai Maestri italiani del XV e XVI secolo. L’altra branca e’ la calligrafia.
Esempi di magnifiche opere calligrafiche risalgono alla prima produzione artistica di Gulgee (1950/1970), procurandogli fama internazionale. C’e’ poi stato uno sviluppo, una progressione nell’opera calligrafica, seguendo il cammino mistico verso Dio e l’Assoluto.

In un periodo di transizione (1970/1990) Gulgee dipinge le stesse parole e gli stessi segni - specialmente I nomi di Dio nell’Islam - che evolvono sulla tela verso figure e rappresentazioni del Divino.
In cieli del piu’ profondo oltremare e del piu’ diafano turchese, costellazioni col nome di Dio si moltiplicano e scintillano attraverso una foglia d’oro, applicata da Gulgee con un soffio, come una mistica preghiera mentre recita versi del Corano.
Le ultime creazioni di Gulgee (dal 1990 ad oggi) trascendono la semplice calligrafia, come il saggio che, dopo aver appreso tutte le lingue del mondo, non sente piu’ il bisogno di parlare.
L’Assoluto va al di la’ delle parole. Oggi, la creazione e’ rappresentata da corpi celesti che affollano enormi tele, una teoria di galassie senza fine, splendenti con I colori e le tonalita’ di una tavolozza celeste, e che si rincorrono al suono della sublime armonia.
Queste ultime opere sono la trasposizione visiva di quanto Dante scrisse alla fine della sua divina Commedia a mo’ di epitome:
“L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
(c) Dott. Paolo Sabbatini Rancidoro, Direttore dell'Istituto di Cultura di Shanghai

1 commento:

  1. ISMAEEL GULGEE AND THE INSTANT OF CREATION

    At the beginning, there was Chaos, and God was flying over it. God blew his verb over the Chaos. He separated the Light from the Tenebrae, and Life emerged.

    While observing the works of Gulgee, the Scriptures immediately come to mind. Gulgee captures the very moment of the creation in his abstract paintings.

    At the beginning of this century, it seemed that the art would degenerate into the chaos without hope. Thus the abstractism, through the examples of cubism and the fragmentation of the figure. Centrifugal forces decomposed the nature into shadows and phantoms.

    Towards the end of the same century, Gulgee resuscitates the “logos”, the Divine Verb, from the Chaos. There is a Renaissance from the ashes of the Abstractism, and the Logos is inspiring the vital force over the magma of a myriad of colors, firstly merged into a single brush stroke, and then flourishing into stems, curbs, spirals, which, in the latest Gulgee style, bear a distant souvenir of the origin: the Aleph or the beginning, the names of God, the words of the Islamic alphabet, the splendid figurativism of the Islamic Calligraphy.

    Gulgee’s prodigious art works can be classified into two mainstreams: one belongs to the classical western art, of which he is a great exponent, easily comparable to the Italian masters of the XV and XVI Century. The second mainstream is calligraphy.

    Samples of Magnificent calligraphic works date from the early Gulgee production (1950/1970) and gave him an international renown. There has been a progression, a development, in his calligraphic creation, following the mystical path towards God and the “Absolute”.

    In the transitional period (1970/1990) Gulgee paints the same words, especially the names of God, which evolve (in the same canvas) into shapes and representations of the “Divine”.

    In skies of the deepest blue and the lightest turquoise, constellations with the name of God multiply and glitter through a gold foil, applied by Gulgee breathing his vital force from his mouth to the canvas, as a mystical prayer while reciting the Quran.

    Gulgee’s latest creations (1990 to now) go beyond the simple calligraphy, like the wiseman who, after studying all the languages of the world, does not need to talk anymore.

    The “Absolute goes beyond the words. Nowadays, the pure creation is signified by celestial bodies, crowding huge canvasses, an endless theory of galaxies, resplendent with the tonalities and colors of a heavenly palette, and running after each other upon the sound of a supreme harmony.
    These latest works are the transposition on visual art, of what Dante epitomized at the end of his “Divine Comedy”: it is love, that moves the sun and the other stars.

    (c) Mr. Paolo Sabbatini, Director of Italian Culture Office - Shanghai

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