“Tu sei venuto da me immerso in un sonno profondo, e io ti ho risvegliato. Sta
scritto nel Salmo di David: ‘Allora io parlai in me stesso: adesso io comincio: è la mano di Dio ad aver operato questo mutamento’.
Quando gli uomini si levano dai loro giacigli, s’immaginano di aver scosso via il sonno, e non sanno di esser vittime dei loro sensi e di diventar preda di un sonno assai più profondo di quello al quale si sono strappati. C’è soltanto un essere desti autentico, ed è a ciò a cui tu ti stai ora avvicinando. Ma provati a parlarne alla gente, ti diranno che sei malato, che non riescono a capirti. Per questo è inutile e crudele parlargliene.
Trascorrono essi come una corrente –
E assomigliano a un sonno.
Simili a erba che in breve appassirà –
Che a sera sarà troncata e seccherà.”
“Ammettilo: l’uomo che è venuto da te e che tu chiami il Golem non è che il risveglio del trapassato ad opera della vita spirituale. Ogni cosa sulla terra non è altro che un simbolo eterno incarnato nella polvere.
Come fai a pensare con l’occhio? Ogni forma che vedi, tu la pensi con l’occhio. Tutto ciò che è divenuto forma, prima era uno spettro.”
“Chi è stato destato non può più morire. Sonno e morte sono il medesimo.”
“... non può più morire?” Un cupo dolore mi afferrò.
“Due sentieri corrono paralleli: quello della vita e quello della morte. Hai preso il libro Ibbur e ne hai letto alcune pagine. La tua anima è stata fecondata dallo spirito della vita” sentii che diceva.
“Gli uomini non percorrono alcun cammino, nè quello della vita nè quello della morte. Sono travolti come pula nella bufera. Nel Talmud sta scritto: ‘Prima di creare il mondo, presentò Dio uno specchio alle creature e tutte vi scorsero le sofferenze spirituali dell’esistere e le voluttà che a quelle seguivano. Allora gli uni presero su di sè le sofferenze. Gli altri invece si rifiutarono, e costoro Dio li cancellò dal libro dei viventi.’ Ma tu al contrario percorri una via e l’hai sinora percorsa seguendo la tua libera volontà, anche se ora non lo sai più: tu sei chiamato da te stesso. E non affliggerti: a poco a poco con la sapienza torna anche la memoria. Poichè sapienza e memoria sono la stessa cosa.”
Gustav Meyrink, Il golem, Bompiani, 2008.
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