Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

"Il Milione" di Marco Polo

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Sorprendentemente, fu solo intorno alla metà del sec. XIX che i nomi oggi ci-tatissimi di Marco Polo e del Milione cominciarono a circolare in Cina. Il merito va ascritto ad alcuni periodici occidentali dell’epoca, in cinese.
- Nel 1837, sull’ “Eastern Western Monthly Magazine”, venne pubblicato il saggio “I popoli delle nazioni europee alla ricerca di nuovi spazi” [Ouluoba lie-guo zhi min xin xin di lun 欧罗巴列国之民寻新地论], che per la prima volta ricordò ai Cinesi che “due mercanti italiani raggiunsero Pechino” al tempo dei primi Yuan. Tuttavia non ne facevano i nomi.
- Nel 1853, l’edizione cinese del “Chinese Serial”, edito a Hong Kong, pubblicò l’articolo “Cenni storici sui mercanti occidentali” [Xiguo tongshang yuanwei 西国通商原委], dove si riportava la notizie che “il primo a toccare a quei tempi la ter-ra cinese si chiamò Marco Polo [Mage Poluo 马歌坡罗], unanimemente ritenuto nelle nazioni del Grande Occidente il capostipite dei viaggi d’esplorazione”.

- Nel 1874, due altre riviste, l’una di Sciangai l’altra di Pechino, pubblicarono la “Storia degli Occidentali in Cina al tempo dei Mongoli” [Yuandai xiren ru Zhongguo shu 元代西人入中国述]; poco più tardi, nelle sue “Integrazioni alle tra-duzioni di storia Yuan” [Yuanshi yiwen zhengbu 元史译文证补], un grande stori-co del periodo mongolo, oltre che ambasciatore del Celeste Impero in Olanda, Hong Jun 洪钧 [1839-1893], citava per primo vari passi dal Milione.
In quanto al testo, nella Cina precomunista è strato tradotto in cinese alme-no cinque volte:
- La prima volta fu tradotto da due grandi intellettuali verso la fine dell’Impero, Wei Yuan e Lin Shu, dapprima a puntate, sul “Bollettino della Capitale” [Jingbao 京报], e poi in volume, con il titolo di “Resoconto dei viaggi di Marco Polo, dignitario meteco di epoca Yuan” [Yuandai keqing Mage Buoluo youji 元代客卿马哥博罗游记].
- Più tardi, Zhang Xinglang 张星 cominciò a tradurre la versione inglese del Milione curata dallo Yule, il celebre Cathay and the Way Thither del 1866, com-prese le integrazioni che vi aveva apportato nel 1920 Henri Cordier (in Ser Mar-co Polo. Notes and addenda to sir Henry Yule’s edition, containing the results of recent research and discovery) ma si fermò all’Introduction e al primo volume.
- La terza versione si deve a Feng Chengjun 冯承钧, che tradusse e pubblicò nel 1936 la versione francese di A.H. Charigon col titolo di “Viaggi di Marco Po-lo” [Make Boluo xingji 马可波罗行纪]
Ì La quarta versione fu quella che Li Ji condusse sul testo inglese di Ma-nuel Komoroff The travels of Marco Polo, del 1930 e intitolò “Resoconto dei viag-gi di Marco Polo” [Mage Boluo xingji 马哥孛罗游记].
- Infine, nel 1937 Zhang Xinglang completò la traduzione del testo, questa vol-ta però dall’edizione dello studioso italiano Luigi Foscolo Benedetto, del 1928, intitolandola anch’egli “Resoconto dei viaggi di Marco Polo” [Mage Boluo xingji 马哥孛罗游记].
Oggigiorno, il Milione è un libro che si trova facilmente nelle librerie cinesi. Il testo è quello della versione di Feng Chengjun, ripubblicata molte volte da varie case editrici, talvolta con titoli leggermente diversi ma senza che nessuno si sia dato la pena di aggiornarla.
Si puo dunque considerare che sia questo il testo del Milione più noto in Cina.
Il traduttore [1887-1946] fu uno storico reputato, buon conoscitore di molte lingue occidentali (il francese, l’inglese, il tedesco, l’italiano, il latino) oltre che del sanscrito, del mongolo e del tibetano; egli si dedicò intesamente allo studio della storia della dinastia mongola degli Yuan e dei rapporti fra Cina e Europa, pubblicando un centinaio di titoli. Il grande storico cinese Gu Jiegang lo elen-cava fra i maggiori traduttori di storia della Cina moderna.
Nel 1903 Feng si recò in Belgio, a studiare all’università; lì, militò nei gruppi studenteschi rivoluzionari influenzati da Sun Yat-sen. Nel 1907 si trasferì a Pa-rigi, dove conobbe Paul Pelliot, Edouarde Chavanne e altri grandi sinologi fran-cesi.
Allo scoppio della rivoluzione nazionalista, nel 1911, ritornò in patria ed en-trò nel governo rivoluzionario di Wuchang. Nel 1914, a Pechino, fu direttore ge-nerale del Ministero della Pubblica Istruzione. Negli anni venti insegnò storia mongola ed europea in vari atenei. Nel 1929, allettato da una grave malattia, si consacrò alla stesura dei suoi libri. Negli anni trenta, rimessosi in salute, diede alle stampe molti testi di storia. Nel dopoguerra riprese a insegnava e concluse i suoi giorni nel 1946.
La versione del Milione corrente in Cina fu dunque stabilita da uno studioso di vaglia. Tuttavia, è necessaria una premessa.
Come si sa, il testo poliano fu redatto sotto dettatura da Rustichello da Pisa nelle prigioni genovesi, in franco-italiano. Nel 1865, Guillaume Pauthier prepa-rò un’edizione in francese moderno e nel 1871 il colonnello Yule dava alle stam-pe il suo celebre Cathay and the Way Thither, in sostanza la traduzione in in-glese del Pauthier, con alcune aggiunte. Nel 1928 uscì poi la grande edizione dello studioso italiano Luigi Foscolo Benedetto, curata per conto del Comitato Geografico Nazionale Italiano, con una monumentale Introduzione nella quale si dava conto di tutta la tradizione del testo poliano. Attualmente, alla luce dei nuovi studi che si sono avvicendati negli ultimi decenni, il testo poliano mi-gliore è conservato dalla versione toscana del Trecento, pubblicata in Italia nel 1975 col titolo di Milione. Versione toscana del Trecento, a cura di Valeria Berto-lucci Pizzoruzzo e con l’indice ragionato di Giorgio R. Cardona.
Il testo che Feng scelse invece per la versione cinese è tutt’altro che autore-vole. Le migliori edizioni moderne non tengono nemmeno conto del lavoro dello Charigon, un ingegnere francese che riscrisse in francese corrente un testo in francese antico derivato dalla versione franco-italiana di Rustichello. Lo Chari-gon, un ingegnere che si recò in Cina nel 1899 e lavorò alla costruzione della ferrovia Pechino-Wuhan e poi come consulente al Ministero dei Trasporti, co-nobbe presumibilmente Feng a Pechino. Quest’ultimo confrontò il testo di Cha-rigon con altre versione e lo integrò con passi prelevati a suo arbitrio dalle edi-zioni di Giovanni Battista Ramusio (1559), di Guillaume Pauthier (1865), di Henry Yule (1871) e di Luigi Foscolo Benedetto (1928). D’altra parte, all’epoca il testo stabilito nel 1938 da Moule e Pelliot non era ovviamente ancora disponi-bile.
Merito di Feng è d’altra parte anche la confutazione dell’ipotesi per cui Marco Polo vada identificato nel Boluo 孛罗 di cui parla la “Storia degli Yuan”. Fu lui a proporre di scrivere diversamente il cognome Polo in cinese, ovvero nella grafia, tuttora in uso, di Boluo 波罗.
(c) 2009, Prof. Giorgio Casacchia, Addetto Cullturale.
Pubblicato anche nella rivista "Ciao", mensile edito dall'Istituto di Cultura di Pechino, Cina.

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