Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

I Maestri Comacini

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La genesi della Framassoneria viene fatta risalire alla costruzione dell 'arca di Noè e alla fabbrica del tempio di Salomone. Gli artefici di Hiram, re di Fenicia, mescolati con quelli di Salomone della Giudea, avrebbero, secondo taluni, mentre attendevano a innalzare il grande delubro del culto ebraico, costituita la prima associazione massonica, che sarebbesi estesa nell’Asia minore, diffusa nella Grecia, e sarebbe passata a Roma colle moltitudini di asiatici e di Ebrei colà tratti in servitù e condannati a lavorare nelle immense costruzioni del Colosseo, del Pantheon, del palazzo di Nerone, delle terme di  Tito e di Caracalla.

Tuttavia, di associazioni massoniche, nel senso moderno della parola, non vi è  nessuna traccia negli scritti e commentari biblici, in Filone e Giuseppe Ebreo, nelle storie dei Greci e dei Latini.
Si è fatto cenno precedentemente alle Eterie greche e dei Collegi o sodalizi romani, che vissero ai tempi della Roma imperiale. Può darsi che siano state quelle le scaturigini delle maestranze e corporazioni del medioevo, trasformandosi e cristianizzandosi, e che abbiano contribuito alla formazione della massoneria apparsa in età di molto posteriore; ma nulla è certo.
Il Findel, nella sua Storia della Framassoneria, cita il Wiatt Papworth, il quale direbbe di aver trovato un documento del 1212,  nel quale sono le parole sculptores lapidum liberorum poste accanto a quella di coementari, che è la più antica e usitata nel senso di muratore; e parimenti di aver rinvenuto, in altro documento del 1396, la frase latomos vocatos fremaceons- scultori chiamati fra massoni, e nei ruoli della fabbrica di Exeter,di Kent e di Davonshire, la parola Freimur e perfino in chiara lingua italiana, liberi muratori.
Persiste nella Germania la voce, quantunque non avvalorato da documenti, che un'associazione di scalpellini sia esistita fin da quando si costruivano le cattedrali di Spira,di Bamberga ed altre; che lo scolastico Alberto Magno, nato nel 1205 in Svevia, allievo dell'università di Padova, entrato poi nell'ordine dei Domenicani, maestro a Hidelstein, a Colonia, Ratisbona, letterato, teologo, fisico, matematico e mago, che visse fino al 1280, abbia fatto disegni di chiese, quello fra gli altri del Duomo di Colonia. Di lui si disse e si scrisse, che per tradurre in atto i suoi pensieri, abbia formata una grande associazione di artefici, cui legò speciali statuti e fece ottenere singolari privilegi. Per il numero prevalente degli operai che la componevano ed erano  i muratori, l'associazione avrebbe preso il nome di framassoneria, ovvero di liberi muratori.
 La città di Strasburgo venne prescelta a residenza del capo supremo; e a  presidente dell'associazione universale e fu nominato il maestro architetto pro tempore di quella insigne cattedrale. Quando ciò avvenne, Giovanni Hultz, l'ultimo architetto della gran Torre di Strasburgo, era morto; e Jodocco Dotzinger di Worms, che gli successe nel 1449 nel dirigere i lavori ancora da farsi, rannodò nel 1452 in un solo corpo tutti i maestri muratori della Germania; diede loro delle istruzioni e delle regole e comunicò certe parole d'ordine e certi segni occulti con i quali potevano fra loro riconoscersi. Furono eletti i rappresentanti delle logge particolari, che si radunarono il 25 aprile 1459 a Ratisbona, ove vennero discussi e votati i primi statuti.
Secondo Giuseppe Merzario non e’ possibile scorgere nel corso intero dell'età medievale e anche dopo, altra unione o associazione compatta, permanente,  feconda di opere d'arte e derivate in parte dalla scuola antica, in parte da invenzioni e applicazioni nuove, se non quella dimenticata o spregiata da molti, riconosciuta da pochi dei Maestri o Fratelli Comacini.
Nel 643 esce  l'Editto di re Rotar intorno ai Maestri Comacini e ai loro Colleganti, nel quale si fa chiaro cenno di una società di muratori derivanti, giusta il nome, dal territorio di Como, addetti all'arte edilizia; nel 713 o presso a poco, esce un altro Editto di re Liutprando nella cui appendice oggi è il famoso Memoratorio, ove parlasi delle opere, delle tariffe, perfino dello stile romano gallico di questa società di Maestri Comacini.
Progredendo innanzi, ma sempre avvolgendoci nel buio del medioevo, rileviamo dalle cronache  il nome di “laborerium”, adoperato avanti il 1200 in Parma, e nella prima metà dello stesso secolo in Modena; nella prima città era un'accolta di maestri Comacini sotto Benedetto da Antelamo(Antelami), nella seconda un'altra accolta sotto Arrigo e altri maestri da Campione.
Il Laborerium comprendeva una Loggia e una Scuola; queste due spiccano in autentici documenti della fabbrica del Duomo di Orvieto.
Giuseppe Merzario, I Maestri Comacini. Storia Artistica di Mille Duecento Anni (600-1800), Casa Tip. Libr. Editr. Ditta Giacomo Agnelli, 1983.

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