Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Shanghai

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Shanghai la vamp dell’Asia, definita da molti manipolatrice, spietata, permissiva e – da altri – dolce, capricciosa, misteriosa, indomabile. Ma, per tutti, indimenticabile.
La sua vita complessa e difficile si macchiò spesso di sangue. La sua fama raggiunse ogni angolo del mondo, e l’apice della sua gloria arrivò proprio con gli usurpatori stranieri, di cui, per ironia della sorte, divenne la musa.
Shanghai, grande di sentimenti, dava la voce a chi non ne aveva. Accoglieva derelitti, affamati, emarginati della società. Se i gangster e i giocatori d’azzardo erano di casa, lo erano anche i patrioti, i cospiratori, i rivoluzionari, l’intellighezia locale e internazionale.
Fu testimone di spendori, ma anche di orrori da fuggiva incurante, chiassosa ed esuberanteper rifugiarsi nei club, nei cabaret, nelle bische e nelle fumerie in compagnia di uomini di ogni risma e nazionalità.
Shanghai era il simbolo e il risultato di tutta un’epoca.

La città più ibrida del mondo, era il grande emporio dei traffici internazionali, delle grosse banche e compagnie di navigazione; un centro di smistamento e speculazione, di magazzinaggio e di vendita.
La sua fama di capitale d’ogni vizio orientale e occidentale era leggendaria.
Era la “prostituta dell’Asia” e anche la “Parigi d’Oriente”.
La città era amministrata dagli stranieri, ma non era una colonia.
La maggior parte dei suoi abitanti era cinese, ma non era governata dalla Cina.
“L’amore a prima vista per Shanghai e l’affermazione di Shaw «sono innamorato della Cina, mi sento a casa, ormai appartengo a lei» era un atteggiamento molto comune tra i visitatori intellettuali, soprattutto dopo che avevano conosciuto i giovani cinesi, quelli che erano stati educati all’estero, che parlavano l’inglese ed erano aperti alle discussioni all’occidentale pur sapendo mantenere il loro tradizionale modus vivendi e pensandi.
Il fascino della città stava in parte in questa nuova generazione.

Vado a Shanghai a comprarmi un cappello, Bamboo Hirst, 2008.

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