Stamattina Renato era sotto casa mia alle 9.30 per andare insieme al lavoro con lui; la sua famiglia ha un negozio abbastanza grande di roba femminile e 3-4 volte a settimana aiuta sua mamma a rifornirlo di merce, andando con lei dai grossisti di Waitan presso Yu Yuan, dislocati principalmente in 5 edifici, di quelli fatiscenti e con tali punti di compra-vendita tutti ammassati, che in 10 metri quadri di spazietto a testa riescono a collocartici l'impossibile.
Possono andarci anche non dettaglianti: il prezzo per questi è quello esposto, mentre per i venditori al dettaglio come Renato la metà di listino. Una particolarità di non poco rilievo: nessuno fa la fattura, e soprattutto non ci sono tasse, mai; la nostra onnipresente IVA non esiste. Questo in cui mi ha portato Renato è il più grande mercato di grossisti, che rifornisce tutta Shanghai; e, nonostante questo, lo stipendio di una ragazza che vi lavora come dipendente (e che ha per naturale predisposizione ed esperienza una velocità di calcolo inimmaginabile) non supera gli 80 euro al mese, lavorando 12 ore, dalla mattina alle 5 alla sera alle 17. E il prezzo della merce inimmaginabilmente basso, che Renato raddoppia o tripla.
Nonostante quello che si pensi, c'è una legge chiarissima in vigore in Cina: è vietata la contraffazione di prodotti di marca. Ovviamente, nessuno la segue, e tutti i prodotti, da Hello Kitty per le ragazze, Micky Mouse, Doraemon, Pucca, Adidas, Nike, e chi più ne ha più ne metta, sono tutti falsi. La gente li compra e li vende tranquillamente; e il consumatore finale è addirittura più contento perché – com'è ovvio – costa meno. Tornando a casa da Waitan, dove l'unica cosa cara è il parcheggio, 1 ora 1 euro (come se da noi 1 ora costasse 10 euro), la nostra macchina era stracarica di quei bustoni neri e blu che spesso si vedono circolare nei quartieri cinesi della nostra Italia, pieni di pupazzetti e cianfrusaglie varie.
Per inciso, due curiosità: a) i cinesi non amano e non hanno – non ne ho vista nemmeno una – le tre porte; tutte le macchine sono a 5 porte, per lo più di case automobilistiche che producono a Shanghai o a Nanchino (i taxi sono tutti Santana della Wolksvagen, una miriade di Hyunday, la copia della nostra Daewoo, moltissimi furgoni Iveco, ecc.) b) noi abbiamo diversi termini per chiamare le mestruazioni; le cinesi le chiamano, traducendo letteralmente "mia zia" (quindi: "è tornata mia zia").
A pranzo sono andato con Renato ad una Steak House di fronte al suo negozio, dove per 10 euro abbiamo mangiato l'impossibile (vedi foto), anche occidentale: una bistecca e a testa, un uovo a testa, pasta (italiana, fusilli) per due, il polpo, una specie di zuppa di miso, frutta, un dolce shanghainese, ravioli al vapore ripieni di verdura, pane, altre due o tre cose, bevande incluse. Il posto era carino anche per il fatto che c'era la musica e che tutti i prodotti, prima di ordinarli li potevi vedere esposti in vetrine e sceglierli. 1) in tutti i ristornati non troverai mai tovaglioli, che hanno sempre un prezzo aggiuntivo (e che i cinesi utilizzano pochissimo); spesso si portano i fazzolettini da casa 2) in qualunque posto pubblico o aperto al pubblico non c'è mai acqua; non capisco se lo fanno per incentivare la vendita di bevande ad alto contenuto di saccarosio, o per le particolari condizioni dell'acqua: l'acqua è una risorsa che devono comprare perché quella di rubinetto è imbevibile per la presenza di sabbia e ad altissimo contenuto di cloro (CL). La usano solo per cucinare, visto che con la bollitura il cloro perde le sue proprietà dannose.
Presso il negozio di Renato, sua mamma mi ha voluto far fare delle foto da appendere perché dice che vuol trovarmi una ragazza cinese… (senza parole)
Nel pomeriggio Renato aveva sonno, talché ho raggiunto Giulietta a casa, fermata Anshan Xincun con la linea 8, ed insieme ad una sua amica, dopo spesucce da donna in un negozietto locale, siamo andati a Century Park Avenue dove (non c'è un parco!) c'è l'edificio più alto di Shanghai, 88 piani, visitabile con biglietto a 6 euro (!), che presto sarà superato da un altro in costruzione (101 piani). A piano terra (comunque si può entrare) c'era un "bar della frutta" bellissimo: frutta fresca di tutti i tipi che potevi comprare così com'era (costosissima) o facendoti fare lì per lì (te la frullavano davanti agli occhi!) gelati e succhi. Noi, abbiamo approfittato di mango e papaya.
Dopodiché direzione centro commerciale (ancora) dove ci siamo soffermati alla sala giochi (5 euro = 50 gettoni), per poi andare al cinema a vedere "Furto del Da Vinci": la trama era il tentato (e riuscito) furto della "Dama con l'ermellino", celeberrimo quadro di Leonardo. Avete presnete quelle macchinette sove si "pescano" i peluche? In Italia la probabilità di portarselo a casa è, se va bene, 1 su 200, qui 1 su 3; l'amica di Giulietta su 6 pesche se n'è portati a casa 5, pupazzetti di Winnie the Pooh (ovviamente contraffatti)... I pop corn, inclusi nel biglietto a 4,5 euro, con una bevanda, in Cina sono sempre dolci; mai – e dico mai – si troveranno salati. Come invece sono i prodotti cibari "da bancarella" per strada, di cui ho approfittato anch'oggi. E poi, a casa, senza massaggio, ma…
Nessun commento:
Posta un commento