Ieri Renato ha perso il portafogli, fregato in un ristorante, e aveva un mucchio di soldi. Il borseggio qui è frequentissimo, ed è anche per questo che ogni palazzo, ogni centro commerciale, ogni stazione della metropolitana ha almeno due guardiani per ogni uscita.
E i borseggiatori non risparmiano nessuno, soprattutto nelle ore di punta e sono velocissimi; spesso non infilano nemmeno la mano in tasca, ma te la tagliano e lasciano scivolare il contenuto nelle proprie, di mani. Con Renato hanno fatto un colpaccio, lui ha molti soldi, non come un cameriere, che in media prende al mese circa 140 euro netti. C'è comunque una sostanziale differenza fra chi lavora in proprio e chi per aziende o negozi – soprattutto stranieri -: laddove in proprio i turni non esistono, e uno lavora tranquillamente tutto il giorno fino a tardi, in centri commerciali e altrove, vi sono turni di 6 o 8 ore. In ogni caso non è prevista dalla legge la chiusura settimanale, quindi qualsiasi tipo di attività commerciale è aperta 7 giorni su 7.L'orario è molto flessibile, anche in fatto di orari non c'è una legislazione (ad esempio il "mio" centro massaggi lavora dalle 11 di mattina alle 3 di notte, e ho visto sempre la stessa gente lì dentro, spero che almeno si diano il cambio!).
Stamattina Renato mi è venuto a prendere alle 10 circa per andare dal suo ex-professore ora in pensione di italiano, che insegnava presso L'Università degli Studi Internazionali. Qui, le università non sono come in Italia, ma come college americani, con piscina, palestra e tutte le attrezzature necessarie. La retta annuale dovrebbe essere, per una università media, sui 1000 euro.
Prima di tutto, è appurato che per i cinesi o c'è la neve o non c'è, è uguale: la stessa velocità nelle strade, senza frenate dolci, o percorrere la strada al centro dove è più difficile il formarsi del ghiaccio; i semafori non si rispettano: le macchine passato anche col rosso, e il semaforo vale solo se c'è tantissimo traffico, altrimenti tutti cercano di insinuarsi a destra e a manca.
Il rapporto con i professori universitari è diversissimo dall'Italia, visto che tranquillamente uno studente va a casa del professore a prendere un tè o ci esce per pranzo, c'è un rapporto molto più confidenziale; oggi siamo stati proprio a casa, prof. Zhang Shihua (pronuncia: Ciang Scqùa), e Renato gli ha portato per regalo del caffè. Essendo un professore italianizzato, venuto a Perugia quando ancora c'erano in tutto il centro Italia solo 50 persone cinesi (e quindi scarrozzati comodamente dall'ambasciata), ha insegnato cinese per 2 anni (o più sicuramente) alla Ca' Foscari di Venezia, città che non gli è piaciuta granché né per l'inquinamento né per il costo della vita. Ha all'attivo due o tre dizionari cinese-italiano, almeno quelli della Hoepli e della Garzanti, nonché la traduzione (attenti attenti!) dei Promessi Sposi in cinese. È stato insignito della medaglia di commendatore in Cina dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, e anche ora Giuliano Amato gli ha proposto la traduzione di un suo libro. Ha detto – per la mia tesi è necessario – che mi procurerà del materiale sui rapporti Italia-Cina e mi concederà un'intervista. La sua casa è accogliente, per ospitare me lo ha fatto con un Cappuccino buonissimo all'italiana (ha la macchinetta adatta), biscotti, stufetta (in genere le case cinesi non hanno riscaldamento dei termosifoni), guanti per le mani "elettrici".
Dopo sono andato con Renato a pranzo al Mac, un must, e per di più un nostro Big Mac qui costa 28 yuan (2,80 euro) salse incluse, più uno yuan (10 cent.) ad ogni dimensione maggiorata (da piccolo a medio o grande). Le dimensioni del menù sono comunque inferiori alle nostre, poiché tutto è tarato sulla corporatura! Poiché era freddo (la neve non accenna a diminuire), ci siamo soffermati a parlare di politica, e di come secondo Renato il partito sia un male per la gente di qua, che forse è anche consapevole di non avere diritti (ferie, orario di lavoro stabilito per legge, sciopero in primis) ma non può far niente per cambiare la situazione.
Anche perché – lui ha detto – la televisione dice che va sempre tutto bene, e invece così non è: non parla mai dell'inquinamento (che qui è un problema, ma per ragioni produttive – e perché la lavorazione delle materie prime costa meno) né del fatto che – sempre secondo Renato – fra due o tre anni la Cina crollerà economicamente. È un'interpretazione stramba, ma secondo lui inizierà il collasso borsistico per via della bolla speculativa (che a dir la verità cresce da vent'anni), poi a seguire: collasso della bolla immobiliare (come in America), deflazione, diminuzione del costo della vita e del PIL reale. In effetti, ciò che non è sbagliato in quello che dice lui è il fatto che l'America è una gran stratega: cercando di calmierare il dollaro per esportare, e allo stesso tempo cercando di far aumentare relativamente le altre monete (euro e yuan compresi) di modo che ad un certo punto non sostengano la spinta inflazionistica, e recedano, facendo abbassare i prezzi, e di conseguenza ancor di più il costo della manodopera e i fabbrica (fatto di cui gli States si approfitterebbero immediatamente). E tutto questo entro tre anni: considerato anche che la crescita del PIL cinese del 7-9% a seconda degli anni non è reale, ma è molto di più, fatto che però il governo mette a tacere per non incorrere, di converso, a spinte inflazionistiche. Senza parlare della povertà che c'è in campagna che non vuol livellare rispetto alla città, preferendo accordi con la Russia per la fornitura di materie prime, il Mercosur (area sudamericana) o l'Africa (Sudan docet, con la costruzione gratuita anche di scuole e fabbriche il cambio di petrolio). E non è un caso, se la Cina è il primo produttore mondiale di acciaio.
Ritornando verso la macchina, mi porta a far vedere il suo negozio, grande, e che vende chincaglierie da donna, anche pupazzetti, carta, bigliettini, borse, trucchi ecc.: per via del non interesse per l'inquinamento, il commercio di prodotti cartacei è favorito rispetto al resto del mondo; la Cina si può permettere di produrre a prezzi bassissimi tutto ciò che concerne la carta, che da noi richiede una lavorazione particolare non inquinante (carta da regalo, scatole bigliettini,…). Preso un suo amico, siamo andati per loro volontà – da Auchan, prima esperienza di un supermercato gigantesco cinese: immenso, con gente che ruba, mangia lì dentro, c'è da fare due ore di fila, per girarlo tutto ci vuole un'eternità. In effetti, per fare la spesa conviene, il piccolo negozietto sotto casa, anche se forse leggermente più costoso.
Dopo un dolcetto da Donuts, a cena, alle 4.30-5 del pomeriggio vorrei far notare, siamo stati invitati dalla mamma di Renato e da suo zio (avvocato) ad un ristorante solito; oltre alle solite teste di pesce, bambù, verdure, tofu, gamberi (questa volta grigliati), anatra, mucca, pollo, ho assaggiato anche il vino cinese (con riso), tipo sakè, e una bevanda molto buona al cocco. Siccome lo zio di Renato è avvocato non ha mancato di far storie: c'è una legge in Cina che vieta di far pagare il coperto, ma nessuno la rispetta, e lui si è fatto valere; lo stesso nella richiesta di portare via il cibo avanzato e in quella di richiedere la fattura (che nessuno fino ad ora, per la mia modesta esperienza, aveva emesso); tal fattura consiste in biglietti della lotteria (tagli oda 50 e da 100 yuan) da grattare: la maggior parte delle volte non si vince niente, ma talvolta può capitare che ci sia uno sconto valido in tutti i ristoranti di Shanghai fino a 50000 yuan (cifra impossibile, le poche volte che si vince, si vince 50 yuan).
Finita la cena alle 19 circa, Renato mi ha accompagnato alla metrò (provvista, per inciso, di porte separatrici tra te e il trenino quando arriva, considerati i casi di incidenti mortali o di suicidio), visto che la mia tappa era casa di Giulietta, o meglio appuntamento con Giulietta per andare in discoteca, da Bon Bon, con suoi amici e amiche. Serata divertentissima! Col gioco dei dadi, le bevute, il divanetto, ed altro. Ora vado a letto, sono le 7.
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