Pubblico nella versione integrale una Ode che Francesco, il Bruni per chi leggesse i miei blog - uno dei miei migliori amici, per inciso - ha dedicato a me, e alla spirale dello spazio e del tempo che separa Occidente ed Oriente, con un'atmosfera nuova ma pressochè carica di infinita energia. Con un pizzico di esaltazione, che nella biforcazione mentale di veder le cose può far ascendere al Paradiso o discendere all'Inferno. J. (Johnny - Gionata)
A J.
Interrogato su che cosa sia un amico, disse: "Un'anima sola che vive in due corpi".
[Diogene Laerzio - Vite Dei Filosofi - cifr.Aristotele]Quando ti ritroverai per una
via lastricata di universo
tornerai nell'aria bionda
della Cina che ti avvolse
e ci strinse entrambi
come un sonaglio
tenuto dal bimbo
leggero spiraglio
delle nostre esistenze.
Si compongono i fumi degli
arrosti vaporosi
ai bordi delle strade grigie
come un pentagramma di note
alimentari e sono tutte primizie
assaporate vagamente già da noi
negli esotici ristoranti dei pensieri.
Si dilacera nel tuo cuore uno squillo
nel mio è un sussulto
a pensarti in questa lontananza
eppure vicino come la scia
tra nave e nave
che si perde tra le onde
e dolcemente si inabissa.
Rude d'umido e d'anatre appese
è questo clima che ti rende
figlio degli aironi dispersi
nei laghetti
che dormono accoccolati
in se stessi mentre la rugiada
si sposta al tuo cammino,
i tuoi occhi lambiscono il sole
con lo sguardo della conoscenza
e cade il tramonto in picchiata
dietro antichi templi buddisti
che s'ergono grandi come le montagne.
L'aria della prima neve
dopo che parvero secoli d'arsura,
l'aria che pulisce queste formichine
e fa sembrare santa una puttana,
dona un pupazzo fatto dal turista
che non si sente dire grazie
e sorridendo piano s'allontana.
Giocano i bimbi per i parchi madidi
di freddo
mentre passano biciclette silenziose
con ai lati buste della spesa,
è un'avventura sana tornare verso casa,
tornare dalla moglie, dai figli,
con il ramen nella pentola che aspetta.
Odore di svecchiato, pesce
e frutti dai nomi colorati,
viene dai friggitori dei sobborghi.
Da qui si vede il tuo grattacielo,
come se Dio l'avesse conficcato nel ventre
della Terra: una lancia abitata da chi studia,
da chi fa calcoli con l'abaco
e si accontenta di poca carne secca.
Ritorna il solitario uomo d'affari
nelle tane di quel mostro e si riposa
come il baco dorme nella seta.
Si schiude la crisalide
ed esci dal guscio
che hai disfatto per renderci fratelli
mentre rapida s'accende la censura telematica
e ti affatichi per riportare ciò che vedi,
come se fosse una cosa da non fare
vedere con gli occhi di chi non può vedere.
A sera si vestono di umile
le donne con le mandorle nei visi
stringendo l'ingenuo nelle mani
e la gaiezza di pronuncia nelle frasi
ancora incomprensibili.
Sono simili ai capolavori dell'ingegno
e paiono come progettate
da menti vissute in altro tempo
nate da una pausa della storia.
Ad una le sfiori la mano
e sembra che sei fatto imperatore,
con un cappotto a doppio petto
ed un doppio cuore per amare.
Se non sarà qui la vita del futuro
non spetta a noi dirlo
almeno non adesso,
la distanza è breve se ritorno
a te con la parola,
il tempo si è fermato,
il tempo che non vola
e le tue bacchette riprendono
a cogliere ravioli.
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