Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

La violenza e la psicologia antropologica: l'ente e le pulsioni, l'oblio dell'essere, la riscoperta del sacro.

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Già Heidegger indicava nella condizione “pubblicistica” la cifra della nostra epoca, dove l’ente compensa nella sua piena visibilità e spettacolarità, l’oblio dell’essere.

Eros e Thanatos abitano da sempre nell’inconscio; come ricorda Freud, la civiltà si fonda sulla sublimazione di queste due pulsioni.

L’“ animale umano” — per usare un’espressione cara a Nietzsche — sublima le pulsioni sessuali nell’istituto matrimoniale, e l’antagonismo sociale con il sarcasmo e la dialettica.

Schopenhauer ha dimostrato come il fine della dialettica — ricondotta all’eristica — non deve essere individuato nella ricerca della verità, ma piuttosto nel tentativo di arrogare la parola finale e come il prevalere sull’interlocutore comporti la sublimazione di una dose di aggressività, altrimenti destinata all’aggressione fisica. Lo stesso sarcasmo — al contrario dell’ironia che è piuttosto una relativizzazione della finitezza, un’apertura trascendentale — ha come scopo quello di ridicolizzare l’interlocutore, privandolo della dignità personale.

Dal canto suo, l’istituto matrimoniale è servito a incanalare le pulsioni libidiche della perpetuazione della specie che, incontrollate, potevano condurre allo stupro.

Nel mondo animale non esiste lo stupro, e il consenso della femmina è indispensabile per l’accoppiamento.

Secondo gli studi di antropologia filosofica del Novecento, l’uomo non possiede istinti, ma pulsioni.

Gli istinti guidano l’animale alla soddisfazione dei bisogni elementari. L’animale è dotato di strumenti naturali per cacciare o sfuggire ai predatori, potenti fauci e artigli o arti scattanti per fuggire lontano. L’uomo non possiede né artigli, né lunghe leve per correre nella savana: sotto questo aspetto è biologicamente poco dotato.
Le uniche armi dell’uomo sono la facoltà di inibire le pulsioni e differirne l’immediata soddisfazione, organizzando il comportamento e lo spazio psichico. Ma se la violenza sessuale non esiste presso le altre specie animali, a eccezione di quella umana, e se la caratteristica essenziale di quest’ultima è la capacità di rimandare il soddisfacimento immediato attraverso la pianificazione della fruizione del bisogno, si deve concludere che ciò che muove il sex offender non è l’assenza di vincoli inibitori o l’irruzione di desideri bestiali, ma la gelida strategia della ragione strumentale.

 Il vituperato Georges Bataille, in La parte maledetta, ha l’intuizione fondamentale di distinguere l’“economia ristretta” da quella “generale”. Mentre la prima economia è meramente industriale e commerciale, incentrata sullo scambio delle ricchezze, la seconda interessa la dimensione antropologica dell’eccesso di produzione e dispendio dispendio di energia vitale.
Quest’ultima deve essere scaricata “naturalmente” attraverso il dispendio (dépense) della caccia e della nutrizione, della riproduzione e della morte.
 Tuttavia, oltre a queste funzioni meramente biologiche, il dispendio può essere scaricato attraverso le feste, le competizioni e i sacrifici cruenti: stratagemmi e tecniche “attive” che assicurano la sovranità sulla “parte maledetta”; al contrario, la guerra imposta dall’alto, rende l’uomo oggetto “passivo” della dépense, destinato a soccombere.

Oggetto passivo o soggetto attivo, il dispendio, l’eccesso, deve comunque essere scaricato: ma, nei territori dell’Occidente “civile” e “civilizzato” non vi sono più guerre da almeno cinquanta anni.

L’aggressività umana — elemento antropologico fondamentale — non è più scaricata attraverso riti collettivi come la guerra o l’insurrezione.
Ma Thanatos non può semplicemente essere rimosso: la rimozione non fa altro che incrementarne la forza di propulsione centrifuga. Ecco, allora, l’irrompere fenomenologico della devianza, del bullismo da branco e della violenza ultrà.

Come correggere questa deviazione?: riscoprire la nostra spiritualità, il sacro che è dentro di noi (che non significa “religione”), aderire alla Trascendenza e alla Tradizione.

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