- una conoscenza teorica può avere solo carattere preparatorio, pur essendo (entro certi limiti) indispensabile; se è semplice erudizione, e rimane tale, è addirittura dannosa.
- l'idea dell'Infinito può essere afferrata solo in modo diretto, con un'intuizione immediata: non si possono ricercare le "prove dell'esistenza di Dio"; la logica domina la ragione, ma tutto ciò che è sopra-individuale e sopra-razionale sfugge a tale dominio. Al limite, essa - la logica - interverrebbe come "discesa" a livello individuale, in mancanza della quale l'incomunicabilità di certe Verità sarebbe totale;
- la distinzione tra "esteriore" ed "interiore", appartenente al dominio dell'individualità, al raggiungimento di un certo stadio deve essere sublimata;
- inquietudine e angoscia metafisica non hanno ragion d'essere, in quanto frutto dell'ignoranza e della paura, quest'ultima dovuta ad una sensazione di "dualità", dell'esistenza di elementi al di fuori di noi o da noi incomprensibili, dall'esistenza di altri esseri di questo o di un altro piano (credo che rientri in questo anche la "rottura" dell'androginia, e l'esistenza in un mondo dove vige una molteplicità non unificata...). La ricerca, che deve essere costante, non deve perciò procedere per paura;
- lo stato di solitudine assoluta (kaivalyia) è uno stato di pura impassibilità; e sforzarsi di considerare le cose esteriori come indifferenti può costituire un mero, sebbene utile, esercizio preparatorio alla liberazione;
questo termine sanscrito che usa Guenon corrisponde all’italiano “atarassia”;
- la consuetudine, compiere certi atti meccanicamente per abitudine, senza nemmeno comprenderli, non c'entra nulla con la Tradizione;
Gurdjieff chiamava ciò “meccanicità”;
- in mancanza di riti tradizionali un popolo può essere distolto con pseudo riti, talvolta proprio contro-tradizionali;
- è il timore dell'opinione che permette alla consuetudine d'imporsi, sino a diventare un'ossessione;
insieme a questo, c’è pigrizia e il comportamento attuale degli uomini, che è quello di seguire la massa;
- il neofita non avverte l'influenza spirituale al momento in cui la riceve, poichè sarebbe una contraddizione, essendo lui stesso solo potenziale e non sviluppato; o l'imperfezione raggiunta da certe organizzazioni iniziatiche;
- spesso l'iniziazione rimane virtuale per molte ragioni, fra cui l'insufficienza di qualificazioni dell'iniziato;
- "allo stato attuale del nostro mondo la terra non può produrre spontaneamente una pianta": l'uomo non può oggi, autogenerarsi; l'iniziazione non può, oggi, essere auto-conferita;
- può esistere un'iniziazione ottenuta con mezzi straordinari, ma sono casi eccezionali e per individualità aventi qualificazioni di gran lunga superiori all'ordinario;
- il ricollegamento iniziatico non deve essere percepito come ricollegamento ad un "eggregoro", a un'entità psichica collettiva, che è un aspetto accidentale (è cosi?).
- chi ha delle pretese esoteriche, deve averne anche di exoteriche: chi aspira al nocciolo, deve conoscere anche la buccia; l'exoterismo deve essere trasformato in base al grado raggiunto dall'iniziato per capirne le ragioni profonde;
- in Oriente persiste uno spirito tradizionale molto più forte che in Occidente;
- il legame con il Principio già c'è, ed è la nostra natura primordiale, che però con il Kali Yuga ci siamo "dimenticati" e con l'acquisizione di una individualità troppo materiale non riusciamo più a percepire. È la coscienza di questo legame che va risvegliata, lasciando da parte il nostro Io per renderci conto che invece siamo, noi tutti, parte di una scintilla divina.
- L’eggregoro è strettamente collegato all’iniziazione, si può dire che esso ne è l’aspetto exoterico, ed esiste in tutte le organizzazioni iniziatiche.
Anzi, esso esiste da solo anche in qualunque tipo di organizzazione profana: i tifosi di una squadra di calcio, ad esempio, fanno anch’essi parte di un eggregoro…
- laddove la tradizione non ha subito attenuazione alcuna, qualsiasi azione ha un carattere propriamente rituale: ciò dimostra un connubio fra ordine cosmico e ordine umano;
- in base a quanto detto, l'ordine morale (che varia nel tempo e nello spazio) è di molto inferiore a quello tradizionale. Ma si e' dovuto ricorrere in taluni casi a tale ordine per capire razionalmente le azioni rituali.
Guenon parla di "necessario adattamento";
Nella società odierna solo la chiesa, cattolica e ortodossa, pur con i loro difetti, cercano di ancorare la morale ai valori della Tradizione (sebbene non a tutti),al di fuori di queste siamo in pieno relativismo culturale e morale.
- il lavoro è importante, ma non come futile azione quotidiana, bensì come mezzo per realizzare la propria natura il più perfettamente possibile.
Anche un lavoro può avere i propri rituali, e in una società puramente tradizionale l'artigiano umano imita l'artigiano divino: la "glorificazione del lavoro" è una verità profonda, ma è l'intrepretazione dell'uomo moderno che è distorta;
- l'idea di conversione odierna profana è sbagliata, e non ha senso parlare di "conversione", originariamente una concentrazione di potenze dell'essere che ha come fine la comprensione divina: un fatto assolutamente di ordine interiore (e non proselitismo religioso);
- in fondo vi e' solo un tipo di conversione legittima, quella di adesione ad una tradizione, che sia appropriata alla natura individuale e sia piu' favorevole al lavoro spirituale;
chi volesse aderire a una tradizione orientale a caccia d'esotismo farebbe meglio a starsene a casa
- le cerimonie possono essere utili come elemento sussidiario in un periodo d'oscurantismo spirituale.
Anche se in Occidente spesso le cerimonie (che fanno presa sul sentimentalismo) soffocano i riti;
- la Liberazione non può essere tacciata di egoismo, poichè l'Ego non esiste più, e non ha nemmeno più a che fare col comune altruismo, con il quale ci si preoccupa di una mera collettività. Con la Liberazione tutti gli esseri sono bensì fusi in Uno;
- della dottrina tradizionale orientale, lo yoga rappresenta solo un aspetto, da cui derivano le applicazioni tecniche;
la tecnica è sempre e solo preparatoria;
- la distinzione in caste (estendibili rispetto alla tradizione indù, e applicabili all'intera umanità) non è altro che una classificazione degli esseri secondo le loro nature individuali.
La predisposizione agli stati superiori si ha con la tendenza sattwa, mentre chi è conforme alla natura di rajas parte dapprima da elementi individuali per poi sublimarli;
Nel mondo attuale rajas (tendenza all'azione) predomina comunque su sattwa;
- le iniziazioni artigianali erano karmiche, basate sull'esercizio di un mestiere, che in Occidente predominano e sono suscettibili di confusione.
- ritorna in Guenon il discorso del fuoco interiore che deve bruciare le "scorze" dei kabbalisti: può essere assimilato al fuoco della passione, epurato da vene materialiste o sensuali, che è motore di volontà e creatore dello zolfo ermetico necessario alla Grande Opera
- la vera ascesi è sacrificio, atto rituale per eccellenza con cui progressivamente ci si sbarazza delle contingenze per tendere verso uno stato superiore;
- il lavoro di un'organizzazione tradizionale deve essere compiuto sempre in nome del principio spirituale da cui procede, che è comunque l'espressione di un aspetto divino.
- Guenon asserisce:
1) l'andamento sinosuidale delle ciclicità;
2) il fatto di confondersi nel popolo (da cui si può "ricavare il meglio e il peggio"), modo migliore di adattamento, in modo da fare il giocoliere della vita (1), talvolta maschera impenetrabile, ma sempre con la passione/fuoco interiore, come fosse un cane alle calcagna (0). Sino ad assumere "un aspetto esteriore tanto più ordinario e comune, quanto più perfetto è lo stato interiore".
- "i Templari sfuggiti alla distruzione dell'Ordine si dissimularono tra gli operai distruttori".
Alcuni autori massonici, a partire da Ramsay, dicono che sia così, ma prove vere e proprie non ce ne sono. È possibile, ma anche se fosse stato così, certamente non vale per tutti i Templari.
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