Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Buddismo, esoterismo, ed influenza greco-cristiano-mediterranea

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Il buddismo si sviluppa a partire dal VI sec. a.C., prima di Platone, dall'India del nord.
Fra l'VIII e il VI sec. a.C. sono accaduti dei veri terremoti spirituali in tutte le civiltà superiori, dal bacino del Mediterraneo alla Cina.
Prendendo come punto di riferimento l'Illuminazione di Siddartha Gotama (circa 523 a.C.), abbiamo che in Grecia tramontano le antiche monarchie di origine sacrale e si sviluppa la filosofia di Pitagora da Samo, Eraclito da Efeso e quella degli Eleati.
In Cina, ove insegnano Confucio e Lao Tsu, si estingue l'idealizzato periodo di "Primavere e Autunni".
In Persia domina la religione di Zarathustra.
A Roma crolla la monarchia.
Nel Vicino Oriente declinano le civiltà teocratiche come quella egizia e assiro-babilonese."

Buddha non lascia niente di scritto, ma la sua è una trasmissione orale al Sangha; se le scritture possono essere mal interpretate e possono avere diversi livelli di interpretazione, a maggior ragione lo può essere l'oralità se si discosta progressivamente e temporalmente dall'insegnamento originario.

Il successo del buddismo è dato dalla semplicità dell'insegnamento e dalla sua accessibilità: non era/è chiuso nelle caste indù, esautora il potere (talvolta troppo terreno) dei sacerdoti, non ha un ritualismo complicato.

Piccolo-Hinayana (Sri Lanka, Birmania, Thailandia), Grande veicolo-Mahajana (Cina, Corea, Giappone) e Veicolo adamantino-Vajrayana (Tibet) sono le tre principali "scuole" che seguono.
Il Grande veicolo rispetto al Piccolo crede che il Nirvana (interruzione del samsara, della catena delle reincarnazioni) sia raggiungibile anche in vita, e sia raggiungibile anche dai laici e non solo dai monaci.

Se il Grande veicolo crede in un numero maggiore di divinità (e il Buddha non sarebbe che una di queste), il Piccolo nega l'esistenza dell'atman.

Il Vajrayana è la via tantrica e che più si è allontanata dall'intendimento del Budda, guardando al ritualismo, alla magia, e ai tantra, data anche la fusione con elementi sciamanici.

Il buddismo Ch'an/Zen, diffuso in Cina e in Giappone auspica che l'uomo possa e debba riunirsi con la divinità: la verità non è raggiungibile razionalmente, nè può essere espressa, avviene istantaneamente e in condizioni eccezionali.
La tecnica della respirazione e il lavoro manuale sono fondamentali.

I tre canestri del Canone Pali include le regole per i monaci, le conversazioni tra il Buddha e i suoi discepoli, la spiegazione dei principali dogmi.

I contatti fra buddismo, greci e cristiani furono frequentissimi.
In Europa le prime notizie sugli usi e costumi degli indiani dell'India e sulla religione buddista giunsero al tempo delle conquiste di Alessandro Magno (326-323 a.C.), il quale era rimasto molto colpito dall'ascetismo indù.
Più tardi il re indiano Asoka (III sec. a.C.) invierà dei monaci missionari presso i greci stabilitisi nelle regioni confinanti con l'India nord-occidentale. Si legge in uno dei suoi editti: "Non si deve considerare con riverenza la propria religione, svalutando senza ragione quella di un altro… poiché le religioni degli altri meritano tutte riverenza per una ragione o per l'altra".
Tuttavia, il nome di Buddha viene citato per la prima volta solo da Clemente di Alessandria (150-212 d.C.): questo, nonostante che la tradizione cristiana attribuisca già all'apostolo Tommaso la diffusione del vangelo in India.

Anche il buddismo, come il Filebo, fa un discorso sul ciò che sta in mezzo, con una certa insistenza sulla via di mezzo.
Bisogna liberarsi dalla "confusione", da cio' che e' mescolato, attraverso la concentrazione e la meditazione (la meta spirituale), sino a raggiungere uno stato naturale.
Nel Sermone di Benares, con cui il Buddha inizia la sua predicazione, viene chiaramente negata l'essenza a tutte le cose, motivando ciò col fatto che ogni cosa trae la propria realtà da altre cose che ne sono la causa.
È un punto fondamentale che distingue il buddismo dall'induismo.

L'identita' personale, l'Io e' illusorio. L'atman, immutabile ed eterno per l'induismo, per il Buddismo non esiste.
Budda non parla mai nè di uno o più dèi, nè in maniera aperta dell'atman.
L'atman qui si intende come la scintilla divina interna a ciascuno di noi.
Di dèi o di demoni si parla solo nel buddismo tibetano, meglio chiamato lamaismo.

Il Nirvana è inteso come uno stato naturale di felicità, intessa come atarassia, impassibilità, non agitazione, "trasparenza immobile della coscienza". E' una conquista positiva.

Tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi: per questo bisogna prenderne atto, ma senza filtrare nè selezionare.
L'io è una combinazione di skanda (qualita' spirituali) diverse: da quelle innate, alle sensazioni, alle percezioni, ecc (5 aggregati); esse si basano su 6 organi di senso, inclusa la mente.

Nel Buddismo si parla di aggregazione e disgregazione fra aggregati, basi, elementi, come si parlava di tale aggregazione e disgregazione anche nell'Alcibiade Maggiore.

Il dukkha l'insoddisfazione e le 4 verità, sono quelle che nel Filebo vengono chiamate "vuoto".
La fonte del dukkha e' di natura interiore: un desiderio profondo di comprensione e armonia, qualcosa da riempire.
Il dukkha esiste.
Il dukkha ha un'origine, è generato, ha una, dal Filebo, causa: essa nasce dal desiderio, e quello materialmente primario e' di attaccamento (alla vita, alle cose, etc)
Il dukkha può avere fine: l'ottuplice sentiero non e' una scala a gradini che va dall'1 all'8 in progressione lineare, ma coinvolge la vita quotidianamente e costantemente, e lavora su tre piani differenti: saggezza, moralità, concentrazione: testa, corpo, cuore.

Il metodo buddista è vivere il presente, "Non sottovalutate l'efficacia del bene, pensando: 'nulla mi aiuterà a progredire'. Una brocca si riempie con un flusso costante di gocce d'acqua; allo stesso modo, il saggio progredisce e consegue la felicità a poco a poco".

La purificazione e' intesa come atarassia (trasparenza immobile della coscienza), e l'Intuizione come "vigile attenzione" ai fatti fisici e processi mentali.
Si contempla la vita così com'è, in maniera distaccata e non giudicandola.
Lo scopo della meditazione è permettere che il subconscio raggiunga la coscienza, decondizionando la mente.

Tramite il retto sforzo il praticante si impegna ad eliminare le condizioni già sorte.
Le condizioni mentali positive già sorte, egli si impegna a coltivarle. Le condizioni mentali negative non ancora sorte, egli si impegna a impedire che nascano in lui. Le condizioni mentali positive non ancora sorte, egli si impegna - mediante un intenso desiderio - a propiziarsele.
Ciò non significa allontanarsi dal mondo sensoriale, ma non considerarlo, come non considerare gli stati mentale (quindi soggettivi) che ne conseguono; lasciarli liberi.

Il pensiero va diretto, e non verso il proprio Ego, non ci dobbiamo identificare con l'Ego e i suoi desideri, ma riconoscerne l'esistenza.
La sofferenza non è dell'Io, ma fa parte della mescolanza, è in sè, ed è causata da tre tipi di desiderio: il piacere dei sensi, il desiderio di essere o divenire, il desiderio di non essere. Essa e' comunque motore propulsore del cammino spirituale.
La mancanza e' sempre presente.

L'io è sottoposto a questa schiavitù, che è data dalle tre radici del male di  concupiscenza (brama), ira (odio) e ottenebramento (cecità mentale); tale schiavitù è data dal desiderio, dall'attaccamento al desiderio e dalle cose oggetto di questo.
È da questo attaccamento che ci si deve liberare, anzi lo deve lasciar libero per seguire un'armonia universale.

Il piacere non è dolore in sé e per sé, ma il dolore è un dolore riflesso, dato dalla mancanza del piacere cui l’uomo si attacca.
Parlare di felicità per il buddismo è improprio: tutt’al più si può dire che la felicità, come già detto poco sopra per il Nirvana, è qualcosa che assomiglia molto all’atarassia di Epicuro.

Il corpus dottrinale buddista e le speculazioni sono momenti successivi:

- in India la casta sacerdotale distorce l'azione sacrificale in atto di magia ("non bisogna attaccarsi al dito che indica la luna"); la rivoluzione dottrinaria dei Ksatriya propone la meditazione sull'Atman, sul Se'.
La mediazione brahmanica convoglia questa distinzione nell'uguaglianza Brahman-Atman.
Cio' pone diversi interrogativi, tra cui: perche' l'Atman genera e diventa principio vitale dell'individuo? Che succede dopo la morte? Questo principio vitale tende o meno a ricongiungersi all'Atman originario? Sempre? quando ci riesce?

- le meditazioni sulla liberazione dal samsara si affiancano percio' a quelle sui Veda, sul sistema sociale delle caste, sul potere braminico.
Il samsara buddistico è pero diverso da quello indù; nel pensiero buddista non c'è una trasmigrazione delle anime, perchè l'anima non e' affermata di per sè, ma si parla di aggregati e attaccamento al desiderio, che si portano al di là della morte fisica;

- il silenzio del Budda fa capire non solo che non è possibile dare una risposta verbale circa le Verità ultime che possono essere intuite, ma anche che il conseguimento del Nirvana avviene proprio tramite il silenzio;

- il buddismo è una "nobilissima via etica": l'intenzione vale piu' della stessa azione.
Nelle Upanishad si dice invece che l'efficacia dell'azione e' automatica e non dipende dalle intenzioni.

- il buddismo viene visto come il primo "sistema" che predichi la fratellanza e che vada oltre il sistema sociale delle caste;

- le mortificazioni erano proibite;

- ritorna la questione "salvezza", che non si può chiamare tale, ma si deve chiamare Nirvana: per l'Hinayana i monaci sono gli unici che possono raggiungere il Nirvana; nel Mahayana la salvezza diventa universale, con l'amore per gli altri, e attraverso la rinuncia del conseguimento del Nirvana immediato.
In questo caso il monaco non si chiude in sè nella rinuncia e aspira ad essere arhat, ma a diventare boshisattva, rimediando alle deficienze spirituali degli altri e "trasferendo" parte dei propri meriti;

- "Ogni essere umano, ogni essere senziente, è potenzialmente un Buddha. É un Buddha addormentato, un Buddha in attesa di svegliarsi. Il passo che conduce dalla sofferenza alla gioia è brevissimo, anzi, non è nemmeno un passo."

- I dieci tori zen sembrano ripercorrere un percorso simile a quello proposto dai Tarocchi; in particolare il decimo Toro e' proprio l'immagine speculare del Matto.

Dhammapada: il dito che punta la Luna.
La solitudine è una condizione dello spirito.

Alcuni passi:

Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero torbido
è seguita dalla sofferenza,
Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero limpido
è seguita dalla gioia,

8 Ma, come il vento
non riesce ad abbattere una montagna,
nessuna tentazione scuote
chi è desto, energico,
fiducioso e vive semplicemente.

12 Riconoscendo l'essenziale come tale
e l'inessenziale come tale
ritrovi la tua vera natura
e arrivi all'essenza.

non hai desideri
né in questo mondo né nell'altro,
allora veramente sei partecipe
della vita dello spirito.

21 La consapevolezza conduce alla vita eterna,
l'inconsapevolezza alla morte.
Chi si è risvegliato alla propria vera natura
non muore.
L’inconsapevole vive come se fosse già morto.
33 Come il fabbro raddrizza una freccia,
così il saggio governa i suoi pensieri,
per loro natura instabili, irrequieti
e difficili da controllare.
34 I pensieri fremono e si dibattono
per sfuggire alla morte

e ha trasceso il dilemma del bene e del male,
è libero da ogni timore.
49 Il saggio si muove nel mondo come un'ape,
che raccoglie il nettare dei fiori

50 Anziché badare agli errori altrui
osserva i tuoi,
esamina ciò che hai commesso
e ciò che hai omesso di fare.

61 Se non trovi una guida
o degni compagni di viaggio,
va solo,
piuttosto che in compagnia degli inconsapevoli

80 Come il contadino incanala l'acqua,
 come il fabbro raddrizza le sue frecce,
 come il falegname lavora il legno,
 così il saggio lavora se stesso.
81 Come una rupe non è scossa dal vento,
 egli non è scosso
 dall'elogio o dal biasimo degli uomini,

92 Segue una rotta invisibile
come il volo degli uccelli.

106 Cent'anni di rituali,
migliaia di sacrifici
non valgono l'onorare
anche solo per un attimo
colui che conosce se stesso.

121 Non prendere alla leggera
il male che fai,
pensando che non ti tocchi.
Una brocca si riempie
d'acqua che cade goccia a goccia.

122 Non prendere alla leggera
il bene che fai,
pensando che non ti tocchi.
Una brocca si riempie
d'acqua che cade goccia a goccia.

137 Chi ferisce un innocente
o infligge una punizione immeritata
incorre in una di queste dieci calamità.
138 Subisce crudeli sofferenze, una grave malattia,
una mutilazione, l'invalidità o la pazzia.
139 Oppure viene perseguitato dal sovrano,
viene accusato di un crimine spaventoso,
subisce un lutto o la rovina economica.
140 Oppure la sua casa viene distrutta dal fulmine.

143 Un cavallo ben addestrato
non ha bisogno della frusta.

157 Se ti ami, osservati.
Veglia durante una parte della notte.
158 Prima di mostrare il cammino ad altri
 consolidalo in te,
 se vuoi evitare la sofferenza.
159 Pratica ciò che predichi.
 Prima di cercare di correggere gli altri
 fa una cosa più difficile:
 correggi te stesso.

166 Non trascurare il tuo compito
 per intraprenderne un altro,
per quanto grande possa essere.
Scopri il tuo compito
e dedicati a esso con tutto il cuore.

224 Sii sincero,
 non lasciarti trascinare dall'ira,
 condividi ciò che hai, anche se. è poco.
 Queste tre chiavi aprono la porta del cielo.

227 C'è un vecchio detto:
 “La gente ti biasima se taci,
 ti biasima se parli troppo
 e ti biasima se parli troppo poco”.
 Nessuno sfugge al biasimo.
228 Il mondo trova sempre modo
 di mescolare il biasimo alla lode.
 Così è sempre stato e sempre sarà.

238 Fa di te stesso un'isola,
 affrettati, sii saggio.
 Dissolvi ogni impurità
 e va al di là della nascita e della morte.
239 A poco a poco,
 come il gioielliere
 separa le impurità dall'argento,
 così il saggio
 si libera di ogni impurità.

269 Saggio è colui che tiene in mano
 la bilancia del bene e del male,
 che soppesa e sceglie.

277 “Ogni cosa esistente è impermanente”

284 Finché c'è in te
 una traccia di desiderio sessuale,
 la tua mente resta attaccata alla vita
 come un vitellino lattante alla madre.

294 Il risvegliato è senza macchia,
 anche se dovesse in passato aver ucciso
 suo padre e sua madre,
 due re guerrieri
 e un regno con tutti i suoi sudditi.
295 Il risvegliato è senza macchia,
 anche se dovesse in passato avere ucciso
 suo padre e sua madre,
 due re santi
 e un uomo illustre.

324 Il grande elefante Dhanapala
 diventa incontrollabile quando è in calore.
 Legato, rifiuta il cibo
 e brama solo il ritorno alla foresta.
325 Se sei pigro e goloso,
 se ti crogioli nel sonno
 come un porco ben sazio,
 continuerai a ripercorrere
 il cammino dell'utero
 sempre di nuovo.

332 Felice è la maternità in questo mondo,
 felice è la paternità in questo mondo,

339 Quando i trentasei torrenti
 che scorrono verso i piaceri dei sensi
 si precipitano tumultuosi
 e i pensieri sono carichi di passione,
 la corrente ti trascina via.

 Riconoscendo la fine
 di ogni cosa che ha un'origine,
 realizza l'increato.

416 In lui la sete dell'esistenza si è spenta.
 Ha abbandonato ogni attaccamento,
 è divenuto un viandante.
 417 Distaccato dalla cose umane,
 distaccato dalle cose divine,

418 Ha lasciato il piacere e il dispiacere,
 non c'è più in lui alcun seme
 di un ritorno all'esistenza,
 ha conquistato tutti i mondi.
420 Il suo cammino è ignoto
 agli uomini, agli spiriti e agli dei.

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