Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Esoterismo, induismo e Introduzione generale allo studio delle dottrine indù di Rene Guenon

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Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, René Guénon.

- come religione, l'induismo è frutto di una evoluzione graduale e della ricerca personale di molti saggi, non dettata dall'alto, ed è considerata non tanto una religione di per sè' ma un Sanatanadharma, una religione "eterna" che abbraccia anche la pratica comportamentale
- la divinità trascendente interviene direttamente ed attivamente nella vita dei popoli e si incarna in avatara
- oltre al compimento delle azione in spirito di totale distacco dal mondo, ci deve essere un adeguamento dei doveri etici alle diverse circostanze concrete di ciascuno. Inoltre, oltre ai doveri di casta (che aumentano più la casta è "alta") vi sono quelli comuni a tutti gli uomini, a prescindere dalla casta
- Il Kama è desiderio, nel significato di amore ancora non posseduto; tale desiderio spinge l'uomo ad agire
- con Sruti ("audizione, cíò che è ascoltato") si intende invece sia l'intuizione mistica che costituisce l'evento rivelatorio vero e proprio, sia la trasmissione diretta, orale, da individuo a individuo, "ascoltata attraverso le orecchie e attraverso il cuore" (es. Upanisad)
- il dharma e' "legge della natura", norma eterna ed "ordine" sia del cosmo, sia della vita individuale e sociale degli esseri umani. Il Dharma ha, per così dire, due dimensioni: l'una umana-fisica-materiale, l'altra trascendentale sino alla liberazione dal samara. Sebbene la tradizione più antica tende a parlare del Dharma come di un principio unitario, la tradizione ci illustra vari di Dharma, dalle norme da seguire in base alle proprie caratteristiche ai doveri religiosi occasionali
- Siccome l'uomo è composto di anima e di corpo si devono rispettare anche le esigenze dell'organismo psico-fisico prima di potere realizzare la salvezza dell'anima. La liberazione eterna dell'anima vede subordinati a questo scopo tre altri scopi:
1) l'uomo ha bisogno dei beni materiali per sostenere la vita;
2) egli ha bisogno di essere felice e godere delle cose buone ed i piaceri del mondo (kama);
3) questi due concetti devono visti in funzione del fine ultimo, il che vuole dire che devono essere guidati e regolati a seconda dei principi morali e dei valori religiosi (dharma)

- per quanto riguarda i testi sacri, il materiale è ampio, e dei testi originari si è conservata solo una minima parte. Tradizionalmente i rami originari delle scuole di insegnamento furono quattro, suddivisi progressivamente in rami secondari a seconda degli insegnamenti particolari

- i 4 Samhita o Veda ("sapere") sono i testi principali e riguardano il Rg Veda (versi da recitare) raccolto dalle antiche famiglie tradizionali; l'Yajur Veda, con formule che accompagnano la liturgia; il Sama Veda con i versi da cantare, che completa le esigenze di una religione cerimoniale; e l'Atharva Veda, in parte magico e in parte speculativo, considerato meno importante degli altri tre. Yagur e Sama Veda sono stati composti presumibilmente successivamente al Rg Veda e prima dell'affermazione del periodo brahamanico.

Ciascun Veda consiste di 4 parti:
Mantra = Samhita, inni composti dai poeti
Brahmana = precetti e i doveri religiosi, ad opera dei sacerdoti
Aranyaka = discutono di problemi filosofici e costituiscono oggetto di meditazione per coloro che vivono nelle foreste. Punto di congiunzione fra i Brahmana e le Upanisad.
Upanisad = meditazioni dei filosofi che contengono la base spirituale di tutto il successivo pensiero del Paese
- le Upanisad sono trattati di estensione variabile, appartenenti ad epoche diverse, in prosa e in versi, alcune miste, dedite a indirizzare l'aspirante alla verità trascendente il piano di realtà del grossolano. Mi sembra importante notare che oltre alla contemplazione di parli di ragion pura.
Esse sono state composte da autori ispirati, ed appartengono alla sruti
Presentano tratti altamente speculativi.
- sul termine (upa-nisad = sedersi vicino) che sembra alludere al carattere esoterico dell'insegnamento, trasmesso dal maestro al discepolo che, avendone le qualificazioni, gli sedeva vicino, mi sembra che qui il Maestro sia quello che poi Socrate intenderà come colui che fa partorire le anime
- data la fondamentale funzione di ricerca dei saggi e dei filosofi, è indispensabile l'idea della contraddizione, attraverso la quale si può meditare e poi contemplare la verità.
“Bisogna cercare dentro di sè la propria matrice, una scintilla energetica che ospitiamo in un piccolo spazio vuoto del cuore. Se vi si riesce, aiutandosi con la meditazione, i sacrifici e lo studio dei Veda, non ci si ammalerà più, nè si soffrirà o si morirà"

- L'atman è il sè individuale: da un lato, un elemento personale; dall'altro, una componente eterna del Brahman imperituro

- per quanto riguarda la letteratura epica e mitologica:
1) MAHABHARATA
Rappresenta in sé la sintesi dell'induismo; nel sesto libro si trova la celebre Bhagavad-gita, il «Canto dei Signore», la sintesi più nota dell'induismo.
2) PURANA
Sono una sorta di trattati religiosi con insegnamenti sulla pratica e il rituale, dati sulle festività e i pellegrinaggi, elementi di mitologia.
3) per le festività il NAVARATRI
La festa di Navaratri si celebra in onore delle nove incarnazioni di Durga che è l’aspetto femminile della divinità. Viene festeggiata due volte l’anno nei due periodi importanti di cambiamento della natura: l’inizio dell’estate e l’inizio dell’inverno. Senza Durga, questo aspetto femminile, Siva non si può esprimere. È Durga che agisce.
- Attraverso lo Yoga è possibile giungere all'unione con l'oggetto di conoscenza. Per la maggior parte degli yogin l'oggetto di conoscenza è lo spirito universale, Brahma, mentre una minoranza di yogin atei persegue la perfetta conoscenza di sé in luogo della conoscenza di Dio.
La dottrina dello yoga non approva il rigore dell'ascetismo; l'esercizio fisico e mentale è unicamente un mezzo per finalità spirituali.

- gli 8 stadi previsti dallo yoga sono:
Primo: l'autocontrollo (yama) comporta la sincerità, l'astinenza, la prescrizione di non rubare, il rifiuto di doni e di arrecare dolore a esseri viventi.
Secondo: l'osservanza religiosa (niyama) implica l'austerità, la povertà, i riti di purificazione, la declamazione degli inni vedici e la fede devota nell'Essere Supremo.
Terzo: le posture del corpo (asana), considerate fondamentali per tutti gli stadi successivi.
Quarto: il controllo del respiro (pranayama)
Quinto: il ritiro dei sensi (pratyahara), cioè l'impegno a distogliere i sensi dagli oggetti dell'esteriorità, volgendo la mente su se medesima.
Sesto: la concentrazione della mente (dharana)
Settimo: la meditazione (dhyana) concentra la mente sull'oggetto di conoscenza, specialmente sul Brahma, fino all'esclusione di ogni altro pensiero.
Ottavo: il raccoglimento assoluto (samadhi), è il perfetto assorbimento del pensiero nell'oggetto di conoscenza, la sua unione e identificazione con questo oggetto.
Noto che le posture fisiche, le sole cui lo yoga in Occidente tende, sono solo un punto e nemmeno il primo.
Secondo la dottrina dello yoga accade raramente di pervenire allo stadio finale nel tempo di una sola vita.
Il bhaktiyoga, "yoga religioso", dà rilievo ai primi due stadi della disciplina, l'autocontrollo e l'osservanza religiosa.
Lo hathayoga, e' lo "yoga fisico", che si fonda sullo sviluppo di quel controllo del corpo da cui discendono le altre pratiche.
Il mantrayoga e' dedicato al proferimento del nome di Krishna e ad altre pratiche legate al potere della parola; il karmayoga e' il sentiero delle opere e del servizio; lo jnanayoga e' la via dell'intelletto (bakhti, karma e jnana formano il rajayoga, "yoga reale"

Maggiori divinità indù:

AGNI

Il fuoco eleva l'uomo dalla mortalità all'immortalità, ed e' sempre visto come manifestazione di un elemento superiore alla contingenza. Esprime luce, la luce sorge dal fuoco. La fiamma del fuoco unifica ogni cosa, riducendo l'apparenza della molteplicita delle forme ad un'unica sostanza.
Agni è il mediatore fra l'ordine umano e quello Divino.
Agni è associato alla kundalini, considerato come l'energia di Shiva, la coscienza transcende la molteplicità.

INDRA

Indra rappresenta l'avversario più temibile di diverse forze demoniache che impediscono alla pioggia e alla rugiada di fare fruttificare la terra. Divinità tutelare degli Arii, è il dio della forza ed il protettore dei guerrieri e dominatori. Dall'altro lato aveva i suoi difetti: una certa ottusità e accondiscendenza alla sensualità.

ANNAPURNA

Epiteto di Parvati, moglie di Shiva. Il dio l'abbracciò fino a diventare un solo essere con lei (Ardhanarishvara).

BRAHMA
Personificazione del supremo Brahman, è il creatore dell'universo e membro, insieme a Shiva e Vishnu, della Trimurti indù, triade divina di formazione postvedica.
Nella Manu Smriti o Leggi di Manu si afferma che Brahma, già autonomamente esistente, crea il mondo dall'uovo cosmico e la sua esistenza si protrae per un tempo così lungo da non essere paragonabile alle grandezze concepibili dall'uomo.

DEVA e ASURA

Nella tradizione vedica un gruppo di 33 divinità e demoni che governavano le regioni di cielo, aria e terra, e assistevano l'umanità con i loro poteri benigni. Nello zoroastrismo gli Asura, o Ahura, erano associati alle forze del bene sotto la guida del dio supremo Ahura Mazda, mentre i Deva o Daeva svolgevano il ruolo opposto, essendo associati allo spirito del male Arimane.

DURGA

Durga (in Sanskrito: "l'Inaccessibile"), nella mitologia Indù, è una delle molte forme di Shakti, spesso identificata come moglie di Shiva. Serza Durga, shiva non si può esprimere.

GANESHA - GANAPATI

Ga sta per Intelligenza (Buddhi), Na per Saggezza (Vijtlana), Pathi per Maestro.  Ganapathi, pertanto, è il Maestro della Conoscenza, dell'Intelligenza e della Saggezza.
Egli è il Maestro Supremo ed è al di là della condizione dell'assenza di mente.
Il topolino che cavalca è simbolo del buio dell'ignoranza.
e' sempre stata messa in grande risalto la buona salute, come requisito indispensabile per una mente sana e quindi meglio orientata verso il cammino della ricerca spirituale.
L’elefante è dotato di profonda intelligenza; ha grandi orecchie che gli permettono di sentire ogni minimo rumore: ascoltare le Glorie del Signore è il primo passo da intraprendere nel sentiero della pratica spirituale. L’elefante accetta lode e biasimo in modo equanime.
Non basta avere una statua da adorare ed offrirle cerimonie di culto per qualche giorno; bisogna invece cercare di diventare maestri di se stessi.
L'insegnamento di Ganesha è incentrato sul sacrificio.

KAMA
Kama, nella mitologia è il Dio dell'Amore. Durante l'era vedica, impersona il desiderio cosmico, o l'impulso creativo, e per questo viene considerato il primo a sorgere dal caos primordiale, Kama è colui che rende possibili tutte le altre creazioni successive.

KRISHNA

Nella mitologia dell'induismo uno degli avatara, o incarnazione, del dio Vishnu. Nella Bhagavad-Gita insegna varie vie di liberazione.
Mentre la devozione (bhakti) raccomandata dalla Gita è di tipo relativamente ascetico, quella legata al Krishna mandriano è intensamente emozionale ed erotica.

MITRA

Uno degli Adithya della cosmologia induista. Era il guardiano dell'ordine cosmico, insieme al fratello Varuna. Intermediario fra gli uomini e gli dei.

RAMA (Ramachandra)
Râma è l’ape che sugge il miele della devozione dal loto del cuore. Esso è l'incarnazione del Dharma, e per questo poteva contare su una forza spirituale straordinaria tanto da essere in grado di maneggiare l'arco di Shiva.

"Egli non fu un seguace del Dharma: Egli era il Dharma"


RUDRA

Divinità induista dell'epoca vedica che presiedeva alle tempeste e si opponeva in ciò a Varuna, personificazione del cielo sereno. Rappresenta l'aspetto collerico e distruttivo della divinità.

SHIVA - NATARAJA

Assume diversi significati o aspetti a seconda dei culti. Egli è insieme il distruttore e il restauratore, una figura ambigua delle qualità complementari. Rappresenta la trasformazione. Shiva è adorato nella forma del lingam.
La yoni, che è il simbolo dell'organo sessuale femminile (e quindi della Divinità Suprema femminile Shakti, consorte di Shiva), spesso costituisce la base del linga eretto: ciò fa sì che i due vengono venerati insieme per ricordare l'inseparabilità del principio maschile e quello femminile, e che solo insieme possono rappresentare la totalità della manifestazione nel molteplice.
Lo scopo della danza di Shiva è la liberazione dell'uomo dall'identificazione col mondo della percezione, e il luogo dove questa danza deve compiersi è proprio il cuore, il centro dell'uomo, la sua interiorità.

SKANDA - KARTTIKEYA - KUMARA - SUBRAHMANYA

È il dio della guerra e il primogenito di Shiva. Dopo i molti anni di astinenza il seme di Shiva era così forte che gli dei temevano il risultato della danza di Parvati. Skanda che significa "Getto di Seme".

VARUNA

Corrispondente al dio greco Urano, Varuna fu certamente una divinità celeste poiché è spesso associato a Mitra, il sole. Mentre quest'ultimo rappresenta la benevolenza. l'equilibrio, l'aspetto benefico della divinità, Varuna incarna il volto violento e coercitivo di essa. Varuna è il creatore e il sovrano (rajià) dell'Universo; egli possiede la maya, cioè la potenza magica di agire su ogni cosa, è Padrone del Mondo; è lui che mantiene l'ordine generale delle cose. É infine Varuna, che collegato alla Luna, serbatoio della soma, controlla questa bevanda divina e regna, con Yama, sull'impero dei morti posto proprio sulla Luna.

VAYU

Dio induista del vento e dell'aria. E' anche il dio dell'alito divino che fa respirare e vivere il mondo.

VISHNU

Divinità degli spazi, fedele al suo ruolo di conservatore, si dice intervenga nel mondo quando l'ordine universale è minacciato per ristabilire il dharma e salvare i propri devoti manifestandosi nelle sue incarnazioni o "discese" (avatara).
"Krisna morì ormai vecchio in una leggendaria circostanza: scambiato per una gazzella, fu ferito mortalmente da una freccia scagliata da un cacciatore, che lo colpì nel tallone".
Visnu è un dio essenzialmente passivo. La respirazione di Visnu determina i cicli (kulpa) del mondo. Alla fine di ogni kulpa, il male trionfa nell'universo: allora Visnu esce dalla sua meditazione eterna e si incarna in un uomo, o in un animale, per lottare contro il male. Può anche delegare soltanto una parte di se stesso: è il vyuha o «spiegamento parziale».

VRITRA

Rappresenta l'aridità e l'ignoranza dell'anima che devono essere sconfitte dalla conoscenza spirituale.

YAMA

Yama è fratello della dea-fiume Yamuna  con la quale avrebbe formato la prima coppia umana.  Yama fu il primo essere umano a morire. Anche nella mitologia buddhista Yama è il dio che presiede gli inferi e invia agli uomini le malattie e la vecchiaia per indurli a condurre una vita morigerata.



Il nome di Shankara si accosta a quello del Vedanta in quanto suo unificatore, che cerca con tale commentario di formare un a dottrina della conoscenza che si basi su una essenza spirituale che al tempo stesso non può essere accomunata nè al nostro monoteismo nè ad un presunto panteismo.


Ciò che si insegna nel Vedanta è metafisica, ma non una religione nè tantomeno una filosofia come la intendiamo noi: la parola sistematizzazione per gli indù non esiste, è una creazione umana che non ha nulla a che fare con la coerenza della dottrina vedica, che per quanto apparentemente in contraddizione, rappresenta una sintesi dialettica che riconduce all’unità.
I Brahma Sutra utilizzano un linguaggio altamente astratto, e i simboli metafisici da essi espressi non sono tipicamente indù, poichè la vera simbologia metafisica è universale.

Quella del Vedanta è una filosofia perenne che essendo universale non dipende dal nostro punto di vista come tutti i limitati “sistemi filosofici” come li intendiamo noi. È per questo una dottrina coerente a causa della sua immutabilità. La vera realtà può essere solo quella Assoluta.
Le “ramificazioni” di cui è in effetti caratterizzato l’induismo sono per questo espressioni di questa stessa filosofia, e non “sette” come le intenderemmo noi.

La letteratura sacra dell’India è sempre stata tradotta da linguisti che di metafisica ne sapevano poco o nulla; oppure è stata studiata da cristiani che con il loro intento “evangelizzatore” ne hanno quantomeno sminuito la portata, o - ancora – da teosofi che ne hanno caricaturizzato la dottrina.

La dottrina metafisica indù è infatti una dottrina intellettuale che non ha niente a che fare con la morale.
E un europeo non può studiare il Vedanta se prima non comprende (e non solo legge!) Platone, Filone, Plotino, i Vangeli, l’Aeropagita, Eckhart e Dante.
Quando si parla di metafisica non c’è nulla da provare in senso scientifico; ciò cui il filosofo metafisico fa riferimento sono sempre e comunque i principi primi.
E tale ricerca termina solo quando il ricercatore si è trasformato ed è venuto ad essere lo stesso del suo oggetto di ricerca, una cosa sola con questo. Per questo si dice che il Vedanta può essere conosciuto tanto quanto è stato vissuto, ed anche per questo ognuno deve essere Maestro di se stessi.

Anche la salute fisica e morale sono prerequisiti essenziali per il progresso spirituale.
Interessante è quanto l’autore riporta di Cristo: "nessun uomo può essere mio discepolo se non ha odiato la propria anima", che significa aver riconosciuto tutti i propri limiti umani, con umiltà, e volersi migliorare a tutti i costi.
Per questo la pratica contemplativa è tutt’altro dall’essere passiva: anzi il suo essere attiva può essere comparata con il fuoco che arde a una temperatura altissima.

Il Vedanta parte dal principio che ci sia una Scienza e una Beatitudine immutabili ed esterne da qualsiasi cosa e qualsiasi posto, da qualunque fonte particolare di conoscenza o piacere: ed è una scienza posseduta da tutte le cose alle stesso modo, è in tutte le cose. Per questo conoscendo se stessi, scoprendo questa Scienza in sè, ecco che “tutte le cose saranno conosciute”, e tutte le cose saranno amate.
E l’uomo è incosciente di questo tesoro comune al Tutto, e pensa che lui stesso sia una individualità.
Atman è questa essenza spirituale ed indivisibile, che come motore immobile può dar vita però a una moltitudine infinita di manifestazioni, in infinite direzioni, che apparentemente, ma solo apparentemente, sembrano tutte diverse.
Per i cristiani sarebbe il Cristo interiore ad ogni cosa, che perciò va al di là dell’apparenza di essere una individualità separata.

Se la  Bhagavad Gita dice che “lo spirito è in guerra con qualcosa che non è spirito”, ciò include non solo la “carne”, ma anche tutte le facoltà e i sensi che consideriamo umani. In metafisica dovrebbe prender piede da parte di ognuno un processo di astrazione che ci permetta di diventare da burattino a spettatore, e avere una visione completa non solo dei processi ma anche delle loro cause.

Con la morte i composti si dissolvono, che siano corporei o psichici. Quello che ci portiamo dietro, che si parli di reincarnazione, metempsicosi, o pre-esistenza in Adamo è il peccato originale, l’ignoranza metafisica, l’oblio filosofico.
La reincarnazione vera e propria come la intenderemmo noi (in un’altra persona, o animale) è un’idea molto limitativa e incompleta, perchè il cosmo comprende una gamma infinita di possibilità di manifestazione da poter essere “usate” ed “esaurite”. Per questo è molto difficile che le condizioni passate si ripetano.
Per questo possono essere trasferiti dei caratteri principiali e non composti dell’anima, ma mai un essere con tutte le qualità avute prima della morte fisica.
Per gli indù, come per i platonici, ogni trasformazione è una morte, in qualsiasi istante, continuamente, e la morte vera e propria è solo un caso particolare.
Tutta la causalità del mondo (ogni causa ha un proprio effetto) si basa su delle cause potenziali, che vanno ad estrinsecarsi in base a pensieri, azioni, accadimenti che vanno a sviluppare le potenzialità di quelle cause.

Il Vedanta afferma che il Sè vero è quello spirituale, e che questo “spirituale” è dentro di sè, sta riflesso al proprio interno nel piano della contigenza. Questo principio intellettuale è la cosa che permane come sempre è stato, sempre è e sempre sarà.
E più  si è Conosciuto il nostro vero essere, spirito, durante questa manifestazione, più vicino a questo centro,  secondo la dottrina della reincarnazione, si potrà rinascere. In tal caso a sopravvivere saranno le virtù intellettuali e non anche una personalità egoica che muore col corpo.

In tutte le tradizioni il cuore è la sede sia della volontà sià dell’intelletto puro, luogo dove avviene il matrimonio fra cielo e terra.



Guenon scrive, all'epoca, di possibile riscoperta metafisico-intellettuale dell'Occidente, e di suo riavvicinamento all'Oriente; ora vediamo invece, che l'Oriente sta assimilando, se non ha gia' assimilato del tutto, le degenerazioni dell'Occidente...

- il proselitismo è sconosciuto in Oriente, e considerato prova d'ignoranza e incomprensione;

- l'antichità classica è meno lontana alle civiltà orientali di quanto lo sia l'Europa moderna; Egitto, Fenicia, Caldea, Persia e India hanno dato molto alla cultura greca, che ne ha cambiato la forma adattando gli elementi "presi" alla propria mentalità: non c'è stata infatti un'assimilazione completa;

- l'Oriente ha uno stato di equilibrio e una certa immutabilità a differenza dell'occidente;

- i momenti di minor scostamento tra Oriente e Occidente sono stati il periodo alessandrino e l'alto medioevo (influenzati da elementi arabi e indù);

- le relazioni tra i popoli occidentali ed orientali sono iniziate ben prima di Alessandro, e comunque le comunicazioni non sono variate di molto per lunghi secoli, sino alle ferrovie e al vapore;

- le dottrine tradizionali, la cui essenza è metafisica, non si "evolvono" nè vengono perfezionate nei contenuti: il problema si pone comunque però nell'espressione di qualsiasi pensiero, e per questo tali dottrine vanno studiate dal "di dentro";

- per Guenon il Vicino-Oriente comprende il mondo musulmano (gruppi arabo, turco e persiano), il Medio-Oriente, l'India (indù e parsi, che hanno come lingua tradizionale comune il sanscrito), l'Estremo Oriente con Cina (a razza unica), Indocina e Giappone (nella misura in cui ha assimilato dalla Cina, lasciando da parte l'aspetto dell'occidentalizzazione, e lo scintoismo che è più che altro una "istituzione cerimoniale dello Stato");

- dopo la rottura della unicità della cristianità (supernazionale), le varie civiltà europee si sono frammentate nelle varie nazionalità;

- le istituzioni sociali per dirsi tradizionali devono ricollegarsi ad una certa dottrina (che in quanto tale si ricollega a principi metafisici);

- nel Medioevo la metafisica non fu invece mai troppo svincolata dalla teologia, anche se un importante contributo fu dato dalla scolastica, a sua volta ad influenza araba;

- la religione per essere tale deve avere:
1) una morale (sociale e anch'essa sentimentale);
2) un culto (ritualità, che hanno anche un carattere sociale);

3) molto spesso, ma non sempre: un dogma (parte intellettuale, ma con aggiunta di elementi sentimentali che lo allontanano dalla concezione metafisica originaria);

- una religione in cui l'intellettualità si riduce tende a degenerare in puro "moralismo", come nel protestantesimo;

CIVILTA' ISLAMICA:
- la civiltà islamica è quella che più si avvicina all'Occidente (giudaismo, cristianesimo ed islamismo sono tre elementi di uno stesso insieme), e intermediaria naturale tra questo e l'Oriente; l'aspetto religioso è l'aspetto più esteriore ed elemento di ordine sociale (che prescinde dai nazionalismi di stile occidentale);

- la lingua tradizionale del mondo islamico è l'arabo letterario e non quello popolare (con variazioni di quest'ultima più o meno considerevoli rispetto alla lingua "fissa");

- anche la lingua persiana è importante per il contributo dato al sufismo;

- la tradizione ha pertanto sia elementi metafisici che religiosi;

CIVILTA' INDU’:
- l'unità indù è tradizionale (e non c'entra la razza ariana), pur essendo i gruppi etnici diversissimi, e il suo carattere è metafisico e intellettuale;
è, comunque, la religione più profonda;

- la tradizione è quindi prettamente metafisica, anche con rami secondari ricollegabili all'esistenza cosmica;

CIVILTA' CINESE:
- caratterizzata da una solidarietà di razza che prescinde dalla proprietà e spesso dalla individualità;

- la tradizione metafisica (taiosta, contenuta nell'I-Ching) e sociale (confucianesimo) sono nettamente distinte;

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- il simbolismo non deve degenerare in idolatria o in antropomorfizzazione, con il rischio di travisare il significato del simbolo stesso;

- bisogna stare attenti anche al concepire Dio come una individualità con funzione demiurgica e di "creazione" di materia da lui disgiunta. Dio non ha fatto "il mondo dal nulla", ma "il mondo" e' Dio stesso: c'è' unicità e non dualità;
la creazione ex nihilo è tipica, comunque e in generale, delle tre grandi religioni monoteiste

- la metafisica non è filosofia, e deve essere sufficiente a sè stessa; in questo la logica - lo studio dell' "intendimento umano" - è quella che ha un legame più diretto con la metafisica, anche se in maniera del tutto subordinata, così come lo può essere la cosmogonia. In ciò vi rientra infatti la distinzione tra metafisica intellettualmente pura e la sua esposizione (ne avevamo già parlato per le distorsione delle varie forme di espressione) in maniera "logicamente ragionata";

- la concezione cartesiana ha posto in essere un dualismo spirito-materia che è però una concezione solo superficiale (o perlomeno relativa alle cose più esteriori), che ha in un certo qual modo snaturato il Principio di Unità e di "non-dualità";

- infatti, il dualismo tra spiritualismo e materialismo, o l'esclusività dell'uno o dell'altro dei due principi viene risolto dalla metafisica, che trascende le due concezioni;

- la Conoscenza non è solo aristotelicamente "conoscenza dell'essere" (ontologia), poichè l'essere, in quanto determinato e determinabile, non è di per sè stesso il più universale dei principi;

- la complementarità iniziale tra exoterismo ed esoterismo viene, ad oggi, a cadere per via di uno snaturamento delle concezioni dei due domini; ma alcuni esempi che riporta Guenon sono:
a) alchimia: il simbolo è exoterico, la sua interpretazione esoterica;
b) islamismo: la religiosità della dottrina è exoterica, il suo aspetto metafisico esoterico;
quando parla di cabala, Guenon dimostra di non aver capito nulla delle religioni, tranne delll’induismo e del sufismo. La cabala è la sintesi dell’esoterismo ebraico; c’è anche una cabala cosidetta pratica cheè un aspetto secondario di essa;
  
- "la maggiore utilita' di ogni filosofia e' non di essere uno strumento per allargare la conoscenza, ma una disciplina per circoscriverla" (Kant);
Gurdjieff: una cosa è la conoscenza e un’altra è la comprensione;

- per indù non si intende una razza, ma una unità di ordine tradizionale, una Tradizione; deviata o spezzettata più o meno apertamente in buddismo, mazdeismo, zoroastrismo...;
Indù si nasce;

- al di là della contingenza storica, la tradizione indù nel complesso è fondata sul Veda che prescinde dalla storicità che rincorrono gli orientalisti, e si basa su una trasmissione orale ad ispirazione diretta; lo stesso Vyasa è una collettività intellettuale;

- questione dell'eterodossia atomistica, apparso dalla scuola cosmogonica di Kanada: anomalia che acquisi' peso in Grecia e con l'epicureismo; il "vuoto universale" è degenerato da "non-manifestato" ad un senso "fisico": in realtà se l'Essere non è un Demiurgo e non crea dal nulla, questo vuoto non esiste, in quanto parte dell'unicità dell'Essere;

- l'idea di dovere manca nella maggior parte delle morali antiche: è con i moderni che assume un'importanza preponderante;

- 1) il "dharma" nella visione hindù è una sorte di dovere cosmico a cui è sottoposto l’uomo; è una sorta di dovere “metafisico”, ben superiore ai doveri delle singole morali;

- la risultante di tale disposizione interiore è l'equilibrio e l'armonia;

- 2) il karma è in un certo qual modo l'azione conforme alla natura dell'essere, la manifestazione esteriore del dharma e dei rapporti che ne conseguono;

- perciò l'adharma non è peccato, ma lo squilibrio e la rottura dell'armonia;

- 3) la legge del Manu corrisponde ad un particolare volere universale di un particolare ciclo cosmico in base al rispettivo dharma e karma; il Manu è l'essere pensante, l'Uomo Universale che per volere, osservando i rapporti naturali esistenti e in concatenazione logica e causale, determina una legge armonica valida universalmente, dall'Universo al più piccolo essere;

- tale legge può essere determinata in shastra (codice), espressione del volere cosmico ad un particolare livello; è comunque smriti (scritto tradizionale) e non shruti (ad ispirazione diretta);

- la casta è una funzione sociale fondamentale nella legge di Manu, che si esplica in base alla natura propria di ogni essere umano; è tendenzialmente ereditaria, ma non in modo rigoroso (è possibile il passaggio da una casta all'altra) ;

- l'essere individuale è composto di nama (nome) e rupa (forma), essenza (qualità ed attributi in base al namika - insieme delle qualità proprie - e gotrika - cio' che appartiene alla razza/famiglia in maniera ereditaria -) e sostanza dell'individualità. Ciò determina l'insieme delle tendenze che si svilupperanno, e in base a ciò verrà assegnata a tale essere una funzione nell'organizzazione (gerarchica) sociale. Ognuno nella sua propria natura è un elemento necessario all'armonia totale;

- la gerarchia sociale deve riprodurre la costituzione dell'Uomo Universale: l'ordine umano corrisponde all'ordine cosmico;

- la partecipazione alla tradizione è pienamente effettiva solo per i membri delle prime 3 caste (Brahamana, autorità spirituale e intellettuale, trasmissione della tradizione; Kshatriya, funzione giudiziaria, militare, regale; Vaishya, funzione economica, industriale, finanziaria, commerciale) e non per gli Shudra, che compiono i lavori necessari ad assicurare la sussistenza materiale della collettività, le loro attività sono in un certo qual modo meccaniche (la loro partecipazione è indiretta);

- tutti dipendono però dai detentori della tradizione, e questo è il significato di quell'autorità spirituale e intellettuale dei Brahamana (che giustifica anche un rapporto fra maestro e discepolo);

- si può dubitare quindi di un insegnamento "democraticamente" impartito, non tenendo conto delle peculiarità individuali; l'insegnamento, poi, non si deve volgarizzare, ma è l'essere che deve tentare di elevarsi;

- la distinzione delle caste viene applicata a tutti gli esseri animati nella natura;
le caste sono praticamente presenti in tutte le civiltà tradizionali anche se non applicate in maniera rigida come per l’India dove sono state elevate a principio metafisico;

- in tema di scienza delle religioni, anche a causa di tutto l'apparato di esegesi dei testi, si tende ad ammettere che ogni dottrina sia cominciata da un "naturalismo", e ciò in realtà è una deviazione;

- una dottrina politeista non è mai esistita nella sua essenza, essendo il politeismo frutto di incomprensione e deformazione: per la tradizione si è sempre avuta una "dottrina dell'unità";

- la magia appartiene alla sfera della scienza sperimentale, e segue anch'essa le leggi naturali. 

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