Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Un Italiano a Shanghai

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A passeggio per il centro
di Shanghai, by
hipnos
Xiao Long, prima di muoversi verso il Consolato Generale d'Italia sito in Shanghai grazie alla riuscita in un bando promosso congiuntamente da Ministero degli Affari e CRUI, ha avuto il tempo di esercitarsi in qualche professione che gli permettesse di acquisire esperienze tra le più varie, visto che ha sempre visto il lavoro sempre come un mezzo per perfezionarsi, foss'anche il più umile. Seguendo il principio del "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te", si è ritrovato a lavorare tra volantini, giornali, magazzini, alberghi, amministrazioni tra le più varie, e a purificarsi in esperienze semi-mistiche come il Cammino di Santiago sino a Finisterre.


La decisione cinese è emersa gradualmente, dapprima grazie all'attrazione per l'Oriente dettata dall'amore per il Giappone che mi ha fatto scoprire un mondo diverso, poi per mezzo della sempre più frequente attenzione dei media al fenomeno cinese, visto dai più come "comunismo diverso". Non convinto di ciò, mi sono interessato sempre più al disvelamento del fenomeno, cominciando con i scontati libri di Rampini, per poi scoprire quelli ben più interessanti di Terzani. Un mini-corso di cinese, in realtà poi non frequentato per mancanza di tempo, ha fatto si che l'interesse si concretizzasse ancor di più, sino al frequentare quasi esclusivamente amici cinesi, a comprare riviste tematiche sul "paese di mezzo", a scrivere due tesi universitarie sull'apertura cinese al mondo (quella vera del febbraio del 1972, e quella economico-culturale dei giorni nostri).


Qui cambia sempre tutto e niente. Tutto: vedo che in pochi mesi nascono palazzi di centinaia di metri dal nulla e nuove linee della metropolitana, un ammodernamento continuo. Niente: rimane sempre quella cultura filosofico-confuciana di fondo, tra cui rispetto della famiglia, dei gradi di anzianità, sano orgoglio nazionalista (che se non spinto agli estremi, come tutte le cose, è un bene), amore per il proprio paese, importanza fondamentale di salvare la faccia. Ragionando nel lungo periodo, niente nel mondo sta cambiamendo più velocemente di come sta facendo la Cina dagli ultimi 35 anni, in campo sia economico, sia nel rapporto interculturale. Un adeguamento fatto ancora a piani quinquennali ma che permette l'evolversi di un lento divenire in salita, piuttosto che un repentino stravolgimento che porterebbe rapidamente alla caduta.


Nessun consiglio a chi volesse vedere la Cina. Solo partire. Porsi troppi problemi in anticipo è sbagliato e talvolta pregiudizievole; al contrario credo che laddove ci sia un reale interesse le occasioni si presentino da sole. Quello che ogni tanto vedo mancare è l'intrapredenza: intendo dire che nei giovani c'è troppo scoraggiamento, un abuso di pessimismo che, anche se in una situazione economica difficle è comprensibile, di certo non aiuta.


Un Italiano a Shanghai viene pubblicato una volta ogni quindici giorni anche all'interno del settimanale free-press Tutto Perugia, distribuito in 20.000 copie.

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