Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Lo Stato liberale

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· 1) substrato sociale portante costituito dalle borghesie nazionali 2) derivazione elettorale della legittimazione del potere statale 3) i principio di libertà no è più riferito a gruppi sociali (ceti, corporazioni,…), ma a singoli
· modificazioni delle strutture politiche e sociali ottocentesche, cui gli Usa si agganciano
· varietà di Stati liberali, anche se gli elementi comuni fanno parlare, com’è giusto, di una:
a) la borghesia inglese è accolta – anche per via della precedente integrazione nobiltà-ceti agricoli e imprenditoriali – e fa quindi valere di per sé i propri diritti di libertà, economici, sociali, politici rappresentativi
b) la borghesia francese è incasellata nelle corporazioni e nella burocrazia del dirigismo statale, senza vera rappresentanza: ha quindi bisogno dello strappo rivoluzionario
c) le borghesie italiana e tedesca non sono sviluppate commercialmente e industrialemente, e sono sottomesse all’aristocrazia terriera e ai militari: il loro stato liberale non avviene per modernizzazione ma per patteggiamento
· il principio di rappresentanza è fondamentale: non più davanti al potere, ma nel potere: nuova cultura politica, rapporto potere-responsabilità-consenso, interesse sociali che scavalcano la ragion di stato; anche se come principio unico forma diversi assetti in termini di fine e limiti del potere statale
· lo stato liberale è stato di diritto, non regna più la volontà del sovrano ma la forza della legge, con un parlamento che fissa le regole e le libertà fondamentali
a) rule of law inglese = supremazia della legge sugli atti di ogni altro organo, ma con i limiti dati dalla stratificazione di privilegi, diritti, garanzia processuali che proteggono dal potere statale; è per ccellenza il più liberale dei liberalismi e la forma ideale
b) Rechtsstaat tedesco = “liberalismo di stato“ meno parlamentare e più autoritario e chiuso al dissenso, lo Stato è il vero protagonista, e la legge protegge la sfera individuale solo quando c’è collimazione fra interessi individuali e di stato; non ci sono limiti al potere dello stato precostituiti da regole
d) riserva di legge italiana e principio di legalità francese = parlamentarizzazione dello Stato, dove però le libertà individuali vengono disciolte nella garanzia legislativa senza costituire dei limiti al potere dello Stato, ma legittimando ex novo la sua burocratizzazione (transizione ad un uovo sistema attraverso la legge)
· l’intervento statale in economia non è una deviazione dello Stato liberale, ma al massimo una deviazione dall’impianto terorico liberista di Smith: in tutti i Paesi c’è intervento statale (agli inizi, dall’Uk che asseconda gli svillupi industriali, alla Prussia con industrializzazione ritardata); dipende anche dal diverso peso della borghesia indusriale (e quindi dalla sua capictà di contrattazione: Uk-Olanda vs. Germania-Italia) e dalla concezione dello Stato
· tutte le forme sono parlamentari, ma con equilibrio diverso rispetto all’esecutivo, che va per un continuum monarchia costituzionale (limitato controllo sulla Corona: la legge copre uan parte della sfera dell’esecutivo, che ha perciò potere residuale e dualista, con una monarca che può sciogliere le camere)-governo parlamentare (monista parlamentare che prevede autorizzazione legislativa a tutti i poteri dell’esecutivo, con un parlamento che ha responsabilità politica sul governo, e un potere neutrale che può sciogliere il parlamento)
· governo assembleare francese = forma di monismo più estremizzata, dalla Terza Repubblica 1875; governo non può avere deleghe legislative e CdS non ha potere di scioglimento: trionfo di una borghesia compatta tramite l’assemblea e il suffragio dei possidenti
· invece, in Germania il parlamento non arriva mai a conquistare il potere di predeterminare l’organizzazione dell’Esecutivo, attravero l’approvazione del bilancio (ministeri di competenza governativa); in Italia è vero che i ministri sono responsabili di fronte al parlamento, ma la fiducia – e la scelta! – del sovrano, non viene mai meno [infatti la fuga dalla democrazia in tempo fascista avviene ad opera dell’abdicazione del sovrano, polo che la borghesia non aveva mai egemonizzato]
· quanto più il dualismo originario delle monarchie costituzionali è superato a favore del monismo parlamentare borghese, tanto più è solido il fondamento democratico del sistema (instabilità delle forme dualiste)
· al tempo stesso, non è vero che le forme dualiste sono instabili e quindi intrinsecamente transitorie: se si dicesse che lo fossero, sarebbe solo l’assolutizzazione di una verità che invece è solo un ciclo storico; gli Usa, senza il retaggio del sistema feudale e dei ceti aristocratico e militare, ci fanno capire che la fonte di instabilità non è il dualismo ma quegli stessi ceti in contrapposizione
· debolezza della borghesia italiana e tedesca che è costretta a patteggiare lo sviluppo, mentre gli Usa nascono necessariamente con un assetto pluralista, data la composizione della federazione (stato federale e governo presidenziale sono modelli che a priori rinunciano al monismo – Presidente rappresentante l’ntero paese, Senato gli stati federati, Camera realtà locali più ristrette); non a caso la Cost. Francia 1789 è tutt’ora vigente nella sua peculiarità ed è una delle costiutzioni liberali più antiche
· la divisione dei poteri – prima di quello politico, poi delle funzioni sottostanti – va ben oltre Montesquieu, ritrovando la sua validità nei sistema altamente pluralistico Usalo stesso monismo continentale non è sostanziale sin dal’inizio: 1) la forza dei parlamenti liberali è più negativa che positiva, visto che il legame con l’esecutivo non significa dipendenza di questo dalle direttive del parlamento 2) la borghesia non è un monolite con principi monolitici, ma ha una variabilità di interessi contrapposti (monismo relativo e dinamico, con conflittualità interna ed esterna – classe operaia -)


Fonti:
Amato Giuliano, Forme di Stato e forme di Governo

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