Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Il pensiero politico filosofico di Jean-Jacques Rousseau

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Il contratto sociale, il testo completo.
La sovranità è il potere legislativo, inalienabile e indivisibile appartiene al popolo, il governo è mero esecutivo intermediario e può assumere le tre forme classiche + mista


Rousseau – Contrat Social
Nonostante pensiero democratico vede le associazioni parziali come dannose a volontà generale, perché non ammette punti di vista diversi per interpretarlo, no a fazioni, il partito è una parte rispetto al tutto


· osservò che libero è quel potere che si risolve nell’autogoverno repubblicano del popolo, la sola forma di stato capace di identificarsi in pieno con la società [scritti celebri, anche se con incertezze del 1750-1776: prima redazione del Contrat Social: Manuscrit de Geneve 1756-58, Discours sur l’inegalité 1754 e articolo De l’économie politique 1755]
· nel Munuscrit de Geneve (Contrat Social) 1756-58 l’argomento dello stato repubblicano non è impostato, ma nel II capitolo Libro I, che non compare nella versione definitiva del Contrat Social del 1762: il motivo di fondo che spinge gli uomini a costituirsi in società è l’espansione dei bisogni, una società che li corrompe e li fa schiavi , costringendoli ad una falsa benevolenza (conclusine pessimistica); con la costituzione in società si è perduta la perfetta indipendenza dello stato di natura e l’antica innocenza (libertà originaria) con evidente impossibilità di tornare indietro
· se si tornasse indietro ognuno resterebbe isolato fra gli altri, pensando a se stesso e senza sviluppo dell’intelletto: volontà comunque di progredire verso una conoscenza che assicuri moralità alle nostre azioni con la massima espressione, la virtù; va sconfitta “l’ignoranza della nostra miseria”, immaginando una forma politica nuova che armonizzi in un unico punto di congiunzione le nostre qualità migliori con l’esigenza di difendere i più deboli
· nel Manuscrit vi sono comunque 2 nozioni fondamentali 1) l’amministrazione del corpo sociale è diversa dalla sua costituzione 2) lo studio dei principi del governo non deve essere improvvisato ma scientifico
· tiene presente Hobbes rovesciandolo: è la società a costituire l’impedimento maggiore alla pace e alla felicità degli uomini, poiché la società è cresciuta storicamente nell’ineguaglianza, sull’ingiusta oppressione dei deboli-poveri da parte dei forti-ricchi; essendo impensabile un ripristino delle condizioni di natura, è necessario definire in modo radicalmente nuovo le conoscenze, costituendo un nuovo corpo politico ed una sua diversa amministrazione
· il contratto sociale dovrebbe fornire un nuovo concetto di libertà con regole desunte dall’interesse collettivo (volonté générale): mettendo insieme la libertà dall’alto (istituzionale) con quella dal basso (popolare), al fine di costituire una nuova persona morale dotata di unità
· laddove per Montesquieu le repubbliche moderne erano aristocrazie in decadenza, anche per Rousseau – dopo la visita a Venezia 1743-44 – lo sono (Contratto Sociale 1762). Lo stato libero non è né la repubblica aristocratica né quella mista, ma una repubblica con rappresentanza diretta, come Ginevra
· anche il popolo inglese “si crede libero, ma è in grave errore; è libero solo durante l’elezione dei membri del parlamento; appena avvenuta l’elezione è schiavo; è niente” [Montesquieu evita il coinvolgimento passionale ed essere oggettivo, Rousseau si lascia influenzare dalla società del suo tempo]
· il coinvolgimento passionale di Rousseau è spesso molto forte, e attaccato alla pedagogia e morale: sembra che i Discours sur l’inegalité 1754 e L’Emile formino un unico blocco
· l’amministrazione viene spesso usata al posto della parola governo – nota al ginevrino per la sua esperienza di segretario dell’ambasciatore francese a Venezia: il potere legislativo deve appartenere al popolo, ma non l’esecutivo, che è meglio non affidare perché non si distragga dalla sua funzione principale; il modello ideale di governo – che in Montesquieu non c’è – è uno stato ben ordinato, dove tutti i cittadini sono uguali, dove nessuno può essere preferito come sapiente o più abile, ma al massimo come migliore
· se la scienza politica la si rinviene spesso nel linguaggio e nelle frequenti metafore meccanicistiche, tipiche del tempo, si pone il problema di quali debbano essere i congegni della macchina operativa fondata sull’autogoverno: libertà come fatto sociale, che – in base alle esperienze storiche – cancella dal rapporto dell’uomo con l’uomo ogni forma di dipendenza (Lettres de la Montagna 1764)
· dal valore della legge e dai suoi rapporti derivanti dalla natura delle cose, di garanzia per gli individui - montesquieuviani -, ci si sposta da un concetto di libertà senza dipendenza (senza padroni e sottomessI): ciò che conta non è la legge di per sé (tanto da giustificare anche un governo dispotico), ma il fatto che essa discenda dalla volontà generale del popolo sovrano. Va data forza a questa volontà.
· riprendendo la tipologia aristotelica – ma nemmeno tanto – immagina che i titolari del potere esecutivo non devono interferire con legislativo, anzi restando subordinato a questo: parla della divisione dei poteri in modo indiretto, riferendola – funzionalmente e unidirezionalmente – alla subordinazione dell’esecutivo al legislativo: escludendo direttamente l’autonomia, preserva però l’indipendenza di un legislativo espressivo della volontà generale; l’unione legislativo-esecutiva genererebbe confusione ed inefficienza, infatti la corruzione del legislatore è la più pericolosa, perfino dell’abuso della legge da parte del governo
· la virtù dei cittadini deve sorreggere il legislativo ad ogni passo, sebbene – con realismo e pessimismo quasi di pre-elitismo moschiano – sostiene che una vera democrazia non è mai esistita e non esisterà mai: è contro l’ordine naturale che la maggioranza governi e la minoranza sia governata; meglio dunque ipotizzare un governo riformatore, un ministro capace di svolgere l’alto incarico di eseguire le leggi
· la democrazia – la più mutevole e più soggetta alle guerre civili delle altre forme – richiede più vigilanza e coraggio, perciò deve avvenire 1) in uno stato molto piccolo 2) dove ci sia un grande semplicità di costumi 3) dove ci sia uguaglianza nei gradi e nelle fortune 4) dove non ci sia lusso
· se a capo della amministrazione c’è un’aristocrazia le previsioni non sono ottimiste: l’ereditarietà – rispetto alla meritocrazia – è negativa; e anche quando i magistrati (nella forma perfetta, tre) siano scelti per elezione, non c’è certezza che essi agiranno a vantaggio di tutti anziché che per il proprio
· il governo monarchico sembrerebbe una formule efficace perché la massima concentrazione del potere fa sì che non ci siano movimenti opposti, però è la forma dove comanda per eccellenza la volontà particolare
· definendo il Principe il libro dei Repubblicani, testimonia il debito nei confronti del Machiavelli [maestro di realismo repubblicano più che teorico di governo misto] che “fingendo di dar lezione ai re, ha dato una gran lezione ai popoli”
· tenendo costantemente d’occhio Montesquieu, scrive del rapporto tra governanti e governati: più gente è impegnata nell’amministrazione più il rapporto di sudditanza e debole e si avvicina all’uguaglianza, essendo massimo quando il potere è nelle mani di uno solo (la distanza tra principe e popolo sarebbe troppo grande): occorrono quindi corpi intermedi e grandi nobiltà
· vedendo la libertà come fatto collettivo che tende ad esprimersi all’unisono, il governo misto come insieme di parti rientra nella normalità delle cose, ma non come “divisione in parti uguali”, forma debole e decisamente da scartare; cattiva è infatti le forme di governo mista inglese e polacca, dove a differenza del governo semplice (dove l’esecutivo dipende dal legislativo), le differenze di potere non sono rispettate; magistrati intermedi non danneggiano l’unità del potere esecutivo e contribuiscono a tenere in piedi i due poteri, ma in questo caso non si è di fronte – giustamente - ad un governo misto, ma semplicemente moderato
· in tutti i governi del mondo la persona pubblica consuma, e per farlo acquisisce dal lavoro dei suoi membri: è il superfluo dei privato che produce il necessario per la collettività; questa eccedenza non è la stessa in tutti i paesi del mondo: per questo la libertà non riguarda solo la struttura del governo ma anche le sue proporzioni interne
· Rousseau cercherà di dimostrare – Proujet de constitution pour la Corse 1765 e Considération sur le gouvernement de Pologne 1771 – che il problema del « governo migliore » è insolubile : al massimo si può riconoscere se un popolo è governato bene o male
· sviluppando la strada di ROBERT DERATHÉ (1950), si può dire che la scienza politica di Rousseau si impone per lo schema generale di pensiero relativista e per il valore della problematica istituzionale, traendo vantaggio dalla distinzione di Bodin Stato-governo (sovranità-esercizio pratico del potere)
· il fatto nuovo è che poi la distinzione tripartitica di Montesquieu – che non aveva applicato a nessuna forma di governo particolare – la riferisce alla democrazia, uscendo dai vecchi e tradizionali schemi
· insiste sulla libertà come non dipendenza, ma anche sulla necessità di adattamento delle istituzioni, recuperando – perfino – nei consigli ai polacchi la stessa teoria della rappresentanza politica: agisce su di lui la drammatica crisi dei rapporti con Ginevra dopo la condanna al rogo, in blocco, dell’Emile e del Contrat social da parte del Piccolo Consiglio (consiglia ai polacchi di riformare le istituzioni del paese per farle più forti e stabili, non di abbattere le antiche strutture rappresentative
· il pensiero politico dell’ultimo Rousseau è di una ricchezza straordinaria: quando cambiano i sistemi di produzione sono le forme di governo a doversi adattare; rivede inoltre la precedente filosofia, considerando governo misto (caso corso) e istituzioni rappresentative (caso polacco) recuperati al fine di mantenere lo Stato
· questo relativismo politologico era comunque in linea con la mentalità riformatrice tipicamente settecentesca: adattare una costituzione al popolo cui è destinata; credeva che un’ingegneria costituzionale potesse fornire alla libertà ampi margini di intervento: poiché gli elementi strutturali erano difficilmente modificabili, gli uomini potevano avere comunque la capacità di fletterle, resistendo alle forze sovrastanti


Fonti:
Le forme di governo, Nicola Matteucci
Alla ricerca del governo libero, Carlo Carini

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