Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

consuetudini culinarie cinesi, strade in Cina, e accoglienza orientale

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Ho dormito fino alle 17.30, dalle 10 di stamattina. Avevo in programma con Renato di andare ad una cena con lui, i suoi genitori e i dipendenti dei suoi genitori. Mi è passato a prendere, ed in tutto eravamo intorno al tavolo 8 persone; era un po' come le piccole aziende italiane fanno con i loro dipendenti prima di Natale, una cena di commiato prima delle feste, solo che qui la fanno a fine gennaio perché il nuovo anno, la cosiddetta festa di primavera inizia il 6 febbraio (Capodanno) per durare 5 giorni.
Renato ha una macchina, ma il problema di Shanghai sono i posteggi. I garage privati non ce ne sono (ce ne sono pochissimi, che devi comprare e costano un'enormità); la maggior parte sono garage a pagamento, che costano una cifra abnorme per i cinesi, 2 euro l'ora. Renato ha un tagliando che paga relativamente poco, sugli 8 euro al mese. La macchina è un lusso vero e proprio, e anche per questo ci sono un'infinità di taxi: la proporzione è 1 macchina ogni 1000 abitanti. Nonostante ciò le strade nella gran parte della giornata sono congestionate, e anche la notte (a qualsiasi ora) è raro non trovare almeno una ventina di macchina intorno a te. C'è molta polizia che, mi ha detto Renato, "fa la città sicura". La maggior parte delle strade, a parte le superstrade e le mega-superstrade, sono a 3 corsie per senso di marcia con uno spartitraffico in mezzo; in ogni caso, c'è un semaforo ogni 100-200 metri (anche per questo il traffico è lentissimo) per via dei frequenti incroci, e ad ogni semaforo è comunque prevista la svolta o anche l'inversione nelle altre corsie. Sono vietatissimi per la strada moto e motorini, se non quelli acquistati – secondo la legge – prima di 10 anni fa. CI sono scooter e scooter elettrici, ma possono circolare solo in una corsia vicino alla strada, sempre presente, che è promiscua: nella stessa corsia, separata dalla strada vera e propria di solito da una mini-ringhiera verde, possono circolare tutti insieme persone, biciclette, carretti, motorini (elettrici e non). Quindi un occhio alle spalle non fa mai male! Il clacson non è considerato maleducazione, e qualunque persona che arrivi alle spalle, suona. E suonano anche le macchine dietro a te se sei in prima fila al semaforo, e non passi prima del verde, visto che qui i semafori prima di scattare il verde hanno anche il giallo (in ordine: rosso, rosso e giallo in contemporanea, verde).
I cinesi mangiano come maiali: nel duplice senso di "esageratamente" e "sbrodolando". Il fatto è che in Cina spesso il tavolo è rotondo, con una piano che gira e sul quale si serve il cibo. Sarà cura del commensale prendere il cibo dal piatto davanti a lui con le bacchette, e ciò implica tre cose: 1) un buon uso delle bacchette, che comunque non è esente dalle cadute di almeno delle parti liquide del cibo, anche se qui è normale: insozzare la tovaglia sembra una consuetudine; in realtà credo non si conosca il galateo 2) prendere non la porzione di cibo che si vuol mangiare, ma ogni singolo boccone, e quindi intingere le bacchette più volte nel piatto, comportando maggiori sbrodolamenti ma anche un mix di sapori in bocca 3) c'è un'ottica comunitaria a tavola: la società occidentale, per antonomasia individualista e atomizzata, ha la sua porzione che non condivide e mangia da sola; qui, i piatti sono in comune, quindi tutti attingono nello stesso piatto, e poi si fa girare il piano, così che uno prenda solo la quantità che soddisfa il suo appetito, condividendo il resto del cibo con gli altri. Per i cinesi è faticoso usare coltello e forchetta, che non hanno. In genere l'apparecchiatura del tavolo prevede bacchette, una ciotolina su cui poggiare il cibo se non lo si mangia tutto subito (per pezzi particolarmente grossi), che è accompagnata da un cucchiaio per le zuppe (da versare nella ciotolina), un piattino che non serve assolutamente per poggiare la roba, ma sputarvici ciò che non si mangia (ossa, lische,…): e si deve proprio sputare, non prendere con le mani e poggiare. I piatti ordinati sono un'enormità, inconcepibili per un italiano, e per un pasto si arriva tranquillamente a 20-25 per sera, e tu non ti spieghi come fanno ad essere così magri (saranno le zuppe, il pesce e la verdura che non ingrassano… o la loro stessa costituzione). Il dolce vero e proprio non esiste nella cucina cinese, e tra i piatti principali ce ne sono sempre alcuni comprensivi di gamberi intontiti vivi (vedi post precedente), che piacciono parecchio, maiale, pollo, verdure, pesce (particolarmente prelibata la zuppa di testa di pesce, di solito si mangia la "guancia"); stasera tra gli altri c'erano toufu, mais fritto, maiale in agrodolce, alici in olio, insalata, involtini primavera con cavolo, pastelle varie, una crema fritta,… E è quasi obbligo morale alla fine della cena riportarsi a casa gli avanzi delle robe solide (non zuppe o brodaglie lente), cosa che fanno tutti al di là del conto in banca; anzi, ogni ristorante è dotato di vaschette apposite.
Alla fine della cena, gentilmente offerta a me e alle altre 6 donne-dipendenti dalla simpaticissima mamma di Renato, da suo padre più taciturno (come tutti i maschi di mezza età cinesi), e da lui stesso, siamo andati (io, Renato, e sua mamma) a casa della zia di Renato, stata in Australia per 20 anni e che quindi parlava – caso raro, insieme a suo marito e sua figlia Serena ventitreenne – benissimo l'inglese. Palazzo fatiscente, grigiore assoluto, cadeva quasi a pezzi, scalini ammuffiti, tarati sui mini-piedi dei cinesi (se io, 42 di piede) accosto la punta alla base dello scalino, mi sporge metà scarpa; senza pensare ai disabili). Aprono la porta il marito della zia, e la figlia, sensualissima in pigiama rosso natalizio, che mi accolgono con "nice to meet you"; l'ingresso in casa è stato favoloso, ci hanno fatto indossare come di consuetudine, le bustine per le scarpe sporche ai piedi (togliersele, come consuetudine in Giappone, è maleducazione). A dispetto dell'esterno la casa all'interno era una favola, arredamento post-moderno di valore, bei quadri ai muri, tv al plasma, sedie hi-tech arancioni, tavolo di vetro, divano in pelle arancione, mini-studio di serena con un'altalena con addobbi floreali, lampadario di cristallo, cura nei minimi particolari.
L'accoglienza morale, presente anche la "nonna", ottima: non solo per la possibilità di espressione, ma anche per il servizio in tazze di porcellana ricamate del caffè, tè servito in un'ampolla trasparente con la frutta, e dolci "cinesi" (caramelle) dei più vari, zuccherati e non, un dolce formato da tre olive (un'oliva particolare che da noi non c'è, zuccherata), e poi un biscotto zuccherato fatto con pasta di cachi secco (il frutto). Il cachi è un cibo particolarmente prelibato in Cina, e c'è il detto che si deve mangiare un cachi – vista la sua consistenza – quando si vuole avere parecchio sperma per fecondare. Nel frattempo, Serena mi ha portato a far vedere il filmato del suo viaggio a Singapore fatto a cavallo tra dicembre e gennaio; sono stato re-invitato nella loro casa per il Capodanno (cinese), e Serena mi ha regalato dei fiori piccolissimi fatti con le cannucce.
Al termine della visita, abbiamo cercato invano, io e Renato, un posto dove fare i massaggi alla testa, per poi tornare a casa mia. Buonanotte! Sono le 2.50.


Non ho fatto foto, perché mi sembrava maleducazione con persone che non conosco.

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