Il secolo cinese. Storie di uomini, città e denaro dalla fabbrica del mondo
La prima causa che mi ha stimolato a scegliere questo tema è una frase che ho letto sul libro di testo di storia nel liceo: ”Quando Marco Polo arrivò in Cina e vide per la prima volta Tadu (ora Pechino), la capitale della Dinastia Yuan, si meravigliò della distribuzione della città che era completamente diversa da quella delle città medievali in Europa...”. La mia curiosità per quel brano di storia mi spinse a pensare: come era in definitiva la città che vide il viaggiatore italiano di fama mondiale? Che caratteri aveva in confronto alle città occidentali nella stessa epoca? Quali sono i motivi che avevano causato le grandi differenze? E’vero che le differenze tra le città feudali influirono sullo sviluppo delle società feudali? Con una serie di domande e la consapevolezza di non sapere, ho consultato delle documentazioni cercando di prendere un mestolo d’acqua nel mare della storia per confortare un po’i miei dubbi.
Come tutti sanno, la comparsa delle città simboleggia l’aurora della civiltà umana. Le popolazioni nomadi non costruirono le città, perciò non crearono civiltà sviluppate. Il grande Gengis Khan conquistò la maggiore parte del continente eurasiatico, ma quando i suoi figli vollero dominare la Cina permanentemente, cominciarono a costruire una grandiosa capitale. I nostri antenati costruirono le muraglie o le circonvallazioni intorno alle regioni dove risiedevano per proteggere le loro vite e i loro beni, perciò i territori dentro le muraglie erano più ricchi di quelli fuori. A questo proposito, possiamo affermare che in qualunque epoca e in diverse nazioni, dalla comparsa delle città alla disintegrazione della società feudale, le mura erano sempre il simbolo di una città. Le mura protessero le città, ma furono anche di ostacoli alle comunicazioni tra le città e tra le città e le campagne. Inoltre, il carattere delle comunicazioni nell’epoca feudale era molto arretrato e quindi le città furono in certo qual modo isolate e le città delle diverse regioni svilupparono i rispettivi caratteri in forma differenziata. Per questo motivo, ho scelto l’epoca feudale quando tutte le nazioni civili svilupparono “città con mura”al massimo grado.
Devo dire che le città feudali cinesi e italiane sono diverse fin dalle origini. Come un proseguimento della tradizione della società schiavistica, anche le prime città feudali cinesi sono capitali dello stato e il primo motivo per costruire le muraglie e le città era per difendere il governo centrale e gli imperatori stessi. Questa funzione è particolarmente ovvia nella fase iniziale della società feudale. Secondo i documenti storici, Xianyang, la capitale dei Qin, la prima dinastia feudale cinese, era lunga 270 li (135 chilometri) da est ad ovest e c’erano palazzi reali dislocati in differenti zone urbane. Alla fine della Dinastia Qin, il generale Xiang Yu incendiò il Palazzo di Xianyang e l’incendio durò ben 3 mesi per questo motivo non siamo riusciti ad identificare perfettamente l’ambito della città antica fino ad oggi. Però le scoperte archeologiche ci hanno reso possibile conoscere un po’ la fisionomia originale di Chang’an (Xi’an di oggi), la capitale della Dinastia Han (Fig. 1). Dalla pianta non è difficile scoprire che la capitale degli Han era composta di 5 palazzi reali dove risiedevano gli imperatori, invece i quartieri residenziali e i mercati occupavano solo rispettivamente una piccola parte a Nord-Est e Nord-Ovest. Quanto ai milioni di contadini, naturalmente non potevano abitare dentro la splendida capitale. Diversamente, l’origine delle città medievali in Europa nasceva dalle esigenze economiche. Con il crollo dell’impero romano, “la città eterna” cadde. I numerosi nobili si trasferirono in campagna e costruirono i castelli dando l’origine ai feudi, quindi in Italia e addirittura in tutta l’Europa lo sviluppo della civiltà urbana rallentò il passo. Per fortuna, in ogni epoca non mancano mai i personaggi pronti a tracciare una nuova via. Alcuni mercanti e artigiani lasciarono, prima degli altri, i feudi, principali settori economici a quel tempo, e le città crebbero dove si raggrupparono. Queste prime città feudali furono costruite vicino ai castelli dove vivevano i feudatari, oppure sulle arterie di grande traffico, tuttavia i centri politici stavano ancora nei castelli dei feudatari. Eccetto poche città come Roma, Parigi e Londra, quasi tutte le città medievali in Europa furono costruite e sviluppate in primo luogo per accrescere l’artigianato e il commercio. Perciò la natura delle prime città feudali italiane è diversa da quella delle città cinesi.
La differenza di natura e funzione tra le città e anche la differenza tra la filosofia orientale e occidentale hanno reso le città feudali dei due paesi molto differenziate nella distribuzione strutturale e nelle costruzione architettonica. Per i cinesi era molto importante la teoria del “Fengshui”. Loro giudicavano il posto di una città favorevole o no secondo i 64 simboli divinatori descritti in “Yi King”. Chang’an, Luoyang e tutte le altre capitali cinesi si trovano in ambienti “fortunati”: “in una pianura ampia, ci sono corsi d’acqua, senza montagne... e non si vedono i confini...ma più lontano ci sono sempre montagne e fiumi intorno”. Un posto come questo è, sotto l’aspetto militare, facile da difendere, difficile da attaccare e con abbondanza d’acqua e cereali, quindi scegliere questo tipo di posti serviva a consolidare il potere statale. Invece molti dei comuni medievali in Italia erano porti importanti come Venezia e Genova, ecc. Naturalmente era una conseguenza dell’ambiente geografico particolare dell’Italia, ma rifletteva anche l’importanza del commercio marittimo e sembravano più evidenti le funzioni economiche e commerciali delle città. Quanto all’aspetto dell’architettura, la tipica tipologia cinese è l’impianto a corte: dai più piccoli come la Siheyuan (casa tipicamente tradizionale della Pechino di un tempo: quattro case intorno a un cortile formano una unità) ai più grandi come la capitale della Dinastia Tang, tutti sono nelle cinte quadrate. Se hai avuto la fortuna di conoscere la città di Xi’an che fu la capitale della Dinastia Tang, ti ha stupito sicuramente la regolare distribuzione della città come una scacchiera (Fig. 2). Con una superficie di 84 chilometri quadrati, Chang’an della Dinastia Sui e della Dinastia Tang era la più grande città della Cina antica, il centro economico, politico e culturale e una delle città più popolate e prosperose nel mondo di allora. Tutte le sue strade erano diritte e simmetriche: c’erano 11 strade da Nord-Sud e 14 strade da Est-Ovest. Il viale Zhuque, iniziava dall’Ingresso Mingde nel mezzo della muraglia meridionale, si estendeva diritto a Nord e passava per tutta la città. Largo 155 metri e lungo quasi 9 chilometri, è l’asse più lungo nella storia delle città del mondo. Erano quasi uguali le distanze tra ciascuna delle due strade parallele e così tutta la città era divisa in 108 isolati (si chiamavano “fang” nella Dinastia Sui e Tang, nella Dinastia Han si chiamavano “li” e dalla Dinastia Yuan si chiamavano “hutong”) dove vivevano gli abitanti. Le compravendite erano limitate nel Mercato Orientale (per i mercanti domestici) e nel Mercato Occidentale (per i mercanti dall’Occidente). Il palazzo imperiale e la zona dove abitavano i nobili e i ministri si trovavano nel centro della parte settentrionale della città (nella pianta, il corno sporgente a Nord-Est era il palazzo Daming costruito nel 634 d.c., più tardi della città). Nelle epoche seguenti, le capitali erano un po’ diverse da quella della Dinastia Tang, particolarmente nell’accentuare la posizione centrale del palazzo imperiale in una città, però questa distribuzione regolare era conservata, per esempio: Pechino, un’altra capitale cinese antica. Marco Polo descrisse Cambaluc (Tadu della Dinastia Yuan) come segue: “...Essa ha un perimetro di 24 miglia, cioè 6 miglia per lato, ed è perfettamente quadrata, non ha un lato più lungo dell’altro. Tutto intorno vi sono mura di terra spesse 10 passi e alte 20,...hanno 12 porte e sopra ogni porta c’è un grande palazzo,...Dovete sapere che le vie della città sono così diritte che da una porta si vede l’altra, e tutte si corrispondono allo stesso modo.” (Fig. 3 è il piano di Beiping, 500 anni dopo l’arrivo di Marco Polo a Cambaluc, quando regnava l’Imperatore Qianlong della Dinastia Qing, cioè l’ultimo apice dello sviluppo della società feudale cinese.) Dalle piante si vede subito che ogni città aveva un asse centrale (normalmente la strada principale) che la attraversava da Nord a Sud, e le altre strade e gli isolati erano distribuiti simmetricamente ai due lati dell’asse.
Questo tipo di distribuzione fu usato anche nella costruzione urbanistica dell’Impero Romano, per esempio, Mérida nel Sud della Spagna e Timgad nell’Africa settentrionale furono costruite come una scacchiera e c’erano templi, teatri, Basiliche e terme ai quattro lati della città. Chiaramente per realizzare tale distribuzione, una forza imperiale molto forte è necessaria. Quindi dopo l’impero romano, questo stile non fu molto usato. Diverse totalmente da quelle cinesi, le città medievali in Europa prendevano le chiese e le piazze davanti alle chiese come il centro dal quale si irradiavano le vie principali---tutte erano curve e irregolari. I mercati erano distribuiti in vari luoghi della città e gli abitanti potevano vivere o svolgere le attività commerciali lungo le strade. Le funzioni delle piazze medievali in Italia comprendevano: comizio, mercato, religione, cerimonia, commemorazione e ricreazione,ecc., in una parola,la piazza diventò il vero “cuore” di una città. Quindi in Italia emersero tante belle piazze urbane, come la famosa Piazza di San Marco di Venezia e la grande Piazza di San Pietro del Vaticano. Normalmente una piazza urbana è il centro della città, i.e.la Piazza Bra e l’Arena di Verona, la Piazza Maggiore e la Piazza Nettuno di Bologna, la Piazza del Duomo e la Piazza della Signoria di Firenze, tra cui un esempio tipico è il Campo di Siena. Dal particolare della pianta (fig. 4), si vede come le vie che si irradiano dal Campo, non sono diritte e non hanno un orientamento uguale. Perché la funzione fondamentale delle piazze è una sede di riunione. costruire una piazza nel centro della città riflette il pensiero “tutti gli uomini sono uguali.” Invece nelle città feudali in Cina, non c’era un luogo di riuinione fuori dalla porta di casa oltre alle vie e i vicoli che legavano gli edifici. Mancano gli speciali luoghi aperti per tenere i comizi. Centrare i palazzi imperiali riflette il pensiero filosofico “Il potere imperiale è supremo.” Un fenomeno interessante: sembra che i cinesi non accentuino molto il concetto del “centro della città” come gli italiani. In una città italiana, in centro (in genere è una piazza) si concentrano quasi tutti gli edifici importanti ed è il proprio “cuore” della città. Invece in una città cinese dove si conservano bene i caratteri della distribuzione feudale, come Xi’an, i cittadini ti diranno che il centro d’oggi è la Piazza del Campanile e del Tamburo (è anche una piazza), ma i centri della vita e della ricreazione sono probabilmente da altre parti. “Il centro” come luogo d’incontro per i cinesi, non è il centro, ma piuttosto in altre zone della città in cui hanno sede mercati, ristoranti, templi e perciò il concetto di centro si può estendere a molte parti della zona urbana.
La domanda seguente è se i caratteri delle città feudali cinesi e italiane hanno delle influenze rispettivamente sul corso dello sviluppo delle società? Come ho detto prima, le città medievali in Italia erano le comunità dove i mercanti e gli artigiani si riunivano spontaneamente. Benché fossero ancora sotto l’influenza di uno o alcuni feudatari, la dominazione e il controllo dai feudatari che spesso abitavano fuori le città non erano così opprimenti. Perciò i cittadini subivano meno restrizioni personali e sfruttamento come servi della gleba. Inoltre, nella maggiore parte delle città, il personale dei comuni era composto dei ricchi mercanti, cioè, i padroni di una città erano i “cittadini” la gente libera. Per questi motivi, il potere politico feudale nelle città medievali in Italia era relativamente debole, e il potere debole creò le condizioni per la comparsa dell’embrione del capitalismo. Contrariamente, i padroni delle città feudali cinesi erano i dominatori feudali. Le città erano i centri politici sotto diversi livelli di dominio e erano le fortezze più resistenti del feudalismo. Invece gli artigiani erano di basso stato sociale e senza una posizione indipendente, i loro lavori e produzioni servivano, per una buona parte, i feudatari. Dopo la Dinastia Tang, arrivò la Dinastia Song quando la cultura urbana prosperava senza precedenti: dalle città commerciali di porto come Quanzhou, Canton e Fuzhou si trasportarono i “made in China” oggetti di porcellana, seta e tè al Medio Oriente, al vicino oriente e all’Europa; la città di Dongjing (Kaifeng di oggi) della Dinastia Song Settentrionale e la città di Lin’an (Hangzhou di oggi) della Dinastia Song Meridionale sono tutte grandi città con una popolazione di più di un milione di abitanti. Il noto dipinto “Panorama lungo il Fiume Bian nel Periodo Limpido e Chiaro”(Fig. 5---particolare) dipinto dal pittore Zhang Zeduan raffigura l’immagine di un prosperoso lungo fiume, dimostrando che nel periodo della Dinastia Song ci si ribellò alle convenzioni della Dinastia Tang secondo cui le attività commerciali dovevano essere svolte nelle zone prefissate. Purtroppo questa prosperità non creò un grande cambiamento nella storia urbanistica dell’Oriente. Merita riflessione che le belle metropoli grandiose e ricche non riuscirono a dirigere la società verso la fase più avanzata.
Il tempo vola e l’umanità è entrata nel ventunesimo secolo. La Cina e l’Italia, due nazioni di civiltà antica, oggi contemporaneamente affrontano il tema della protezione e il restauro delle città antiche. Quando lo sviluppo delle città moderne è in conflitto con la protezione delle costruzioni antiche, come sceglieremmo? Si dice che nei venti anni successivi alla riforma e apertura della Cina la distruzione delle città in nome della modernizzazione ha superato quella dei cento anni passati. Nella storia cinese ci sono state tante metropoli splendide come Chang’an, Luoyang, Pechino, Kaifeng e Nanchino ecc., ma quelle che sono state elencate nella “Lista delle Eredità del Mondo”come una città completa sono soltanto alcune piccole città poco famose come Pingyao e Lijiang. Neanche una delle sette maggiori capitali antiche sono state conservate completamente nella fisionomia originale come Venezia o Firenze. Questo non può fare che preoccupare! Sicuramente ci sono delle cause come guerre continue e calamità naturali, ma non possiamo negare le distruzioni delle eredità antiche a causa dello sviluppo cieco e della mancanza della conoscenza indispensabile alla protezione dei reperti archeologici negli ultimi decenni. Su questo punto dobbiamo veramente imparare dagli italiani. La protezione delle eredità storiche e culturali in Italia si è avviata presto con una grande quantità e una buona qualità. L’idea di protezione dell’eredità storiche e culturali è aumentata nella coscienza di tutto il popolo in Italia. Bologna è la prima città che ha proposto di “proteggere le case insieme con la gente”(protezione totale). La cosiddetta “protezione totale” vuol dire che nella protezione delle eredità storiche e culturali, si devono proteggere non solo gli edifici antichi di valore ma anche lo stato originale degli abitanti che vi vivono. Tali provvedimenti fanno vivere i bolognesi in una comunità con il fascino antico, le comodità moderne, il bell’ambiente e le ricche attività culturali. Il principio migliore della protezione delle antichità è proteggere sul posto e restaurare le opere come originali. Piuttosto che impiegare molte forze a costruire dei cosiddetti “edifici che imitano le antichità”, si preferisce mettere i soldi e la manodopera nella protezione degli edifici antichi esistenti, i quali sono danneggiati e vecchi, ma anche sono la storia viva, perché la storia non esiste nel libro di testo, ma nelle città concrete dove ci sono tracce di vita. Così quando saremo invecchiati, potremo dire senza rimorso che siamo meritevoli sia degli antenati sia dei discendenti.
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