La parola “
mistica” nella sua origine non è da
intendersi né come esoterismo né come rivelazione privata (
e questo lo dicevaanche Borella), ma una scienza e un discorso su Dio riservati, per i
quali sono importanti
silenzio e quiete.
Essa è esperienza dell’Uno, accompagnata dalla
rimozione della volontà personale che diventa volontà di Dio poiché
l’esperienza spirituale è un’esperienza che si basa sul distacco dall’io a favore
del legame amoroso con Dio.
La concezione secondo cui la mistica è un canale
privilegiato con cui Dio comunica con l’uomo attraverso stati particolari è
importante.
Paradossalmente, essa non è inscrivibile in nessuna
religione, poiché per sua natura la religione è dogmatica, dottrinaria e
intermediaria: l’esperienza mistica della rivelazione divina è invece diretta
e comunicata da spirito a spirito, ed è primariamente anche conoscenza di
sé.
La mistica si trova in tutte le religioni e il mistico non
fa altro che riferire le sue esperienza attraverso le categorie della propria
religione.
Molto più vicino al misticismo è il buddismo che con
il tema del vuoto e della vacuità terrena, anche se non parla mai
dell’esistenza o meno di Dio, si avvicina a quella ricerca mistica che tende a
far svanire l’ego.
Le religioni, proprio perché dottrinarie, non hanno a che
fare con il distacco: il vero cristiano è colui che segue Cristo dentro di
sé e fuori dalla religione.
Non c’entra niente dunque né la psicologia né il
sentimento; importante è invece l’umiltà, che è una dichiarazione implicita della propria bassezza di fronte all’Assoluto.
la mistica vera sa prendere il tutto e non solo la parte,
apportando alla coscienza una visione tanto più completa quanto più questa è
espansa, e non rimane ancorata a visioni parziali.