Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Cultura e Culture: le Arti come fattori di integrazione sociale e reciproca comprensione

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Chi conosce la Cultura dell’Altro entra in un circolo virtuoso, parafrasando Dante Alighieri; l’influsso delle arti è benefico per definizione, perchè com-prendere la Tradizione dell’Altro è prenderne un po’ nel proprio cuore.

Non a caso “Quintius Ennius tria corda habere sese dicebat, quod loqui Graece et Osce et Latine sciret”, come diceva Gellio.

Partiamo da un esempio obbligato: la reciproca comprensione tra la logica occidentale e la logica cinese, che prenderà quindi la “Logica” come epitome di tutte le altre Arti.

Spesso si dice che il sistema confuciano - su cui si basa la logica cinese - è un sistema ordinato dell'Universo. Qui risiede la prima possibilità di confusione: la parola "ordine" per un cinese significa altro che per un italiano. L'Ordine del Diritto Romano è un equilibrio tendente alla stabilità, in cui si creano capisaldi e si eliminano delle variabili indipendenti.
Questo è riflesso nella costruzione logica delle lingue latine e neolatine, in cui c'è un soggetto, un verbo, un complemento oggetto.
Il soggetto, come Re e Capo dei nuovi Universi della frase, comanda il complemento oggetto. Come in una tragedia greca, colui che organizza il discorso ha in mente il Destino ordinato, il Fato di questa piccola creazione.


Nel pensiero cinese ciò non vuole accadere; semplificando, il linguaggio cinese è una giustapposizione di idee-concetto, in cui il soggetto può diventare verbo o complemento oggetto a seconda della concatenazione logica del Creatore che compone la frase e la logica sequenziale.
Ciò fa sì che tutto possa mutare. Tant’è vero che queste due immense civiltà, la Romana e la Cinese, hanno ispirato due opposte logiche della Creazione, producendo l’una il Diritto Romano (una serie di regole) e l’altra gli I-Ching (il libro delle Mutazioni).
Ecco perchè quando un italiano parla di “ordine” vede il “castrum” Romano; quando un cinese parla di “ordine” vede un insieme di fenomeni in perenne e costante cambiamento sotto il Cielo Unico, il cui il Re di oggi può essere lo schiavo di domani.

Quando ci si riferiva all’Imperatore della Cina come garante dell’Ordine dell’Universo, ci si riferiva ad un Ordine trascendente che ispirava la funzione dell’Imperatore temporale; sotto l’Imperatore, che rappresentava il Principio, non c’era una piramide, ma un’estensione piatta e formicolante.
Non a caso uno dei proverbi cinesi più presenti nell’immaginario di questo popolo è “il cacciatore colpisce l’anatra che solleva il collo” (tra tutte quelle che, nel branco, stanno con la testa bassa).

Nel passato l’Imperatore rappresentava il Principio circolare Unico, il Cielo, con l’onore e il fardello delle decisioni ultime. Sotto di lui, la terra, piatta e quadrata, in cui miliardi di esseri e situazioni si muovono in ogni direzione, cercando di sopravvivere alla giornata.
Ho voluto rifarmi a queste immagini per tentare di visualizzare anche la Cina di oggi e sistematizzare ciò che all’occidentale sembra inspiegabile.

I cinesi si organizzano”; laddove l’italiano è individualista e autodecisionale (donde la creatività personale), il cinese è gregario.
Una delle contraddizioni che più sbalordiscono l’occidentale è, da una parte il rispetto dei programmi da parte della burocrazia statale e, dall’altra, l’inafferrabilità del “cinese della strada”, o il traffico urbano, o la flessibilità delle regole “tecniche” nelle costruzioni, nel controllo di qualità, negli standard di vita quotidiana, nell’etica degli affari.

Però, da parte italiana, la cancellazione di impegni all’ultimo minuto, la sostituzione degli interlocutori, la modifica dei programmi – cose di ordinaria esperienza per noi – mandano i cinesi in “tilt”. Salvo poi imbattersi in altrettante sorprese e subitanee modifiche da parte cinese, ovviamente inspiegabili secondo la logica occidentale e cartesiana per cui ad ogni azione corrisponde una reazione possibilmente prevedibile al filo dell’esperienza, oppure secondo il brocardo romano “pacta sunt servanda”; oppure ancora secondo la nostra logica della “conservazione dell’ordine”.
Sembra quasi che un genio della diplomazia quale Talleyrand avesse citato Confucio quando affermava “dans la vie il n’y a pas de lois ethiques ou morales: il n’y a que des circostances”.

Una delle parole/concetto più diffuse nel lessico contemporaneo cinese è “hè xiè” (和谐), che viene per convenienza tradotto con “armonia”.
L’analisi del carattere “hè” () rivela l’idea di “pace”; quella del carattere “xiè” () contiene l’idea di “accordo”.
Combinati, i due caratteri suggeriscono una situazione di accordo sociale per raggiungere una coesistenza pacifica. Quindi le idee suscitate dai caratteri “hè xiè” (和谐) in un cinese e quelle suscitate dalla parola “armonia” in un occidentale sono diverse. La parola-idea “armonia” è un capolavoro del Rinascimento Italiano, che ha alla base il concetto platonico dell’Amore che “muove il Sole e le altre Stelle”, e il concetto cristiano di amare il prossimo.

Invece l’“armonia” cinese è l’ordine di un congegno meccanico di celeste precisione, di sublime accuratezza in cui il Libero Arbitrio appartiene solo al “Principio”, che ora è l’espressione della volontà popolare.

Quando Matteo Ricci evengelizzò i cinesi, utilizzò il termine “Signore del Cielo” per esprimere Dio. Chiave per entrare nel sentimento dei cinesi.
L’immenso lavoro filosofico di Ricci consistette nell’impiantare il seme dell’Amore nell’Ordine, e ricordare ai cinesi che l’Amore che discende dal Cielo alla Terra è anche transitivo, da un uomo all’altro; il messaggio del Cristo che si è fatto uomo ed è morto per amore degli altri uomini è veramente “paradossale”, per citare il titolo di una famosa opera di Ricci.

Sta quindi a noi, in nome e del rispetto del grande Gesuita, a 400 anni dalla morte, amare senza riserve questo popolo così diverso da noi nella logica e risolvere le relative differenze seguendo la Speranza.

Intervento del Dott. Paolo Sabbatini, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Shanghai
al Convegno "VIVERE INSIEME NELLE CITTA’ MULTICULTURALI"
Shanghai, 28 ottobre 2010, ore 16.00
Padiglione Italia, Expo Shanghai 2010





















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