Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Cai Xiang: Rivoluzione/racconto. Un’immagine della letteratura e della cultura socialista cinese (1949-1966)

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Quest’anno il prof. Cai Xiang, docente di letteratura cinese all’Università di Sciangai oltre che celebre saggista e romanziere, ha dato alle stampe un’innovativa storia della letteratura della Cina popolare dalla fondazione all’inizio della rivoluzione culturale, 1949-1966, che per i numerosi spunti politico-culturali ha messo a rumore gli ambienti della cultura locale. Traduciamo qui l’indice del volume e parte del paragrafo dedicato alla “crisi del socialismo”.

Cai Xiang
Rivoluzione/racconto. Un’immagine della letteratura e della cultura socialista cinese (1949-1966)
[Zhongguo shehuizhuyi wenxue-wenhua xiangxiang (1949-1966)]
Pechino, 2010, pp. 395

INDICE

INTRODUZIONE: La “Cina rivoluzionaria” e le sue forme espressive letterarie

CAP. I Statale/locale: conflitti, composizioni e compromessi nell’immaginario rivoluzionario
§ 1. Descrizione del colore “locale” e perplessità nella ricostruzione del “paesaggio”
§ 2. Il “locale” nella mobilitazione e nella rifondazione
§ 3. Distaccarsi, radicarsi e conservare il “locale” o volgersi alla modernità
Conclusioni

CAP. II Struttura della mobilitazione, masse, quadri e intellettuali
§ 1. Struttura della mobilitazione
§ 2. Masse
§ 3. Quadri
§ 4. Intellettuali
Conclusioni

CAP. III Gioventù, amore, diritti naturali e sesso
§ 1. La gioventù ovvero la “politica dei giovani”
§ 2. L’amore ovvero le “storie d’amore”
§ 3. Il sesso ovvero il “racconto del sesso”
Conclusioni

CAP. IV Ricapitolare la storia della rivoluzione: dall’eroismo al romanticismo
§ 1. “Gente comu,e eroi collettivi”
§ 2. Romanticismo e il racconto di un viaggio
§ 3. Il “lettore” e il “mercato”
§ 4. Perchè o come ricapitolare la storia della rivoluzione
Conclusioni

CAP. V Racconto  del lavoro e dell’utopia del lavoro
§ 1. La discussione politica in “Impiantito” [Diban di Zhao Shuli, 1946] e razionalizzazione dei decreti del governo
§ 2. “Rifondazione” [Gaizao di Qin Zhaoyang, 1950] e il racconto della rifondazione
§ 3. “Storia dell’intrapresa” [Chuangyeshi di Liu Qing] e trasformazioni nel concetto di lavoro
§ 4. “La profusione di colori è sempre primavera” [Wanziqianhong zongshi chuntian di Shen Fu e altri, 1960]: emancipazione delle donne e armonia fra i sessi
Conclusioni

CAP. VI Racconto del “rinnovamento tecnico” e centralità della classe operaia
§ 1. Le armi dei deboli e lo spirito artigiano
§ 2. “Cahier de doléances culturale” e “rinnovamento tecnico”
§ 3. Avversione per la conoscenza o avversione per la specializzazione?
Conclusioni

CAP. VII Politica culturale ovvero conflitti culturali nella politica negli anni Sessanta
§ 1. Agi materiali e tormento per la materia
§ 2. Il movimento per “distaccarsi dal territorio sovrano” e lo sforzo per “ricostruirlo”
§ 3. Fatterelli di vita e avvenimenti statali
Conclusioni: Come mai risorge la “giovinezza della letteratura”?

CAP. VIII Crisi del socialismo e sforzi per superarla
§ 1. Che cosa significa crisi del socialismo
§ 2. Sforzi per superare la crisi
§ 3. Rimodellamento della conoscenza negli anni Ottanta
Conclusioni

Bibliografia

Poscritto

CHE COSA SIGNIFICA CRISI DEL SOCIALISMO

Io sono sempre chiamato la Cina contemporanea ricorrendo al concetto di “rivoluzione” e ho detto “Cina rivoluzionaria”, ma si tratta solo di una formulazione generica o metaforica. Se noi interpretiamo “rivoluzione” nel senso di movimento di massa (o prassi politica) su vasta scala, caratterizzato in particolare dalla presa del potere armata, allora da dopo il 1949 la “rivoluzione” ha conosciuto una battura d’arresto. Naturalmente, non si vuole intendere qui che il concetto di “rivoluzione” abbia smesso di funzionare, esso funziona ancora, però si manifesta in altre forme. Possiamo dunque parlare, da dopo il 1949, di contesto “che fa seguito alla rivoluzione”. Dagli anni Novanta, un concetto prediletto da alcuni studiosi è stato quello di “postrivoluzionario” o di “postsocialismo”, per significare che noi siamo entrati in un altro contesto storico. Tuttavia, io preferisco chiamare il periodo dal 1949 al 1980, ovvero la seconda metà del XX secolo, “seguito della rivoluzione”.

Tale periodo è caratterizzato da due aspetti: l’uno, l’enfasi sulla ricostruzione, ovvero sul ripristino del regime politico e sulla ricostruzione economica, e dunque non si tratta di un movimento politico come quelli passati, miranti al rovesciamento e all’opposizione su vasta scala (per questo noi discutiamo sempre di Yenan: il periodo di Yenan infatti anticipa alcune idee o addirittura progetti istituzionali di ricostruzione post-1949, e in questo senso Yenan è molto importante); l’altro, con “seguito della rivoluzione” si insiste, oltre che sulla ricostruzione, sul buon governo e dunque l’importanza dello Stato è messa chiaramente in rilievo. Le rivoluzioni di una volta sfidavano e abbattevano le forme di Stato preesistenti, invece dopo il 1949 la società in ricostruzione ebbe manifestamente bisogno di essere ben governata e dunque il concetto di “buon governo” costituisce la seconda componente del “seguito della rivoluzione”. Senza Stato non si dà buon governo. Sono questioni, queste, legate alle idee del leninismo, in particolare quella della “creazione del socialismo in uno solo paese”.  
   Tuttavia, l’idea di rivoluzione non è affatto scomparsa. Una volta entrata nel contesto storico del “seguito della rivoluzione”, essa è inevitabilmente entrata in conflitto con i due concetti di ricostruzione e di buon governo e il nucleo di tale conflitto resta la questione della modernità. Come comporre la contraddizione? La capacità di giungere a una composizione esiste? Se la risposta fosse negativa, si entrerebbe in uno stato di crisi e si potrebbero generare elementi di crisi in seno alla società.
Io dunque opero una categorizzzazione quintuplice delle contraddizioni operanti nel contesto storico della fase storica del socialismo, ovvero del “seguito della rivoluzione”: 1) contraddizione fra egualitarismo e stratificazione sociale 2) contraddizione fra il regime gerarchico e la partecipazione popolare 3) contraddizione fra la società politica e l’universo vivente 4) contraddizione fra le tendenze centripete e l’oggettivizzazione 4) contraddizione fra il mantenimento dello status quo e lo sguardo al futuro.

Naturalmente esistono molto altre categorie di contraddizioni. Tuttavia, tramite l’analisi di queste cinque contraddizioni possiamo vedere come l’interposizione della modernità avvii un conflitto strutturale fra l’idea di rivoluzione e il contesto storico del “seguito della rivoluzione” e come tale conflitto strutturale provochi la crisi del socialismo.

[...]
[tr. it. di Giorgio Casacchia]

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