Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

L'Alcibiade Maggiore di Platone e la contrapposizione anima-corpo

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Come premessa Socrate dice che per ben iniziare è bene rendersi conto di non sapere, e pensare che ciò che sappiamo nessuno ce lo ha insegnato o non lo abbiamo appreso da nessuna parte.
Infatti l'insegnamento della maggioranza è futile, tali maestri sono inaffidabili.
Sulle cose che non si conoscono, infatti (come il giusto e l'ingiusto), tra questi ultimi c'è il massimo grado di disaccordo.

Nel dialogo è ancora più chiara rispetto agli altri l'uguaglianza Buono = Bello = Giusto = Utile = Felicità = Sapienza.

Una azione bella e giusta, per quanto inutile possa sembrare, ha infatti sempre e comunque la sua utilità anche se non è immediatamente ravvisabile sul piano "fisico".

"Sembra che tu abbia ascoltato queste parole da te, non da me": oltre a riferirsi al metodo maieutico, Socrate anticipa che il vero metodo è il Conosci te stesso.
Alcibiade "Mi rimetterei al nocchiero", Socrate "Dunque sulle cose che non sai non sei disorientato, se però sai di non sapere?".
Ciò che bisogna conoscere non sono infatti i compagni di lotta, ma gli avversari le cose che non si conoscono, ma che si pensava di conoscere, e delle quali si sa o perlomeno si intuisce di non conoscere.

L'uomo è l'anima, la quale comanda sul corpo.
L'uomo quindi non è nè solo corpo, nè l'unione dei due.
Quindi, Conoscere se stesso non significa conoscere cosa appartiene a se stesso (il corpo), ma è guardare dentro di sè.
Quando uno inizia a capire questo si accorge non solo che non conosce nè se stesso, nè cio che gli appartiene, ma non conosce nè gli altri, nè ciò che appartiene agli altri.
L'anima deve fare come un occhio che per guardare se stesso è inutile che guardi ad altre parti del corpo poichè l'unica cosa in cui può vedersi è la pupilla-specchio di un altro occhio; così l'anima deve guardare ad un'altra anima per conoscersi.
Ciò significa anche scorgere la scintilla divina che permea la propria e l'altrui anima, che è la parte più brillante.

Queste anime sono affamate al punto tale che "ringhiano come cani e si aggirano per la città" (Sal. 58, 7)
La condizione dell'anima che ricerca.

-         Ignoranza di Alcibiade riguardo all’utile.
Alcibiade pensa che il giusto e l'utile non siano la stessa cosa: chi commette ingiustizie, può trarre da queste vantaggio; chi invece agisce giustamente può non ottenere alcun vantaggio.
Per questo motivo per lui tra le cose giuste alcune possono essere vantaggiose altre no.
Alcibiade fa però la confusione di mescolare le cose su due piani diversi: il vantaggio materiale con l'utile che invece va a vantaggio dell'anima.
E per questo Socrate gli chiede Ma dunque il coraggio non è una cosa e la morte un'altra?
Il coraggio è una qualità dell'anima (quindi coinvolge un piano immateriale), la morte tratta con la forma (piano materiale).
L'azione giusta invece secondo il discorso di Socrate è bella, perciò anche buona e utile, perchè ritorna a vantaggio.

- La peggiore ignoranza è credere di sapere quello che non si conosce,soprattutto se si tratta della giustizia.
Il credere di sapere inorgoglisce Alcibiade e lo fa cullare sugli allori.
Lo "stato strano" di Alcibiade NON e' dovuto alla questa consapevolezza di non sapere, ma al credere di sapere anche se non sa.
Quando qualcuno non sa qualcosa, non è inevitabile che la sua anima sia disorientata su quella cosa?
Ci sono anche coloro che sanno di sapere e che vivono affidandosi agli altri per non sbagliare; ma il pericolo maggiore tra coloro che sanno e coloro che non sanno è però proprio quello di coloro che non sanno ma credono di sapere.
Riconoscere di non conoscere una cosa, e quindi sapere di non saperla, è il primo passo per progredire. 
Il fatto è, caro mio, che tu coabiti con un'ignoranza del tipo estremo, come a te rivela il ragionamento fatto, e anche tu riveli a te stesso: ed è per questo che ti getti a capofitto nella politica prima di essere educato.

- Ricerca di ciò che rende migliori e più capaci di comandare nella città.
Con l'aiuto di dio, dice Socrate, la cosa migliore è "prendersi cura nel modo giusto": con un'arte ci si prende cura di una cosa in sè, con un'altra di ciò che appartiene a quella cosa.
Non potremmo dire che alcun'altra cosa è padrona assoluta di noi stessi più dell'anima, ed e' questa di cui dobbiamo prenderci cura
Ma analogamente chi ignora ciò che gli appartiene dovrebbe in qualche modo ignorare ciò che appartiene agli altri. E se ignora ciò che appartiene agli altri ignorerà anche ciò che appartiene alla città.
La popolazione ha bisogno della virtù ed è questa che bisogna trasmettere ai cittadini; dopo essersela procurata per sè bisogna procurare giustizia e saggezza.
Solo così si agisce in modo gradito agli dei.

- L’essenza dell’uomo è l’anima, il corpo è il suo strumento.
L'anima è immutabile; il corpo il suo complemento oggetto, l'attributo; questo è una forma, e come tutte le forme destinata a trasformazione. Ciò che dobbiamo curare è l'anima. Ma anche affermare che il corpo è uno strumento è importante: non bisogna svilire la manifestazione, ma apprezzarla e servirsene, poichè è con i mezzi che Dio ci ha fornito che possiamo progredire.
"Non stai parlando con me?" La Conoscenza quella Vera è interiorizzata, fatta propria direttamente dall'anima; non è un ascoltare attraverso le orecchie, e non è cosa di cui ci si dimentica, perchè quando si tocca con mano (anche se mai per intero) la nostra essenza è già in unione con essa.

- Amare un uomo è amare la sua anima, non il suo corpo.
Tutto ciò che è fuori dall'anima è qualcosa che ci appartiene, che corrisponde al "possedere" materiale, ma può essere potato senza indugi perchè la parte vitale della pianta è ben altra. L'Amore, la Carità, il Desiderio è il Fuoco che ci infiamma ardentemente quando la nostra anima digrigna i denti come un cane affamato; e amare l'anima è entrare in sintonia con quella essenza, il voler avvicinarla perchè di Essenza simile.
L'amore terreno non è che un basso amore rispetto all'Alto, ma figlio delle stesse Leggi: l'oggetto dell'amore è però diverso ed è collegato al corpo, al cadavere che inevitabilmente ognuno di noi si porta dietro.
Il tentare di guardare la nostra anima è importante.
Il tentare di guardare la Bellezza dell'anima altrui lo è altrettanto.

- Per conoscere noi stessi dobbiamo guardare nel divino che è in noi.
Pensare costantemente al divino, a Dio aiuta. Vorrei che le vibrazioni divine che ci portiamo dentro vibrassero all'unisono con quelle divine più alte, ma per fare questo bisogna liberare la nostra scintilla da quella corteccia che la ricopre; e legare stabilmente, al tempo stesso, la bellezza terrena con la Bellezza pura.

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