Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Il Simposio di Platone: Eros-Amore intermediario, creazione nell'immortalita', funzione esoterica del dialogo

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Ho capito allora di esser stato proprio un ingenuo quando vi ho promesso di fare anch'io, al mio turno, l`elogio di Eros, e quando ho detto di essere ben esperto delle cose d'amore: in effetti, devo confessare di non sapere affatto fare un elogio. Credevo, nella mia piena ignoranza, che si dovesse dire la verità sull'oggetto del proprio elogio, che questo fosse fondamentale: che bisognasse scegliere le verità più belle e disporle nell'ordine più elegante. Ero, naturalmente, tutto fiero al pensiero che avrei parlato bene: non conoscevo forse la vera maniera di fare un elogio? Ma, stando a quanto ho sentito, il metodo corretto di fare un elogio non è questo: bisogna piuttosto attri buire all'oggetto del proprio discorso le più grandi e le più belle qualità - che le abbia davvero o non le abbia non importa affatto. A quanto sembra il nostro accordo era di giocare a far le lodi di Eros, non di lodarlo veramente per quel che è. Ecco perché, io penso, voi muovete cielo e terra per attribuire ad Eros ogni cosa bella e proclamare l'eccellenza della sua natura come la grandezza delle sue opere: voi volete così farlo apparire il più bello e il più buono possibile - ma non si ingannano coloro che sanno. E certo è una bella cosa un elogio simile. Ma io ignoravo evidente mente questo modo di far le lodi, e siccome lo ignoravo, promisi anch'io di pronunciare un elogio al mio turno: ma la lingua promise, non certo il mio cuore. Dunque, addio alla mia promessa! Io un elogio così non ve lo faccio, non ne sono capace. Però, a condizione di dir solo la verità, io accetto se lo desiderate di prender la parola, alla mia maniera e senza rivaleggiare con l'eleganza dei vostri discorsi, perché non ho nessuna intenzione di diventare ridicolo. Vedi tu, Fedro, se c'è ancora bisogno di un discorso di questo genere, che lasci intendere la verità su Eros - ma con le parole e lo stile che mi verranno al momento."

Con la sua solita ironia dice di non sapere, ma dimostra che sa piu' di tutti perche' vuole parlare del Vero e non elogiare a forza attraverso belle parole, dando qualita' positive e virtu' a un dio che non e' detto che le possieda. Socrate, che ascolta il cuore, tende verso la verita', non vuole essere "ridicolo" (come i sofisti).

Eros è mediatore e intermediario.
Se si desidera cio' che non si ha, allora si ha qualcosa in piu' di chi non desidera affatto: non sente infatti il bisogno di costui di avere qualcosa di piu', o per arroganza e orgoglio di pensare di possedere tutto; o perche' proprio ignorante sulle cose da desiderare. Se uno desidera, vuole, e vuole cio' che non possiede, per questo Eros, che desidera la deita', la bellezza, la sapienza, l'amore, non possiede queste cose, ma e' spinto ad averle. E' una spinta verso l'alto sembra, quindi il desiderio diventa Desiderio.

L'uomo di Desiderio dunque, chi desidera il progresso dell'anima, lo fa con Eros, in accordo con egli; altrimenti il desiderio andrebbe verso il basso sarebbe un basso desiderio, non veicolato da un dio intermediario la cui funzione e' di comunicare la volonta' dell'uomo a dio e la grazia di dio all'uomo.

Sembra che tutti gli sviluppi minerali, vegetali, animali, fino alle alte sfere si basino su questo principio: quella che noi scientificamente chiamiamo "evoluzione" non e' che Desiderio di crescere, di migliorarsi, adattandosi alle condizioni circostanti. Cosi' i cristalli con la loro poliedricita', le piante che vanno verso l'alto alla ricerca della luce o verso il basso alla ricerca di nutrimento, le giraffe che cercano nutrimento in alto nelle foglie piu' tenere.

Eros è tensione, cioè desiderio di ottenere ciò che manca; per questo Eros è figlio di Poros (abbondanza) e Penia (povertà) ossia figlio della mancanza.
Infatti, non si può desiderare quello che già si possiede.
Chi possiede la Bellezza, e quindi anche la Bontà, è felice; tutti gli uomini desiderano essere felici e perciò tutti desiderano Bontà e Bellezza.
Il fatto che ci fa sembrare che non tutti desiderino ciò è perchè l'Amore verso di esse prende diverse forme, ma tutte si rifanno ad una volontà creatrice, tipica dell'Artista.
L'Artista dal dialogo di Diotima si capisce che non è solo l'artista con la "a" minuscola: tutti siamo Artisti che vogliamo creare e generare per possedere ciò che è buono, e ciò che è buono è l'oggetto del nostro desiderio poichè non si può generare ciò che non possiede la Bellezza.
Ma in che modo si genera? Il seme-volontà tramite il seme-pensiero diventa seme-azione? e quanto conta la parola?

L'Amore ha come proprio oggetto l'immortalità.
Lo dimostra non solo la volontà creatrice di un essere per la nascita di un figlio, ma anche il ricambio continuo delle cellule del corpo umano, che si completa totalmente ogni 7 anni. Per questo noi non siamo mai gli stessi.
Il cammino dell'Amore riguarda la ricerca:
1) della bellezza fisica in un'altra persona
2) della bellezza in tutte le persone belle e in una sola
3) della bellezza dell'anima
4) della bellezza nelle azioni degli uomini e delle leggi
5) delle Bellezza in sè, che è eterna e ben superiore a tutte le altre cose belle, che in essa nascono e muoiono. La contemplazione di questa Bellezza fa sì che si è più schiavi della bellezza di cose numerabili (da 1 a 4).
Solo quando il filosofo vedrà questa forma di Bellezza con gli occhi dello spirito potrà divenire immortale; e immortale è già la sua anima, che è pertanto bella e già compartecipatrice della Bellezza.

Parabola del fico in Matteo 21: 17-22
E, lasciabili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.
La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non trovò altro che foglie, e gli disse: “Non nasca mai più frutto da te”. e subito quel fico si seccò. Vedendo ciò i discepoli rimasero stupiti e dissero: “Come mai il fico si è seccato immediatamente?”. Rispose Gesù: “In verità vi dico, se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà. E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete”.

Il fico è sterile, ma Gesù non lo è, e questo gli permette di compiere azioni prodigiose; così è per l'anima non sterile, che può dare i suoi frutti, anche nella ricerca spirituale. Inoltre più grande è il potere dell'anima, e più responsabilità si hanno, pena "la sterilità" poichè colui che può e sa donare (a Gesù ad esempio) deve farlo. La Legge opera sempre.

La funzione di intermediario di Eros dal dialogo sembra chiara: egli se trasmette da un lato le preghiere e i sacrifici degli uomini, dall'altro gli ordini degli dèi e i loro premi per i sacrifici compiuti permettendo di superare la distanza fra loro, velatamente si capisce anche la divisione funzionale, proprio per funzioni, che Diotima attribuisce all'Uomo di Conoscenza, infatti l'uomo che sa queste cose è vicino al potere dei dèmoni, mentre chi sa altre cose - chi possiede un'arte, o un mestiere manuale - resta un artigiano qualsiasi o un operaio.
L'accezione demone e' ovviamente non negativa come la intenderemmo oggi, ma un essere intermediario fra il divino e l'umano. In questo senso anche l'anima puo' essere considerata un demone, che vuol divincolarsi dalla corporeita' per reintegrarsi al divino.

L'Amore, che ha molte forme, concorre alla Felicita', che e' possedere cio' che e' Buono.
L'Uomo vuole possedere cio' che Buono, ma deve anche capire cio' che lo e'. In generale esso non desidera cio' che ritiene cattivo, ma questo "ritener essere cattivo" e', per l'uomo normale, soggettivo.

Amare e' creare nella Bellezza, non e' desiderare la Bellezza.
Il desiderio del Bene accompagna quindi necessariamente quello di Immortalita'.
Tutti gli uomini, mio caro Socrate, hanno capacità creative sia nel corpo che nell'anima.
Nell'unione dell'uomo e della donna c'è qualcosa di creativo, qualcosa di divino.
Tutte le creature viventi sono mortali, ma in loro c'è una scintilla d'immortalità: è la fecondità dei sessi
Come quindi sfruttare questa scintilla d'immortalita', di polarita' positiva e negativa, per reintegrarsi a Dio?

Dai precedenti scritti di Platone si evince che la Bellezza corrisponde alla piu' grande Virtu', che e' la Giustizia.

Quando il maschio e la femmina si avvicinano per un atto creativo, e' necessaria anche l'Armonia, e quando si avvicina a ciò che è bello prova gioia nel suo cuore
Fa si' che si segua sempre lo stesso principio per divenire immortale, attraverso un nuovo essere che prenda il posto del vecchio.

Ogni creazione e' una esperienza per l'anima perche' gli esseri mortali si rinnovano con le loro creazioni e cosi ciò che è mortale partecipa dell'immortalità.

Con questo dialogo Platone getta la maschera e dice chiaramente che il suo insegnamento è esoterico e ha riferimento ai misteri eleusini.
La razionalità non è più sufficiente per arrivare al suo insegnamento, infatti Diotima dice a Socrate che da ora in avanti ha bisogno della sua assistenza, ossia se uno non è iniziato non riesce a salire la scala dell’eros, e passare dall’Amore per il corpo al raggiungimento della visione suprema del Bene e del Bello.

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