In Egitto le stagioni erano 3, collegate alle inondazioni del Nilo, alle levate eliache e all'anno lunare 1a stagione (Akhet): Autunno, il tempo dell'inondazione; 2a stagione (Peret): Inverno: il tempo della semina; 3a stagione (Shemu): Estate, il raccolto.
Le stagioni nella Grecia classica in effetti erano 4, ma ai tempi di Esiodo (VIII sec. a.C.), il poeta agricoltore le stagioni erano ancora calcolate facendo riferimento alla levata eliaca (cioe’ il sorgere all’alba) degli astri e al moto apparente delle costellazioni:
« Al levar delle Pleiadi, figlie di Atlante, iniziate la mietitura [Estate], al tramonto [Autunno] l’aratura, esse restano nascoste quaranta notti ma, nel prosieguo dell’anno riappaiono non appena si affila il ferro. Questa è la legge dei campi, sia per chi vive vicino al mare sia per chi abita una grassa terra lungi dai frutti spumeggianti, in vallate scoscese. Semina nudo, ara nudo, nudo mieti, se vuoi portare a termine nel loro tempo tutti i lavori di Demetra; perché ogni frutto cresca a suo tempo.
Ciò ci fa vedere come ci siano dei tempi da rispettare: solo così dal seme può nascere il frutto.
C’è un richiamo al numero 40.
Il lavoro va fatto “nudo”, purificato, spiritualmente e fisicamente.
L’aratura è la preparazione del terreno, che contiene dunque in sè tutte le potenzialità (negative) per poter essere fecondate dal seme con un atto positivo.
L’inizio del lavoro è importante: se la mietitura va fatta l’estate, l’aratura del terreno va fatta in autunno-inverno. E a quando la semina?
L’AUTUNNO. Quando s'acquieta la forza del sole che brucia e della vampa che spreme il sudore, e manda le piogge autunnali Zeus possente, allora il corpo dell'uomo a muoversi è assai più leggero; in quel tempo la stella di Sirio per poco sopra le teste degli uomini nati alla morte si volge di giorno e prende della notte una parte maggiore; allora meglio resiste ai tarli la legna tagliata dal ferro: le sue fronde a terra riversa e cessano dal crescere i rami; è allora il momento di tagliarne i tronchi, memore dei lavori che la stagione richiede… Fatti due aratri, costruendoli in casa: uno d'un solo pezzo, l'altro commesso, perché così sarà molto meglio: se uno si rompe dietro ai buoi attaccherai l'altro... Sta' attento quando della gru la voce tu senti dall'alto, di fra le nubi, che il grido annuale ripete; ti porta il segno d'arare e la stagione d'inverno t'indica, piovosa; s'addolora il cuore di chi non ha buoi…E non appena il tempo della semina viene per gli uomini, affrettati allora…che sia secco o che piova, arando al tempo d'arare, di buon'ora sollecito perché ti s'empiano i campi; rivolta in primavera la terra; d'estate arata di nuovo non ti deluderà; semina il maggese quando ancora è leggera la terra; il maggese tiene i mali lontani e acquieta i bambini... Prega Zeus sotterraneo e la pura Demetra che quando è maturo rendan pesante di Demetra il sacro frumento, non appena incominci ad arare, quando l'estremità del manubrio tu impugni e il pungolo spingi nelle terga dei buoi che tirano la caviglia del giogo. Dietro, un piccolo schiavo, tenendo la zappa, procuri pena agli uccelli nascondendo profondamente il seme…
Il frumento per essere “sacro” è il risultato di operazioni particolari e precise, che riguardano anche l’impugnatura del manubrio ad esempio.
Il seme va spinto in profondità.
Non fermarti presso il sedile del fabbro o nell’affollata galleria, quando nei giorni invernali, il freddo l'uomo dal lavoro distoglie; anche allora l'uomo solerte cura molto la casa; perché il rigore dell'inverno cattivo non ti sorprenda nella miseria, mentre con la mano magra il piede gonfio ti premi…l Mese di Leneone, con le suoi giorni cattivi, da scorticar buoi; da quello guárdati, e dalle gelate che sulla terra vengon, moleste, coi soffi di Borea…Quando, Zeus , dopo 60 giri del sole, ha portato a termine i lavori invernali, allora a costellazione di Arturo, abbandona il sacro corso di Oceano, tutto splendente si innalza al sorgere della sera; di séguito a lui la figlia di Pancione , la rondinella, col pianto suo mattutino, si lancia verso la luce, per annunciare la nascita della nuova primavera che sorge di nuovo per gli uomini; precedila allora e pota le viti; è la cosa migliore” [Primavera]. Ma quando la chiocciola della terra sale sui tronchi fuggendo le Pleiadi, allora non è più tempo di zappettare le viti, ma affila le falci ed esorta gli schiavi; fuggi gli ombrosi riposi e i sonni dell'alba, nella stagione di mietere, quando il sole secca la pelle.
Quando la rondinella si lancia verso la luce, dice il testo, bisogna “affilare le falci ed esortare gli schiavi”: è tempo della semina; gli “schiavi” son proprio tali, non passioni e pulsioni libere, ma assoggetate alla nostra ferma Volontà.
I nostri strumenti sono pronti.
Allora datti da fare e porta a casa il raccolto, al sorger dell'alba, affinché il vitto ti sia sufficiente. L'alba infatti si prende la terza parte del lavoro del giorno, l'alba fa procedere sulla via, fa progredire il lavoro, l'alba, che al suo apparire mette in cammino molti uomini, e su molti buoi pone il giogo…
C’è una divisione trinitaria: “l’alba si prende la terza parte del lavoro del giorno”.
È un momento importante. Che si fa durante l’alba?
È l’alba che fa procedere sulla via e prepara al raccolto dei frutti, di ciò che il seme, via via, produce.
In un giorno il momento più buio è proprio quello che precede l’alba.
Quando il cardo fiorisce e la cicala canora stando sull'albero l'acuto suo canto riversa fitto da sotto le ali, nella pesante stagione d'estate, allora più grasse sono le capre, il vino è migliore, le donne più ardenti, ma sono fiacchi gli uomini perché Sirio brucia la testa e i ginocchi e secco è il corpo per via della vampa (Estate). Ma allora è bello avere una roccia ombrosa e vino di Biblo e una focaccia col latte e latte di capra che più non allatta….e bere il nero vino sedendo all'ombra, saziato del tuo festino, la faccia volta incontro al veloce soffio di Zefiro; e d'una fonte che scorre perenne e pura tre parti d'acqua versare, la quarta di vino.
A prescindere dal contesto agrense, la più alta metafora del vino si ha con l’ultima Cena. Che tipo di vino è questo?
Comanda agli schiavi che le sacre spighe di Demetra trebbino non appena appare la forza d'Orione, in luogo ben ventilato e su un'aia rotonda… Quando Orione e Sirio son giunti a mezzo del cielo, e Arturo può esser visto dall’ Aurora dalle dita di rosa, o Perse, allora tutti i grappoli cogli e portali in casa [Autunno]. Tienili al sole per dieci giorni e dieci notti; per cinque conservali all'ombra, al sesto versa nei vasi i doni di Dioniso giocondo. Poi, dopo che le Pleiadi e le Iadi e il forte Orione son tramontati, d'arare ricordati, è il momento opportuno, e che l'anno sia propizio ai tuoi campi.» ESIODO, Le Opere ed i Giorni, versi 382 – 617, 765 – 828.
Ritorna l’autunno e un altro momento d’aratura, ma un ciclo è compiuto.
Prima della conclusione vengono indicate altre tempistiche.
Il suddetto testo, è indicativo anche del lavoro, anche alchemico.
Considerato il periodo – VIII sec. a.C. - e il luogo in cui è stato scritto – Grecia - , non si può prescindere dal considerare i riferimenti che il testo fa a Demetra, e quindi non si può prescindere dal considerare i misteri eleusini.
Stando ai Misteri Eleusini l’agricoltura è parte integrante dei Misteri. La coltivazione della terra è allo stesso tempo, simbolo e supporto per la coltivazione e l’affinamento della propria interiorità. In altri termini non si tratta solo di un simbolo, ma di una pratica estremamente concreta, ogni atto potendo essere il supporto di una elevazione interiore.
Nei Misteri Eleusini, fa la sua comparsa anche Dioniso, così come in quasi tutti gli altri culti greci, ma i misteri orfici, dionisiaci e eleusini appaiono ben distinti.
La vicenda da cui prendere spunto è la discesa di Kore-Persefone nel regno degli Inferi per via del rapimento di Plutone.
Demetra, la madre, nelle sembianze di una vecchia, si diresse verso Eleusi e si sedette vicino al Pozzo delle Vergini (allusione simbolica ad un rito di purificazione).
Sotto false sembianze accetta l’invito di fungere da nutrice dell’ultimo figlio della regina Metanira. Entrò nel palazzo, si sedette su uno sgabello e restò a lungo silenziosa (allusione simbolica all’importanza rituale del silenzio mentale, come superamento del pensiero dialettico).
La dea non allattò Demofonte, figlio del re al quale faceva da nutrice, ma gli soffregò il corpo con l’ambrosia e durante la notte lo nascose nel fuoco “come un tizzone” (allusione simbolica alla potenza purificatrice del fuoco e ad un probabile rito di iniziazione che si svolgeva in presenza di un fuoco rituale).
Il bambino assomigliava sempre più ad un dio, ma questo processo di rigenerazione fu interrotto dalla regina Metanira che una notte scoprì il figlio tra le braci e prese a lamentarsi.
”Uomini ignoranti, insensati, che non sapete vedere il vostro destino di ventura o di sventura!” esclama allora la Dea. Demofonte non potrà più sfuggire al suo destino mortale. L’epilogo del mito narra che Demetra, ritrova sua figlia Kore, grazie all’intervento di Zeus su Plutone, che riesce, però, ad introdurre nella bocca di Persefone un chicco di melagrana e la costringe ad inghiottirlo; ciò determina il ritorno annuale di Kore, per quattro mesi, presso il suo sposo nell’Ade.
Demetra, dopo aver ritrovato sua figlia, acconsente a ritornare fra gli dèi e la terra si ricopre di vegetazione.
È un’allusione all’origine sacra e misterica dell’agricoltura.
Il mito può leggersi come allusione al destino mortale dell’uomo, ad un processo di elevazione interrotto, che può essere completato solo attraverso un percorso misterico ed iniziatico, per coloro che sono idonei ad affrontarlo.
Esiste dunque un legame fra il ritrarsi dell’energia fecondatrice, la “morte del sole” fisico – che corrisponde alla nascita del sole interiore, quel “sole di mezzanotte” di cui parla Apuleio ne L’asino d’oro.
Nei misteri eleusini c’è anche una formula ricorrente: "Mi sono cibato dal timpano, ho bevuto dal cembalo, sono divenuto un mystes".
Da questa formula si comprende che qualcosa era ritualmente mangiato e bevuto nel corso dei Piccoli Misteri.
La Natura si manifesta in Demetra, che si incarna sul piano materiale in Persefone, così da poter nutrire l'umanità nella sua qualità di dea seme .
Il culto del Cristo si fregerà del pane di Demetra e del vino di Dioniso come simboli della sopravvivenza spirituale.
L'energia creatrice viene rivolta verso la creazione interiore, rispetto a quella esteriore.
La donna incinta è sterile solo per il tempo che le serve a portare avanti la crescita del seme che sta facendo sviluppare dentro di se (allattamento compreso).
In questo periodo il suo ciclo ovulatorio (25) si interrompe, così come la vegetazione in inverno rallenta il suo battito, ma questo non vuol dire che le energie non siano comunque impegnate in uno sforzo creativo.
Il momento più importante del rituale eleusino era l’essere ammessi alla “contemplazione” della spiga di grano mietuta in silenzio.
« […] gli Ateniesi, nell’iniziazione di Eleusi, mostrano a coloro che sono ammessi al grado supremo [epopteuosi] il grande e mirabile e perfettissimo mistero [mystêrion] visionario di là: la spiga di grano mietuta in silenzio. Lo ierofante in persona … che si è reso impotente con la cicuta e si è staccato da ogni generazione carnale, di notte a Eleusi, in mezzo alla luce delle fiaccole, nel compiere il rituale dei grandi e ineffabili misteri, grida e urla proclamando: ‘Brimò Signora ha generato il sacro fanciullo Brimós!’ »
(Le Religioni dei Misteri, op. cit., pp. 151-153, Frammento D61, IPPOLITO, Confutazione di tutte le eresie, V 8, 39-40.
Questo viaggio ha la sua perfetta corrispondenza nel ciclo astrologico stagionale: il germoglio nato in febbraio, si fa audace a Marzo, nella Casa dell'Io, ma anche della Primavera e dello spirito irruento e adolescente dell'Ariete il cui unico desiderio è quello di brillare nel sole del Leone. Nel momento in cui la spiga raggiunge il suo massimo splendore viene mietuta e accolta nella VI casa, nel grembo della Vergine dedita al servizio per gli altri, sotto l’influsso del riflessivo Mercurio. Poiché la spiga morendo dona nuovi semi, (future spighe), allo stesso modo l’essere umano uscendo dalla fase dell’Io voglio e accede alla VII casa, quella delle relazioni con l'altro, la casa della Bilancia, dell'Autunno e della Nuova Semina.
Alla fine del mito di Persefone si fa allusione al melograno. Perchè?
Il suo frutto è simile nella forma all’utero materno, alle ovaie femminili, (ma anche ai testicoli maschili); è simbolo di fertilità, sorellanza/fratellanza e solidarietà.
Il suo significato è di fertilità e quindi di rinascita, la sua comparsa in autunno.
Ciò ha fatto si che fosse considerato un cibo particolarmente gradito ai defunti, perché associato alla vita dopo la morte, così come si vede nell’escatologia etrusca nella quale le libere donne etrusche ci guardano sontuosamente distese sui loro sarcofagi tenendo in una mano una melagrana e nell'altra un ventaglio a forma di palma, altro simbolo solare di resurrezione attribuito alla Dea Madre.
Nei ritualità eleusina c’è anche la presenza del Sacro Fallo di Dioniso, mostrato agli iniziati nella Sacra Cesta di Demetra, così come visibile nella Villa dei Misteri di Pompei
Tale simbolo rappresenta l'unione cosmica e prolifera della Yoni e del Lingam indiani, in forma greca, azioni riconducibile al “miracolo della vita che si ripete”.
Uno dei misteri eleusini, poi, era racchiuso nella frase “Piovi, resta gravida”.
Le leggi consuetudinarie degli Ateniesi prescrivevano di celebrare le nozze prima per il cielo e per la terra: pure durante i riti di Eleusi alzando lo sguardo al cielo i partecipanti ai riti gridavano “ Piovi” e abbassandolo a terra “Resta gravida”.
Il fuoco di Sant'Antonio: Dai Misteri Eleusini all'LSD
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