Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Il Menone e la Causa che lega le opinioni vere per arrivare alla reminescenza della Conoscenza e della Scienza

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Nel Menone il punto è che Socrate dice che non ci sono maestri adeguati per insegnare la virtù che è scienza (comunque gli "scolari", chi vuole apprenderla, ci sono), e per questo Socrate predilige la giusta opinione d'origine divina, che si ricollega al Bene (all'utilità e alla giovevolezza) della virtù.

La virtù, pero’, lungi dal poter essere insegnata dai "sofisti" contemporanei con metodi profani, possa essere trasmessa da chi Conosce tramite l'indirizzamento di una giusta opinione, che deve formarsi dentro di noi con lo strumento della ragione e per fede divina, poichè il divino è insito in questa stessa opinione.

Se il "la", la nota giusta, può derivare da un fattore esterno (1); tutto il resto è un lavoro interno ed invisibile, opera della ragione (2) e del divino (3).

Per questo un Conoscitore della Scienza, non la potrà mai trasmettere direttamente e in toto ma, se è veramente tale, potrà dare, come i Filosofi di Platone, il "la" per far vibrare l'anima come un diapason verso la virtù.

Si deve cercare quello che non si sa, ma da soli non si può riuscire: le cose dell'anima infatti di per sè non nè sono giovevoli nè nocive; è l'uso dell'intelletto (ragionamento) che le fa diventare l'uno o l'altro, e quindi fa sì che si mutino in Conoscenza.

Anche la differenza di significato fra scienza e Scienza è importante.
La scienza però ha poco a che vedere con le peregrinazioni dell'anima se fine a sè stessa; il concorso delle opinioni giuste conduce invece alla Virtù e favorisce quel processo di reminescenza, ma sempre ricordando che da sole esse, anche se stanno nell'anima, non bastano.
Oltre a opinioni giuste e intelletto, è necessario il divino fato, l'"ispirazione divina" che illumina l'anima nell'oscurità, in maniera segreta, inspiegabile. E' questo, più della stabilita' della scienza e della lucidità della ragionevolezza, che caratterizza la virtù.

Il cammino dell'elevazione dell'anima è perciò solitario, nessuno di visibile può interferire tra l'anima e l'invisibile in maniera determinante, se non sè stessi.
L'anima deve essere intorpidita, di modo che si muova e ricerchi ciò che non sa.

Posando il quadrato in sul diametro del cerchio, su un lato suo, o rimane tanto spazio del detto diametro, quanto è il lato del quadrato; o vero no: se sí, sarà a mio vedere una cosa; e se no, un'altra. Fatti questi supponimenti, vo' dire a te se questo quadrato si possa, o no, incerchiare veramente in forma di triangolo
Da questo passo l'immagine che si può trarre è che la materialità (quadrato) che esca dal cerchio corrisponde all'emanazione dell'invisibile (cerchio), che contenga in sè però già tutto del cerchio, potendosi ricomprendere in esso attraverso il ternario (triangolo).

Socrate parte da delle premesse importanti che sono:
- prima di chiederci se la virtù è scienza, bisogna ricercare che cosa è virtù
- l’insegnamento corrisponde al ricordo, i due termini sono equivalenti
- la virtù è una scienza, quindi può essere ricordata
- la virtù essendo scienza è bene ed utile
Ma che cosa dunque è virtù?
La virtù è indefinibile, poiché tutto può essere virtù se se ne fa un giusto impiego: la virtù quindi è quella qualità dell’anima la cui neutralità è trasformata grazie al suo giusto impiego per mezzo della ragione.
È l’uomo l’ago della bilancia e la ragione fa da guida.
Per questo l’uomo non è buono per natura, non c’è naturalismo, ma esso nasce neutrale.
Lo diventa per “insegnamento” dice Socrate, cioè per ricordo, e tramite l'uso della ragione.

Così come un coltello, che è neutro, può essere usato per dividere il pane o per uccidere, anche l'intenzione dell'uomo, ciò che ha nel cuore e nell'anima, può avere usi differenti.

Se l'uomo è l'ago della bilancia che deve conquistare la virtu' tramite un suo giusto impiego attraverso ragione e reminescenza, ecco che l'uomo può superare attraverso la stessa ragione e la stessa reminescenza il ciclo delle rinascite poiche' in grado di guidare il cavallo bianco dell'auriga verso l'alto, facendo mettere all'anima le ali per poter raggiungere l'iperuranio delle idee, e cola' contemplarle.

Sia la ragione che la reminescenza partecipano a questo processo senz'altro, ed entrambe si sviluppano con il concorso divino.
La qualità del sacro fa parte della ragione e della reminescenza, ed infatti con ambedue si può raggiungere in maniera giusta, diciamo con giusta opinione (la Giustizia la conferisce l'equilibrio del divino e della grazia + l'opinione è il punto di contatto con l'umano) la Virtù che ci permette di vedere la Bellezza.

Non a tutti perciò è dato ricordare, altrimenti l'oblio a seguito della Caduta non avrebbe senso.
Quando però sacralmente la bellezza terrena è in contatto con la Bellezza iperuranea, allora scocca la scintilla di collegamento e il cavallo bianco può fare un passo verso l'alto.

Adamo mangia la Mela.
L'Eros di Platone, figlio della mancanza che desidera la Bellezza, e sant'Agostino che dice di non sapere perchè desideriamo ciò che non abbiamo.
E se la Caduta, conseguenza della superbia e dell'orgoglio dell'uomo, fosse in realtà positiva?
Ovunque è scritto che la Legge non ci dà più o meno di quello che meritiamo: il voler mangiare il frutto della Conoscenza era per Adamo il modo per sopperire alla mancanza di Conoscenza, e soddisfare dunque il suo bisogno.

La sua conoscenza non era dunque completa, ed è perciò l'uomo a seguito de suo gesto caduto nell'oblio, dimenticandosi del tutto, nella vita terrena, della Scienza.
Chi ha le qualificazioni e segue la Tradizione, può però ricordarsi: ciò permetterebbe di riacquisire la conoscenza adamitica, ma andare oltre, perchè a questo punto si interiorizza CONSAPEVOLMENTE la Conoscenza, e anche l'errore compiuto da Adamo.
Ciò permetterebbe all'iniziato di reintegrarsi con Dio, e di portare con sè nell'anima la quintessenza delle esperienze terrene.

L'opinione vera, quanto le parole di chi Conosce, è altrettanto valida per produrre un'azione vera (retta) e non è peggiore della conoscenza.
"Infatti, anche le opinioni vere, per tutto il tempo in cui rimangono sono una cosa bella e producono ogni bene; ma troppo tempo non vogliono restare, e se ne fuggono dall'animo dell'uomo: sicché non sono di grande pregio, finché uno non le leghi, con la conoscenza della causa".

La Scienza non è che opinioni vere legate:
"Infatti le cose che si producono casualmente in modo retto, non si realizzano per guida umana", "Infatti, anche costoro dicono molte verità, per ispirazione, ma non sanno nulla di quello che dicono".

“Infatti, anche le opinioni vere, per tutto il tempo in cui rimangono sono una cosa bella e producono ogni bene; ma troppo tempo non vogliono restare, e se ne fuggono dall'animo dell'uomo: sicché non sono di grande pregio, finché uno non le leghi, con la conoscenza della causa. E questa è, o caro Menone, la reminescenza, come abbiamo convenuto nei ragionamenti precedenti. Dopo che siano legate, diventano, in primo luogo, conoscenze e, inoltre, diventano stabili. Per queste ragioni, la scienza è cosa di maggior pregio della retta opinione, e ,ancora, la scienza differisce dalla retta opinione per quel legame.

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