Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Storia della Filosofia Greca, di Wang Zisong, Chen Cunfu, Bao Limin e Zhang Xuefu

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Si segnala la pubblicazione di una vasta storia della filosofia greca, in quattro volumi e cinque tomi, a opera di un gruppo di studiosi cinesi, la più ampia a tutt’oggi uscita in terra cinese.
Per dar modo agli studiosi, sia pure in via del tutto preliminare, di cogliere le caratteristiche dell’opera, se ne traducono in italiano qui di seguito alcuni passi.

Wang Zisong, Chen Cunfu, Bao Limin, Zhang Xuefu
STORIA DELLA FILOSOFIA GRECA
Pechino, Edizioni del Popolo, 2010, vol. IV, pt II, p. 38

CAP. II
§ 3 L’ “ORIENTALIZZAZIONE” DELLA politeia: MONARCHIA E IMPERO
Alessandro Magno di Macedonia segna la fine della classicità greca e l’inizio dell’ellenismo.
Il termine “ellenismo” viene dal greco ellhnizo, nel senso di “i miei atti e comportamenti sono quelli di un greco” [I behave like a Greek], “adotto il modo di vita greco” [I adopt Greek ways], “parlo greco” [I speak Greek]. A metà del XIX secolo, lo storico tedesco J. C. Droysen lo usò per indicare la fase storica della diffusione della cultura greca nel mondo non greco all’indomani della spedizione a oriente di Alessandro Magno. Tale fase copre circa trecento anni , da tale spedizione fino alla distruzione dell’ultima dinastia reale macedonica in Egitto (quella dei Tolomei) da parte dell’imperatore romano Ottaviano nel 31 a.C. e la sua riduzione a provincia l’anno seguente. “Ellenismo” dunque non è una denominazione dell’epoca, ma fu scelta più tardi per indicare il “mondo greco” , comprendente l’Egitto, la Siria, l’Italia meridionale, la Sicilia e altre aree del mediterraneo calcate dai Greci, fino ai confini dell’India, dopo la dominazione macedone della Grecia. La traduzione cinese del termine, xilahua [lett. “grecizzazione”, n.d.T.] può indurre con facilità a credere erroneamente che la politica, la cultura, l’economia, la lingua, gli usi e costumi di tutta quest’area “diventarono” greci. A rigore, il termine indica invece una fase di “panellenismo” [fanxila], amalgama di tutte quelle culture. Essendo i trecento anni circa seguenti la morte di Alessandro Magno assai intricati e sfaccettati, ne ripercorreremo qui innanzitutto concisamente la storia, per poi trattare i fenomeni culturali del Mediterraneo contraddistinti da tale “panellenismo” nel corso di quei trecenti anni.

1.    IL DIBATTITO POLITICO E LA FORMAZIONE DELL’ALLEANZA TRIPARTITA NELLA FASE DELL’ELLENISMO

Con la morte improvvisa di Alessandro Magno e la scomparsa dell’impero persiano si ebbe un momentaneo “vuoto di potere”. La moglie di Alessandro, Rossana, era incinta. In famiglia c’era solo l’imbelle e inetto fratellastro Arrideo. In punto di morte, Alessandro consegnò il suo anello al generale Perdicca, nella speranza che la sua guardia e i cavalieri di Perdicca potesero proteggere il nascituro. Tuttavia i fanti macedoni si ammutinarono e appoggiarono l’ascesa al trono di Arrideo. Alla fine si giunse a un accomodamento: se Rossana avesse partorito un maschio, sarebbe stato re. Più tardi la regina partorì effettivamente un maschio, che divenne Alessandro IV di Macedonia, mentre Arrideo diventava Filippo III. La coesistenza dei due re scongiurò per il momento i torbidi interni. Mezzo secolo più tardi, l’idea di un impero alessandrino si era andata gradualmente sbiadendo. Nel 280 a.C. si venne alla fine a creare una nuova situazione politica, con i tre regni nominalmente soggetti al regno di Macedonia, ovvero l’Egitto dei Tolomei, la Siria Selgiucide, la Grecia settentrionale degli Antigonidi e la Macedonia propriamente detta. Tale situazione permase per due secoli, durante i quali imperversarono i complotti, le stragi, le macchinazioni e le dispute, e per dare al lettore un’impressione bastevole dei motivi per cui tale epoca investì la sicurezza personale, è necessario ripercorrerne la storia.
[...]

§ 4 L’AMALGAMA CULTURA DEL MONDO MEDITERRANEO

 La cultura greca all’epoca dell’ “ellenismo” fu, in termini moderni, una cultura forte e la lingua greca detenne una posizione egemonica fra le lingue. Tuttavia, le culture dell’Asia occidentale e dell’Egitto, dalla lunga storia e profondamente radicate, non mostravano alcun segno di debolezza, mentre in terra greca il regime delle città-Stato entrava in una fase di decadenza: i cittadini poveri, per scongiurare un destino da schiavi, preferivano diventare mercenari dei Persiani e, dopo la pesante sconfitta inflitta ai Persiani da Alessandro, furono ancor più disposti ad andare in oriente in una “corsa all’oro” per sopravvivere. Si verificò dunque per la prima volta nella storia il fenomeno su vasta scala del’assimilazione di una cultura durata svariate centinaia d’anni, che influenzò la cultura autoctona greca e perfino la politica e l’economia. Tale amalgama culturale si manifestò con la massima evidenza nella filosofia e nella religione della Grecia tara e dell’Impero Romano.
 Dopo che vi ebbero assunto il controllo, i Greci e i Macedoni fondarono in Asia occidentale e in Egitto città e piazzeforti sul modello della città-stato greca e diffusero nei nuovi territori il regime e le teorie politiche, la letteratura e l’arte, la religione e la filosofia greche. Contemporaneamente, venerarono i sistemi delle divinità locali, asunsero funzionari locali, fusero i regimi politici orientali ed egiziano in quello greco, elementi che da parte loro influenzarono le terre greche e accelerarono la transizione dallo status di città-stato a quello di provincia.
 Nell’Asia occidentale, nell’Asia centrale, sulle rive dell’Indo e in Egitto Alessandro Magni aveva fondato svariate città e roccheforti, sul cui numero esatto le opinioni non sono ancora concordi, tutte battezzate col nome di Alessandro. È difficile distinguere nettamente “roccaforte” e “città”; storicamente è rimasta traccia di una decina di loro. L’Oxford Classical Dictionary, terza edizione, ne cita sette, sei delle quali fondate da Alessandro Magno (cfr. pp. 61-62). Secondo il poeta Teocrito, al tempo in cui era al potere Tolomeo I d’Egitto ce n’erano trenta e sciolse un canto a Tolomeo II.

[...]

In “A companion to the Hellenistic world” [tr. cin. Xilahua shijie daodu] è stato pubblicato il testo “Cities” [tr. cin. Chengshi] di Richard Billows, dove si discute ampiamente la questione delle città fondate da Alessandro Magno e i suoi successori in epoca ellenistica nelle aree sotto il loro controllo. Nel testo il Billow afferma:

Scholars who have written histories of the Greek city-states have most often tended to draw their histories to a close with the advent of the Hellenistic Era, on the assumption that the creation of the Hellenistic empires brought the great age of the Greek cities to an end. This is exactly the opposite of reality; for in reality, the Hellenistic era was in many respects the most important period in the history of the Greek cities, a periodo of dramatic growth and development. Geographically, the reach of the Greek cities was enormously expanded by the foundation of several hundred new cities throughout western Asia from the Mediterranean coast all the way to mdern Afghanistan and Pakistan. Not only was there a far greater number of Greek cities in the Hellenistic era, covering a much greater geographical range, but the size of the Greek cities had increased. The largest Greek cities of Classical times, Athens and Syracuse, had population on the order of a hundred to a hundred and twenty five thousand persons, or perhaps as much as a quarter of a million if one includes their surrounding territories. A number of Hellenistic cities were much larger than this – Antioch-on-the-Orontes and Seleukeia-on-the-Tigris may have reached half of a million, Alexandria in Egypt may even have reached a million – and there were quite a few cities that were as large as classical Athens and Syracuse.
Besides sheer numbers and size, one must also consider the sophistification of urban development, both physical and cultural, an the nature of inter-city contacts and relations – far more elaborate during the Hellenistic than during previous eras. In terms of city-state culture, what is clearly observable is the extension of certain uniform institutions and norms throughout the Hellenistic world. Most obvious is the triumph of the ellenistc koine dialect over local (Doric, Aeolic, Ionic, etc.) dialects forms in all Greek cities. It is worth emphasizing that the koine (or “common”) dialect was a slightly modified form of the Attic dialect of classical Athens.

L’autore afferma poi che, oltre che per la lingua, ciò vale anche per le altre manifestazioni culturali. Le città del periodo ellenistico presero tutte a modello l’Atene classica. La tragedia attica fu universalmente ammirata e lodata, ogni singola citta’ esaltò il regime democratico, l’educazione superiore formata sulla retorica di Isocrate [436-338 a.C.] diventò il canone del’educazione superiore ellenistica. Parimenti, le dottrine di Dione Crisostomo e Pausania diventarono i modelli per la costruzione e l’amministrazione delle città: tutt’intorno alle mura delle città, mercati, teatri, campi sportivi, porticati, fontane, parlamenti o municipi e le sedi dei magistrati rispettivi: agoranomos (sovrintendenti ai mercati), gymnasiarchos (gestori dei campi sportivi), amphodarchai (gestori delle vie), astynomoi (vigili) ecc. C’erano inoltre molte leggi che regolavano i rapporti fra individuo e città-Stato e fra queste ultime fra loro. Tali norme furono commentate in epoca ellenistica, per una ragione probabilmente connessa con gli ammaestramenti delle dispute fra città verificatesi in terra greca quattro secoli prima. L’autore divide le città sotto tre aspetti, posizione e grandezza, piano urbanistico e strutture, vita cittadina e cultura urbana e descrive le città dell’Asia occidentale dal periodo greco all’Impero Romano e allega le piante di Efeso e Pergamo.

Le dinastie dei Seleucidi e dei Tolomei continuarono a propagare l’ellenismo, facendo del greco una lingua franca. Il popolo minuto e i vari professionisti greci poterono operare nell’Asia Occiden-tale e in Egitto e fondarvi le loro basi. Su questo sfondo, le accademie platoniche tarde, il neoplato-nismo la scuola stoica fondarono in questi luoghi proprie sedi e punti operativi, o almeno li visita-rono e propagarono le proprie dottrine. Pergamo e Alessandria diventarono centri culturali proprio grazie a questo ambiente linguistici. Secondo Strabone, Pergamo era una città dell’Asia Minore (entro i confini dell’odierna Turchia) non solo celebre, ma anche straordinariamente ricca, vi orgeva il tesoro di Lisimaco, ammontante a 9.000 talenti. Nelle dispute fra Lisimaco, i Seleucidi e i Tolomei, i discendenti di Filetero di Tio [343-263 a.C. ca] sconfissero i Seleucidi e fondarono una propria città e la dinastia Attalide, che più tardi, alleata dei Romani, resistette alle invasioni e restò stabile per oltre un secolo [283-129 a.C.]. Durante il regno di Eumene II [197-160 a.C.], la città fu ampliata e vi fu aperta una grande biblioteca, seconda solo a quella di Alessandria,, dove cnvenero numerosi studiosi e che più tardi decadde, per le guerre e la deperibilità del materiale cartaceo.

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