Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

René Guénon e gli stati molteplici dell'essere

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“L’uomo non pensa mai senza immagini”, senza forme. Aristotele.

L'Infinito metafisico è incondizionato e indeterminato, ed è in rapporto alla Possibilità Universale: essi sono una realtà unica, ma il primo né è l’aspetto attivo e la seconda passivo.
L’Infinito è senza parti, in quanto ogni singola “parte” è di per sé relativa e finita.
L’impossibilità, come pura negazione, il nulla, non esiste percchè rappresenterebbe un limite, mentre la Possibilità Universale è illimitata.
Siamo noi, secondo il nostro modo di vedere, che consideriamo l’infinito come una molteplicità di apsetti esistenti, ma questo è solo il nostro punto di vista secondo gli strumenti che disponiamo ora e su questo piano di esistenza.
La tendenza di sistematizzare tipica dell’uomo è una tendenza parziale e antimetafisica.
Secondo la Possibilità Universale ogni possibilità di manifestazione può avere la propria esistenza secondo la sua natura, o può non manifestarsi.
Il dominio della Manifestazione è un insieme di mondi e di stati condizionati che non può esaurire da sé la Possibilità Universale, e non ha alcuna superiorità sulla non-Manifestazione: ha solo, rispetto a questa, un’altra natura.
Una “lotta di esistenza” fra Possibili non ha niente di metafisico, ed è anzi solo una traposizione di un’ipotesi biologica alla metafisica.
E’ il Non-Manifestato, permanente e incondizionato, che contiene in sé il principio, e quindi costituisce la realtà profonda ed essenziale delle cose.
Rispetto all’Infinito tutta la Manifestazione è nulla, per quanto è piccola, di per sé un accidente vero e proprio.
Purtuttavia la Manifestazione, pur essendo contingente, è necessaria.

Al di fuori dell’Essere vi sono tutte le possibilità di non-manifestazione e tutte le possibilità di manifestazione allo stato non manifestato.
Il Non-Essere è una possibilità di manifestazione non-manifestata in quanto principio (dell’Essere stesso): è quindi superiore all’Essere.
Il Non-Essere non è infinito in quanto non coincide con la Possibilità Universale: esso costituisce solo il principio della Manifestazione di tutte le Possibilità che si manifestano
Nel Non-Essere non vi è una molteplicità di stati, e, a rigore, nemmeno l’unità,  in quanto corrisponde allo Zero metafisico o non-dualità.
Solo l’insieme dell’Essere e del Non-Essere coincidono con la Possibilità Universale,
Lo stato della manifestazione è sempre transitorio e condizionato: ma tutto quello che è manifestato non si perde, poiché una volta che finisce e si trasforma tornerà ad essere inglobato nel non-manifestato.
L’Essere comprende in sé l‘esistenza e ne è metafisicamente superiore in quanto ne è principio
Il fine da raggiungere comune a tutti gli Esseri è la Liberazione, che scioglie l’essere da ogni suo legame con condizioni speciali di esistenza.
Anche la libertà si trova nel dominio dell’essere, ed è una sua possibilità in quando assenza da costrizione, che è via via più relativa mano a mano che dall’unità si passa alla molteplicità.

L’Esistenza rispetto all’essere ha un minor grado di determinazione e di universalità.
L’Esistenza comportà una molteplicità infinita di gradi e di stati di manifestazione.
Lo Stato di un Essere è perciò lo sviluppo di una particolare possibilità compresa in quel grado.
Né l’unità dell’Essere né l’unicità dell’Esistenza escludono la molteplicità dei modi di manifestazione.

La molteplicità non proviene né dall’unità, né dal Non-Essere, né dal Tutto: essa non proviene da essi in quanto è in essi già incorporata nell’unità primordiale.

L’intelletto puro ha in sé la Conoscenza.
La vera Conoscenza è quella che permette di penetrare nella natura intima delle cose, e permette di identificare il soggetto con l’oggetto.
Essa è immediata, e ogni conoscenza mediata ha solamente un valore relativo; essa non ammette limiti e si riferisce direttamente alla Possibilità Universale.
La conoscenza vera degli stati dell’essere implica il loro possesso effettivo.
Non vi è nulla che sia inconoscibile, siamo noi, nel nostro attuale stato condizionato, a non essere in grado di conoscere.
L’intelletto puro nel passaggio dall’universale al particolare produce la Coscienza.
La conoscenza si realizza come “presa di coscienza” solamente in quegli stati laddove la coscienza esplica la sua azione, cioè solamente in taluni stati individuali.
La coscienza è una condizione dell’esistenza in certi stati individuali, e l’esistenza corporea umana è solo uno stato fra questi.
La coscienza ha comunque un’estensione indefinita, oltre le modalità corporee, e non è che una conoscenza contingente e relativa.
Tra le forme che la coscienza può assumere, l’elemento mentale è propriamente umano; ed è diverso dall’intelletto puro che è universale e sussiste in tutti gli esseri e in tutti gli stati
Il pensiero individuale appartiene all’elemento mentale.

La forma è una condizione particolare di certi modi di manifestazione, e non è necessariamente determinata dallo spazio e dal tempo, e appartiene a tutti i modi individuali di manifestazione .
Gli stati individuali accolgono perciò tutte le possibilità formali, e quelli sopra-individuali tutte le possibilità informali (senza forma). Guenon accomuna questa differenziazione alle Acque Superiori e alle Acque Inferiori.
Le possibilità informali, cioè quelle che corrispondono agli stati informali, comunemente vengono definite gerarchie spirituali.
L’individualità umana o non umana seppure indefinita (non se ne conosce il limite) non è comunque infinita.
L’individualità umana corrisponde solo a un particolare stato dell’Essere totale (Non-Essere + Essere); gli stati di non-manifestazione sono extra-individuali.
La parte corporea non è che una modalità di questa totalità; lo stato di sogno un’altra modalità.
L’Io è una unità frammentaria e si riferisce solo ad una porzione dell’Essere totale (Non-Essere + Essere).
Vi è una gerarchia di facoltà individuali (in numero definito) come vi è una gerarchia di stati dell’essere totale (in numero indefinito): il grado attuale di sviluppo dell’essere umano ne limita la loro consapevolezza.
Il principio psichico dell’uomo oltre all’elemento mentale comprende anche l’elemento sentimentale.
--

Caro Mauro,
non so come abbia fatto a perdermi un libro così completo e denso di cose interessanti.

A parte il fatto che ho scoperto che Guenon non crede nella reincarnazione (forse non poteva essere altrimenti, vista la sua conversione all’islamismo), ma egli struttura una sorta di gerarchia fra le varie modalità dall’universale al particolare che è congeniale e completa. Avevo studiato L’uomo e il suo divenire secondo il vedanta, ma questo scritto mi sembra a esso preliminare in un certo senso, e che tocca gli aspetti trattati in maniera astratta e metafisica parlando del generale e tralasciando il particolare. Quello che ho letto mi fa meglio comprendere che noi non siamo che un punto nell’infinito (anche se non c’era bisogno di Guenon per averne coscienza), ma anche che il nostro stato contingente oltre che uno stato in evoluzione è anche solo una delle infinite possibilità dell’Essere manifesto, e altamente condizionata e limitata. Se, come afferma Guenon, la Manifestazione è necessaria pur nell’infinito del Non-Manifestato, è anche vero che i limiti cui siamo sottoposti sono molto stretti, e di difficile superamento in questo stato.
Guenon aprirebbe anche un’ampia riflessione e meditazione proprio sul concetto di infinito, e volendo anche su quello di eternità, due concetti che la mente umana è impossibile che concepisca nella loro interezza.
Inoltre quello che mi ha suscitato il testo è ciò che sento già da molto tempo dentro di me: una progressiva indifferenza di fronte alla morte che va vissuta in un'ottica di liberazione, una graduale eliminazione degli eccessi per collocarsi nella via della temperanza nella vita quotidiana (considerato che la pacatezza di cuore apre vie infinite al rapporto con e nel mondo), la visione del corpo e dei suoi strumenti anche sensoriali a come mero strumento, a cui non attaccarsi: vivere ma allo stesso tempo essere in grado di fare a meno degli attaccamenti.

Ti riporto un piccolo schema che ho fatto dalla lettura di Guenon, mettendo in scala gerarchica quelllo che lui ha messo in forma discorsiva. L’ho fatto per capirci meglio qualcosa, soprattutto in riferimento alla tendenza che va dal generale al particolare:

L'Infinito metafisico è incondizionato e indeterminato, ed è in rapporto alla Possibilità Universale: essi sono una realtà unica, ma il primo né è l’aspetto attivo e la seconda passivo.
L’Infinito è senza parti, in quanto ogni singola “parte” è di per sé relativa e finita.
L’impossibilità, come pura negazione, il nulla, non esiste percchè rappresenterebbe un limite, mentre la Possibilità Universale è illimitata.
Siamo noi, secondo il nostro modo di vedere, che consideriamo l’infinito come una molteplicità di apsetti esistenti, ma questo è solo il nostro punto di vista secondo gli strumenti che disponiamo ora e su questo piano di esistenza.
La tendenza di sistematizzare tipica dell’uomo è una tendenza parziale e antimetafisica.
Secondo la Possibilità Universale ogni possibilità di manifestazione può avere la propria esistenza secondo la sua natura, o può non manifestarsi.

Il dominio della Manifestazione è un insieme di mondi e di stati condizionati che non può esaurire da sé la Possibilità Universale, e non ha alcuna superiorità sulla non-Manifestazione: ha solo, rispetto a questa, un’altra natura.
E’ il Non-Manifestato, permanente e incondizionato, che contiene in sé il principio, e quindi costituisce la realtà profonda ed essenziale delle cose.
Rispetto all’Infinito tutta la Manifestazione è nulla, per quanto è piccola, di per sé un accidente vero e proprio.
Purtuttavia la Manifestazione, pur essendo contingente, è necessaria.

Al di fuori dell’Essere vi sono tutte le possibilità di non-manifestazione e tutte le possibilità di manifestazione allo stato non manifestato.
Il Non-Essere è una possibilità di manifestazione non-manifestata in quanto principio (dell’Essere stesso): è quindi superiore all’Essere.
Il Non-Essere non è infinito in quanto non coincide con la Possibilità Universale: esso costituisce solo il principio della Manifestazione di tutte le Possibilità che si manifestano
Nel Non-Essere non vi è una molteplicità di stati, e, a rigore, nemmeno l’unità,  in quanto corrisponde allo Zero metafisico o non-dualità.
Solo l’insieme dell’Essere e del Non-Essere coincidono con la Possibilità Universale,
Lo stato della manifestazione è sempre transitorio e condizionato: ma tutto quello che è manifestato non si perde, poiché una volta che finisce e si trasforma tornerà ad essere inglobato nel non-manifestato.
L’Essere comprende in sé l‘esistenza e ne è metafisicamente superiore in quanto ne è principio
Il fine da raggiungere comune a tutti gli Esseri è la Liberazione, che scioglie l’essere da ogni suo legame con condizioni speciali di esistenza.
Anche la libertà si trova nel dominio dell’essere, ed è una sua possibilità in quando assenza da costrizione, che è via via più relativa mano a mano che dall’unità si passa alla molteplicità.

L’Esistenza rispetto all’essere ha un minor grado di determinazione e di universalità.
L’Esistenza comportà una molteplicità infinita di gradi e di stati di manifestazione.
Lo Stato di un Essere è perciò lo sviluppo di una particolare possibilità compresa in quel grado.
Né l’unità dell’Essere né l’unicità dell’Esistenza escludono la molteplicità dei modi di manifestazione.

La molteplicità non proviene né dall’unità, né dal Non-Essere, né dal Tutto: essa non proviene da essi in quanto è in essi già incorporata nell’unità primordiale.

L’intelletto puro ha in sé la Conoscenza.
La vera Conoscenza è quella che permette di penetrare nella natura intima delle cose, e permette di identificare il soggetto con l’oggetto.
Essa è immediata, e ogni conoscenza mediata ha solamente un valore relativo; essa non ammette limiti e si riferisce direttamente alla Possibilità Universale.
La conoscenza vera degli stati dell’essere implica il loro possesso effettivo.
Non vi è nulla che sia inconoscibile, siamo noi, nel nostro attuale stato condizionato, a non essere in grado di conoscere.
L’intelletto puro nel passaggio dall’universale al particolare produce la Coscienza.
La conoscenza si realizza come “presa di coscienza” solamente in quegli stati laddove la coscienza esplica la sua azione, cioè solamente in taluni stati individuali.
La coscienza è una condizione dell’esistenza in certi stati individuali, e l’esistenza corporea umana è solo uno stato fra questi.
La coscienza ha comunque un’estensione indefinita, oltre le modalità corporee, e non è che una conoscenza contingente e relativa.
Tra le forme che la coscienza può assumere, l’elemento mentale è propriamente umano; ed è diverso dall’intelletto puro che è universale e sussiste in tutti gli esseri e in tutti gli stati
Il pensiero individuale appartiene all’elemento mentale.

La forma è una condizione particolare di certi modi di manifestazione, e non è necessariamente determinata dallo spazio e dal tempo, e appartiene a tutti i modi individuali di manifestazione .
Gli stati individuali accolgono perciò tutte le possibilità formali, e quelli sopra-individuali tutte le possibilità informali (senza forma). Guenon accomuna questa differenziazione alle Acque Superiori e alle Acque Inferiori.
Le possibilità informali, cioè quelle che corrispondono agli stati informali, comunemente vengono definite gerarchie spirituali.
L’individualità umana o non umana seppure indefinita (non se ne conosce il limite) non è comunque infinita.
L’individualità umana corrisponde solo a un particolare stato dell’Essere totale (Non-Essere + Essere); gli stati di non-manifestazione sono extra-individuali.
La parte corporea non è che una modalità di questa totalità; lo stato di sogno un’altra modalità.
L’Io è una unità frammentaria e si riferisce solo ad una porzione dell’Essere totale (Non-Essere + Essere).
Vi è una gerarchia di facoltà individuali (in numero definito) come vi è una gerarchia di stati dell’essere totale (in numero indefinito): il grado attuale di sviluppo dell’essere umano ne limita la loro consapevolezza.
Il principio psichico dell’uomo oltre all’elemento mentale comprende anche l’elemento sentimentale.

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