Lo sviluppo economico del mondo moderno, basato essenzialmente sul profitto, trascina con se’ una serie di conseguenze percepibili, difficilmente quantificabili, essenzialmente impossibili da evitare.
Il grande filosofo francese Rene Guenon scriveva, con profetica intuizione, che in un mondo dominato dagli affari, ci sarebbe stato sempre meno spazio per la tradizione, lo spirito, l’identificazione con il proprio passato culturale diversificato dalle altre culture.
Questo concetto, espresso più di 60 anni fa, trova una drammatica rispondenza con lo stato dell’uomo contemporaneo. Ormai siamo tutti abituati ad accettare le conseguenze della cosidetta ”globalizzazione”, portato inevitabile del progresso all’occidentale. I modelli tecnologici e scientifici dei paesi economicamente avanzati (che sono poi i grandi Paesi industrializzati dell’occidente) sono stati trapiantati, come organi stranieri in un corpo debilitato, nelle economie in transizione degli altri Paesi. Non ci sono stati fenomeni apparenti di rigetto, poiché i mezzi di comunicazione di massa hanno eliminato tutti gli anticorpi. Sempre più la gioventù si uniforma a modelli culturali pubblicizzati in tutto il mondo alla stessa maniera, con le stesse modalità, o la stessa forza persuasiva e quasi ipnotica.
Ecco pronunciata la parola chiave: la cultura. La cultura globalizzata non è solo stile di vita, ma è invidia, ambizione, battaglia, sopraffazione, alienazione, e come risultato, insoddisfazione. Tanto per riprendere la metafora precedente, ci siamo mai chiesti quali emozioni provi un uomo a cui è stato trapianto il cuore di un altro uomo? Il suo cervello penserà come prima; la connessioni logiche saranno le stesse; ma come avverrà la misteriosa alchimia che sovraintende alle reazioni emotive, alla gioia, al dolore, all’entusiasmo, alle disillusione? Tutte cose che gli antichi situavano, appunto, nel cuore e che alcune branche della ricerca contemporanea attribuiscono ad elementi ancora sconosciuti che vanno bene al di là di pure connessioni chimiche.
Possiamo però constatare quale sia lo stato d’animo di popolazione la cui cultura è stata invasa da concetti e valori estranei, non sedimentati nel terreno dell’inconscio e quindi pronti a spazzare tutto e ad essere a loro volta spazzati via dalla prima burrasca.
Accludo, al titolo di esempio, un messaggio che mi è stato inviato da uno studente dell’Università Hangzhou dopo una mia conferenza sui rapporti tra economia e cultura. Questo studente,”rarissma avis” tra centinaia di milioni di suoi simili che inseguono il cosidetto”sogno cinese ”(ultimo fenotipo del “sogno americano”) si interroga sull’abbandono della propria cultura da parte dei suoi consimili, domandandosi perché un italiano come me sia fiero delle sue tradizioni e un ragazzo cinese non ritiene che valga la pena fare altrattanto.
Considero la mia missione in Cina, un paese che cambia a ritmo frenetico, come un vero privilegio per chi, come me, ha fatto della sua vita una battaglia del recupero dei valori tradizionali, e come un tentativo di far si’ che i ragazzi cinesi siano fieri della propria plurimillenarica identità culturale, come i ragazzi italiani in qualche maniera sono riusciti a non perdere del tutto di vista la propria italianità.
È questo che io chiamo ” il diritto fondamentale alla propria identità culturale”. È la fierezza della propria tradizione, il senso di appartenenza ad una terra e ad un filo ininterrotto di valori, la propria osservazione di ciò che è bene e di ciò che è male, di ciò che è bello e di ciò che è brutto.
Essere attaccato alle proprie radici e’ requisito fondamentale della qualità della vita, intesa come appartenenza ad un “ecosistema culturale”. Il contrario della parola “alienazione” è la parola identità. In questi giorni tutti gli italiani del mondo celebrano la “giornata della memoria” in nome dell’olocausto ebreo. Che cosa ha fatto tenacemente attaccare alla vita i sopravvissuti di Auschwitz? È la coscienza della propria unicità culturale intesa come scrigno di sapere, di volere, di sentire.
Il diritto fondamentale alla propria identità culturale è il diritto alla memoria di sé, come individuo e come popolo. L’alienazione è la morte; la memoria è la vita. Chi non ha memoria non ha emozioni, non vive, non ha obiettivi; deve rincorrere a paradisi artificiali o deve rincorrere un paradiso perduto e non piu’ ritrovato, come gli zingari o i popoli nomadi costretti a solidificarsi in un territorio specifico, il proprio universo.
L’Europa, in un’espressione ormai abusata, è un”crogiuolo di razze”. Con la recente annessione dei nuovi paesi balcanici, il numero di culture ricomprese nel termine geografico “Europa” diventa sorprendente. Assistiamo a movimenti migratori senza precedenti, sia all’interno dell’Unione Europea, sia di extraeuropei che si affollano in massa verso il nostro continente. La maniera più facile per sopravvivere è integrarsi. Questo si fa spesso a spese della propria cultura e delle proprie tradizioni, che sopravvivono in alcuni patetici aspetti di folklore, denudato delle proprie ragioni e radici spirituali.
Ritengo che il diritto alla propria identità culturale, che potrebbe essere sancito dall’Unione Europea come un diritto fondamentale, possa dare la forza all’individuo e alla popolazione di sostenere la propria unicità senza dovere rincorrere ad ”espedienti mimetici” per potere evitare di essere bollati come estranei. Tale diritto è un diritto alla fierezza e ha come prodotto la conservazione delle differenze culturali, così protette dall’Unione Europea in altri settori come l’agricultura, la scienza, e in parte anche la scienza sociale.
Il termine ”biodiversità culturale” al di là di una certa freddezza scientifica, indica però l’identità come patrimonio inalienabile e come antidoto contro la nevrosi dell’uomo contemporaneo. Chi è legato ad usi, costumi e tradizioni; a concepire la propria vita non come accumulo di giorni tutti uguali, scanditi dagli orari in ufficio e da vacanze imposte e piatte, ma come possibilità giornaliera di sentirsi parte dei ritmi della natura, potrà raggiungere un livello di qualità della vita e di serenità in grado da fargli comprendere i suoi doveri e i suoi diritti di essere umano e di membro di una grande comunità.
Solo chi ha cultura, chi possiede l’orgoglio e la sicurezza della propria tradizione e della propria identità, può realizzare l’integrazione Europea; solo chi è insicuro diventa aggressivo.
Ecco la sfida della nuova Europa: integrare culture tanto diverse senza schiacciarle, e attribuendo a ciascuna cultura il suo diritto di esistere ed essere celebrato.
Dott. Paolo Sabbatini
Direttore Istituto Italiano di Cultura a Shanghai
Speech to be delivered as a Key-note speaker on March 27th, 2008
At the 2nd International Seminar of Zhejiang University , Hangzhou (China ) on “Youth and the Media”
自身文化认同权 ――― 现代人类最基本的权利
RispondiElimina现代社会的经济发展,尤其是以利益为中心的经济发展,造成了一系列的后果。这些后果是我们可以察觉到的,但是我们很难将它们一一统计,更无法避免它们的产生。
法国著名哲学家Rene Guenon曾经写下这样充满先知般智慧的话语:在一个被事务占据的世界里,那些留给传统、精神,以及区分其他文化的那些自身文化认同的空间将越来越少。
这个六十年前的观念,却戏剧性地与现代人的状态相吻合。现在我们所有人已经习惯于接受所谓的“全球化”给我们带来的影响,这也是西方化进程所带来的不可避免的结果。经济发达国家(同时也是西方工业化大国)的科学技术模式,被移植入其他处于经济过渡期的国家,就像把外部器官移植入一个虚弱的身体。“这项技术”目前并没有出现明显的排斥反应,因为媒体已经消灭了所有的“抗体”。越来越多的年轻人融合入同样的文化模式,这种模式以同等手段与方式,或以同样的、几乎催眠般的说服力在全球范围推广。
这里就出现了一个关键词汇:文化。被全球化的文化不再仅仅是一种生活方式,而是嫉妒、野心、战斗、欺压、疏离,还有其结果:不满足。结合上面的比喻,我们从没有问过,如果一个人被移植入另一个人的心脏,那么他会有怎样的感受?他的大脑仍会像之前一样思考;逻辑关联仍然如旧;但那充满神秘的情感反应,那些欢乐、痛苦、激情、失落,又如何产生?所有这些情感,正是被古人放置于心脏的位置,而一些现代科学研究也将这样的因果关联归于仍未知的因素,而远不仅仅是脑中的化学反应。
但是我们可以看到一个种族的精神状态,他们的自身文化受到外部观念(例如价值观)的入侵,但是这些观念并没有被完全植入,没有沉淀到潜意识中去,所以它们要么完全覆盖这个种族的自身文化,要么随着一场风暴而颠覆。
在此,作为例证,我附上一位杭大学生在听了我的关于经济和文化的讲座后向我提出的问题。这位学生思维方式独特,令人赞赏。在不少同龄学生一窝蜂追随着所谓的“中国梦”(“美国梦”的最新翻版)的时候,这位特别的学生却自我拷问:“为何像他那样的意大利人可以对其自身的文化传统那么骄傲自豪,我们在追逐梦想的时候是否抛弃了自身的值得骄傲的文化,这样的文化背离是否值得呢?”。
我把我自己在中国这样一个日新月异快速发展着的国家中的任务,视为一种真正的特权。这种特权是协同那些像我一样愿意为回复传统价值而奋斗一生的人,尝试着让中国的年轻人也会能拥有对自身的多元文化的认同。因为他们就和意大利的年轻人一样,在某种程度上并没有完全丧失自身的传统特性。
这就是我所提出的“自身文化认同之基本权利”。这是对于自身传统的自豪感,对于一片土地和一个未被中断的价值观念的归属感,一种对于什么是好、什么是坏、什么是美、什么是丑的自我审视。
忠于自己的根基是拥有生活品质的基本要求,这可以被理解为依属于一个“文化生态系统”。“疏离”这个词的反义是“认同”。在最近,全世界的意大利人都在庆祝“记忆之日”,以悼念犹太人大屠杀事件。是什么让奥斯威辛集中营的幸存者们顽强地继续生活?是对于自身文化独一无二特性的认识,在这里面装载着他们的认知、愿望、和感受。
自身文化认同的基本权利,是个人乃至整个民族牢记自身源头的权利。疏离即是死亡;记忆即是生命。谁没有记忆,便没有感情,没有生命,没有目标;他必须追逐虚假的天堂,或追逐一个已经遗失且再没找到的伊甸园,就像那些被迫定居在固定地点的吉普赛人或游牧民族,局限在这个自己的宇宙。
欧洲,用现在已经被滥用的词来说,是一个“文化的熔炉”。随着最近巴尔干半岛国家的加盟,在“欧洲”这个地理位置上涵括的文化种类数目惊人。我们经历着史无前例的移民活动,其中即包括欧盟内部的移民,也包括欧洲外大量涌入的移民。最简单的生存手段,就是将自己融入欧洲社会。而这种融合的代价常常是失去自己的文化及传统,只能苟存于可悲的民俗形式中,剥离了自己的理性和精神根基。
我认为自身文化认同的权利,可能作为基本权利被欧盟批准,因为这个权利可以给予个人和民族足够的力量去保持自身的独特性,而不必追求“伪装之计”,以避免被贴上异类的标签。这项权利是值得自豪的权利,它使各国间的文化差异得以保存,而这样的差异在其他领域(如农业、科学及部分社会科学领域)也将受到欧盟的保护。
“文化的生态多样性”这个名词,不仅仅是一个冰冷的科学术语,更是把这种独特的文化比作一份不可分割的遗产,一剂现代人神经官能症状的解药。谁能融入自己的风俗、习惯与传统中;不把自己的生活视作相同的日子的累计,在工作时间和平淡的假期间重复,而是将其看做每天都有的机会,可以感觉到自己融入自然的节奏,谁就可以达到品质生活和淡泊宁静的高度,可以让他理解他作为一个人和社会的一名成员的义务和权利。
只有谁拥有文化,谁拥有对于自身传统和文化认同的自豪和信心,谁才可以实现欧洲的统一;只有那些不自信的人才会变的敏感好胜。
这就是新的欧洲面临的挑战:融合如此之多不同的文化,而不是去破坏他们,并赋予每一种文化以存在及被颂扬的权利。
倪波路处长
上海意大利文化处
Tradotto in cinese da Silvano CHENG
I consider my mission in China, a country which is changing with a very high speed, as a true privilige for one who , like me, has made of his life a battle for the recovery of the traditional values, and as an attempt to make Chinese children proud of their own cultural identity many thousands of years old, as italian children have in some ways succeeded not to lose sight entirely of their own italian heritage.
RispondiEliminaIt is this that I call “bacial right to one’s own cultural identity”. It is been proud of one’s tradition, the feeling of belonging to a land and to an uninterrupted string of values, a personal judgment on what is good and what is bad, what is beautiful and what is ugly.
To be tied to one’s roots a basic requirment of the quality of life, understood as belonging to a “cultural ecosystem”. The opposite of the word “alienation” is the word identity. In these days, all the italians in the world celebrate the “ the memorial day” recalling of the Jewish holocaust. What has helped the survivors of the Auschwitz(Auschwitz is extermination camp) to be so strongly attacted to live? It is the concept of their own unique culture understood as treasure of knowing , of willing, and of feeling.
The basic right to one’s own cultural identity is the right to the memory of himself, as an individual and as people. Alienation is death; memory is life. He who has no memory has no emotions, does not live, has no objectives; he must seek an artificial paradise or he must seek a paradise lost and non more found, as Gypsies or nomad people forced to settle in a given territory, their own universe.
Europe, in an espression now too much used, is a “crucible races”. With the recent annextion of the new balcan countries, the number of cultures included in the geografical term “Europe” becomes surprising. We see movements of migration greater than ever before, both inside the European Union and of peoples outside Europe who crowd towards our continet. The easiest manner of surviving is to integrate themselves. This is often done at the expense of one’s culture and traditions, which survive in some aspects of folklore, depride of their reasons and spiritual roots.
I think that the right to one’s cultural identity, which could be declared by the European Union as a basic right, could give a strengh to individual and to the peoples to support their unique character without being compelled to “external means ” in order to avoid being blamed as strangers. Such a right is a right to be proud and it has as a result the keeping of cultural differences, so protected by the European Union in other sectors such as agriculture, science, and in part also in the social science.
The term “cultural biodiversity” beyond a certain scientific coldness, shows however identity as inalienable heritage and as antidote agaist the nevris in contemporary man. The one who is tied to customs and traditions; to conceive one’s life not as a heap of days all equal, fixed by the timetables of office work and by holidays imposed and meaningless, but as daily opportunities to feel themselves as a part of the course of nature, may reach a level of quality of life and of peace capable to make him understand his duties and rights to as human beings and as a member of a great community.
Only who has the culture, who possesses the pride and certainty of his own tradition and of his own identiy, can reach the European integration; only he who feels unsafe becomes aggressive.
Here is the challenge of the new Europe: to integrate cultures so different without crushing them, and giving to each culture its rights to exist and to be honoured.
Mr. Paolo Sabbatini
Director Italian Cultural Institute in Shanghai
Speech to be delivered as a Key-note speaker on March 27th, 2008
At the 2nd International Seminar of Zhejiang University, Hangzhou (China) on “Youth and the Media”
The right to one’s own cultural identity, as the basic right of contemporary human beings
RispondiEliminaThe economic development of the modern world, essentiallly based on profit, carries with it a series of perceptible consequences, difficult to quantify, essentailly impossible to avoid.
The great french philosopher Rene Guenon wrote, with a profetical intuition, that in a world ruled by business that would be less and less room for tradition, spirit, identification with one’s own cultural passed, different from the other cultures.
This concept,espressed more than 60 year ago, finds a dramatic corrispodence with the situation of contemporary man. We are, by now, all used to accept the consequences of the so called “globalization”, coming out unavoidbaly by progress in a western style. The technogical and scientifical parttens of the economically advanced countries (which are the great industrializied countries of the west)has been transplanted, as alien organs into a weakened body, into the economies in transition of the other countries.There have been apparent phenomina of rejection, because the means of mass communication have eliminated all the antibodies. More and more youth conform themselves to the cultural patterns advertized in the whole world in the same manner, in the same ways, or the same persuative and almost hypnotic strength.
Here is pronounced the key word: Culture. Globalized culture is not only the style of live, but is envy, ambition, battle, operation, alienation, and as a result, unsatisfaction. To take on again the previous metaphor, have we ever asked ourselves what emotion experiences a man to whom has been transplanted the heart of the another man? His brain will think as before; the logical connection shall be the same; but how shall work the mysterious alchemy which governs emotional reactions, joy, suffering, enthusiasm, disillusion? All things that the ancience placed, precisely, in the heart and that some branches of contemporary research attribute to elements still unknown which go will beyond the mere chemical connections.
But we may see which is the feeling of the people whose culture has been invaded by alien concepts and values, not planted in the ground of the unconcious and therefore ready to sweep all away and to be in their turn sweept away by the first storm.
I give, as an example, a message sent to me by a student of Zhejiang University after a speech of mine on the relationship between economic and culture.This student, “a very rare sample”among hundreds of millions of people like him who are following the so-called “Chinese Dream”(the latest feature of the “American Dream”) poses questions to himself on the fact that his countrymen are living their own culture, asking himself why an italian like me is proud of his tradition and a Chinese boy does not think that it is worthwhile to do the same.