Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Il poliziesco cinese

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Due sono i termini chiave nella storia del poliziesco in Cina, l’uno indigeno l’altro forestiero:gong’an 公案 zhentan 侦探.
Il primo, il cui significato originario è “banco del giudice”, indicò presto anche il caso giudiziario. Per-ché denomini un genere letterario bisogna aspettare però la dinastia Song [960-1279], allorché si sviluppò una vivace letteratura popolaresca, dapprima orale, diffusa dai cantastorie nelle maggiori città, popolate da un’agiata borghesia urbana, poi scritta, pubblicata da intraprendenti librai-stampatori.
Nel “Ricordo delle delizie della capitale” [Ducheng jisheng 都城纪胜], un resoconto della vita nella capitale dei Song Meridionali, si elencano le scuole dei cantastorie, una delle quali era specializzata appunto in gong’an, definiti però in modo alquanto sorprendente per le nostre abitudini:


搏刀赶棒及发迹变态之事
storie di cappa e spada e di arricchimenti improvvisi


Si trattava quindi piuttosto di racconti d’avventura e di ricerca della ricchezza, anche a costo di mietere vite umane.
Nei secoli seguenti, il genere si sviluppò considerevolmente e giunse, alla fine dell’ultima dinastia, nella seconda metà dell’Ottocento, ad alimentare ampi romanzi di cento e più capitoli. L’ intreccio è basato su un assunto assai diverso da quello occidentale: non è il mistero da risolvere a tenere banco ma è la sagacia dell’investigatore, il “magistrato padre e madre del popolo”. L’ascoltatore o il letto-re è di regola messo al corrente dei fatti fin dall’inizio e soprattutto segue con piacere i tentativi del magistrato di risolvere il caso.
Il secondo, zhentan, è il nome scelto per definire la letteratura gialla occidentale che andò diffondendosi nel paese dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, profittando o concorrendo all’eclisse del genere tradizionale, e quella di tipo occidentale ma di autore cinese, fiorente in particolare degli ul-timi due o tre decenni.
Nonostante tutto, anche questo termine è diverso dal nostro “investigare”. Quest’ultimo, formato da in- rafforzativo e lat. vestigāre “seguire le tracce”, insiste sui concetti di caccia e traccia.  Quello cinese privilegia invece l’aspetto dell’agire nell’ombra, in segreto. Per questo, in epoca Ming [1368-1644], il letterato He Liangjun 何良俊 lo poteva usare così:


余时在南京,日使人侦探,问驾帖曾到否?
Nei ritagli di tempo, a Nanchino, mandavo tutti i giorni a controllare in gran segreto se era arrivato la missiva imperiale


Evidentemente si parla di controlli segreti, non di misteri da risolvere. Più tardi l’accezione si avvicinò a quella occidentale. Per esempio, Lao She scrisse in Heibai Li:


侦探跟上了四爷
Il quarto signore aveva i segugi [zhentan] alle calcagna


Esiste anche un altro termine, meno usato, per poliziesco: tuili xiaoshuo 推理小说, da tuili推理 “dedurre”, quindi “romanzo di deduzione”, ma è un prestito dal giapponese suiri shōsetsu.

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