Aldo Mola, comunque vicino
alla Massoneria
italiana, non ne tratteggia un bel quadro, e al di là degli aspetti
storico-politici, è emblematica la frase da lui scritta: “l’Italia è
nuovamente dominio di rigogliosi neofondamentalismi e lo si deve soprattutto a
chi ha confuso simbolismo con misticismo, razionalità con trastulli
occultistici, spacciati quale sapienza arcana, e un sano anticlericalismo
politico con i riti più bizzarri”.
Sembra che Ramsay, con la
sua “invenzione”, volesse attribuire una continuità con i cavalieri crociati. Complete
invenzioni sembrano anche tutte le Camere Alte, dallo Scozzese
al Memphis-Misraim,
etc…
Le prime Logge
italiane sono nate con lo scopo senz’altro dell’unità politica della
nazione, quasi fossero un mero strumento di lotta per l’unità (anche se
poi la Massoneria, era ben lungi dall’avere un’unica linea di pensiero), e
aveva come braccio operativo la
Carboneria. Il loro anticlericalismo derivava soprattutto dalla Francia e
dalla sua grande influenza da Napoleone fino alla costituzione dell’Ausonia (e
anche dopo), ricevendo dalla Francia proprio gli aspetti più negativi. Questa
influenza è stata fondamentale sui massoni e politici italiani, considerato che
la presenza dello Stato della Chiesa è stata vista sempre come ingombrante, soprattutto
per motivi più materiali che spirituali, per secoli. Infatti, il rilievo che si
tenta di dare all’appartenza di personaggi della
Chiesa più o meno in vista (anche papi) alla Massoneria è solo molto
superficiale e anche una leggenda metropolitana è il presunto collegamento profondo
tra gesuiti e massoneria.
In Italia, i motivi principali della scissione
di Piazza del Gesù furono soprattutto due: i soliti motivi politici, e
dissidenze all’interno del Consiglio Scozzese dei 33. Quanto alla risonanza
reale essa fu quasi nulla, perché entrambe le Massonerie furono poi proibite.
In parte, dunque, la Massoneria ha
contribuito alla laicizzazione dello Stato, ma questa è stata una
tendenza progressiva che si è manifestata in tutti i paesi occidentali, a
prescindere dalla Massoneria italiana, anche se per molto tempo le Officine latine
sono state l’unica vera forza a opporsi alla Chiesa.
Ciò è stato una sorta di contrappeso
all’enrome potere che la Chiesa cattolica ha da sempre avuto nei Paesi latini,
ma è anche vero che il
suo potere, dopo il Concilio Vaticano II, si è enormemente indebolito.
Nei paesi nordici e di lingua inglese
(quindi escludendo i paesi latini e di lingua tedesca), essa, lasciando da
parte i sentieri politici, affaristici e anticattolici, ha contribuito
eticamente allo sviluppo di un popolo, di un territorio, o di gruppi di
persone, almeno fino a qualche anno fa. In Italia, come già ricordato, essa è
stata importante per l’Unità.
C’è però da consderare che tale obiettivo, quello etico e morale,
potrebbe essere raggiunto da qualsiasi altra organizzazione, anche perché tali
valori variano con il variare dei valori lungo una linea temporale, mentre la
Tradizione è ben altra cosa.
Dal punto di vista storico, se con Pio
IX - e dopo di lui – la Chiesa non è stata più la stessa, è con Lemmi che la Massoneria
ha cercato di rimettere in sesto le proprie finanze, di riordinarsi (anche
ritualmente) e di darsi un tono di serietà.
E se è vero, come disse Giovanni XXIII, che “bisogna distinguere
l’errore dall’errante”, le ormai ultra-note vicende di Taxil e Pike
ci dicono che essi sono stati enormemente sopravvalutati, considerando anche l’ingenuità
dei loro scritti.
In ogni caso, i fatti storici che riguardano la
Massoneria italiana possono essere riepilogati nei seguenti punti:
- durante la riforma elettorale giolittiana
anche la Massoneria cerca di attirare voti nelle proprie sfere di influenza,
anche per contrastare i voti verso le componenti cattoliche e “annullare” gli
effetti del patto
gentiloni. La sua spinta a parlare di democrazia era abbastanza
genuina, anche al di là dei rapporti di forza che si sarebbero instaurati dopo
in parlamento e nei partiti;
- in merito all’interventismo per la Grande
Guerra inizialmente la Massoneria, come gran parte dell’Italia, era
titubante. Le successive posizioni nazionalistiche erano date da ragioni
particolari ben precise (spinte dei nazionalisti e della Corona, presenza di
generali nelle Logge, interessi economici ad esempio in Libia, paura di essere
tacciata come antipatriottica, clausola anticattolica del Patto di Londra...) e
dalla forte spinta data dalla Gran Loggia d’Inghilterra;
- nonostante il socialismo
avesse attecchito più che bene nella Massoneria fino al Ventennio (e anche
dopo) non è stato assolutamente il filone principale anche se ne fu un
componente essenziale (vedi Gof),
soprattutto nelle accezioni della sinistra radicale di lotta di classe e
dittatura del proletariato. Non si può prescindere da Turati, dalle mediazioni
di Costa e dal fatto che taluni massoni socialisti fossero molto influenti, ma la
Massoneria ha sempre nella sua essenza rifiutato posizioni radicali (tra cui
anche scioperi e serrate) per essere sempre più vicina a quelle democratiche prima,
e repubblicane poi. Per quanto anticattolica e a sinistra possa essere stata,
non ha mai superato una certa linea fino a stravolgere il proprio sentire
liberaldemocratico, nemmeno considerando gli errori di valutazione nel sostegno
al primo fascismo. Comunque, questa “forza” della Massoneria è sempre stata
sopravvalutata: l’influenza vera del politico locale era forte in quanto
uomo di partito più che come massone. Essa ha rappresentato, da sempre, gli
interessi del borghese;
- per quanto riguarda il Ventennio,
Mola ha dedicato ampio spazio alla questione Mussolini-Massoneria. Le questioni
di Reggio Emilia e Ancona del 1920, e della legge “anti-massoneria” derivano
dal fatto che egli abbia presentato domanda di affiliazione che gli è stata
rifiutata. D’altro canto Mussolini ha convissuto con molti uomini di Palazzo
Giustiniani (e sopportato Palermi), e quello che non sopportava non era la Massoneria
in sé, quanto la Massoneria come associazione politica e per di più quasi
dipendente del Gof;
- già dopo la Prima Guerra Mondiale
il riavvicinamento tra Torrigiani e Giolitti porta ad un breve
riavvicinamento ai cattolici, sicuramente strumentale a livello politico e
soprattutto di compensazione per non eccedere su certe linee rivoluzionarie.
La Massoneria viene scomunicata
nel 1738 da Clemente XII, e confermata da Benedetto XIV nel 1751, senz’altro
per motivi politici e anche perchè era vista (al momento della nascita della
Massoneria speculativa, 1717) come una “conventicola” al pari di tante altre.
A livello dottrinale si scomunicavano i massoni perché l’entità
in cui credevano era un Dio neutrale e non un Dio rivelato per mezzo della
fede; inoltre non credevano nella divinità di Cristo.
Nella condanna Clemente XII scrisse che oltre ai noti
motivi religiosi vi erano anche “motivi a Noi noti”
senza precisare quali. In effetti, tali motivi furono, molto probabilmente,
dovuti al fatto che fu posta in esilio la dinastia cattolica degli Stuart.
Nel 1945 Laj ripropone una linea
anticattolica e delle alternative all’assistenzialismo cattolico, e nel 1969
Gamberini incontra il sacerdote Esposito (col beneplacito di Paolo VI), dopo
che al Vaticano II fu creato da Arceo un Segretario per i non credenti (1962)
con aperture ai massoni.
Allo stesso tempo anche Palermi dopo
la Liberazione tenta di riavvicinarsi alla Chiesa cattolica, e dal 1948 il
gruppo Terzani inizia un riavvicinamento più serio e vede un nemico comune nel
comunismo ateo.
Alla fine degli anni ‘60 la Massoneria
inizia a capire che uno stato liberale è tale solo se permette la tolleranza
anche dei cattolici.
Nel 1976 il Prefetto per la Sacra Congregazione
Della Fede Seper ammette che la scomunica vale solo per i massoni che realmente
cospirano contro la Chiesa, cosa che fu subito ritirata dalla dichiarazione
della Conferenza episcopale tedesca del 1980 che detta la linea della SCDF del
1981.
In realtà c’è una lunghissima lista di
provvedimenti della chiesa cattolica che condannano la Massoneria, ed è ancora ufficialmente
valida la proibizione dei cattolici a parteciparvi;
- nel 1920 e poi nel 1925 ci sono
le nuove Costituzioni dell’Ordine di Palazzo Giustiani che prevedevano anche l’unificazione
dei Riti per ottenere un riconoscimento anglosassone mai avuto, fino al
1972.
Tale riconoscimento non si è avuto nemmeno
quando nel 1930 il Goi si trasferisce a Londra sotto Chiesa, Labriola e
Tedeschi. Lo stesso vale per gli ALAM che, sebbene avessero avuto
qualche riconoscimento da Washington nel 1912, non sono mai stati presi in
considerazione da Londra.
Nel 1945 Laj riunisce il Goi con la
Massoneria Unificata Italiana (che aveva per scopo quello di riunire le spaccature)
e si riformano e separano i riti a partire dalla nuova Costituzione dell’Ordine
in linea col modello di Torrigiani e mettendo in prima linea i landmarks
londinesi.
Si iniziano a instaurare relazioni
solo con Obbedienze regolari.
Nel frattempo l’America spingeva per
epurare le logge dagli elementi di sinistra, specie PCI, azione che ha un’ulteriore
spinta quando gli ALAM capeggiati da Gigliotti e Bellini si uniscono al Goi,
poco prima della Gran Maestranza Tron.
Gamberini, successore di Tron, oltre
che aprire alla Chiesa cerca di instaurare legami con la GLNF (in opposizione
al GOF), con la GLN del Belgio e le altre Logge regolari del Commonwealth per
cercare il riconoscimento di Londra, che avviene con la maestranza Salvini
nel 1972.
Ciò comporta anche la fusione con
gran parte degli ALAM della frangia di Bellantonio, già parente di Sindona, che
sembra che abbia avuto un ruolo fondamentale.
Pero con i problemi del RSAA del 1977
e lo scandalo di Gelli, Tangentopoli e Di Bernardo, la GL inglese decide di
ritare il tutto. Mola sostiene che
tale decisione avviene sulla base di documenti falsi a cui la GL inglese ha
creduto, e in particolare alla ripresa di rapporti con il CLIPSAS e Gof, ma ciò
è inverosimile.
Con la Gran Maestranza di Corona nel
1984, dopo le vicende gelliane e la morte di Battelli, si promulgano le nuove
Costituzioni dell’Ordine dove si vietato le iniziazioni sulla spada e il potere
di grazia del Gran Maestro; l’ammissione del profano per alzata di mano; il
giuramento è sostituito con la promessa solenne.
Nemmeno negli ALAM (non più riuniti
al Goi) di Ghinazzi, succeduto a Ceccherini nel dopo-Palermi, non può esserci
riconoscimento per via dell’apertura delle Logge alle donne e per il suo
ingresso nel CLIPSAS fondato dal Grande Oriente di Belgio e dal nemico per
eccellenza di Londra: il Gof;
- in merito a Gelli e P2,
Gamberini (esponente della Chiesa evangelica valdese) è quello che lo mette in
primo piano gia’ dagli anni ‘60.
La Propaganda viene fondata nel 1877
dal Gran Maestro Mazzoni.
La P2 è stata soltanto un’espressione
del sistema italiano, nulla di eversivo, destabilizzante o “rivoluzionario”, ma
solo un’entità che l’allora situazione politica e partitica permetteva e
avallava. E la P2 traeva il massimo vantaggio proprio da questa situazione – che
quindi non aveva la minima intenzione di cambiare prediligendo lo status quo
–, e dai buoni rapporti con gli USA (vedi amministrazione Reagan, Bush,
Solidarnosc). Alla base vi erano gli ovvi e forti interessi economici;
- Dopo Corona, Di Bernardo, anticlericale
spinto e invasato, crea la Gran Loggia
Regolare d’Italia, che oggi conta un basso numero di affiliati.
Nessun commento:
Posta un commento