Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Il pensiero politico filosofico di Benjamin Constant

Condividi
· il giovane Constant, reduce dal tirocinio universitario anglo-tedesco (Oxford, Erlangen, Edimburgo), è più attento di quanto si creda agli aspetti fisico-meccanici del congegno costituzionale
· gli studi dell’autore del suo Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni 1819 all’Athenée Royale di Parigi non sono mai cessati: i suoi scritti del 1800-1806 – dal consolato di Napoleone all’Impero – parte di un progettato trattato e mai pubblicato “Grand traité de politique”, ci mettono di fronte ad una continuità di pensiero molto più solida e rivelano il nucleo liberale della riflessione dello scrittore svizzero; già ai primi dell’800 è bello e formato e le opere successive non si rifanno che agli scritti predisposti in un decennio

 · l’autore è impegnato nel 1799-1803 a raccogliere materiali in vista del “Grand Traité”, ma che poi confluiscono nei Principi di politica 1806 e in Dello Spirito di conquista, oltre che nei Fragments d’une ouvrage abandonné 1803
· sempre da autodidatta, poi, pubblica il pamphlet dallo stesso titolo di quello del 1806 - Principi di Politica – e il suo Cours de politique constitutionnelle 1818-1820
· dall’impegno pro-direttorio, si allontana sempre più da Napoleone, sino all’esilio, che produce in lui una riflessione più pacata, in linea con una nascente scienza politica, che preferisce lo sperimentalismo alle idee astratte; la libertà diviene un valore da difendere
· se per la libertà bisognerà ritornare alla monarchia, ben venga la monarchia purché sotto l’egida di una Costituzione che faccia lo Stato libero, in cui rivendicazioni popolari e garanzie istituzionali vadano a compenetrarsi in un progetto politico anti-tirannico
· nel Cours de politique constitutionnelle, il termine rappresentanza si colloca in prima fila, contro la « caduta verticale » del governo rivoluzionario prima e del bonapartismo poi, sino a costituire – insieme alla libertà – uno dei due perni problematici (considerato che durante la rivoluzione la partecipazione popolare s’era mossa a ondate successive, senza trovare un punto d’equilibrio)
· i modelli politici del passato, usati durante la rivoluzione e poi manipolati per esigenze di parte, nel mondo moderno vanno cambiati in favore di una scienza politica nuova
· già in De la force du gouvernment actuel de la France, durante il post-giacobinismo, in una fase di grave debolezza di una repubblica che stenta a liberarsi dalla duplice minaccia sanculotta e realista, Constant aveva chiarito che un sistema politico indirizzato verso la democrazia, non può non fissare nella propria costituzione un corretto principio rappresentativo
· era necessario ristabilire un ordine legale che interrompesse la caduta di azioni e reazioni avvenute dopo la caduta di Robespierre:
- la jeunesse dorée contro il movimento popolare
- protesta sanculotta contro il caro-viveri nell’aprile/maggio 1795 , repressa dall’esercito
- il Terrore bianco del sud
- insurrezione realista in Uk
- mobilitazione a Parigi contro la legge dei “due terzi” [Il decreto dei due terzi, votato dalla
Convenzione termidoriana a fine agosto 1795, stabiliva, nel timore di una maggioranza monarchica, il principio che i due terzi delle nuove assemblee fossero formati da membri della disciolta Convenzione]
- repressione da parte delle truppe bonapartiste il 13 Vendemmiaio, col supporto di “patrioti terroristi” scarcerati per l’occasione
- nel maggio 1796 la congiura di Babeuf per l’Eguaglianza
il colpo di Stato del 18 Fruttidoro – 4 settembre 1797 da parte dell’esercito, era considerato necessario da Constant per arrestare la ripresa monarchica
· comunque, una libera repubblica rappresentativa non può ignorare il principio montesquieuviano della divisione dei poteri, nonostante l’imperfezione della Costituzione dell’anno III-1795:
- poteri drasticamente divisi, ma non in equilibrio fra loro e non comunicanti
- governo tutto sommato debole, soggetto a rinnovamento annuale di 1/5 per sorteggio e senza possibilità di controllare il bilancio o di intervenire nella legislazione
- mal congegnato bicameralismo (su annotazioni del Gioia)
- assenza di un giurì costituzionale
tanto che Constant finisce per accettare la legge dei “due terzi” e quindi per condividere il 18 Fruttidoro, in cui l’accordo repubblicani-moderati-monarchici costituzionali appare l’unica via d’uscita, con punto fermo della rappresentanza
· la repubblica rappresentativa si deve stabilizzare con una maggioranza di centro, poiché ciò permetterebbe anche in una grande nazione di applicare e garantire le conquiste del 1989, evitando gli eccessi popolari, aristocratici, ma anche di una stampa che segue un’opinione pubblica aggressiva
· al centro non va più messo il potere del re che evoca l’antica arbitraria oppressione, ma un potere sottoposto alla legge che emana dalla volontà delle assemblee della nazione, basato sul principio della maggioranza e della legalità delle istituzioni
· tutti i cittadini trovano in questa forma di governo la possibilità di emergere, grazie alla loro capacità ai loro talenti
· è in Delle reazioni politiche marzo 1797 e in Degli effetti del Terrore maggio 1797 che si dice che il disprezzo della legalità e lo sfrenarsi di opposti estremismi possono portare solo al dispotismo, cioè al rifiuto dell’unica vera rivoluzione, che è rivoluzione della libertà e per la libertà (discorso contro la monarchia e contro i terroristi)
· sarà la dinamica dell’intero paese a trarne profitto: più libertà di commercio, più moralità, più uguaglianza, inevitabile progresso perché saranno le istituzioni a perpetrare le idee
· agli intellettuali spetta di orientare l’opinione pubblica
· nel discorso pronunciato a metà settembre 1797 (30 Fruttidoro) – e all’indomani del colpo di Stato del 18 Fruttidoro, col l’occupazione militare di Parigi, l’arresto dei principale esponenti della destra ed il conseguente annullamento delle elezioni di primavera per il rinnovo di 1/3 dei consigli [che avevano segnato la prevalenza dei filo-monarchici] – afferma che «senza istituzioni durevoli dotate di forza reale moralmente legittima, sarà l’arbitrarietà a prendere il sopravvento»
· tal discorso è l’eco del primo libello – De la force du gouvernment actuel, in favore del Direttorio dell’anno III e della stabilizzazione poi, giustificato anche l’intervento dell’esercito che porterà al bonapartismo conclusosi il 18 Brumaio; ma nelle varie prese di posizione, la continuità dottrinaria da mettere in risalto è quella in sostegno del principio della rappresentanza politica
· non a caso la nuova Costituzione anno III-22 agosto 1795, parla di mantenimento della proprietà quale fondamento dell’intero ordine sociale, secondo l’art. 8 Dichiarazione dei diritti e dei doveri; in concomitanza con l’art. 2 della stessa Dichiarazione, dove una libertà prevalentemente negativa – “il poter fare tutto ciò che non nuoce ai diritti altrui” -, e un potere di fare leggi affidato alla maggioranza in accordo con la volontà del popolo, faceva sì che la Francia fosse più interessata al mantenimento di un ordine legale; in base al principio del “giusto mezzo”, che per Constant dovrebbe esserne assolutamente il fondamento
· l’esplorazione storico-politica di Constant fa sì che si inserisca in termini decisamente liberali, ovvero di storia del liberalismo europeo delle origini; sa che nessun tentativo politico giungerebbe a buon fine senza estendere lo sguardo all’intera realtà europea, che è una realtà altamente dinamica; il problema è capire come la libertà di ogni uomo in quanto uomo possa mantenersi integra pur non rinunciando a creare le strutture per proteggerla e rassicurarla
· la storia della libertà coincide con l’opera immane di rinnovamento e di emancipazione dei popoli, tanto che c’è in Constant il tentativo di chiarire che una dottrina delle forme di governo non deve rimanere fissa e immutevole, ma continuamente aggiornarsi tenendo conto della storia in sviluppo
· i principi non sono verità rivelate, ma hanno una forma che sono le Costituzioni; ma è anche necessario lavorare per formare nella società una coscienza libera
· è solo attraverso questo complesso meccanismo idee-istituzioni-società con cui – una volta attivato – si può uscire dal cerchio dell’errore e del pregiudizio; e attraverso una “lotta del sistema elettivo contro quello ereditario”, che ricorda da vicino Montesquieu e il suo storicismo sociologico
· certo, il sistema rappresentativo «importa necessariamente una alienazione temporanea della sovranità», e può accadere che i deputati, una volta eletti, inseguano piuttosto gli interessi dei governanti che quelli dei governati; ma una assemblea rappresentativa non ha il diritto di fare delle leggi contrarie alla giustizia, ala morale, alla libertà legittima degli individui: i rappresentanti non potrebbero far altro che operare per la libertà dei governati e per la prosperità della nazione
· la libertà e prosperità verrebbero senz’altro incrementate dalla presenza di partiti in competizione, con uno spazio alla dialettica di idee e interessi. Non a idee collettive bisogna mirare, ma alla «moltitudine di idee»
· il legislatore è necessario per organizzare l’ordine dello Stato all’interno e all’esterno, ma ciò non si deve risolvere in oppressione degli individui, che hanno diritto anteriori a quelli della società e dello Stato
· Constant formula una teoria del governo rappresentativo liberale, da innestare sul tronco della tradizione repubblicana, valutando i processi connessi al potere legislativo, cui servono freni e garanzie. D’altra parte non si può non tener conto della Convenzione, che ha finito per esercitare, proclamando la volontà assoluta e illimitata del popolo, una vera tirannia, anzi la peggiore delle tirannie
· la Costituzione dell’anno III ha fermato questo periodo di dispotismo e di delirio, ma non si può dire che sia riuscita a limitare il potere di chi fa le leggi; ci sarebbero dovuti essere dei contropoteri quali a) il veto dell’Esecutivo (modello Usa) b) l’introduzione di un potere di scioglimento affidato ad un organismo superiore di garanzia (dal momento che anche l’esecutivo non è non meno esposto ad abusi): un potere neutro ed imparziale, ad esempio “anch’esso elettivo composto da 100 deputati nominati a vita dal popolo, indipendenti, saggi, non facili da corrompere”
· lo “Stato libero”, che la repubblica deve pretendere di essere, non opprime il cittadino con il suo potere, ma anzi si adopera per tenere a bada un potere sociale (che può diventare impetuoso), attraverso le istituzioni rappresentative ed un bilanciamento dei poteri
· anche per Constant – come per von Haller – si tratta di andare contro Rousseau, non per contestarne la dottrina della sovranità popolare e della volontà generale, quanto piuttosto sul tema dei limiti dello Stato contro le autorità. Il contratto sociale non aliena definitivamente i diritti dell’individuo alla società, finendo per dipendere da questa in modo totale (termine coniato da Sieyes), ma tale interpretazione confonde solo volontà generale-diritto di esercitare sull’individuo una autorità illimitata (se nessuno ha avuto il coraggio di contestare questa idea di governo, sostenuta del resto da diversi autori, prima e dopo Rousseau, non è forse giunto il momento di farlo?)
· confutata l’idea di una autorità sociale che abbia diritti e poter superiori a quelli dell’individuo, si contestano anche i postulati classici di Rousseau, perché:
1) la repubblica può sussistere anche in un “grande paese”
2) il governo rappresentativo è la migliore forma di potere sia in una repubblica che in una monarchia perché a) assicura la libertà ai cittadini, lasciando spazio alle loro iniziative individuali b) riduce il rischio di abusi da parte delle istituzioni c) permette un’amministrazione armonica con distribuzione del potere centro-periferia
· la questione della libertà astratta, va messa di fronte alla questione dell’autorità, specialmente quando questa pretende di rivestire i panni dello Stato e di società in espansione
· sebbene si possano riconoscere una serie di mali: corruzione, accumulo di legislazione, arbitrio del potere, cesarismo , privilegi
· il governo rappresentativo deve essere un governo libero che contrasti le tendenze dispotiche della società moderna, come afferma in Dello spirito di conquista e dell’usurpazione, febbraio 1814
· l’appassionata esistenza dell’autore termina l’8 dicembre 1830 dopo la dichiarazione in favore del Duca d’Orleans 30 luglio 1830, insieme ad un proclama del popolo preparato con Guizot per suscitare l’adesione della base agli esiti della rivoluzione: a dispetto della Restaurazione, l’impeto della libertà non può essere arrestato se alla base vi sono istituzioni rappresentative funzionanti e condivise
· il libello anti-napoleonico De la conquete, contiene – come dice Franco Venturi – una delle più profonde critiche al sistema dittatoriale, un continente ridotto ad un “carcere enorme” privo di ogni contatto con la “nobile Inghilterra”, in un’età che si sta sempre più rilevando “del commercio”, vissuta come “calcolo civile, che scoraggia l’uso della forza, in una vasta area di libero scambio, di incremento dell’industria”
· Constant contrappone governi “regolari” a governi non regolari - monarchia assoluta, repubblica dispotica, fino al nuovissimo governo usurpato, forma peggiore per vai del capo assoluto che comanda a suo arbitrio senza nemmeno la tradizione della maestà, che spesso conduce i monarchi alla moderazione
· le forme di governo non vanno considerate per l’ideologia, ma per come effettivamente il potere viene gestito e applicato nei confronti dei governati: capire se è rappresentato o no, se risponde agli elettori o no; con la commovente chiusura del capitolo, diretta a sostenere il ritorno della monarchia in Francia dopo l’«usurpazione» napoleonica
· la fondamentale differenza tra usurpazione e monarchia significava appoggiare la svolta di Luigi XVIII dopo la sconfitta di Napoleone; in questo, Constant però spesso tacciato di opportunismo, restava comunque in lui il sostegno del nocciolo duro della rappresentanza: a) aprire alla democrazia impedendone gli eccessi, b) vincolo della legge per tutte le libertà c) ruolo importante delle minoranze, che però non è privilegio della classe dominante
· formula la tesi della rappresentanza come rispecchiamento della società nelle sue varie articolazioni, per mantenere in vita le minoranze, le piccole realtà sociali e culturali, senza sottoporre l’individuo ad una pianificazione centralistica; una tesi che avrebbe avuto grandissimo peso al sostegno del proporzionalismo (nei Principi di politica 1815 aveva dedicato ben 4 dei 20 capitoli alle assemblee rappresentative)
· il governo rappresentativo, elevato a categoria generale della politica, letto da un’angolatura nuova rispetto al Terzo Stato-nazione di Sieyes, con equivocabile dimostrazione dell’errore di Rousseau (teorico, a detta di Constant, incompatibile con la modernità); rileva il cambiamento sostanziale dell’economia, in cui la competizione economica diventa anche politica
· credeva, come Condorcet, che libertà e democrazia potessero convivere
· del potere rappresentativo ha parlato molto nelle Riflessioni sulle costituzioni e le garanzie maggio 1814, fino al licenziamento del Corso 1820; si trattava di offre un testo di orientamento sia ai sostenitori delle monarchie che ai sostenitori delle repubbliche, che optassero per una soluzione politica costituzionale conforme alla necessità dei tempi

1 commento:

  1. ciao. sono una studentessa della specialistica di scienze politiche, credo nella stessa facoltà che hai fatto tu, se non sbaglio. il 18 ho avuto l'esame di carini. negli ultimi due giorni, quando ormai avevo studiato tutto e cercavo qualche informazione ulteriore su internet, ho trovato questo blog e mi è servito tanto a fissare le idee. volevo scriverti subito, ma ho preferito aspettare di dare l'esame. beh, grazie. tra l'altro, ho visto che hai molti appunti, credo che tornerò in vista del prossimo semestre.
    a presto :)

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...