Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Il pensiero politico e filosofico di John Stuart Mill

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John Stuart Mill. Sulla libertà.

· il problema della conciliazione fra liberalismo e democrazia è concepito da Mill come la premessa per una filosofia politica nuova, che attenta alle ragioni dell’individuo tenesse egualmente presenti quelle della società
· la chiave di volta non è tanto il pur fondamentale studio della politica e della società, ma la considerazione dell’importanza della rappresentanza politica nella veste di suffragio universale con sistema proporzionale: salvaguardia della partecipazione democratica insieme alla libertà dell’individuo e delle minoranze
· entusiasta osservatore della rivoluzione di Luglio (era a Parigi in quei giorni), ma anche attento ai significati e alla eredità della RF 1989, sostiene il progetto girondino – sebbene sconfitto dal giacobinismo e dal bonapartismo – che doveva riprendere vigore col contributo di una middle class, che avrebbe contribuito al radicamento di questa tendenza parlamentare progressiva
· la libertà, bene insopprimibile ed inalienabile, si esprime nel miglior modo dove le riforme politiche e sociali sono decise da una maggioranza rappresentativa moralmente elevata quanto politicamente attenta al rispetto delle minoranze
· Mill aveva in mente una mobilitazione progressiva di tutte le componenti della società, al fine di produrre una élite di governo tanto sottoposta al controllo dal basso, quanto capace per le scelte operative
1) il sistema di lista non deve offuscare il ruolo delle minoranze (proporzionalismo)
2) si deve mettere in moto un processo largo di riforma morale della società che metta fine ai privilegi
· smontati nel 1832 i borghi putridi, la difesa della libertà dell’individuo diventa un obiettivo concreto, tanto più se a prendere le redini del governo è un Reform Party che Mill propone nella rivista come elemento da riorganizzare e rafforzare; sino alla formazione di una classe dirigente colta, e un ulteriore allargamento del diritto di voto
· la visione ciclica della storia è di tipo sansimoniano, ma nettamente differente nella conclusione, perché una società che si propone si attuare obiettivi impossibili rischia di cadere nelle braccia del dispotismo: vagheggiando una democrazia perfetta, non si erano messi i francesi sotto una dittatura militare? Gli interventi di governo devono essere graduali, e sono le istituzioni di governo a doverli attuare, nel rispetto delle procedure costituzionali
· l’idea di governo rappresentativo è anche un’idea regolativa, la cui radice sta nel Sistema di Logica 1843, opera di lunga gestazione in cui il riformismo politico si manifesta per mezzo della convinzione filosofica secondo cui i processi culturali sono soggetti a lenta maturazione, e sono destinati a concludersi in modo positivo (progresso generale della società)
· qui è chiara l’influenza della filosofia di Comte (quasi sconosciuto in Francia, famosissimo in Uk), con cui Mill entra subito in contatto epistolare: il positivismo francese, rielaborato in chiave antimetafisica, incoraggia Mill al riformismo e alla filosofia dell’esperienza, non ridotta ad empirismo pratico ma come via per accedere alle scienze e alle regole di comportamento comuni: per mettere in piedi istituzioni stabili, rappresentative degli orientamenti politici e dei sentimenti morali
· la nuova filosofia politica doveva completamente liberarsi dai pregiudizi metafisici
· ma se il governo è un’idea regolativa, il padre James pensava più radicalmente che esso fosse un cuneo da piantare nel fianco dell’aristocrazia
· 1) l’incremento dei risultati per Mill può avvenire con la predisposizione di adeguate misure formali di garanzia contro ogni possibile eccesso di potere da parte dei legislatori e dei giudici
2) l’incremento del fattore morale avviene, per come diceva Montesquieu, essendo il popolo particolarmente adatto a scegliere i rappresentanti invece che a governarsi da sé
· in astratto, un governo popolare sarebbe senz’altro da preferire, ma poiché il popolo non è in grado di gestire direttamente gli affari di stato, è bene affidare questo compito alle persone più istruite e competenti, le quali assumeranno la loro responsabilità politica attraverso la conquista del mandato rappresentativo
· gli istituti politici liberal-costituzionali devono essere portatori di un forte fattore educativo-sociale, come antidoto al dispotismo della maggioranza o comunque la dominio di capi politici incompetenti
· le tesi di Tocqueville, che Mill recensì per ambedue le versioni della Democrazia in America,, aprivano questioni non eludibili, in particolare due:
a) il rigetto del mandato imperativo, poiché i deputati godono di una tale fiducia che li rende per definizione liberi di agire
b) la possibilità per le minoranze non solo di accedere alle assemblee rappresentative, ma di esservi n queste la pattuglia più avanzata: i migliori elementi per capacità intellettive e qualità morali indurrebbero il paese a compiere le scelte più giusteil montare della protesta – in Uk anticipata col Cartismo – obbligava i pensatori politici ad aggiornare la loro concezione di libertà, non solo in base al progredire delle condizioni economiche, ma anche in base ad una nuova scienza politica, destinata a convivere se non a confondersi con una nuova scienza della società


 · con gli articoli sulla “London & Westminstre Review”, Mill si distacca dal giovanile e radicale benthamismo, affrontando il tema della democrazia come graduale riforma, attraverso il consenso del popolo estrinsecato in proposte discusse dai partiti in un pubblico dibattito

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