Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

La letteratura italiana e la Cina, by Lu Tongliu

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Discorso al Convegno in occasione del trentennale dello stabilimento delle relazioni diplomatiche fra Cina e Italia
All’inizio del XX secolo, l’araldo del movimento cinese per la nuova cultura, Luxun, scriveva in un suo saggio:

Mentre armi e cannoni finiscono in polvere,
la voce di Dante non tace
intendendo dire che, col trascorrere del tempo, le armi e i cannoni si sarebbero corrosi, mentre la voce di Dante è eterna. Nel poeta italiano, Luxun scorgeva valori universali, travalicanti il tempo e lo spazio, mentre la sua grande stima per Dante dimostrava al contempo che fra le due grandi civiltà cinese e italiana corre un’affinità naturale e che i Cinesi provano per la letteratura italiana un afflato particolare.

   Lo dimostrano i fatti. Dai dirigenti riformatori della fine dei Qing, Kang You-wei e Liang Qichao, fino a dirigenti del Partito Comunista Cinese come Zhang Wentian, da eminenti scrittori e poeti come Guo Moruo, Mao Dun, Lin Yutang, Ba Jin, Xu Zhimo, Su Manshu, Wang Duqing, fino a studiosi del calibro di Hu Shi o Qian Zhongshu, la crema dell’intellighentsia cinese si dedicò senza ecce-zione alcuna, con traduzioni e saggi, a diffondere in terra cinese la letteratura italiana, guadagnandosi molti meriti nei rapporti fra le letterature cinese e ita-liana. Uno dei corifei della rivoluzione letteraria cinese del Quattro Maggio [1919], Hu Shi, pubblicò fra il 1917 e il 1918 molti saggi di seguito sulla rivista “Gioventù nuova” [La jeunesse, Xin Qingnian], elevando Dante a modello per la costruzione di una nuova cultura e di una nuova lingua nazionale e portandolo alle stelle. Il prof. Qian Zhongshu, dall’ineguagliabile erudizione, nelle sue pub-blicazioni accademiche citò le opere di oltre 90 poeti e scrittori italiani, alcuni dei quali malnoti perfino agli studiosi italiani, e operò confronti con  la lettera-tura classica cinese. Egli aveva una predilezione speciale per il Leopardi, che ci-tò in quasi 30 passi.
   Per motivi storici, gli scambi letterari sinoitaliani tacquero per un certo perio-do. Nel 1970, la Cina e l’Italia allacciarono le relazioni diplomatiche e, a partire dalla fine degli anni Settanta, la Cina avviò una politica di riforme e apertura all’estero. Ciò creò un insieme di fattori esterni ed interni assai giovevoli agli scambi letterari sinoitaliani e la diffusione della letteratura italiana in Cina en-trò in una nuova fase, di inedita floridezza, in una nuova atmosfera e con ca-ratteristiche nuove assai soddisfacenti.
   Da tempo si è finalmente conclusa la fase storica in cui la letteratura italiana veniva tradotta per il tramite di un’altra lingua, l’inglese, il francese, il russo, il giapponese. Grazie agli sforzi di un gruppo di traduttori e studiosi versati nella lingua e nella cultura italiane, i Cinesi possono leggere opere letterarie italiane tradotte direttamente dalla lingua originale. È una svolta storica di cui ralle-grarsi. Dagli anni settanta del sec. XX a oggi, centinaia e centinaia di roman-zieri, poeti e drammaturghi italiani sono stati presentati ai Cinesi, mentre di molte opere celebri sono comparse varie traduzioni, per esempio della “Comme-dia” di Dante e del “Decameron” di Boccaccio circolano oggi quattro versioni, due de “I promessi sposi” del Manzoni, e nuove versioni vedranno presto la luce. Le traduzioni dell’ “Infinito” leopardiano sono oltre cinque. Le opere poetiche di Montale e Quasimodo, a quanto so, compaiono in almeno 30 antologie di poe-sia straniera pubblicate in varie parti della Cina. L’esistenza e la concorrenza di traduzioni diverse permettono al lettore di cogliere il fascino artistico dell’ opera originale tramite le versioni migliori.
   Dagli anni novanta del XX secolo, sono state pubblicate in successione una serie di grandi collane di letteratura italiana; altre lo saranno, non appena completata la compilazione. Ad esempio, nel 1990 ha visto la  luce la “Collana di letteratura antifascista italiana”, che raccoglie 9 opere, fra cui “Fontamara” di Ignazio Silone, “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo Levi, “Cronache di po-veri amanti” di Vasco Pratolini, “Se questo è un uomo” di Primo Levi, “Uomini e no” di Elio Vittorini, “Il deserto della Libia” di Mario Tobino. Nel 1993 la “Colla-na di letteratura italiana del XX secolo” ha raccolto10 opere di Svevo, Buzzati, Calvino, Moravia, Sciascia, Malerba, Cassola e Soldati. La “Collana di classici italiani”, la cui redazione è ormai completata, sta pubblicando 12 opere di grandi letterati, dal Rinascimento al XX secolo. Seguiranno poi le “Opere scelte di Italo Calvino” (13 opere) e le “Opere scelte di Alberto Moravia” (5 opere). La pubblicazione di serie di collane supererà lo stato di frammentarietà e disper-sione della letteratura italiana e colmerà una lacuna, permettendo al lettore cinese di conoscere sistematicamente e integralmente la letteratura italiana.
   In seguito all’approfondimento degli scambi, le traduzioni di letteratura italia-na non si limitano più al solo realismo, ma si occupano equanimemente di au-tori di multiformi tendenze e delle più varie correnti, scuole e stili letterari. Al-cuni scrittori e scuole negletti e sottovalutati, come la poesia futurista, l’esteti-ca dannunziana, il teatro di Pirandello, sono stati giustamente rivalutati e le lo-ro opere vengono pubblicate le une dopo le altre. Testi pirandelliani come “Ve-stire gli ignudi”, “Sei personaggi in cerca d’autore”, “I giganti della montagna” sono stati più volte portati sulle scene e sugli schermi.
   Nel 1989, viene fondata a Pechino la Società Letteraria Italiana (Yidali wen-xue xuehui). Da dodici anni, in felice e proficua collaborazione con l’Istituto Ita-liano di Cultura dell’Ambasciata d’Italia, ha tenuto 12 simposi di letteratura italiana. Ogni anno, il governo italiano garantisce la partecipazione di scrittori e professori italiani affermati, che vi prendono la parola. Da parte nostra, vi invi-tiamo celebri scrittori, poeti e studiosi cinesi, come Wang Meng, Zhang Jie, Ji-dimajia, onde rafforzare i legami e gli scambi con il mondo letterario italiano e promuovere l’ampliamento e l’approfondimento dell’ opera di traduzione, studio, insegnamento e pubblicazione della letteratura italiana in Cina.
   Nel 1994, lo scrittore italiano Luigi Malerba venne in Cina per prendere parte al nostro convegno. Tornato in patria, scrisse articoli sui giornali e per la rete, dove considerava l’importanza dei rapporti culturali italo-cinesi. Una sua frase ha lasciato una profonda impressione:
La cultura è l’anima del commercio 
   Proprio così, e potremmo ricordare che Marco Polo nacque in una famiglia di mercanti e che furono il padre e lo zio, dediti ai commerci internazionali, a por-tarlo in Cina, ma che fu “Milione”, che gli diede fama mondiale, a permettere agli Europei di scorgere a Oriente un mondo incantato e a spingerli a diriger-visi. Dunque, le culture orientale e occidentale e gli scambi commerciali tra-sbordarono l’umanità in un’epoca nuova. La letteratura è uno dei mezzi più po-tenti di cui i popoli dispongano per approfondire la reciproca conoscenza e vei-colare i proprio sentimenti. Gli scambi fra culture diverse sono la ricchezza del-la storia umana. Disse lo scrittore argentino Jorge Luis Borges:
Un libro rappresenta una nazione
    La funzione, impercettibile ma duratura, esercitata dalla letteratura sul pen-siero e sull’animo umano non può essere né svalutata né sostituita. Concedete-mi qualche altro momento per spiegarmi con due esempi.
Il celebre scrittore cinese Ba Jin scrisse molte opere, negli anni ottanta del XX secolo, per lo più ricordando i giorni tragici e neri delle persecuzioni che a-veva subito. A quei tempi, afflitto e disperato, recitava mentalmente, ogni gior-no, i versi della “Commedia” dantesca. Per lui, la situazione in cui versava era assai simile a quella descritta nell’ “Inferno” e poteva trarre dai versi del grande poeta italiano il coraggio per continuare testardamente a vivere e avere fiducia nella sua resistenza alle forze del male. È evidente, la letteratura dà una grande forza spirituale!
Il primo a tradurre dall’italiano in cinese la “Commedia” di Dante fu il pro-fessor Tian Dewang. Nel 1983, ormai settantaquattrenne, iniziò a tradurre il classico, adempiendo al voto di una vita. Poco dopo, tuttavia, per una grave  malattia, perse le forze e gli si indebolì considerevolente la vista. Inforcati oc-chiali da miope molto forti e servendosi anche di una lente d’ingrandimento, o-gni giorno, con energia straordinaria, spingeva avanti instancabilmente la pen-na. Dopo 18 anni, nell’agosto di quest’anno, egli finalmente completò la tradu-zione dell’ultima terzina della terza cantica, il “Paradiso”. Un mese dopo, la ma-lattia lo costringeva a letto e ci abbandonava per sempre, mentre la sua anima volava nel paradiso del poeta italiano che aveva amato per tutta la vita. È evi-dente quanto sia ardua l’opera del traduttore, ma anche che impresa nobile sia!
   Stiamo per dire addio al XX secolo e per entrare nel nuovo millennio. Un pro-verbio italiano dice: 
Un bel giorno si vede dal mattino
   Nel 2001 vedranno la luce la “Collana di classici italiani”, le “Opere scelte di Italo Calvino”, le “Opere scelte di Alberto Moravia” e le versioni cinesi di un gruppo di opere letterarie italiane. Questo buon inizio dimostra che, illuminati dalla luce del nuovo secolo, stiamo procedendo verso un domani di straordina-ria bellezza e fulgore negli scambi letterari fra Cina e Italia.
   Grazie!
© translation by Prof. Giorgio Casacchia, Cultural Attache’ of Italian Culture Office Shanghai, 2009

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