Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Considerazioni sul governo rappresentativo - John Stuart Mill

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I conservatori e i liberali non si riconoscono più nel credo politico che professano, senza presunzione di creare una nuova scienza politica, è necessario creare una teoria comprensiva delle due ideologie che vada al di là della loro semplice commistione, forme di governo come strumenti per il raggiungimento di scopi, produzioni umane - e non potrebbe essere altrimenti data l’importanza che Mill riconosce alle esperienze passate - che a livello collettivo combinano i maggiori benefici con i minori costi, non mettendo in secondo piano il consenso collettivo, che fa delle stesse funzioni governative un qualcosa di estremamente dinamico, ed è proprio il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla comunità e i loro interessi che stabiliscono o meno la bontà di un governo, sebbene non sia facile enumerarli, ad ogni modo, la cosa essenziale ed immancabile in un governo è l’ordine, ottenuto tramite l’obbedienza, altrimenti sarebbe un governo che non governerebbe affatto;

ordine che significherebbe non soltanto preservazione della pace, ma anche cessazione della violenza privata in una tale accezione, ordine significa conservazione dei beni disponibile, ma che diventerebbe – includendovi la nozione di progresso – accrescimento di quegli stessi beni, insieme ad un individuo liberato dalle ansietà procurategli dagli effetti di una scarsa protezione. i requisiti della stabilità non sono altro che i fondamenti del progresso in misura minore: dunque, ordine e progresso sono strettamente collegati (ogni progresso in un dato settore, comprende stabilità nel medesimo ambito), anche se il progresso, essendo stato in un piano superiore h altri fattori fondanti (tra cui gli aspetti economici, tecnologici, culturali), bisogna considerare che È indispensabile capire che c’è stato un aumento dei poteri dell’uomo sulla natura, un aumento della sicurezza e maggiore capacità di cooperazione, tanto da presentare varie combinazioni in merito alla variazione alternata di produzione, capitale e popolazione. In effetti, una maggior sicurezza a livello individuale e sociale tutela il maggior consumo e la maggiore produzione e accumulazione, laddove la tassazione fissa può stimolare a sua volta quantità e qualità produttive: il governo può togliere una parte, ma deve al tempo stesso assicurare che non interferirà sul rimanente. Per questo Mill pone l’accento anche sull’importanza della cooperazione, che in vista di un auspicabile progresso farà – per via di fattori biologici e psicologici – aumentare anche la popolazione. Al contrario, gli effetti di insicurezza della persona e della proprietà, della tassazione eccessiva, dell’imperfezione del sistema delle leggi e dell’amministrazione della giustizia sono solo negative (come peraltro affermato anche nei suoi Principi di economia politica), Appare scontato – ammonisce Mill – che l’incremento della ricchezza non è illimitato, tanto che al termine di tale incremento vi è lo stato stazionario, in cui le arti produttive vanno migliorate e va interrotta l’emigrazione del capitale. va però favorita la tendenza al progresso, obiettivo governativo e quella all’egualitarismo. se questo processo di accrescimento rallentasse, anche solo di poco, inizierebbe da subito il processo inverso di degenerazione, . È ovvio che il principio cui Mill tende, anche per via della matrice utilitaristica del suo pensiero, è quello del lassez faire in via generale, ma con le dovute eccezioni, riguardanti i già citati monopoli e le nazionalizzazioni, quali l’istruzione elementare; l’intervento legale nel caso dei bambini, degli schiavi e delle “vittime disgraziate della parte più brutale dell’umanità”, delle donne, viste anche come mogli; gli impegni assunti “per sempre”; ciò che riguarda l’amministrazione della vita e degli enti pubblici (che teoricamente secondo Mill non risulta più corrotta di quella delle società per azioni); gli accordi collettivi di lavoro per una categoria di lavoratori; la carità; la gestione delle colonie; i servizi pubblici di informazione tramite esplorazione geografica o scientifica. In questi campi non vale la regola secondo cui “gli individui sono i migliori giudici dei propri interessi”., poiché i governi non sono creati sulla base di un disegno astratto, spontaneo e naturale, non risultano essere un derivato delle abitudini, ma il risultato più ampio delle deliberazioni di un popolo, di cui ne rispecchiano i sentimenti e il carattere nazionale, andando alle radici del problema, è la volontà umana che sta alla base delle istituzioni, la quale fa sì che non ci sia acquiescenza del popolo, bensì partecipazione attiva (laddove l’educazione lo permetta) e sottomissione alla legalità, quest’ultima importante per raggiungere gli obiettivi prefissati dalla comunità tutta, certo, gli inconvenienti vi possono essere, e sottostanno al fatto che non vi sia quella volontà generale di costituzione di un governo libero sufficientemente sviluppata (per mancanza di moralità, legalità, mezzi materiali, o per vai di un’autorità politica troppo forte), non si voglia una particolare forma di governo, o si sia attratti da un “grande uomo”, per lo più carismatico, il problema è, allora, di difficile soluzione, poiché è l’esperienza del governo precedente ad influire: se la massa degli lettori non è sufficientemente interessata a quel governo rappresentativo da sostenere, è facile che ci sia tirannia o corruzione, un popolo sa fare meglio le cose che è abituato a fare, per quanto non rette possano essere; per questo va educato anche ad apprendere cose nuove, in vista di quel progresso prima di tutto interiore, al fine che la dimestichezza lo porti a voler migliorare la società tutta (anche materialmente), va stimolato il desiderio di creare una forma di governo ideale cui tendere per propria scelta, nonostante ci sia consapevolezza in Mill che la vita politica non è sotto il controllo dei politici o dei filosofi, ma è determinata dalla forza sociale prevalente e più forte del paese: ogni mutamento della costituzione non può durare, se non accompagnato da una diversa distribuzione degli elementi del potere, nel paese a dominare non è solo il governo, ma anche la cultura e la proprietà, anche l’opinione – come ricordato – è in sé stessa una delle più grandi forza sociali attive, se è vero – com’è vero – che una gran parte del potere consiste nella volontà, come dimostrato dalle nuove convinzioni morali che hanno portato alla emancipazione dei nari dall’Impero britannico o dei servi in Russia, le buone qualità del cittadino rappresentano la molla propulsiva della macchina di governo, buone qualità di cui un governo deve avvantaggiarsi (ad esempio per la creazione di un giusto sistema giudiziario), e deve sottoporre a controllo, anche per mezzo di norme rigide sull’avanzamento di carriera. Ogni governo che intende essere efficace non è che l'organizzazione delle qualità positive esistenti nei singoli cittadini per la condotta degli affari pubblici.il duplice merito delle istituzioni politiche è quello di promuovere il progresso intellettuale della nazione, della virtù, della attività pratica e della efficienza; ma anche l’accrescimento delle qualità morali, pratiche ed intellettuali esistenti. Per giudicare un governo occorre valutare come migliora o peggiora la vita della nazione, per avere tale miglioramento è giusto che le istituzioni politiche raggiungano i loro fini nel modo più diretto possibile, sempre facendo perno sulla questione educativa, sempre tenendo presente che “la costituzione di un governo deve essere quasi dispotica”: un governo deve poter farsi obbedire per educare un popolo abituato alla libertà selvaggia, e avviare la civilizzazione. Infatti una costituzione troppo democratica risulta inadeguata., Le razze non civilizzate , soprattutto quelle più guerriere ed energiche, non si piegano facilmente ad un lavoro continuativo, laddove in uno stato civilizzato è necessario che sia sistematico per far sì che si riceva la giusta disciplina e si rifugga dalla schiavitù, giustificabile solo nelle società molto arretrate. Questo perché una comunità libera è in grado di esercitare tutti i diritti di cittadinanza, mentre il dispotismo conserva gli schiavi nella loro condizione di incapacità. Ai selvaggi va insegnata l’arte dell’obbedienza, ma non certo per farne un popolo di schiavi, poiché, fatti i primi passi verso il progresso, si sterilizzerebbe ogni altro miglioramento possibile (gerarchia egiziana, dispotismo patriarcale cinese, gli indù, gli ebrei, la Palestina nonostante l’Ordine dei Profeti). , È ovvio che la miglior forma ideale di governo non potrà che essere rintracciata entro i vari modelli del regime rappresentativo, Ammettendo che la monarchia assoluta sia la miglior forma di governo, occorre un monarca che non sia solo buono, ma che riesca a vedere tutto, per tutte le ventiquattro ore della giornata, e che sia sovrumanamente capace di selezionare i suoi sottoposti, Ma, al di là di ogni cosa, la maggior parte del popolo – tranne i dotti – non avrà informazioni e interesse per decidere sulle questioni politiche, Per un popolo molto civile, un buon dispotismo può considerarsi più pericoloso che un dispotismo brutale: il buon dispotismo produrrebbe un indebolimento dei pensieri e un rilassamento dei sentimenti e un rilassamento dei sentimenti e delle energie del cittadine, Invece, la migliore forma di governo è quella che attribuisce all’intera comunità la sovranità o il controllo del potere supremo, in questo caso basato su due principi fondamentali: i diritti e/o gli interessi particolari vengono sacrificati solo quando gli interessati stessi hanno la forza per tutelarli, e il secondo principio prevede che il benessere generale aumenti quando diffuse sono le capacità individuali, La sicurezza del singolo è, perciò, proporzionata alla sua capacità di autotutela, mentre i difensori dell’ordine moderno rigettavano ogni teoria del primato dell’interesse generale sul self-interest; laddove Mill, invece, sposa la tesi di applicabilità del comunismo nella società, pur nei confini di un self-interest che significhi elementare prudenza nei confronti della custodia dei propri beni e diritti, e che non sia appannaggio di una sola classe (a svantaggio, magari, di quella operaia), Lo stile intellettuale compatibile con il tipo passivo è la cultura debole e imprecisa che caratterizza uno spirito che si ritiene appagato dei divertimenti o della semplice contemplazione, Lo spirito battagliero è il fondamento del progresso del genere umano, anche se la competizione va criticata se indirizzata a obiettivi molto secondari: l'inerzia, l’assenza di desiderio, la mancanza di ambizioni, un errato impiego delle energie disponibili, fanno da inevitabile ostacolo al progresso, Il governo di uno solo o di pochi è connaturato al carattere di tipo passivo, mentre il governo della maggioranza a quello attivo, poiché non tollerano solo l’attività da essi sollecitata, ma anche quella dei cittadini, purché siano educati ad esternare opinioni e sentimenti, a considerare lavoro e lettura come piacere e non abitudine, a vedere il soddisfacimento dei bisogni come attività umana e non semplice egoismo. Anche per questo - per il fatto che questa educazione manca o è carente - non è desiderabile l’ammissione di tutti ad una parte del potere sovrano dello Stato, ma solo ad una rappresentanza, poiché in ogni comunità che supera i limiti della piccola città, ciascuno può partecipare solo ad una minima parte degli affari pubblici. Per questo, tale tipologia di governo è dipendente dalla presenza di specifiche condizioni strettamente connesse con il livello generale della civiltà. Infatti, questo non è applicabile dove mancano quei tre requisiti di stabilità che sono un popolo disposto a riceverlo, un popolo con la volontà e la capacità di conservarlo, un popolo disposto ad adempiere ai doveri e di svolgere le funzioni richieste dal governo. In tutto questo, è più agevole mutare la rotta di un sentimento attivo che creare un nuovo sentiero comune entro una condizione contrassegnata dalla passività, dove non si sente un legame con la costituzione come insieme di valori, né ci sarebbe il sostegno di una opinione pubblica motivata. Così, in questa situazione, può essere facile che le istituzioni rappresentative soccombano ad un qualsiasi colpo di mano, o divampi un’accanita competizione per l’accaparramento di posti e titoli. Non è ad ostacolo solo la barbarie, ma anche la libertà di scelta (che a prima vista sembrerebbe rendere più liberi i popoli), se quegli stessi popoli provengono da una situazione di passività estrema alla tirannia. Infatti, la monarchia assoluta è giustificata solo in quei contesti dove il governo rappresentativo avrebbe potuto aggravare ancor di più la situazione di partenza. Nelle nazioni si incontrano due inclinazioni diverse, ma convergenti: il desiderio di esercitare il potere sugli altri e la ripugnanza a subire ogni comando da parte di altri; le nazioni che tendono al voler dominare sacrificano il benessere e la libertà, perché sono i cittadini stessi ad avere ambizioni individuali esasperate. E la Francia, al contrario della più virtuosa Inghilterra, si rispecchia in questo tipo di politica., Il potere di riservarsi il controllo finale è unico sia un governo misto e bilanciato, che in una monarchia o in una democrazia: un equilibrio dei poteri si riscontra sempre, però i pesi della bilancia non sono mai a livello fra loro. È vero che la Corona inglese può rifiutare l’assenso agli atti del parlamento o mantenere in carica un ministro non voluto, ma ciò va contro i principi costituzionali del paese stesso, la moralità costituzionale del paese azzera questi poteri (in Inghilterra il potere costituzionale più solido e sostanziale è quello del popolo), come da consuetudine., Il compito delle assemblee popolari è quello di controllare le varie operazioni di governo, A dei corpi rappresentativi numerosi non è consentito esercitare attività amministrative, spettanti comunque ad un corpo collettivo piuttosto che ad un singolo individuo, Il ministro o il capo di un ufficio pubblico sente gravare su di sé una certa responsabilità; ma chi controlla i controllori? Chi controlla il parlamento? È qui che entra in gioco il ruolo dell’opinione pubblica, ma anche la questione delle delibere del parlamento limitate alla designazione del capo del governo, e non di tutto il gabinetto, che invece sarà nominato dal primo ministro. A sua volta ogni ministro nominerà i responsabili degli uffici amministrativi a lui dipendenti, La tendenza dei corpi rappresentativi a insinuarsi nella vita amministrativa è una tendenza reale e molto pericolosa che va evitata, così come per la confezione delle leggi serve un comitato ristretto poiché deve essere fatta da persone che hanno compiuto studi lunghi e dispendiosi, Quel corpo ristretto a livello parlamentare cui spetta la confezione delle leggi, più ristretto di un gabinetto ministeriale, rappresenterebbe l’elemento intelligenza, laddove il parlamento rappresenterebbe l’elemento volontà. Una volta preparata la legge, il parlamento non può mutarne i contenuti ma soltanto approvarla o respingerla, oppure accettarne solo una parte e rinviarla così alla commissione per un esame: Mill propone, in questo modo, l’istituto delle commissioni parlamentari, uno strumento comunque costituito per elezioni e con membri a termine, Poiché il parlamento non deve governare, diventa un’arena in cui si esprimono l’opinione pubblica della nazione e quella delle diverse categorie nazionali, nonché dei suoi individui eccellenti: il dibattito pubblico diventa il fulcro della libertà d’espressione e della forza o meno delle organizzazioni in campo, I due difetti riscontrabili in un governo, la mancanza di poteri adeguati al mantenimento dell’ordine e la non adeguata stimolazione delle energie intellettuali, morali e pratiche dei cittadini (difetto altamente presente nei regimi dispotici), conducono ad altrettanti mali effettivi, quali l’incapacità generale del corpo di esercitare le proprie funzioni e il sopravvenire di interessi particolari rispetto a quelli generali. La soluzione potrebbe essere una monarchia ereditaria, laddove sia però un passo indietro rispetto al governo rappresentativo e alla democrazia, e mai uno in avanti: la personale volontà del monarca, per quanto illuminato, incontrerà sempre ostacoli nella resistenza dei sudditi e nelle pretese dei potenti. La maggior parte dei re è inferire alla mediocrità sia a livello intellettuale che carismatico e conservano il trono solo grazie alla burocrazia stabile, o all’abilità di usurpazione. Al contrario, un governo troppo burocratico, rischia di cadere nella routine e di andare in rovina per l’immutabilità delle sue regole: lo spirito passivo e pedantocratico dei mediocri deve essere – per questo – superato da quello attivo degli uomini di cultura. E, sopra tutti, un governo libero riuscirebbe ad essere migliore di un governo di funzionari esperti, perché sarebbe capace, efficiente e competente, anche per via di una stabile funzione di controllo esercitata da un parlamento libero., L’interesse del popolo è di avere piena libertà di critica verso gli atti e i funzionari pubblici, mentre il re e l’aristocrazia tendono a coltivare quegli “interessi sinistri” benthamiani che necessitano di un popolo acquiescente e con una basso livello di educazione. Un governo, al pari di un individuo, dovrebbe guardare ad interessi non egoistici e, per mezzo dell’istituto della prudenza, non solo a quelli presenti (a causa delle abitudine sviluppate dal possesso del potere), ma anche a quelli futuri. In tutto questo, anche i governi vanno pensati in relazione allo sviluppo che possono avere nel prossimo futuro, in base alla coscienza e allo spirito pubblico dei cittadini. In un governo quello inglese, non caratterizzato l tempo di Mill da differenze di razza, lingua e cultura, il sistema rappresentativo teoricamente perfetto deve mantenere in equilibrio degli interessi delle due classi dominanti: i lavoratori (anche per mezzo delle Trade Unions) e dei datori di lavoro, grandi capitalisti e liberi professionisti, in considerazione degli interessi della maggioranza della classe. In una situazione così congegnata l’interesse di classe non riuscirebbe a prevalere sulla giustizia e sull’interesse comune

La vera e la falsa democrazia: la rappresentanza del tutto e la rappresentanza della maggioranza

Le democrazie che non conoscono la vera eguaglianza aggravano la tendenza classista; ma la democrazia si raggiunge con il consenso della maggioranza ottenuta dal conteggio dei voti: tale conteggio avviene, dunque, escludendo completamente la minoranza. Questo discorso vale anche all’interno di un parlamento rappresentativo, facendo venir meno il presupposto egualitario della democrazia. Il potere è affidato solo ad un maggioranza della maggioranza che risulta, nel complesso, una minoranza. A titolo di esempio, per correggere il male della cattiva rappresentanza delle minoranze, Lord Russell propose una legge di riforma secondo cui in collegi trinominali fosse possibile votare solo due candidati e, in alcuni casi, uno (per far sì che la minoranza che raggiungesse un terzo dei voti potesse avere un suo rappresentante). Per il nostro, però, questa risulta non essere la vera rappresentanza delle minoranze, raggiungibile solo con il metodo Hare (Trattato sulla elezione dei rappresentanti), ovvero per mezzo del voto dato a più candidati anche diversi dal proprio collegio (se insoddisfacenti), in base a quote ripartite proporzionale rispetto ai seggi da distribuire, e le cui eccedenze vadano attribuite ai successivi. Talché l’eletto sarebbe il vero rappresentante dei suoi elettori, non più per via delle influenze locali, delle spese per la campagna elettorale, o delle liste bloccate del partito, ma grazie al suo programma politico. Ma perché ciò concorrerebbe alla formazione di un governo più libero? Innanzitutto, si tenderebbe a votare candidati migliori, poi terminerebbe la sottomissione della maggioranza agli esponenti del partito, che dà spazio – come nel caso americano – alle maggioranze locali piuttosto che alle minoranze colte. A tutto ciò, ci rassicura Stuart Mill, va affiancata la pubblicità e il trasparente controllo sulla validità delle schede.

Sull’estensione del suffragio

La vera democrazia è quella nella quale si intrecciano eguaglianza, imparzialità e governo di tutti per tutti, il cui freno effettivo al potere della maggioranza deve essere il buon senso e la moderazione di quella stessa maggioranza, coadiuvati da una costituzione che ponga le condizioni di non far cattivo uso del potere. E, nel fare ciò, non va limitato il suffragio. Infatti, “la discussione politica apre il lavoratore manuale a problemi più ampi e lo sottrae alla routine quotidiana, alla ristrettezza delle idee e delle abitudini di vita”, mentre chi non vota è al tempo stesso disinteressato ed escluso dall’attenzione degli aspiranti eletti, non curandosi degli interessi generali della società. È un semplice spettatore cui interessano le leggi solo perché gli deve obbedienza: per questo, i diritti politici devono essere accessibili a tutte le persone che intendono servirsene. Ma, al tempo stesso, Mill esclude dal suffragio (come già ricordato) chi non sa leggere, scrivere o fare d’aritmetica, così come chi non paga le tasse, persona che non può incidere sul governo “libero”, “come se si consentisse a chiunque di frugare nelle tasse altrui”. In pratica, è escluso dal voto solo chi non adempie ai propri doveri, anche se un suffragio così concepito porterebbe al voto la classe più numerosa, quella dei lavoratori manuale: il pericolo cui porre dei freni sarebbe, a questo punto, evitare una legislazione di classe, e per di più di una classe non colta; per ovviare a questo, su interessi pubblici va dato più valore all’opinione della persona colta, ma non su interessi privati. Il punto focale è proprio questo: un suffragio aperto a tutti, ma con la differenza qualitativa di valorizzazione delle eccellenze, mai per classe, reddito o sesso; un suffragio da attuare gradualmente. Sulla questione femminile, la donna è un individuo anch’essa, dotata del medesimo diritto di libertà dell’uomo: non importa se è o meno capace a scegliere il governante o se in questo dovesse essere costretta dall’uomo, è pur sempre un inizio di emancipazione, un accrescimento del senso della sua responsabilità, È auspicabile anche il voto plurimo nelle elezioni parlamentari come in quelle amministrative

Sono possibili elezioni indirette?

Il ritrovato delle elezioni indirette per arginare il sentimento popolare, affinché si compia una scelta più illuminata, è possibile purché gli elettori non perdano di vista il loro spirito pubblico e non si affidino esclusivamente a questi “grandi elettori”. Con l’elezione diretta si ottengono tutti i vantaggi dell’elezione indiretta, anche perché basterebbe che l’elettore indeciso chieda ad una persona di sua fiducia a chi dare il voto, pur essendo in grado da solo di percepire l’onestà o meno del candidato. Al contrario, i consigli locali, ipotetico organo indiretto, non hanno alcuna capacità superiore rispetto all’individuo perché si occupano di questioni distrettuali. D’altra parte se l’elezione diretta ha gli stessi vantaggi della indiretta, ne elimina però gli svantaggi: il venir meno del collegamento diretto deputati-nazione e il rischio che il grande elettore possa seguire interessi particolaristici.

Sul modo di votare

Il voto deve essere segreto e sottoposto a pubblicità, perché il voto esiste a profitto dello stesso elettore; il voto non è un diritto, ma una questione di dovere: i desideri personali non rientrano nell’esercizio del voto e il suffragio è giustificato perché è uno strumento di protezione reciproca contro ogni possibile abuso che potrebbe scaturire dal voto. Il voto, da disposizione pubblica, non deve essere mutato in ricorsa di fini privati., Col voto segreto, il singolo agisce autonomamente senza pressioni esterne, e lo scrutinio è accettabile perché non induce a mentire; però il singolo non deve mai dimenticarsi di esercitare il voto con criteri razionali, come se a votare fosse solo lui e dalla sua scelta dipendesse l’esito della consultazione, con onestà, disinteresse e moralità politica. Per questo, l’esercizio del voto deve essere adempiuto in pubblico, per rendere il cittadino responsabile di fronte alla comunità; non è giusto, infatti, il voto per posta o la raccolta dei voti senza la presenza di un funzionari pubblico, anche perché, nell’intimità domestica, il corruttore potrebbe portare a compimento la propria opera. I seggi elettorali dovrebbero, inoltre, essere alla portata di tutti, anche degli infermi., Fino a quando il deputato pagherà il suo seggio, le elezioni non saranno cosa diversa da un mercato, e la stessa ipotesi di uno stipendio ai parlamentari va respinta.

La durata del parlamento

Un deputato non dovrebbe conservare un seggio così a lungo da dimenticare qualunque responsabilità, ma allo stesso modo deve avere il tempo sufficiente di poter mostrare le proprie capacità. Per Mill, la durata ottimale è di cinque anni., Si devono richiedere garanzie ai membri del parlamento?, Molti deputati non si comportano secondo il proprio giudizio, ma secondo quello dell’elettorato: il governo costituzionale poggia sul principio secondo cui chi detiene il potere ne abusa a proprio vantaggio, talché i cittadini possono costringere il rappresentante alle dimissioni se si discostasse dalle disposizioni ed opinioni dell’elettorato. Tuttavia, un governo rappresentativo non deve predisporre una legislazione di classe. Perciò, se si vogliono avere rappresentanti intellettualmente superiori agli elettori, si deve consentire al deputato una certa autonomia. Altrimenti facendo, c'è anche il rischio che un elettore sia costretto a scegliere il rappresentante favorito dalla maggioranza della sua classe e non il suo preferito che – ammette Stuart Mill – potrebbe essere anche quello consigliato da una persona più istruita. Pur tuttavia questa deve essere l’unica eccezione alla rinuncia all’arbitrio individuale, e, in ogni caso, l’elettore non deve annullare totalmente il proprio pensiero in ragione di una presunta superiorià intellettuale dell’eletto, anche se lo può fare su questioni non importanti

La seconda camera

Una seconda camera non è un freno efficace alla democrazia senza limiti, anche perché passare per il consenso di entrambe significherebbe allungare i tempi legislativi, piuttosto che avere la semplice maggioranza del monocameralismo, L’unico argomento convincente a favore del bicameralismo è quella che intende vederlo come freno alla sicurezza di essere sovrani e di autoconsultazione dei membri di una sola camera, senza chieder il consenso ad alcun altro organo: esiste sempre il pericolo di una maggioranza dispotica, Il reciproco dare e avere tra le due camere costituisce il continuo apprendimento della salutare abitudine al compromesso. In ogni caso, anche la seconda camera dovrà ottenere il consenso della nazione perché una camera aristocratica come quella dei Lord avrebbe senso solo se il sistema politico è aristocratico: in un sistema democratico le camere devono rapportarsi a quella stessa democraticità., Ogni costituzione dovrebbe prevedere un centro di resistenza contro il potere di volta in volta predominante, per cui in una democrazia “bisogna allestire un veicolo di resistenza contro la democrazia”: una soluzione efficace, più che la seconda camera, sembrerebbe essere la garanzia di uno spazio adeguato alle minoranze, o al massimo un corpo saggiamente conservatore come il senato romano, comunque sempre interessato al miglioramento delle condizioni del popolo (composto ad esempio da chi è giudice da almeno cinque anni, chi è stato ministro per più di due anni consecutivi, da ufficiali con encomi solenni, diplomatici o sottosegretari con più di dieci anni di servizio,…). Mill riconosce che non è logico pensare alla soppressione della camera dei Lord in Inghilterra, ma sarebbe auspicabile integrarla con le figure sopra dette.

L’esecutivo nel governo rappresentativo

Il principio fondamentale della pubblica amministrazione, e dunque del governo, dovrebbe essere, per l’autore londinese, quello di affidare a ciascuno scopo una propria autorità così che ciascuna autorità indipendente abbia un suo fine da raggiungere. Va stimolato uno spirito di corpo che si può avere solo in istituzioni stabili e permanenti, non in comitati dove la responsabilità è diffusa e non bene definita; così come un gruppo di consiglieri è più efficiente di un singolo ministro, sia per via della maggiore competenza, sia perché sarebbe meglio in grado di discernere il pubblico interesse da quello privato., I funzionari non dovrebbero essere scelti né dal popolo né dai suoi rappresentanti perché quella di governo è una funzione delicata: piuttosto, è preferibile scegliere tecnici con esperienza alle spalle, tramite concorso pubblico (non gestito da professori che ricoprano anche cariche politiche), e la responsabilità della scelta deve ricadere sul ministro sovraordinato, a sua volta scelto dal primo ministro, quest’ultimo incaricato formalmente dalla Corona ma sostanzialmente dal parlamento. Tutto ciò, anche a garanzia che il governo sia indipendente dal parlamento stesso, e allo stesso tempo non si dovrebero privilegiare membri di partito se non competenti nella materia per cui è predisposta una determinata funzione. Ai fini del governo libero, poi – in questo libero anche dalla soggezione parlamentare – di fronte ad un voto ostile dovrebbe poter rassegnar le dimissioni o sciogliere la Camera, Anche i giudici, supremo corpo imparziale, non devono essere eletti, poiché l’elezione permetterebbe facilmente, a chi volesse sostituirli, di trovare i mezzi o delle giustificazioni per combatterlo ed indire nuove votazioni, in cui parteciperebbe una opinione pubblica incompetente., Se l’accesso alle cariche deve avvenire per concorso, l’avanzamento di carriera per anzianità; solo se la posizione è estremamente rilevante, l’avanzamento va lasciato alla discrezionalità del direttore del ministero, sempre guardando ai meriti.

I corpi rappresentativi locali

Il governo inglese è il meno decentralizzato d’Europa, eppure si occupa troppo di affari locali, infatti le funzioni puramente locali devono avere i loro addetti, in sostanza rappresentanza municipali e provinciali, Garanzia di libertà e veicolo di cultura civica è la partecipazione dei cittadini alla politica, locale o meno, intesa anche come indiretta (ad esempio la lettura di giornali), La funzione principale delle autorità locali consiste nella imposizione delle tasse e nella amministrazione dei proventi, Infatti, l’istituzione più aristocratica rimasta in piedi ai tempi di Mill è la Camera dei Lord, con membri nominati dalla Corona, e che decide, senza alcun concorso di un organo popolare, la destinazione del denaro pubblico, Le competenze del potere esecutivo locale devono essere ripartiti in più ambiti come i dipartimenti dello Stato, tutti da sottoporre al controllo di un unico organo, Il difetto principale delle amministrazioni locali è la non eccellenza del personale politico, mitigato però dal pregio di raccogliere le più ampie sensibilità del territorio: un laboratorio di cultura politica, insomma, che rispecchi però le caratteristiche organizzative del governo centrale., Polizia, carceri e giustizia sono quei tre ambiti dove, ad una gestione locale, vanno affiancate norme-quadro nazionali, così come per ciò che attiene al principio della eguaglianza della legge, della sicurezza delle persone e della proprietà, della questione dei poveri e dei regolamenti sanitari., Anche l’opinione pubblica che sorveglia l’operato del governo locale, è meno attrezzata di quella nazionale, con minore presenza di stampa e discussione pubblica. , Però il governo locale ha il vantaggio di essere più direttamente interessato ai risultati dell’azione amministrativa, e perciò agli interessi reali. Per tutti questi motivi, l’autorità centrale dovrebbe fornire gli indirizzi generali e il sapere (che deve essere solo accentrato), quella locale eseguire e, se possibile, ampliare quegli indirizzi. È il centro che deve consigliare, criticare e dare informazioni alla periferia, ma non deve influenzarla coercitivamente, ma anzi deve tutelarla da colpi di forza delle maggioranze o delle classi;

Il rapporto tra la nazionalità e il governo rappresentativo

una nazione si forma quando i soggetti sono uniti da comuni vincoli di simpatia che li distinguono da altre collettività, tanto che agiscono per gli stessi obiettivi sotto una medesima autorità, varie sono le fonti del sentimento nazionale: razza, cultura, territorio limitato, così come il passato suscita comuni sentimenti di orgoglio. Anche se questo non esaurisce tutto il discorso. , quando il popolo è maturo per esprimere istituzioni libere, esse sono quasi impossibili in un paese con diverse nazionalità, con leader politici che avrebbero il consenso di una parte del paese e non di tutto, ogni nazionalità sente di non poter fare affidamento sulle altre, ed in questo caso l’esercito – che proverebbe simpatia verso il popolo non indigeno – rappresenta la garanzia e la tutela contro un governo dispotico, se le libere istituzioni di un governo coincidono con una nazione, è però anche vero che in certe regioni europee le nazionalità sono così confuse, per motivi etnico-geografici, che non è possibile avere governi distinti (Ungheria e Polonia ad esempio); e anche la Francia, che è i paese europeo più unito, è tutt’altro che omogeneo, la civiltà può trarre vantaggio anche quando una nazione progredita ne sottomette una più arretrata, purché le istituzioni delle due non vengano confuse, come nel caso dell’Inghilterra con l’India o dei macedoni in Asia: questa sottomissione di rivelerà utile si istaurerà una sensibilità politica capace di risvegliare l’interesse per il governo libero, solo l’eguaglianza numerica e l’eguale possesso di diritti resistono alla fusione di due nazioni, in sostanza – lascia intendere il Mill – una maturità istituzionale e morale, con un “caparbio spirito di parte”. In sostanza, se c’è già un governo libero, la fusione di due nazioni (escludendo l’ipotesi dispotica) diverrà impossibile.

I governi rappresentativi federali

le nazionalità che non vogliono unirsi in un unico stato, dal punto di vista delle relazioni traggono comunque vantaggio – purché siano in simpatia e si schierino sempre dalla stessa parte - con una federazione, che offre sicurezza all’esterno e pace all’interno. La difesa non deve mai essere autonoma, e le forze devono essere concentrate (se gli equilibri di forze sono in opposizione e non in accordo – Prussia e Austria – la federazione è mal riuscita), sebbene lo Stato federale non deve imporsi sugli Stati federati. I casi della Svizzera e degli Stati Uniti insegnino: il potere dell’autorità federale le controversie fra Stati, devono essere assicurati da un terzo potere indipendente; il sistema di funzionamento deve essere il medesimo di qualsiasi sistema rappresentativo, e a tutti i livelli (una rappresentanza per consenso della maggioranza, un dipartimento esecutivo, al di là della sua “forza”, un bicameralismo in cui la seconda camera rappresenti gli Stati federati, la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, la valorizzazione delle eccellenze in vista di un miglioramento, anche morale, della società), la diminuzione della quantità di piccoli stati comporta l’abbassamento al ricorso della politica aggressiva , anche per l’Italia si consiglia l’unione in federazione, è necessario fornire un raggio d’azione piuttosto vasto alle autorità locali, e prevedere la capacità di imposizione e spesa di ogni amministrazione centrale o periferica

Lo stato libero e il governo delle colonie


anche gli Stati liberi possono avere dei possedimenti conquistati per via militare o tramite colonizzazione; di questi solo alcuni (colonie americane ed Australia ad esempio) sono in grado di avere come sistema quello del governo rappresentativo, riconosce che l’Inghilterra è stata, con le propri colonie, dispotica nel non riconoscere un self-government (da riconoscersi comunque solo alle popolazioni di razza europea), intromettendosi troppo e troppo spesso nei loro affari interni, le colonie non devono servire solo per le materie prime, l’espansione commerciale e un libero mercato aperto, anche se il commonwealth inglese può essere un buon compromesso, perché, per i principi razionali di governo e avere una corretta (ossia proporzionale) rappresentanza, motivi di differenza geografica e culturale, non ci deve essere equità fra la madrepatria e le colonie. L’Inghilterra, infatti, può fare a meno delle colonie, ma è pur tuttavia vero che se una colonia chiede l’indipendenza, questa gli va concessa., si deve guardare ad uno scambio reciproco di principi morali che possa accrescere il livello di socialità, e scongiurare il pericolo del sentimento di umiliazione per la colonia, anche aprendo la pubblica amministrazione ai suoi cittadini e garantendogli la difesa da attacchi esterni, alle colonie tipo l’India, invece, in cui per le caratteristiche strutturarli è impossibile organizzare un governo libero di tipo rappresentativo, la madrepatria deve mettere a disposizione dei governatori virtuosi, che avranno a disposizione un corpo delegato permanente (che non abbia motivi di convenienza nella ripartizione delle cariche), il governo inglese non è il prodotto di un modello a priori, ma il risultato di esprimenti successivi


Fonti:
John Stuart Mill, Considerazioni sul Governo Rappresentativo

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