Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

L'Algoritmo Google e la presa di coscienza di noi stessi

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Che la nostra vita e il “sapere” vengano affidati ad un algoritmo è una nuova forma di condizionamento e di dipendenza, come ne abbiamo a centinaia e da cui dobbiamo distaccarci consapevolmente.

Il cosiddetto “algoritmo google” sceglierà e selezionerà ciò che dobbiamo sapere e conoscere al posto nostro, ci dirà cosa trovare e cosa no, e penserà per il nostro cervello. Certo, l’uomo comune potrebbe essere anche contento perché troverà e farà senza sforzo ciò che prima richiedeva volontà e determinazione.
Questo porterà prima alla parziale, e poi alla completa, incapacità di ragionare, memorizzare (dove sono finiti “i palazzi della memoria” di Camillo, Bruno e Ricci?), riscoprire cose non conosciute, e collegare le cose e i pensieri fra di loro.

Il Critone di Platone è esempalare: le nostre azioni e il nostro modo di pensare sono sempre più dettate dall’opinione della gente, dalle mode, dalla mancanza di ragionamento e confronto con noi stessi e con gli altri. Se i condizionamenti nella vita vi sono sempre stati (famigliari, sociali, culturali, economici), ora si sono inaspriti e ed è sempre più difficile decidere e scegliere per nostra coscienza e convinzione, nel pieno rispetto delle leggi dell’uomo e della natura.

La rete come la conosciamo ci condiziona da relativamente poco, da una ventina d’anni o poco più: internet, alla stessa stregua dei libri da leggere, dovrebbero essere usati come un mezzo,  e con la consapevolezza di discernere ciò si legge e ciò che si “trova”.

Come ogni cosa, è necessaria la presenza costante a noi stessi, dei nostri pensieri, delle nostre azioni, dei nostro collegamento spirituale con qualcosa che al momento non ricordiamo (anche se dentro di noi c’è, e lo sappiamo); bisogna anche rendersi conto che i mali del mondo ci sono sempre stati, ci sono tuttora e sempre ci saranno, qui: l’opposizione di polarità nel materiale e questo perenne stato di guerra (interiore ed esteriore) fa parte della nostra esistenza nel quaternario.

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