> tutta l’esistenza dell’uomo deve trasformarsi in un
interrotto succedersi di azioni vive e consequenziali (non solo
esteriori, ma prevalentemente interiori). La preghiera è da intendersi come
forma vitale del pensiero.
> il Riparatore, il Cristo Cosmico, ha sostituito
le antiche espiazioni.
Concetto questo importante ma la domanda è: come riportare
il principio immateriale che ci permea allo stato originario se questo ora si è
sensibilizzato in forme materiali disordinate?
> “l’uomo, preso per soggetto, non concepisce né
scorge l’oggetto astratto del suo pensiero; egli lo riceve, ma da una sorgente
diversa da quella delle impressioni sensibili. Inoltre, l’uomo che si raccoglie
e che fa abnegazione, di sua volontà, di tutte le cose esteriori, opera ed
ottiene la conoscenza intima del principio stesso del pensiero o della parola […]
L’essere divino si rivela così allo spirito dell’uomo; e nello stesso tempo si
manifestano le conoscenze che sono in rapporto con noi stessi.”
La conoscenza delle cose divine è diretta e non passa per i
sensi; essa implica la conoscenza vera ma anche la sua relazione con la nostra
più intima interiorità. Dobbiamo cacciare tutte le cose esteriori… dobbiamo
ricevere (e non cercare di comprendere con la mente!) questo oggetto astratto
del pensiero… Ma allora la chiave di volta è tutta lì, nel pensiero, nell’astrazione
massima del pensiero svincolato dalla concezioni che crea la mente, un oggetto
astratto inconcepibile dalle nostre menti umane allo stato attuale.
> “devo dire a colui che cercasse di vedere gli
spiriti che non adempirebbe al principale scopo dell’opera, e potrebbe essere
ancora molto lontano dal meritare d’essere al rango degli operai del signore”.
“Gli osservatori oziosi e i cabalisti speculativi non
trovano nulla: è perché parlano sempre e non verbano mai”.
> L’opera della preghiera è l’azione stessa, la
generazione viva dell’ordine divino che si trasferisce in lui.
Con la forza e la perseveranza nella preghiera, si
ottiene o la convinzione esteriore (che è la testimonianza) o quella interiore
(che è la fede).
“Cerca che tutto diventi vivo nella tua preghiera, non di
quella vivacità che consiste nella lunghezza dell’orazione, né nella
moltitudine delle parole, ma di quella vivacità che fa che tutto ciò che la
nostra anima genera divenga un fuoco divorante che dissolve tutte le
nostre brutture.”
> l’opera particolare dell’uomo è un’imitazione dell’opera
generale; che così non otterrà lo scopo delle sue opere, se non comincia
col ripetere in lui l’immolazione dell’agnello, perché l’opera particolare dell’uomo
deve anche partorirgli un mondo, vale a dire una universale operazione spirituale.
> Ma quest’opera è così importante che devi guardarti
dal desiderarla prima che le tue sostanze siano abbastanza pure e forti per
sopportarla, poiché non può esservi simpatia che tra esseri analoghi. Importanza
dell’attesa e del giusto periodo di purificazione.
> L’uomo prega sempre, anche quando egli non ne sa
nulla; e le preghiere che fa con conoscenza sono solamente la produzione di quelle
che ignora: esse non sono che il flusso di quel fiume eterno che s’ingenera
in lui: esse non hanno per scopo che di vivificare tutte le sue membra, tutti i
suoi sentieri e mediante lui tutte le regioni, affinché la vita sia
dappertutto. Tuttavia, se a questa preghiera segreta e sconosciuta, egli non
unisce le sue preghiere attive e volontarie, questa preghiera segreta non gli
serve a nulla.
> Le emanazioni dei miei pensieri, delle mie volontà e
delle mie azioni, non alterano in nulla la nostra essenza.
Come nell’emanazione generale il cui dipanamento non altera
l’essenza divina, anche tutto quello che l’uomo fa e produce all’esterno con
pensieri, parole e azioni non altera la propria essenza;
> “la morte dev’essere guardata solamente come una
posta di cambio nel nostro viaggio. Noi arriviamo a questa posta con i
cavalli affaticati e sfiniti, e vi veniamo per prenderne che siano freschi ed
in condizione di condurci più lontano. Ma bisogna anche pagare tutto ciò che
si deve per la corsa che è stata fatta; e fin quando i conti non sono
saldati, non veniamo messi in cammino per la corsa successiva” […] per cui,
dopo la vita terrena esistono più tappe di purificazione tra la morte e la
reintegrazione.
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