Il cristianesimo è basato su un personaggio storico
e non mitico, sulla presenza di un Libro Sacro specifico, e con un’affinità al
mondo classico.
Il cristianesimo
primitivo è caratterizzato da un’iniziazione
che libera dal peccato originale (il battesimo, in effetti, avveniva da
adulti e dopo un periodo di preparazione di 3 anni), senza Chiesa unica ma comunità
sparse, indipendenti fra di loro, senza dogmi (stabiliti da un’autorità
unica) da seguire, ed aperto a tutti.
L'abluzione era unica e non permetteva ripetizioni; esso era una vera e propria conversione-rito iniziatorio con
prove quali digiuni, astinenza sessuale, preghiere, esorcismi.
Fino al battesimo, si era
esclusi dalla eucarestia.
I battezzati che si macchiano di
peccati gravi, erano soggetti ad un istituto penitenziale articolato e pubblico, che serviva
indirettamente alla cura dell'anima, ma prima di tutto alla reintegrazione nella comunita' ("un poco di lievito fa
fermentare tutta la massa", Gal 5, 9).
Per quanto riguarda la scelta
dei testi da indicare come facenti parte del Libro Sacro, si parla di
cessazione di ispirazione divina al tempo di Esdra (intorno al 450-440 a.C.?),
tanto che per gli apocrifi si pongono dei dubbi sulla loro ispirazione, e si
dice che rimangono libri per “iniziati”, o tollerati nella lettura privata ma
non per la divulgazione pubblica.
Però c’è anche il problema di
autori che hanno scritto libri ispirati ma che li hanno divulgati come scritti
da altri autori che hanno vissuto prima di Esdra.
Inoltre con la Settanta (in
greco, poi tradotta in latino), parti di libri o libri interi non
corrispondevano all’originale versione ebraica, e questa era la versione che
era accettata dai cristiani.
Per quanto riguarda il giudaismo,
fu facilitata una certa tendenza alla sua diffusione al di fuori da Israele già
dopo la morte di Alessandro Magno e il sorgere dell’ellenismo, per poi
proseguire anche grazie anche agli sforzi di Filone di Alessandria (circa 30
a.C.), che ne fa una sintesi e un parallelo con la filosofia, soprattutto platonica
(e anche di Ermete), dimostrando la similarità delle due correnti. La
particolarità del giudaismo come religione monoteistica stava in un Dio che dà
una Legge all’uomo.
Ma proprio questo, l’adempimento
di una Legge, fa snaturare il giudaismo (“normativo”, appunto), che come
avevamo visto anche con Scholem diventa appannaggio di dotti e rabbini,
e delle loro interpretazioni e nuove teorie e precetti.
Inoltre, molto importanti per la
formazione del cristianesimo erano le divisioni all’interno del giudaismo
stesso:
- i sadducei, cioè i membri
dell’aristocrazia sacerdotale, ritenevano che l’uomo fosse completamente libero
di operare il bene e il male, respingendo le credenze in una ricompensa
post-mortem, nell’immortalità dell’anima, nella resurrezione dei corpi, negli
angeli e negli spiriti.
I
sadducei, dopo aver perso parte del potere politico a vantaggio dei farisei,
tentarono di mantenere il controllo del sacerdozio e del sinedrio; sono la
parte ricca e "nobile" del Secondo
Tempio. Poichè l'ellenizzazione era un fatto politico e non religioso,
scendono a patti coi romani; per Giuseppe Flavio, l'unico che li presenta bene,
sono il partito della ragionevolezza; i sadducei sono tradizionalisti e
ritenevano vincolante Mosè e il Pentateuco. Erano convinti della non
interferenza di Dio nelle cose umane;
- i farisei, che al
contrario vi credevano, ed erano stati avversi nell’unione di Re e Sacerdote
sotto la stessa persona e proclamavano l’osservanza piena e ultra-precisa della
Legge, sino ad avere un sentimento di superiorità verso gli altri. Gli
zelanti-zeloti erano i puri osservanti della Legge. Quello dell'osservanza
della Legge fu sempre un problema, e sta alla base della nascita dei farisei
(che non vedevano di buon'occhio nemmeno la classe sacerdotale al potere dei
sadducei). Dopo la guerra civile sotto Ianneo, i farisei entrano nel sinedrio
iniziando a influenzare i sommi sacerdoti sadducei.
I farisei della linea hillelita
erano molto piu' ben disposti all'ingresso nel gruppo di proseliti pagani
rispetto alla linea shammaita;
- i samaritani
riconoscevamo solo il Pentateuco e il Tempio di Gerizim e non quello di
Gerusalemme;
- gli esseni / setta di Qumran,
che pare che coincidano per via degli studi sul documento di Damasco, con una
propria liturgia specifica, una forte gerarchia, la comunione dei beni, una
angelologia e demonologia sviluppate, dediti ad una vita ascetica e
contemplativa.
Di solito si parla di ebraismo
accostandolo al Talmud, ma la presa in considerazione di questo, significa
focalizzare solo un aspetto, quello dei farisei, che è stato prevalente dopo le
persecuzioni (70 e 135). Nella nuova leadership sacerdotale si separa un gruppo
gerosolimitana, separazione che e' alla base dell'origine dell'essenismo degli
ultraosservanti e delle loro precise pratiche purificatorie (anche sessuali).
La comunita' ha lasciato i rotoli di Qumran (68 d.C.);
- terapeuti: giudei egiziani che vivevano in conventi, dediti alla vita contemplativa simil-monastica, che pero' era in genere estranea alla sensibilita' religiosa giudaica.
Il problema iniziale tra cristiani e giudei
stava nel considerare o meno la divinità di Gesù Cristo (considerarlo infatti
come "prediletto" di Dio non sarebbe stato un problema); a livello
pratico, l'altro problema era la circoncisione. Non era un problema infatti che
ci fossero dei giudei cristiani, ma tutto si acuisce quando determinati pagani
furono accolti nelle comunità, senza convertirsi e quindi non diventando ebrei
circoncisi.
Come
il sacerdozio nel tempio e il patriarcato rabbinico, anche la guida spirituale
della comunità giudaica cristiana di Gerusalemme assume aspetti ereditari;
I cristiani giudaizzanti furono sempre meno rispetto ai pagani, tanto che non riuscirono più ad organizzarsi in una chiesa unita, come invece stava facendo la Grande Chiesa in via di formazione, fatta di funzioni, una gerarchia, e dove le figure dei profeti vengono emarginate;
La Grande Chiesa paolina è una unità
mistica di cui il Cristo risorto è il capo, e un corpo spirituale che prescinde
dalla continuazione (o meno) della materialità del mondo terreno.
Sebbene tale Chiesa fosse
incompatibile con le strutture politico-sociali di Roma, essendo una Chiesa
spirituale non era per nulla interessata allo scontro, ed anzi si prefigura una
convivenza.
C'è un processo di separazione
marginale dei giudeocristiani dai cristiani, come gli Ebioniti: circoncisione e
osservanza tradizionale; negazione della verginità di Maria; Gesù è un uomo
straordinario, ma uomo; richiamo a Giacomo il Giusto (per la sua osservanza),
fratello di Gesù; reinterpretazione di Clemente.
Lo stesso periodo fra il 66-70
(guerra giudaica) e il 132-135 (rivolta rabbinica di Bar Kochbah) era fondamentale
sia per lo sviluppo del rabbinismo (i cui capisaldi solo la Torah e il rabbino
stesso) che per quello del cristianesimo.
In realtà la ritualità cristiana
di quel periodo non era molto diversa da quella giudaica (stesso calendario,
pratiche comuni,...), ma il vecchio Israele viene sostituito con il nuovo
Israele: l'Antico patto (che si basa su sacrifici e punizioni) è contrapposto
al Nuovo patto stabilita dal sangue redentore di Gesù nel cuore di quelli che
credono in lui (Epistola di Barnaba).
Allo stesso tempo v’e’ un rafforzamento di un
rabbinismo organizzato, che non puo' tollerare posizioni non in linea con i
vertici.
La
definitiva distruzione della Giudea (135), con l'affermazione dell'Impero
romano, fa sì che i rabbini raccolgano l'eredità culturale del giudaismo, in
particolare del ramo più spirituale dei farisei.
- Con
rabbi Yohanan si forma il gruppo di Iavne: la ritualità viene rivista e viene
fatta fuori dal tempio.
- Le
buone azioni sono destinate a sostituire i sacrifici nella funzione salvifica.
- Il
sacerdozio è superfluo.
- La
tassa per il tempio non è più obbligatoria.
Con il
successore Gamaliele II, si formano le prime accademie, a partire da Iavne,
decidendo anche i libri sacri (vincolanti): dato che la tendenza era farisaica,
la scelta fu ampia.
- la
traduzione greca della Bibbia (Settanta) fu considerata vecchia, e male
interpretata: Aquila la ritradusse secondo le interpretazioni rabbiniche
-
elevato grado di ritualità durante il periodo pasquale
-
l'altare quotidiano diventa la tavola, con la benedizione di cibi e bevande
- fra i
rabbini post Gamaliele II emergono due tendenze: una tesa a favorire i poveri
(Rabbi Aqibah, poi giustiziato) e una più "aristocratica". A
Gamaliele II succede Bar Kokhbah, ma non ufficialmente, per via delle tensioni
con i Romani.
I primi cristiani erano la
quasi totalità ebrei e di lingua semitica,
e a differenza di religioni come l’islamismo e il buddismo che hanno avuto
ampio sostegno o dall’Impero o dall’ambiente culturale, essi si sono diffusi a
macchia d’olio, in clandestinità, e in territori lontani fra di loro.
La loro emancipazione comprende il
periodo 30-125 d.C., dopo il quale progressivamente (125-250 d.C.) si trasforma
in Chiesa che accorpa la cultura ellenistica (e iniziano le varie eresie), per
poi divenire, tra una persecuzione e l’altra, di primo piano anche
politicamente e inizia a preoccuparsi in maniera seria dei rapporti con lo
Stato (250-325 d.C. e fino a Nicea).
Pompeo occupa la Palestina nel 63
a.C. e Roma la amministrerà direttamente dal 6 d.C., ma sempre con grandi
difficoltà. Infatti, Erode muore nel 4 a.C. e il territorio viene smembrato.
Gesù apparteneva all’ambiente fariseo, cioè quello di una
classe media e artigianale che si raggrupava in assemblee, e in un certo senso
contrapposto all’aristocrazia sacerdotale dei sadducei che “agiva” attraverso
il Tempio di Gerusalemme. Egli predicava a tutti, senza distinzione, e questo
grazie anche agli insegnamenti di Giovanni il Battista, con cui ha vissuto nel
deserto fino al di lui arresto (28 d.C.); dopodichè dal deserto ha aperto la
sua predicazione a tutti (senza fondare una Chiesa), in totale
indipendenza dalle altre classi e caste.
I vangeli trattano di un
personaggio storico ma anche figura divina, e quello di Marco (il più antico)
può essere considerato un percorso per i neofiti. In tutti e 4 è presente il
battesimo; questi canonici sono 4 in corrispondenza dei 4 punti cardinali,
elementi terrestri, Viventi che sorreggono il trono di Dio. In tutti c'è
antigiudaismo.
In alcuni gruppi si ritenne che non fosse essenziale seguire
tutte le norme levitiche su alimentazione e sessualita', nonche' la
circoncisione, andando verso un'interpretazione spirituale (e non fisica)
dell'osservanza.
Le tre linee teologiche dell'Israele antico erano:
1) Davide unto di Dio, il quale si
ricordava della promessa di salvezza fatta al popolo, a prescindere dai
peccati;
2) (linea che prevale) patto fra
Dio e il popolo dell'osservanza di una Legge, che legittima una classe
sacerdotale per interpretarla;
3) tradizione apocalittica: si separa dal Tempio e dalla sua leadership e si rifa' al Libro di Noe
(V a.C.), che e' nel Libro dei Vigilanti, che a sua volta costituisce il Libro
di Enoc.
Con Enoc si parla di:
a) immortalita' dell'anima;
b) dannazione eterna e impossibilita'
dell'osservanza perche' l'uomo e' peccatore per natura;
c) peccato angelico, che vede due
filoni: congiungimento con le donne, o comunicazione a loro dei segreti celesti
e naturali; in entrambi i casi la concezione e' di una presenza femminile
inferiore.
L'uomo puo' essere salvato solo da
una forza sovrumana (deresponsabilizzazione dell'uomo).
Il peccato e' anche preumano: nel
4o giorno della creazione i 7 angeli luminari (pianeti?) si rifiutarono di
aderire all'ordine cosmico di Dio.
Libro dell'Astronomia: questa
diviene la conoscenza per eccellenza, rivelata da Dio ad Enoc;
Libro dei Sogni: Enoc sogna la
storia futura dell'uomo: l'allenza tra Dio e l'uomo non esiste poiche' tutto e'
predestinato (mi ricorda il calvinismo);
Libro delle Parabole: il peccato
angelico e' anche quello di aver rivelato agli uomini la conoscenza sulle
costruzioni delle armi da guerra; gli eletti sono gli esclusi dal potere, i
"poveri". Il Figlio dell'Uomo, creato prima delle stelle rivela che
la giustizia di Dio e' la sua misericordia.
Epistola di Enoc: non esiste
peccato angelico, ma il giudizio sul mondo umano sara' in mano ai Vigilanti.
Anche Daniele dice che il mondo e'
condannato, e la volonta' di Dio potra' realizzarsi in futuro, ma solo grazie
alla resurrezione.
Gli apostoli dopo la morte di
Gesù (30 d.C.) dovevano caratterizzarsi e trovare un filo che li distinguesse
ma al tempo stesso facesse una sintesi di tutte le tendenze giudaiche, a cui
andava aggiunto l’insegnamento del Cristo. Gli apostoli iniziano con una
comunità semimonastica e scelsero i testi decisivi per la loro predicazione.
Nel 30 d.C.
vengono espulsi da Gerusalemme anche gli ellenisti, che si insediano lungo le
coste mediterranee, e anche la maggior parte degli ebrei dopo la distruzione
del Tempio viveva fuori dalla Palestina, specie in Siria e Egitto, dove usavano
il greco come lingua comune e dove hanno creato colonie e sinagoghe.
Uno dei problemi fu proprio
quello di accomunare le credenze di ebrei, non-ebrei ed ex-pagani, soprattutto
a Gerusalemme, più che ad Antiochia.
San Paolo, ebreo fariseo (e anche intransigente) di classe media e
di istruzione greca, dopo la crisi sulla via di Damasco (30-31 d.C.) va in meno
di dieci anni a capo della Chiesa cristiana di Antiochia a maggioranza non ebrea,
e fa un grande lavoro di conversione tra i pagani e gli ebrei. Nonostante
questo, non ha mai rinnegato la sua appartenenza al giudaismo.
Le sue tre Lettere più importanti
sono quella agli Efesini, quella ai Romani e quella ai Colossesi.
Paolo è in accordo col fatto
che il cristiano ha la sua ricompensa non dalle proprie opere, ma dalla sola
grazia di Dio; egli infatti è
impossibilitato a conformarsi alla vita divina se non dopo essere stato
battezzato e con l’intervento dello Spirito Santo.
Egli crede nella partecipazione
alla comunità della Chiesa ma anche alla comunione personale del Cristo.
Comunque la convivenza con ebrei,
altre sette ed autorità politiche non era ancora facile, e da Nerone (64 d.C.)
si arrivà alla rivolta degli ebrei contro Roma (66) e alla distruzione del
Tempio (70), e dopo tale evento viene fissato anche il Canone della Bibbia.
Dopo tale avvenimento, anche la
Chiesa cristiana retta da Giacomo a Gerusalemme non aveva più un centro (ed era
avversata, a quel punto, dagli stessi ebrei).
Le persecuzioni di Nerone indicano
proprio l’emancipazione dei cristiani, che non eranoo più considerati ebrei
come gli altri, ma setta a parte.
Nella Lettera agli Ebrei Gesù
viene presentato come il sommo sacerdote che celebra il culto perfetto e anche
il compimento di tutte le profezie bibliche.
Il Vangelo di Luca (80-85 d.C.)
dimostra le origini giudaiche del cristianesimo e al tempo stesso vede in Paolo
l’erede legittimo degli apostoli e del cristianesimo primitivo.
Con la caduta del Secondo Tempio lo stesso
sacerdozio non aveva più ragion d'essere e la tassa veniva versata a Roma;
sacerdoti e gerosolimitani trovarono spesso rifugio presso Agrippa II, con la
speranza della ricostruzione del Tempio; c'è
un'ultima fioritura di testi apocalittici, data anche dalla
preoccupazione della promessa di Dio ad Israele (spesso la distruzione di
Israele è spiegata come punizione):
Apocalisse di Giovanni = l'intera
storia umana è finita nelle mani del demonio; dalla Gerusalemme terrestre
prostituita si passerà alla Gerusalemme celeste, senza tempio materiale,
nell'"ottavo periodo" dopo i sette precedenti;
Secondo Libro di Baruc = la storia
umana è tenebra o luce (notte o giorno) a seconda dell'adesione di Israele alla
volontà di Dio, e il punto focale è proprio la distruzione di Gerusalemme;
Apocalisse copta di Elia = la
distruzione di Gerusalemme è solo uno dei periodi della storia;
Secondo Libro di Enoc = a Enoc è
negata la funzione intercessoria presso Dio, ma il personaggio principale è
Melchisedec;
Da parte giudaica e rabbinica
inizia il proliferare di sinagoghe e accademie, tollerate fintanto che non
sconfinavano in insurrezione antiromane.
Gli Atti degli apostoli sono spesso l'unica fonte per la storia delle comunità cristiane prima del 70.
Il rapporto cristianesimo/autorita' politica si rifa' al
rapporto tra Gesu' e le autorita' romane:
i romani imponevano di solito la religione degli avi, ma viene lasciata agli
ebrei la liberta' di professare la religione in cambio di lealta' verso
l'impero (che venne quindi giustificato in quanto voluto da Dio).
Date a Cesare quel che e' di
Cesare e a Dio quel che e' di Dio: separazione delle due sfere, che significa
anche importanza di ambedue le sfere.
Anche Paolo, fariseo e quindi in
linea con un lealismo politico, sostiene che ogni autorita' proviene da Dio e
quindi degna di obbedienza (Lettera ai Romani), fatto salvo il diritto di
obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, per coscienza, in caso di conflitto
etico.
Gli inizi di persecuzioni vere e
proprie si hanno con Plinio e Traiano, Marco Aurelio e Diocleziano, sullo stile
di Nerone (64): accuse di superstizione (pratiche magiche) e di estraneita'
alle tradizioni romane.
Nella persecuzione dei cristiani
ha contribuito soprattutto il fatto che essi non vollero sacrificare
all’immagine divina dell’imperatore, a differenza dei membri di tutte le altre
religioni. Per il resto,i romani erano molto tolleranti, molto più di quanto lo
fossero stati in seguito i cristiani.
I pagani in genere consideravano
il cristianesimo differente dal giudaismo: privo di storia, terra e libro
sacro.
Celso parla di un Dio
impersonale e impassibile, trascendente, che quindi non corrispondeva al dio
ebreo o cristiano, ne' tanto meno allo "stregone" Gesu': la fede non
puo' essere percio' "razionale" e giustificare concetti come
l'incarnazione o la resurrezione;
Celso, un grande intellettuale
pagano, non riusciva a capire il cristianesimo che considerava religione di
schiavi che adorava un dio morto.
Giustino parla invece di cristianesimo come di filosofia che porta valori garanti di pace e benessere sociale; Melitone, interpretando il dono profetico del messaggio di Cristo, parla di "fausto presagio".
Giustino parla invece di cristianesimo come di filosofia che porta valori garanti di pace e benessere sociale; Melitone, interpretando il dono profetico del messaggio di Cristo, parla di "fausto presagio".
Le
Scritture sono rilette come preparazione profetica dell'incarnazione, e il
cristianesimo e' visto come "vero
erede" del giudaismo.
Ireneo: continuando la
linea di reinterpretazione delle Scritture di Giustino dice che la storia e' un
piano di salvezza divino. L'uomo rompendo la somiglianza originaria con Dio col
peccato, poteva ancora ritornare alle origini poiche' in possesso della grazia
vivificante dello Spirito.
L'uomo attuale e' cio' che e' piu'
lontano da Dio, percio' la salvezza procede per grazia divina.
Le comunità cristiane si
moltiplicano ma la loro diffusione andava di pari passo con una “revisione” del
metodo di insegnamento che non era destinato solo a persone di una religione
ancora affine come l’ebraismo, ma a pagani. I cardini restavano le Sacre
Scritture, la liturgia, l’importanza dell’Eucarestia (considerata un “rimedio
d’immortalità”), e il battesimo come cerimonia iniziatica.
Non mancavano carità e organizzazione delle Chiese, anche se per una struttura
gerarchica completa ce ne correva ancora molto.
Il metodo allegorico e quello che
si basava sull’etica abbondavano, e le comunità cristiane
prendevano piede anche tra le comunità palestinesi in declino, oltre che
Egitto, Italia, Spagna, Gallia.
È da Adriano
(138 d.C.) in poi che si inizierà a formare una Chiesa vera e propria.
Uno dei movimenti in seno al
cristianesimo più rigorosi fu quello degli gnostici, che si sono battuti dall’inizio contro
l’organizzazione dei cristiani in una Chiesa, con l’obiettivo di non
trascendere l’obiettivo originario di Gesù e Paolo, e probabilmente non
favorevole ad una integrazione completa nella società greco-romana. Il
movimento era caratterizzato da un radicale dualismo, forse di derivazione
mazdeista iranica, e un disprezzo per il mondo sensibile e il corpo. Sembra
aver avuto origine in Siria o Mesopotamia, per poi diffondersi nell’ambiente
ellenico.
La “gnosi” era riservata a pochi,
un dono del cielo.
Il Padre di sdoppia nel suo
Pensiero e dà vita a una coppia che genera gli eoni, che tutti insieme e
distribuiti in ordine gerarchico formano il Pleroma. L’ultimo degli eoni turba
l’equilibrio e dà vita al mondo sensibile, alle passioni al male, escludendone
la Conoscenza, ma non le scintille divine (“semi pneumatici” dell’uomo)
imprigionate quaggiù e liberabili attraverso l’intervento del Salvatore Gesù.
Lo gnosticismo collega il Dio
trascendente al cosmo e al corpo, che non sono piu' separati: l'Uno diventa
molteplicita' nel divenire (per inciso: piu' e piu' volte abbiamo detto non
solo della manifestazione rispetto al principio [induismo],
ma anche che la materia non e'
da intendere come contrapposta allo spirito).
Il Dio gnostico e' un dio
personale, un Anthropos; e la creazione deriva dal Padre attraverso un
principio indipendente.
Il male fa parte della
manifestazione, e per questo non e' il risultato di una colpa, ma esiste
perche' esiste.
Per gli apologisti, invece, la trascendenza di Dio viene espressa per attributi negativi, che spiegano cio' che non e', e ne sottolineano unicita' e indipendenza. Non esiste la moltiplicazione della divinita' (in senso politeistico).
Il Figlio non e' una modalita' di
manifestazione del Padre, ma e' interno ad esso: il logos e' interno a Dio.
In quanto interno non e'
autosussistente, e quindi non e' eterno; e' il ghennema prodotto dal Padre prima di tutte le creature.
Il Figlio, stessa sostanza del
Padre, si identifica con la sophia:
non comporta una perdita o una diminuzione rispetto al Padre, poiche' tale
generazione non si scinde, non si separa, ma resta un tutt'Uno con il Padre.
Una volta costituito, il Figlio fa
da mediatore fra Dio e il mondo, tra essere e divenire.
La creazione e' atto divino e
pieno di bonta': sembra che la concezione in merito alla materia sia positiva, in quanto proviene da
Dio.
Il male non proviene dalla
materia: a conferma di cio' Ireneo: “il prototipo del peccato viene da potenze
angeliche, e quindi spirituali e non materiali”.
Tra gli scismi:
- quello marcionita (140
d.C.): Marcione proclamava due dei, il dio punitore della Legge e quello
“buono” del Vangelo;
- il montanismo (160 d.C.):
Montano si presenta come il Paraclito del Vangelo e annunciava la venuta del
Regno messianico. Questo movimento ebbe un’ampia diffusione, perché appariva
come un cristianesimo rigoroso che predicava continenza e martirio.
A seguito di queste tre crisi
(gnostica, marcionita e montanista) la Chiesa cristiana si ripensa e rafforza
la propri struttura, in particolare quella dei Vescovi, e il rafforzamento del
controllo sui luoghi di culto, sino ad arrivare a riconoscere (180 d.C.) dei
Vescovi di grandi metropoli (Roma, Alessandria, Antiochia, Cartagine, Lione)
che nominavano i Vescovi delle città più piccole. La preminenza del Vescovo di
Roma si ebbe proprio per l’importanza della capitale dell’Impero che iniziava,
dopo Marco Aurelio, a declinare.
Nonostante questo la chiesa
cristiana non era centralizzata, a differenza di marcionisti e monatisti che
erano ben più strutturati.
In questo periodo si sviluppò
anche l’uso della formula trinitaria.
La teologia vera e propria
prende il via, anche se mi sembra di aver capito che il lavoro intellettuale
più completo fatto fino ad allora spettava agli gnostici.
Clemente (175) si focalizza sul
Logos e sul fatto che ogni cristiano è in
grado di percepire le verità divine; il suo insegnamento è più sobrio degli
gnostici e sa quindi coinvolgere anche le classi medie.
Importanza delle filosofia, come
in Giustino; mediazione fra rivelazione biblica e cultura ellenistica; quadro
equilibrato del matrimonio e della vita sessuale, in sintonia col dettato
biblico. Norme generali di
temperanza, buone maniere e civilta'. Generando figli si imita l'opera del
creatore, e occupandosi della prole la natura provvidenziale. L'unione della
carne imita le nozze mistiche di Cristo e della chiesa.
Centralita' del libero arbitrio, che se e' stato causa del peccato, puo' permettere di
risollevarci attraverso un cammino progressivo di perfezione;
Origene (202), che si
richiamava a Panteno e Ammonio Sacca, è neoplatonico e il sistematizzatore del pensiero
cristiano. Nella creazione e nella
rivelazione è il Figlio o Logos che è tramite tra Dio e il mondo; tutte le
creature dotate di ragione partecipano alla luce divina e godono del libero
arbitrio (verso l’alto o verso il basso – Fedro); i punti di riferimento biblici sono
Mosè, i Profetì e Gesù Cristo;
La concezione del Figlio non
eterno cambiera' con Origene, che ne propone l'eternita', e rimarrà per
sempre, fino a Nicea ,chiarirà definitivamente il concetto di Trinità.
Mosso da un rigore ascetico, si evira, per poi pentirsi
nella vecchiaia; la ricerca teologica deve seguire un metodo razionale
d'indagine; grazie all'opera del Cristo ha inizio un processo redentivo che
ristabilira' e restaurera' la situazione originale; il male e' una
temporanea assenza di bene (e
anche il diavolo sara' in qualche modo salvato); riprende la simbologia pagana
e la adatta a quella cristiana (ad es. pesce, ancora, nave) perche' sono prima
di tutto simboli biblici.
Il platonismo e'
sia per Clemente sia per Origene uno strumento di salvezza. L'uomo nel mondo e'
come una prigione, essendo la sua anima immortale, ma serve a manifestare la
vita divina. Insussistenza ontologica del male.
Tertulliano, montanista, crea il
latino letterario cristiano. Il cristianesimo di Tertulliano e' fatto di puri,
disposti al martirio per fede; il giudizio di Dio, comunque misericordioso,
rinsalda eticamente il comportamento dei cristiani tentati dalle piu' varie
tentazioni;
Ippolito ci informa sulla vita
cristiana romana del III sec.
Plotino (260 ca.), neoplatonico,
avversa il cristianesimo, in particolare la matrice gnostica.
Porfirio difende il paganesimo.
L’Editto di Callisto di Roma
(217 d.C.) codifica le pratiche cristiane e afferma il potere dei dirigenti
ecclesiastici di accordare il perdono di Dio. La vincita dei persiani sui parti (226) e il regno di Filippo l’Arabo
(244-9) danno spazi al cristianesimo.
Però:
- 202: Settimio Severo vieta il
proselitismo di ebrei e cristiani
- 211: persecuzioni in Africa
- 235: persecuzioni di Massimino
- 241-72: persecuzioni di Sapore
Primo, che era a favore del Manichesimo, religione fondata in quegli anni
Dal 250: Decio impone il gesto
di culto verso i dei pagani; poi Valeriano anche la confisca dei beni.
Inizialmente fu avversato almeno
per il perdono dei peccati gravi, ma le persecuzioni e le conseguenti (vere o
obbligate) apostasie fecero sì che si accordò la riammissione nelle comunità
cristiane anche dai confessori incarcerati sulla base del semplice pentimento e
senza quel periodo di lunga penitenza (o addirittura non riammissione) prima
previsto.
Nel frattempo il culto pagano
politeista perde sempre più vitalità, tanto che nell’Impero i poli attrattivi,
oltre al Cristianesimo, iniziavano a concentrarsi solo su Cibele, Iside, Mitra
e il giudaismo.
Dal 260 c’è però un periodo di
tolleranza per i cristiani di 40 anni, anche per via delle pressioni al confine
dell’Impero, che però poneva il problema dell’autorità militare.
Da un lato con Aureliano la
gestione delle 40 province stava diventando dura (guerre, aumento dei prezzi e
crisi), dall’altro anche il paganesimo e il cristianesimo non davano risposte
sociali sicure, e anche gli intellettuali in questo periodo scarseggiavano, se
si escludono in parte i discepoli di Origene e di Luciano di Antiochia.
Però, all’inizio del 300, in tempi
più tranquilli, con Diocleziano, molto pragmatico, raddoppiò le province
per una migliore gestione e istituì le famose 12 diocesi, ristruttarando e
arruffianandosi anche l’esercito. Fece un censimento per una migliore gestione
delle imposte e per la circolazione della moneta.
Il cristianesimo aveva perduto
molti membri, soprattutto per via dei martìri o delle apostasie, soprattutto in
Occidente, mentre in Oriente era più stabile e gli effettivi erano maggiori.
Inoltre, oltre al ceto medio-basso stava iniziando a “reclutare” fra il ceto
medio, e anche nell’esercito.
Sembra anche che oltre ad Egitto,
Siria e Asia Minore, il cristianesimo raggiungse anche Etiopia, Arabia ed
India.
Caso particolare fu quello
dell’Armenia, con la conversione in massa nel 300-310.
Uno dei problemi principali
rimaneva la comunicazione: c’era una lingua veicolare come il greco, ma le
Chiese occidentali stavano iniziando ad usare il latino, poi c’era l’aramaico,
ma nonostante queste differenze e anche delle differenze liturgiche, i
capisaldi restavano il battesimo, il riconoscimento reciproco delle istituzioni
e l’ospitalità dei membri.
Al tempo stesso, il vescovo di
Roma inizia ad essere sempre più importante e a godere dei favori
dell’Imperatore; inizia ad aumentare il numero dei Vescovi e dei diaconi, che
iniziano ad avere dei benefici e sempre maggiore importanza, anche se in parte
calmierati dal rigore morale degli ex-prigionieri cristiani che permisero al
cristianesimo di sopravvivere in tempi dipersecuzione; dopo il 260 gli
edifici di culto sequestrati vengono ridati ai cristiani e Costantino stabilirà
addirittura delle compensazioni.
Se è vero che nel 303 Galerio e
nel 311 MassimimoDaia inaspriscono nuovamente le leggi contro i cristiani e i
loro beni e ripristinano l’obbligo del sacrificio, con Ponte Milvio (312) le
cose iniziano a cambiare quasi definitivamente.
Gallieno (260-268) abolisce gli
editti di Valeriano, riconoscendo indirettamente la religione cristiana; a cui
segue la stabilita' di Aureliano e Diocleziano (284-305), che con la divisione
dell'impero riporto una politica unitaria dei prezzi e degli antichi valori e sistema deistico pagani.
Ma proprio questo era il germe del
confronto successivo: alla fine dell'Impero, 303, (forse per contrasti a corte)
inizio' la distruzione delle chiese, il rogo dei libri sacri, la destituzione
dalle cariche pubbliche e la perdita dei privilegi delle classi piu' elevate,
la costrizione al sacrificio, sino alla pena di morte. L'editto di
Galerio (311) interrompe le persecuzioni, tranne che nei regni orientali ed
Egitto di Massimino.
Dalla vittoria di Costantino su
Ponte Milvio (sogno premonitore) e dalla sua "evoluzione religiosa"
(312) inizia il riconoscimento di una catholica
ecclesia, una chiesa universale a cui si accorda un interesse spirituale
superiore ai valori economico-politici, e il pontificato di Gregorio Magno
getta le basi per la nascita dello Stato Pontificio.
L'osmosi del cristianesimo con
la società si accelera.
Crebbero in gran numero gli
edifici, la liturgia viene officiata quotidianamente, si impose il culto delle
reliquie, le biblioteche divennero ecclesiastiche, la predicazione orale e la
catechesi sono forti;
I movimenti scismatici come il
montanismo rimasero, ma in parte furono assorbiti dal manichesimo (specie lo
gnosticismo, e anche il marcionismo) che inizia ad essere molto importante.
Quelli nuovi furono il rigorismo
di Noviziano, che era sfavorevole al cristianesimo “delle masse”, e
quello di Melezio, che però posso essere riassunti dal ben più importante
donatismo, che in sostanza era contro il lassismo dei Vescovi disposti a
reintegrare nel cristianesimo coloro che lo avevano lasciato con troppa
facilità.
Donato è importante perché non
solo crea il precedente di relazionarsi direttamente con Roma e con
l’Imperatore, ma anche perché è la molla che fa spingere in maniera decisiva
Costantino verso la sua politica filoscristiana.
Sembra anche che la conversione
di Costantino sia sincera: politicamente e strategicamente non c’era nessuna
convenienza a lottare per una religione che era ancora debole.
Nel 314 Costantino indisse il
Concilio di Arles, pagando le spese e
coinvolgendo il Vescovo di Roma, che a sua volta coinvolse tutti i vescovi
cristiani dell’Impero. Il Concilio si pronunciò a sfavore di Donato, e
dimostra la volontà di apertura al cristianesimo “di massa” non solo con
questa decisione, ma anche per delle leggi successive di ispirazione cristiana.
La decisione a favore di Ceciliano
e contro Donato fu confermata e questa volta è Costantino che usa le armi
contro Donato (e successivamente anche contro gli altri eretici), che però
continuerà ad avere un ottimo seguito in Africa del Nord.
Ovviamente, il paganesimo non è
che scomparve dall’oggi al domani, ma ne viene attenuata la portata; il
giudaismo fu tollerato ma ne fu vietata la propaganda.
Per quanto riguarda le Chiese
cristiane d’Oriente, Licinio non le aiuta, ed anzi inizia ad esserne ostile sin
dal 320. Per questo motivo, e per l’ambizione di Costantino, questo lo attacca
e lo vince, abrogandone tutte le disposizioni contro i cristiani, che iniziano
ad avere lo stesso status di quelli d’Occidente.
L’assimilazione con la società
greca continuava, senza dimenticare che non coinvolgeva tutti: la prova è la
nascita (in Egitto da parte di Sant’Antonio, ma anche altrove) di movimenti
monacali e anacoretici.
Ad Oriente Eusebio di Cesarea fu
uno che difese le teorie di Origene ed in particolare ribadì la non
identificazione di Dio e di Cristo.
Ario (sembra che fosse un
allievo di Luciano di Antiochia) esprime la netta subordinazione del Figlio al
Padre, con la convizione di mettere d’accordo tutti gli alievi di Origene e
Luciano.
Ora, Nicea – contro Ario, che
dovrà ripiegare in altri lidi – dice che il Figlio è “consustanziale” al Padre.
La questione della Trinità è
molto complessa. Le cose fondamentali da
sapere sono:
> il concetto di Trinità
si trova per la prima volta nel Vangelo di Matteo (28, 19) senza, tuttavia,
chiamarla con questo nome, che sembra gli fu dato per la prima volta nel II
secolo da Tertulliano.
> i primi padri della
Chiesa (Giustino, Tertulliano, Origene, Ireneo di Lione e altri) non si sono
interrogati sul rapporto fra le tre persone.
> il primo a farlo fu
Ario, che considerava Gesù simile, ma non uguale a Dio, e quindi inferiore a
Dio
> nel Concilio di Nicea che
stabilì l’uguaglianza delle tre persone.
Dal punto di vista politico, poi, Nicea rappresenta non
tanto l’unità di tutti i cristiani (anche parte degli scismatici furono fatti
rientrare), o una maggiore collaborazione tra Impero e Chiese cristiane, ma
l’inizio di una vera e propria “supremazia”, anche se indiretta (per alcune
cose più, per altre meno) dell’Impero,
dove a parte pochi (tra cui i movimenti monacali) avranno una effettiva
indipendenza nel vero senso del termine. Questo significa, è vero, sempre una
maggiore ingerenza del cristianesimo negli affari di stato, ma anche -
purtroppo - anche il contrario.
Se il cristianesimo rimaneva
aperto a tutti, con una grande solidarietà fra i membri e una dottrina
dell’aldilà che faceva timore ma anche soddisfaceva gli uomini, iniziava anche
ad essere più intollerante.
Dal ceto medio urbano inizia a
diffondersi anche fra l’aristocrazia e i contadini, anche se delle tendenze
pagane rimanevano (almeno fino a Teodosio, 380, ma anche dopo la pubblica
ammenda, 390; e ai confini dell’Impero); alle stesso tempo le due parti
dell’Impero si stavano distaccando e il si stava accettando il cesaropapismo,
cioè il fatto che l’Imperatore fosse anche il capo della Chiesa.
Quando i Goti di Alarico entrano a
Roma (410), ecco che il pretesto è buono per Sant’Agostino di distaccarsi
idealmente dall’Impero, parlando delle due città, quella celeste e quella
terrestre, che devono essere compiute nella Gerusalemme Celeste.
Allo stesso tempo egli afferma tre
cose importanti:
-
l’unità della Chiesa;
-
il fatto che essa non
esercita un potere, ma amministra un sacramento: essa è uno strumento di Dio;
-
non c’è salvezza al di
fuori della Chiesa.
La Bibbia fu tradotta in gotico
dall’ariano Ulfila e in latino da san Girolamo, e il cristianesimo si diffonde
fra i barbari (nei Franchi di Clodoveo in primis, 498; poi Svevi, 561;
Visigoti, 587; Longobardi, 590). Certo, fra i barbari non è da sottovalutare
nemmeno l’arianesimo (Goti, Burgundi, Vandali). Inoltre, il cristianesimo si
deve conformare per certi versi, regionalmente, alla volontà del sovrano dei
diversi popoli.
L’arianesimo è stato molto importante nella storia della
chiesa. La maggior parte dei barbari successivamente cristianizzati erano
ariani.
Si iniziano a fissare i cardini
della Chiesa cattolica: separazione netta tra clero e laici, esclusione delle
donne dal sacerdozio, preminenza dell’episcopato.
L'Oriente, con Costanzo, rimase
però filoariano: il Figlio "è simile" al Padre; la controversia
continua anche dopo la morte di Costantino, con un Occidente religiosamente
polimorfo e un Oriente ellenizzato e culturalmente raffinato.
Costanzo fu il piu' determinato
nel tentare di stabilire un "cesaropapismo" cristiano (anche
attraverso il privilegio del foro), contro i vecchi culti, il sacrificio, la
pederastia, ma anche i matrimoni fra consanguinei.
Giuliano, che succede a Costanzo, tenta di restaurare il culto pagano;
con il de doctoribus et magistris i
maestri dovevano essere scelti dalla curia municipale per costumi e dottrina, e
poi il decreto ratificato dallo stesso imperatore (il requisito professionale e
morale faceva gia' parte della cultura romana, ma poteva avere qui un
significato discriminatorio).
Graziano in Occidente e Teodosio in Oriente (380) si
preoccuparono di completare la cristianizzazione nelle strutture dello stato e
nelle leggi, e di ricondurre all'unita' l'episcopato cristiano, diviso fra
nicei ed ariani.
Il Figlio e' generato dal Padre,
ma non creato, consustanziale col Padre e incarnatosi per opera dello Spirito
Santo, divino e che procede dal Padre (non e' quindi una sostanza creata dal
Figlio). Col Padre e il Figlio e' adorato e glorificato.
Condanna dell'eresia (ariana e
manichea in primis); autonomia della
diocesi; primato d'onore a Costantinopoli.
Dopo il II Concilio di
Costantinopoli (381), Damasco volle chiamare Roma “apostolica” (382) e Siricio
si chiamò per la prima volta Papa (384), dando così grande preminenza a Roma,
cui si eguagliò l’eguale preminenza di Costantinopoli (Concilio di Calcedonia,
451).
Nestorio,
Vescovo di Costantinopoli, inizia a predicare contro il termine "madre di
Dio" alla Vergine poiche' pensava si sminuisse la divinita' stessa; si
contrappone Cirillo, Vescovo di Alessandria, riconoscendo Maria come
"madre di Dio" poiche' anche Cristo, il Figlio, e' divino e Dio, ma
anche Uomo vero.
Su
queste basi viene indetto il Concilio di Efeso, in mano a Cirillo, dove viene
riaffermato il Credo di Nicea.
I nestoriani si allontanarono
dall'Impero, ma si avvicinarono a Persia e Cina.
A Calcedonia (451) c’e’ il riconoscimento di due nature
complete e indivisibili, umana e divina, al Cristo, consustanziali a Dio per
divinita' e all'uomo per l'umanita';
la Vergine Maria viene confermata "madre di Dio";
i vuoti politici ed amministrativi
lasciano spazio a nuove autonomie e poteri, e si formano i 5 patriarcati (Roma,
Costantinopoli, Antiochia, Alessandria, Gerusalemme); in Egitto si forma una
Chiesa copta; la Siria, con Persia e Armenia, si distaccano.
E dopo Calcedonia, anche la
distanza tra Roma e Costantinopoli si fa piu' forte.
La domenica viene imposta; la
Pasqua è mobile; Natale fra il 6 e il 25 dicembre; l’uso dei pellegrinaggi e il culto delle reliquie furono
quasi smodati, e dimostrano sempre un attaccamento sempre maggiore alla
materia; l’insegnamento coincideva sempre di più con quello religioso.
La liturgia sacramentale resta la stessa nella essenza:
a) battesimo:
fatto di prove, talvolta che durano anni ed anni, e precise scelte di vita;
quando il cristianesimo cominciò ad divenire religione di stato, con il
conseguente arrivo in frotte di pagani (anche allora vigeva la consuetudine di
salire sul carro dei vincitori), la chiesa fu progressivamente obbligata a dare
il battesimo agli infanti;
b) penitenza: sempre atto pubblico e irripetibile, amministrato dal vescovo, che
decideva anche la riammissione nella comunita' della chiesa; durava anche per
anni. Progressivamente e' un istituto che viene mitigato;
c) eucarestia:
rito piu' complesso in Oriente.
La chiesa antica non ebbe una
norma generale e costante riguardo al reclutamento
episcopale: esso si fondava in linea di principio sull'elezione popolare;
spesso gli apostoli imponevano le mani al nuovo vescovo, o i profeti potevano
indicare chi fosse.
Poi si ando' formando una
legislazione canonica che attribuiva questo compito ai sinodi episcopali e non
ad un singolo vescovo; e poi fu riservata al papa.
Se la Chiesa sta sviluppando il
suo potere temporale, dall’altro lato si sviluppa il monachesimo (con particolare successo degli irlandesi e dei
benedettini, l’uno più radicale, l’altro più moderato).
Per
via della crisi e delle invasioni gotiche, infatti, il monastero era anche un
"rifugio" e uno "strumento di riqualificazione sociale.
La
Regole del Maestro si ispira all'ascetismo egiziano: originariamente la cosa
fondamentale era l'obbedianza al superiore. Nei monasteri si affianca
progressivamente anche la carita' ai fratelli; l'infrazione e' punita con
digiuni e anche corporalmente; il lavoro viene progressivamente
valorizzato e vengono creati dei dormitori comuni.
Il
primato nella scala di perfezione e' pero' riconosciuto da tutti
nell'anacoretismo.
La Regola di Benedetto si ispira a quella del Maestro: Benedetto non e'originale,
ma rappresenta una sintesi del monachesimo passato; avverte dell'ardua via da
seguire e constata la debolezza crescente dei fratelli, stabilisce tempi
precisi per digiuno, preghiera, lettura e lavoro.
Secondo
alcuni studiosi, San Benedetto scrisse due regole: una prima, più generica, che
fu detta del Maestro, e poi la seconda, quella attuale.
Per quanto riguarda scismi ed eresie, il donatismo finisce nel 429 con la
conquista dell’Africa da parte dei Vandali.
La morte di Teodosio (395)
sancisce la separazione definitiva dell'Impero, e l'inizio della decadenza dell'Occidente. I conflitti
in ambito religioso comprendono anche il
pelagianesimo (da Pelagio, un monaco di origine britannica) dove l’esaltazione delle responsabilita' dell'uomo e
del libero arbitrio hanno fatto si' che ci concepisse il peccato originale come
non trasmesso da Adamo a tutti i suoi discendenti.
A
seguito di cio’, la funzione del battesimo viene sminuita; anche elezione,
predestinazione e grazia soprannaturale venivano sminuite; il fatto che si
potesse concepire l'ipotesi che anche prima di Cristo ci potessero essere
uomini senza peccato, sminuiva l'opera del Salvatore.
Altro fatto importante è la
riconquista bizantina da parte dell’Italia (Giustiniano, 533): l’elezione dei
papi doveva essere ratificata da Costantinopoli o Ravenna; e la Spagna agli
Arabi (711).
Inoltre, Leone III condanna il
culto delle icone e Gregorio III (731) condanna l’iconoclastia: il papato allarga
così il divario con l’Oriente e cerca un protettore nei Franchi di Pipino il
Breve.
Problema: il cristianesimo si
“barbarizza”. Diventa più violenta, prove penitenziali durissime, forme di
giustizia prima impensabili.
Si forma la lista dei peccati mortali
e le relative riparazioni.
Boezio, consigliere dell’ariano
Teodorico, è il primo grande logico del Medioevo e propone una conciliazione
fra ragione e fede. Mi sembra che questo sia importante, anche per via delle
definizione di:
- persona (sostanza individuata della
natura razionale);
- provvidenza (ragione divina
costituita in principio superiore di ogni cosa);
- l'eternità (il possesso completo
e perfetto della vita senza fine).
Cassiodoro, funzionario ariano
goto, promuove un programma di insegnamento che concilia antichità a
cristianesimo.
Le Goff parla di “terza via”,
messa tra vita attiva del clero e contemplativa del monachesimo: quella
dell’umanesimo. Si va formando un modello che intende disciplinare i rapporti
fra uomo e Dio. Ci si accorge anche che il latino non viene più capito da
tutti…
L’incoronazione di Carlo Magno da parte di Leone III (800), se dà al papato alcuni vantaggi tra cui non ultimo quello
di una certa preminenza del Papa sull’Imperatore, e segna la fine dei Regni Franchi e Longobardi, allo stesso tempo con essa l’Imperatore tende ad identificare la sua investitura come
un’investitura sacra che rende legittime ingerenze in materia ecclesiastica più
forti, Le due sfere rimangono comunque distinte.
D’altro canto se il potere di
Carlo Magno fu forte, quello dei successori fu minore, tant’è che è la Chiesa,
in questo caso, ad intromettersi negli affari dell’Impero: il Concilio di
Parigi (29), per esempio, si tiene senza Imperatore e rivendica l’indipendenza
dei vescovi (tutti i vescovi sono vicari di Pietro) e la possibilità del clero
di giudicare l’Imperatore.
Certo i confini rimangono labili: il giudizio non era solo in materia
spirituale ma coinvolgeva anche la sfera temporale.
In ogni caso, il papato stava
perdendo prestigio.
La conversioni forzate aumentano (es. Sassonia e Boemia-Moravia), che continua anche
successivamente con Ottone I (955, con es. del vescovado di Magdeburgo e caso
polacco; Normanni e danesi). Caso particolare fu quello della Spagna araba
(Cordova a parte) con relativa tolleranza.
Dall’altro lato v’erano invece
persone come Metodio e Cirillo lontani dalla tradizione e la cui liturgia era
in volgare, soprattutto fra i popoli Slavi.
Il modello della società carolingia tendeva a formare una
stretta alleanza tra Chiesa ed Impero, ed
era basato su una suddivisione gerarchica della società, che era di tipo
“sacramentale”, nel senso che i riti e i sacramenti la caratterizzavano in
maniera particolare.
Anche il sacramento del matrimonio
iniziava ad essere molto importante.
La Messa diventa fondamentale e
con una liturgia sempre più appesantita; la divisione fra clero e laici sempre
più netta; la domenica è giorno di festa e vengono celebrate Messe per
intenzioni particolari; fanno la comparsa altri altari, il messale, la
preghiera a mani giunte piuttosto che a braccia elevate; il vescovo è investito
con pastorale ed anello.
Si dice anche che “l’officiante
volge ormai le spalle al popolo”, anche se in se stessa la Messa non era universalmente codificata e non
presentava tutte le sue parti attuali.
Ci fu un’ampia riforma scolastica e il ritorno al latino
classico, che però accentua il divario fra chi lo conosce e chi non lo conosce.
Con il concilio di Aix-la-Chapelle
(816) si riformano i costumi dei canonici e il modello che andrà per la
maggiore sarà quello benedettino, che significava isolamento, preghiera e
lavoro.
La “rinascita” avviene però solo per il IX secolo: già dal
X secolo il cristianesimo regredisce, soprattutto in termini di ingerenza dei
laici negli affari di Chiesa e di decadenza del papato.
I movimenti che tentano di
riformare provengono in larga parte dal monachesimo (con la nascita nell’XI
secolo di certosini e cistercensi), e anche dall’eremitismo. Figura emblematica
di questo periodo è San Bernardo. Tali ordini sono molto legati
al lavoro manuale, e oltre al classico ed importante lavoro intellettuale,
affiancano ad esso l’applicazione nel campo pratico (non a fini economici, ma
penitenziali), che aiuterà anche un’economia in transizione.
Con il passaggio dai Carolingi ai
Capetingi (987) in Francia e gli Ottoni in Germania (che tentano, e ci
riescono, di avere una influenza germanica sul papato con un papa tedesco), il
cristianesimo continua a espandersi un po’ dappertutto, tenendo fuori per
quanto riguarda il SRI solo la Prussia e la Lituania.
Un aiuto alle conversione avviene
anche per via delle pestilenze e delle crisi, che avvicinano di più gli uomini
alla Chiesa, al digiuno, ai santi e… alla venerazione delle reliquie.
Il potere regio inizia ad
indebolirsi e la Chiesa si fa sempre più carico della protezione dei deboli ed
anche della vita economica (specie dei contadini e dei mercanti).
La riforma gregoriana dell’XI
secolo contro simonia e nicolaismo rientra nel contesto di sviluppo delle
fortificazioni e dei Comuni: nel 1074
Gregorio VII destituisce i preti simoniaci e sposati e allo stesso tempo
rivendica il primato del papato.
Si vieta qualsiasi investitura
laica e – dimostrando la debolezza dell’Impero – scomunica Enrico IV.
Mi sembra che quello che si sia
tentato di fare, sia stato di distinguere ancora una volta fra investitura
spirituale e temporale.
Se Gregorio VII combatte anche gli
abusi dei potenti, Pasquale II vorrebbe rinunciare anche al potere temporale.
Per quanto riguarda le Crociate,
la loro motivazione fu religiosa ed economica (gli interessi delle repubbliche marinare, che vedevano i
loro traffici compromessi, e altri interessi delle famiglie nobili, che con la
partecipazioni alla riconquista davano opportunità ai secondogeniti e agli
altri figli che non entravano in convento di tentare la fortuna), e si colloca al termine della tradizione del
pellegrinaggio. E dopotutto, dopo la conquista di Gerusalemme (1099) non hanno
vantaggi pratici. (il contributo sulla Gerusalemme celeste di sant’Agostino non
cessa mai d’essere presente).
Se nel romanico si dà spazio
all’estetica e alla forma, alla goliardìa e all’amor cortese, spunta anche la Vergine, che diviene una figura di primo
piano.
Infatti,
bisogna distinguere varie questioni: la
dicitura "Vergine Madre di Dio" storicamente pone diversi
momenti: la nascita verginale di Gesù, cioè senza un padre umano, come dice
Matteo; la verginità perpetua di Maria prima, durante e dopo il parto, come
stabilito dal II Concilio di Costantinopoli (553); e Madre di Dio indica le due
nature del Cristo, umana e divina, come stabilito dal Concilio di Efeso (431).
I dogmi dell'Immacolata Concezione
(Pio IX, 1854) secondo cui Maria è priva del peccato originale fin dal
concepimento, e quello dell'Assunzione (Pio XII, 1950) secondo cui Maria ha
compartecipato (con anima e corpo) alla resurrezione insieme al Cristo, sono
successivi all'età medievale.
In realtà però tali dogmi sono frutto di una lunga
speculazione che dalla patristica passa per il Medioevo: per quanto riguarda la natura speciale e perfetta di
Maria ne parla prima anche Sant'Agostino, poi tutta la Scolastica, inclusi San
Tommaso, San Bernardo e Scoto Eurigene; e anche l'Assunzione intesa come
corredenzione prima di essere dogma fu molto discussa dai padri della Chiesa e
anche dalla Scolastica medievale e da San Tommaso, addirittura talvolta
presentando la mediazione della Vergine nella Resurrezione del Cristo (senza
mai, almeno nelle teorizzazioni che restano in seno alla tradizione cattolica,
togliere il primato e l'unicità dell'intermediazione con Dio del Cristo).
Il culto della Vergine era sentito particolarmente nei
secoli X-XII (tanto da far proliferare opere artistiche, letterarie, diverse
liturgie) proprio perchè c'è stata un approfondimento dei padri della Chiesa e
una continuazione delle loro teorizzazioni attraverso la Scolastica (senza
dimenticare le Cattedre di teologia alle Università) e in particolar modo della
tomistica e di Scoto Eurigene.
Iside, la dea madre egizia, è
sta molto popolare nel medioevo (proprio per l’espandersi del culto mariano) e
veniva rappresentata con il figlio Horus in braccio, come la Madonna con Gesù
Bambino.
Da
ricordare anche che in tale periodo sorse il culto della Madonna nera (come a
rappresentare la madre terra), tanto è vero che nella più bella e importante
cattedrale gotica (quella di Chartres) vi è rappresenta.
Importante
è anche rilevare che tutte le cattedrali gotiche di Francia sono dedicate a
Nostra Signora e sono localizzate nel territorio per disegnare l’Orsa Maggiore.
I
motivi possono essere diversi. Non ultimo di importanza, il fatto che la
costellazione dell’Orsa contiene la stella polare, e non è un caso che nelle
litanie della liturgia cattolica (ora quasi in disuso) si parla della Madonna come stella del mattino.
Si pensi anche alla Grande Madre
Cibele: Iside e Cibele sono le figure archetipe della Madonna.
Il 1159 segna l’avvento di Papa
Alessandro III, del gotico, e dello sviluppo delle città, ma anche dei
movimenti che predicano la povertà volontaria, come valdesi e umiliati, che in
genere vengono condannati dalla Chiesa.
La casistica, invece, nasce
portando in sé il germe implicito della debolezza umana: esamina e “cataloga” i
casi di coscienza non tanto per dettare un comportamento morale prescritto da
una norma cristiana, ma soprattutto per identificare una frequenza di “dubbi
della coscienza” (dimmi se ho interpretato bene) rispetto ad una norma morale.
Anche la concezione cristiana del lavoro va cambiando:
progressivamente non è più una penitenza ma un’attività positiva, legittimando
così l’uso del denaro.
Questi tre aspetti – povertà,
dubbi di coscienza rispetto a una norma morale, uso del denaro – saranno alla
base della nascita degli ordini di mendicanti, orientati di più verso la
predicazione (san Domenico) o verso la povertà (san Francesco), e nonostante il
Concilio del Laterano del 1215 vieti nuove regole monastiche.
Il clero infatti non vede di buon
grado avere il potere temporale intaccato e anche il prestigio, vista la
crescita esponenziale dei mendicanti (anche carmelitani ed agostiniani), e un
secolo dopo anche di mistici, come quelli tedeschi, Eckhart in primis.
Se questi ordini sono comunque
rimasti all’interno della Chiesa, non è lo stesso per gli eretici, cioè i
catari: con una tendenza anticlericale e, rispettano tabù sessuali e
alimentari, rifiuto del latino come lingua liturgica, aspirazione a un contatto
personale con Dio, il Dio del Vecchio Testamento è un Dio del Male perché
creatore della materia. Nonostante fu fatta una crociata contro di essi (1229),
nemmeno l’istituzione dell’Inquisizione (1232) li ha fermati.
C’è poi la corrente eretica di
Gioacchino Fiore, che credeva nella venuta di una terza età, quella dello
Spirito Santo, retta dall’ordine dei Giusti, che seguiva l’età del Padre
(dominata dalla Legge del Vecchio Testamento e dalla materia) e l’età del
Figlio (età intermedia retta dalla Chiesa).
Se il papato ha sempre più forza
sugli Imperatori (es. Barbarossa e Enrico II), sugli Stati (Sicilia, Aragona,
Ungheria), in materia di diritto canonico, sulla tassazione, non è che era
tutto rosa e fiori come dimostrano i fatti Anagni (1303), che fanno si che la
Francia di Filippo IV riesca a far abdicare Bonifacio VIII e controllare il
papato, anche col trasferimento ad Avignone (1309-1377).
Il cristianesimo entra nelle Università e si “legalizza”;
il clero si forma nelle Università; la teologia diventa materia di Università.
Si cerca in questo modo un connubio tra fede e ragione.
Aristotele va alla grande. E’ il periodo di Tommaso
d’Aquino.
La Chiesa inizia ad essere presente non solo nelle
Università ma anche in tutto il tempo e lo spazio laico, coniugando in questo
non solo l’affidarsi alla Provvidenza, ma anche la scienza.
Una Chiesa che diventa
totalizzante in campo laico ma che sembra lasciare da parte, a partire dal
1300, la parte più profonda di sé: emblema è il gran rifiuto
dell’eremita Celestino V.
Avignone comunque non era affatto una “cattività”, ed anzi
gli esattori fiscali continuavano a fare il loro lavoro, tanto che la città
francese diventa uno snodo finanziario per la Chiesa.
Di fatto iniziavano ad esserci
anche due o tre Papi, che erano appoggiati per motivi politici da diversi
principi locali che si facevano guerra.
La questione viene risolta con il
Concilio di Costanza (1417) e l’elezione di Martino V.
Dopotutto non è che non si voleva
l’istituzione della Chiesa in sé, che anzi era ben accetta; e allo stesso tempo
si vide che questo strumento del Concilio poteva risolvere molti problemi, ed
anzi la Chiesa può andare avanti con i Concili anche senza Papa, tanto che si
decise di farli periodicamente.
Con la Riforma poi, e la formazione degli Stati Nazionali
che potevano dotarsi (o meno) di una religione nazionale, il monopolio
cattolico si riduce.
La Chiesa ortodossa nasce col Grande Scisma del 1054 e conta oggi 160 milioni di battezzati ed è radicata
principalmente in nei territori slavi che furono itinerario dell’apostolo
Andrea (Russia, Serbia, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, 130 mln in tutto),
in Romania (15 mln) e in Grecia (10 mln), anche se si trovano comunità ad
Antiochia e Gerusalemme (600 mila); Albania e Goergia; Cina, Giappone, Alaska
(100 mila); America del Nord (5 milioni); Argentina e Australia (1 milione in
tutto); e 300 mila in Europa (specie Francia e Finlandia).
Alla base dell’ortodossia sta il fatto che la Resurrezione
di Cristo è resa fruibile per tutti grazie allo Spirito Santo, ed infatti l’epiclesi
è il momento fondamentale.
In realtà una certa differenza tra
la Chiesa d’Oriente e quella romana si è manifestata fin dai padri della
Chiesa per diversi motivi, dottrinali e non, tra
cui quello di essere stata sempre recalcitrante verso l’autorità del papa, e
di essere strettamente legata all’impero bizantino, mentre
Roma al Sacro Romano Impero.
Essa non accetta il filioque, cioè il fatto che, come
invece dice la Chiesa cattolica, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal
Figlio. Quindi per gli ortodossi lo Spirito Santo procede dal Padre e va
invocato tramite l’epliclesi.
L’epliclesi esattamente è l’equivalente ortodosso della
transustanziazione, però, mentre questa nella messa latina avviene
direttamente per opera del sacerdote, nella
liturgia bizantina avviene in seguito all’invocazione da parte dell’officiante.
In un certo senso l’idealità della Chiesa è quella
pre-Costantino, che guarda ad una semplicità interiore e ad una comunità che è
principalmente basata sull’Eucarestia,
senza confusioni tra il Regno di Dio e quello terreno, e senza la direzione di
una Santa Sede.
In alcuni casi certe Chiese hanno
preferito i musulmani all’Impero.
Il monachesimo nella Chiesa
ortodossa è fondamentale, non solo sul piano spirituale ma anche nei momenti di
confronto conciliare con l’Impero. In particolare:
-
nel IV secolo con
Nicea (325) e Costantinopoli (381) si delinea il rapporto tra Padre e Figlio;
-
dal V all’VIII secolo
si precisa la duplice natura divina e umana di Cristo: il Cristo è duale ma
anche Uno: l’umano non si distacca dal divino né si annulla nel divino ma
l’umano si compie deificandosi, in un’unione fra volontà umana e divina.
-
Efeso (431) parla
dell’unità personale di Cristo, Calcedonia (451) del suo dualismo; Calcedonia
II (553) parla della carne cristica deificante e Costantinopoli III (681)
colloca questa deificazione nell’unità fra volontà divina ed umana. Nicea II
(787) sottolinea la santificazione della materia, in Cristo, grazie alla nostra
libertà.
L’assedio di Costantinopoli (1453)
dei musulmani sull’Impero è in realtà un fatto che legittima la Chiesa
ortodossa e il distacco dall’Occidente, allentando sia le pressioni dei turchi
che dei romani.
La Chiesa ortodossa mette davanti
l’esperienza piuttosto che la spiegazione razionale del mistero (come fece
invece la scolastica e la tomistica).
Nell’ortodossia più che l’aspetto istituzionale conta lo
Spirito, e come detto la possibilità della deificazione dell’uomo.
Storicamente, se prima del XIII
secolo l’ortodossia si concentrava prevalentemente sullo Spirito Santo, dopo il
XIII secolo vi accosta anche il momento sacramentale eucaristico per attuare ed
attualizzare la deificazione in Cristo: insomma, l’Eucarestia come luogo della
discesa dello Spirito Santo (cosa confermata anche nei Concili di Iassy 1642, Mosca
1666-1667, Betlemme 1672).
L’universalità della Chiesa si
realizza attraverso l’unicità del sacramento nel tempo e nello spazio.
Il Concilio di Lione (1274) ci
dice che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, e quello di
Costantinopoli (1285) che la manifestazione eterna della luce divina avvenga
nello Spirito attraverso il Figlio.
La metropoli ortodossa è
autocefala e in genere indipendente (un’unità composta da molte membra), ma non
per questo meno dinamica.
Si basa su criterio di povertà,
uno stretto ritualismo, santificazione del sociale, sulle comunità monastiche,
sul profetismo (che è un vero e proprio mistero), e sulla pratica ascetica
dell’esicasmo.
Nel XVI secolo un errore
dell’ortodossia fu il suo nazionalismo religioso, specie quello russo, che per
un periodo fece arretrare l’espansione della Chiesa ortodossa a vantaggio di
quella cattolica della Controriforma, o la proliferazione delle Chiese Uniate, cioè
Chiese cattoliche a rito ortodosso.
I Concili, specie quello di Mosca
del 1666, tentano di rimettere in ordine la situazione, ma l’avvento di Pietro
il Grande non aiuta: esso sottomette la Chiesa ortodossa attraverso un sistema
sinodale dal 1721 fino al Concilio di Mosca del 1916-17, e con la riscoperta
dell’esicasmo come “luogo del cuore” con la “Filocalia” di Nicodemo e Macario.
Certo non è tutto rosa e fiori e i
nazionalismi persistono, almeno fino al 1960.
Interessante sarebbe da vedere anche il rapporto tra
marxismo e chiesa ortodossa (forse con la
mediazione dell’idealismo tedesco?): se l’ortodossia ha sempre rispettato il
potere che aveva di fronte, sia che fosse stato imperiale o musulmano, con
l’ateismo si è trovata spiazzata e ha dovuto ridurre la sua propensione
alla santificazione del sociale, magari approfondendo la preghiera personale.
Se nel 1870 la Chiesa cattolica
proclama l’infallibilità papale, il pensiero ortodosso parla di popolo di Dio e
Tempio dello Spirito Santo, Spirito Santo da conquistare personalmente e che
deifica. Non è però individualismo protestante, ma, come detto, esaltazione
sacra del momento eucaristico.
Si parla anche di sacralità
dell’eros e di Chiesa come rappresentante il cosmo in via di deificazione, attraverso la corrente dei sofiologi russi (Merezkovskij; Rozanov, Vysestlavtsev; Vladimir Soloviev, Pavel Florenski, Serghiei Bulgakov), una corrente sorta all’interno del cristianesimo ortodosso che
tentava di fondere il cristianesimo con lo gnosticismo e il neoplatonismo.
È, comunque, una
delle tante correnti sorte a cavallo dell’ottocento e novecento.
La Chiesa ortodossa non ha però mai proposto veri e propri
dogmi, e non si è fatta nemmeno “scienza”: essa è preghiera puro, vivere in
Cristo per diventare Spirito. Si riconosce
anche che il magistero può sbagliare e che il “consenso sofferto del popolo di
Dio” stabilirà attraverso l’evolversi degli eventi nella storia se il magistero
della Chiesa ha interpretato correttamente la volontà divina.
Dal punto di vista dei dogmi
infatti, rifiuta quello dell’infallibilità papale, dell’Immacolata Concezione,
del Purgatorio.
Essendo le Chiese autocefale, il rapporto del Vescovo con
il popolo è indissolubile; in forza del magistero ogni Vescovo esprime il
ministero personale di Pietro.
Nell’ortodossia, come
nel cattolicesimo e nell’anglicanesimo, quando uno è vescovo
rimane sempre vescovo, in base al concetto “semel abbas
semper abbas”(una volta fatto sacerdote, sempre sacerdote)
che stabilisce l’indelebilità del
sacerdozio.
Il fatto di cambiare vescovo, e
questo succede comunemente (anzi, quasi sempre)
anche nel cattolicesimo significa che il vescovo viene spostato da una comunità
all’altra.
In ogni caso, la Chiesa ortodossa
rispetta Roma e sembra che in questi ultimi anni cattolicesimo e ortodossia si
siano riavvicinati
Nello Spirito Santo si superano tutte le contraddizioni; la
dualità divino-umana e la Trinità sono incontestabili; la Chiesa è un’unità
eucaristica che integra mistericamente i fedeli in Cristo.
Dal punto di vista della liturgia
si usa la lingua volgare, si celebra l’eucarestia settimanalmente (considerandola veramente sacra), il
battesimo avviene per immersione e a seguire eucarestia e cresima, c’è un unico
altare, importanti sono le cerimonie del sabato sera e delle vigilie, il culto
dei santi è molto importante.
Dal punto di vista degli scismi la
Chiesa ortodossa non ha conosciuto nulla di comparabile con le lacerazioni occidentali,
che non hanno riguardato più di 10 milioni di persone.
Chiese orientali non ortodosse: si intende delle comunità ordinate
gerarchicamente, in genere scismatiche, ma che riconoscono il valore dei
sacramenti e sono devote ai santi. La liturgia invece varia, e sono spesso
chiese a carattere etnico, cioè ognuna
forma un’ “etnia religiosa”, e ciò era dovuto al fatto che per lo più dovevano
convivere con i musulmani e quindi si sono caratterizzate etnicamente e
talvolta con spirito nazionalistico.
Spesso, il problema, come nel caso
nestoriano, era di nuovo dato dalle nature divina ed umana del Cristo: le tesi
di Nestorio basate sulla indipendenza e non interferenza delle due nature
furono rigettate a Efeso (431) e anche a Calcedonia (451), dove si ribadì che
la natura del Cristo è unica, però questa unicità non sopprime la diversità
insita nelle due nature.
Da notare che la parola “natura”
può essere assimilata a quella che noi oggi chiamiamo “persona”.
È stata rigettata quindi anche la
tesi di Eutiche, che sosteneva che l’unicità era il prodotto di una fusione
delle due nature.
La corrente nestoriana darà vita
alle chiese nestoriane, mentre quella monofisita (unità come unione) darà il
via a differenti chiese, come quella giacobita, copta, etiope, armena.
Non è nemmeno da dimenticare che
dietro alle diverse questione teologiche, l’appoggio all’una o all’altra
corrente era dato in base a meri criteri politici.
La Chiesa nestoriana
era diffusa in Persia, Mesopotamia e nord Iran, probabilmente non prima dei
Sassanidi (226). Spesso si attirò la benevolenza dell’amministrazione araba per
via dell’alto livello delle sue personalità. Inoltre tradusse molto materiale
dal greco al siriaco, e allo stesso tempo la sua capacità missionaria era molto
avanzata sino a convertire parte degli Uiguri, Turchi e Mongoli, ma non riuscì
a convertire il Gran Khan. Questa disfatta, insieme agli attacchi di Tamerlano
(XIV sec.) ne ridusse di molto la portata. Oggi i membri della Chiesa
nestoriana pura si chiamano Assiri e sono concentrati nel nord Iraq, mentre gli
altri nestoriani sono confluiti e hanno originato la chiesa Uniata caldea., con
200mila fedeli.
La Chiesa giacobita in
passato era il contraltare di quella nestoriana. Anche questa usa il siriaco,
ed era diffusa in Siria, Armenia e Asia Minore, e come per i nestoriani subì un
duro colpo con Tamerlano. Filosseno tentò di conciliare il monofisismo
giacobita con la duplice natura sostenuta dai nestoriani. Oggi i fedeli sono
circa 200mila tra nord Iraq, Siria, Libano e Cipro e 1 milione in India. Quelli
che sono confluiti nel cattolicesimo a rito orientale circa 50mila.
La Chiesa armena rompe
con la Chiesa ortodossa quando era già strutturata, ed era ben legata al regno
di Tigrane il Grande e successori, anche se isolati per via delle lotte fra
Persiani e Romani. Venne anche inventato un alfabeto armeno. Dal punto di vista
teologico barcamenò per lungo tempo fra nestorianesimo e monofisismo, e poi
scelse il secondo sulla spinta di Giuliano d’Alicarnasso. Oggi, anche per via
delle persecuzioni, sono 4 milioni, molti sparsi per il mondo, e l’Uniata
cattolica circa 200mila.
La Chiesa maronita
nasce con l’asceta Marone, e non nasce in opposizione al Concilio di Calcedonia
come le altre. Il loro rapporto con Roma resta sempre buono, tant’è che è
considerata la Chiesa Uniata più importante, ed è stata molto aperta anche al
mondo esterno. È diffusa soprattutto in Libano, Siria e Cipro (1 milione) ma
anche Africa e America del Sud. Tra tutte le Chiese orientali non ortodosse è quella
che ha l’istituto monacale più vitale.
La Chiesa copta è la
chiesa dei cristiani d’Egitto, che si è resa indipendente grazie alla pressione
dei suoi (molti) monaci. È monofisista, usa la lingua copta nelle liturgie, ed
è sempre stata attaccata all’Egitto senza conoscere espansioni (100mila
fedeli).
La Chiesa etiopica si
è resa realmente indipendente da poco, essendo prima succursale della Chiesa
d’Alessandria. Il cristianesimo fu introdotto in Etiopia nel 350 ed è una
chiesa con molti monaci, e con una classe speciale di colti uomini di chiesa: i
dabtara; anche per questo è ricca di opere letterarie. Alcune pratiche
religiose sono quelle giudaiche. Oggi conta circa 9 milioni.
Alcune comunità cristiane si
trovano anche in India, specie nel Kerala. Non sono comunità delle missioni, ma
sono autoctoni e i riti in passato venivano fatti in siriaco. Probabilmente
sono il frutto dell’azione di san Tommaso, e comunque è un cristianesimo di
origine siriaca. Sono stati sempre indipendenti anche dalla Chiesa ortodossa.
Sono più di 1 milione.
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