Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Accenni di Storia del Cristianesimo: dalle origini ai giorni nostri

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Un buon manuale di storia del cristianesimo e' composto dai 4 volumi di Filoramo-Menozzi, che trovate qui.

Il cristianesimo è basato su un personaggio storico e non mitico, sulla presenza di un Libro Sacro specifico, e con un’affinità al mondo classico.
Il cristianesimo primitivo è caratterizzato da un’iniziazione che libera dal peccato originale (il battesimo, in effetti, avveniva da adulti e dopo un periodo di preparazione di 3 anni), senza Chiesa unica ma comunità sparse, indipendenti fra di loro, senza dogmi (stabiliti da un’autorità unica) da seguire, ed aperto a tutti.
L'abluzione era unica e non permetteva ripetizioni; esso era una vera e propria conversione-rito iniziatorio con prove quali digiuni, astinenza sessuale, preghiere, esorcismi.
Fino al battesimo, si era esclusi dalla eucarestia.
I battezzati che si macchiano di peccati gravi, erano soggetti ad un istituto penitenziale articolato e pubblico, che serviva indirettamente alla cura dell'anima, ma prima di tutto alla reintegrazione nella comunita' ("un poco di lievito fa fermentare tutta la massa", Gal 5, 9).

Per quanto riguarda la scelta dei testi da indicare come facenti parte del Libro Sacro, si parla di cessazione di ispirazione divina al tempo di Esdra (intorno al 450-440 a.C.?), tanto che per gli apocrifi si pongono dei dubbi sulla loro ispirazione, e si dice che rimangono libri per “iniziati”, o tollerati nella lettura privata ma non per la divulgazione pubblica.
Però c’è anche il problema di autori che hanno scritto libri ispirati ma che li hanno divulgati come scritti da altri autori che hanno vissuto prima di Esdra.
Inoltre con la Settanta (in greco, poi tradotta in latino), parti di libri o libri interi non corrispondevano all’originale versione ebraica, e questa era la versione che era accettata dai cristiani. 
Per quanto riguarda il giudaismo, fu facilitata una certa tendenza alla sua diffusione al di fuori da Israele già dopo la morte di Alessandro Magno e il sorgere dell’ellenismo, per poi proseguire anche grazie anche agli sforzi di Filone di Alessandria (circa 30 a.C.), che ne fa una sintesi e un parallelo con la filosofia, soprattutto platonica (e anche di Ermete), dimostrando la similarità delle due correnti. La particolarità del giudaismo come religione monoteistica stava in un Dio che dà una Legge all’uomo.

Ma proprio questo, l’adempimento di una Legge, fa snaturare il giudaismo (“normativo”, appunto), che come avevamo visto anche con Scholem diventa appannaggio di dotti e rabbini, e delle loro interpretazioni e nuove teorie e precetti.
Inoltre, molto importanti per la formazione del cristianesimo erano le divisioni all’interno del giudaismo stesso:

- i sadducei, cioè i membri dell’aristocrazia sacerdotale, ritenevano che l’uomo fosse completamente libero di operare il bene e il male, respingendo le credenze in una ricompensa post-mortem, nell’immortalità dell’anima, nella resurrezione dei corpi, negli angeli e negli spiriti.
I sadducei, dopo aver perso parte del potere politico a vantaggio dei farisei, tentarono di mantenere il controllo del sacerdozio e del sinedrio; sono la parte ricca e "nobile" del Secondo  Tempio. Poichè l'ellenizzazione era un fatto politico e non religioso, scendono a patti coi romani; per Giuseppe Flavio, l'unico che li presenta bene, sono il partito della ragionevolezza; i sadducei sono tradizionalisti e ritenevano vincolante Mosè e il Pentateuco. Erano convinti della non interferenza di Dio nelle cose umane;

- i farisei, che al contrario vi credevano, ed erano stati avversi nell’unione di Re e Sacerdote sotto la stessa persona e proclamavano l’osservanza piena e ultra-precisa della Legge, sino ad avere un sentimento di superiorità verso gli altri. Gli zelanti-zeloti erano i puri osservanti della Legge. Quello dell'osservanza della Legge fu sempre un problema, e sta alla base della nascita dei farisei (che non vedevano di buon'occhio nemmeno la classe sacerdotale al potere dei sadducei). Dopo la guerra civile sotto Ianneo, i farisei entrano nel sinedrio iniziando a influenzare i sommi sacerdoti sadducei.
I farisei della linea hillelita erano molto piu' ben disposti all'ingresso nel gruppo di proseliti pagani rispetto alla linea shammaita;

- i samaritani riconoscevamo solo il Pentateuco e il Tempio di Gerizim e non quello di Gerusalemme;

- gli esseni / setta di Qumran, che pare che coincidano per via degli studi sul documento di Damasco, con una propria liturgia specifica, una forte gerarchia, la comunione dei beni, una angelologia e demonologia sviluppate, dediti ad una vita ascetica e contemplativa.
Di solito si parla di ebraismo accostandolo al Talmud, ma la presa in considerazione di questo, significa focalizzare solo un aspetto, quello dei farisei, che è stato prevalente dopo le persecuzioni (70 e 135). Nella nuova leadership sacerdotale si separa un gruppo gerosolimitana, separazione che e' alla base dell'origine dell'essenismo degli ultraosservanti e delle loro precise pratiche purificatorie (anche sessuali). La comunita' ha lasciato i rotoli di Qumran (68 d.C.);

- terapeuti: giudei egiziani che vivevano in conventi, dediti alla vita contemplativa simil-monastica, che pero' era in genere estranea alla sensibilita' religiosa giudaica.

Il problema iniziale tra cristiani e giudei stava nel considerare o meno la divinità di Gesù Cristo (considerarlo infatti come "prediletto" di Dio non sarebbe stato un problema); a livello pratico, l'altro problema era la circoncisione. Non era un problema infatti che ci fossero dei giudei cristiani, ma tutto si acuisce quando determinati pagani furono accolti nelle comunità, senza convertirsi e quindi non diventando ebrei circoncisi.
Come il sacerdozio nel tempio e il patriarcato rabbinico, anche la guida spirituale della comunità giudaica cristiana di Gerusalemme assume aspetti ereditari;

I cristiani giudaizzanti furono sempre meno rispetto ai pagani, tanto che non riuscirono più ad organizzarsi in una chiesa unita, come invece stava facendo la Grande Chiesa in via di formazione, fatta di funzioni, una gerarchia, e dove le figure dei profeti vengono emarginate;
La Grande Chiesa paolina è una unità mistica di cui il Cristo risorto è il capo, e un corpo spirituale che prescinde dalla continuazione (o meno) della materialità del mondo terreno.
Sebbene tale Chiesa fosse incompatibile con le strutture politico-sociali di Roma, essendo una Chiesa spirituale non era per nulla interessata allo scontro, ed anzi si prefigura una convivenza.

C'è un processo di separazione marginale dei giudeocristiani dai cristiani, come gli Ebioniti: circoncisione e osservanza tradizionale; negazione della verginità di Maria; Gesù è un uomo straordinario, ma uomo; richiamo a Giacomo il Giusto (per la sua osservanza), fratello di Gesù; reinterpretazione di Clemente.

Lo stesso periodo fra il 66-70 (guerra giudaica) e il 132-135 (rivolta rabbinica di Bar Kochbah) era fondamentale sia per lo sviluppo del rabbinismo (i cui capisaldi solo la Torah e il rabbino stesso) che per quello del cristianesimo.
In realtà la ritualità cristiana di quel periodo non era molto diversa da quella giudaica (stesso calendario, pratiche comuni,...), ma il vecchio Israele viene sostituito con il nuovo Israele: l'Antico patto (che si basa su sacrifici e punizioni) è contrapposto al Nuovo patto stabilita dal sangue redentore di Gesù nel cuore di quelli che credono in lui (Epistola di Barnaba).

Allo stesso tempo v’e’ un rafforzamento di un rabbinismo organizzato, che non puo' tollerare posizioni non in linea con i vertici.
La definitiva distruzione della Giudea (135), con l'affermazione dell'Impero romano, fa sì che i rabbini raccolgano l'eredità culturale del giudaismo, in particolare del ramo più spirituale dei farisei.
- Con rabbi Yohanan si forma il gruppo di Iavne: la ritualità viene rivista e viene fatta fuori dal tempio.
- Le buone azioni sono destinate a sostituire i sacrifici nella funzione salvifica.
- Il sacerdozio è superfluo.
- La tassa per il tempio non è più obbligatoria.
Con il successore Gamaliele II, si formano le prime accademie, a partire da Iavne, decidendo anche i libri sacri (vincolanti): dato che la tendenza era farisaica, la scelta fu ampia.
- la traduzione greca della Bibbia (Settanta) fu considerata vecchia, e male interpretata: Aquila la ritradusse secondo le interpretazioni rabbiniche
- elevato grado di ritualità durante il periodo pasquale
- l'altare quotidiano diventa la tavola, con la benedizione di cibi e bevande
- fra i rabbini post Gamaliele II emergono due tendenze: una tesa a favorire i poveri (Rabbi Aqibah, poi giustiziato) e una più "aristocratica". A Gamaliele II succede Bar Kokhbah, ma non ufficialmente, per via delle tensioni con i Romani.

I primi cristiani erano la quasi totalità ebrei e di lingua semitica, e a differenza di religioni come l’islamismo e il buddismo che hanno avuto ampio sostegno o dall’Impero o dall’ambiente culturale, essi si sono diffusi a macchia d’olio, in clandestinità, e in territori lontani fra di loro.
La loro emancipazione comprende il periodo 30-125 d.C., dopo il quale progressivamente (125-250 d.C.) si trasforma in Chiesa che accorpa la cultura ellenistica (e iniziano le varie eresie), per poi divenire, tra una persecuzione e l’altra, di primo piano anche politicamente e inizia a preoccuparsi in maniera seria dei rapporti con lo Stato (250-325 d.C. e fino a Nicea).
Pompeo occupa la Palestina nel 63 a.C. e Roma la amministrerà direttamente dal 6 d.C., ma sempre con grandi difficoltà. Infatti, Erode muore nel 4 a.C. e il territorio viene smembrato.
Gesù apparteneva all’ambiente fariseo, cioè quello di una classe media e artigianale che si raggrupava in assemblee, e in un certo senso contrapposto all’aristocrazia sacerdotale dei sadducei che “agiva” attraverso il Tempio di Gerusalemme. Egli predicava a tutti, senza distinzione, e questo grazie anche agli insegnamenti di Giovanni il Battista, con cui ha vissuto nel deserto fino al di lui arresto (28 d.C.); dopodichè dal deserto ha aperto la sua predicazione a tutti (senza fondare una Chiesa), in totale indipendenza dalle altre classi e caste.

I vangeli trattano di un personaggio storico ma anche figura divina, e quello di Marco (il più antico) può essere considerato un percorso per i neofiti. In tutti e 4 è presente il battesimo; questi canonici sono 4 in corrispondenza dei 4 punti cardinali, elementi terrestri, Viventi che sorreggono il trono di Dio. In tutti c'è antigiudaismo.
In alcuni gruppi si ritenne che non fosse essenziale seguire tutte le norme levitiche su alimentazione e sessualita', nonche' la circoncisione, andando verso un'interpretazione spirituale (e non fisica) dell'osservanza.
Le tre linee teologiche dell'Israele antico erano:
1) Davide unto di Dio, il quale si ricordava della promessa di salvezza fatta al popolo, a prescindere dai peccati;
2) (linea che prevale) patto fra Dio e il popolo dell'osservanza di una Legge, che legittima una classe sacerdotale per interpretarla;
3) tradizione apocalittica: si separa dal Tempio e dalla sua leadership e si rifa' al Libro di Noe (V a.C.), che e' nel Libro dei Vigilanti, che a sua volta costituisce il Libro di Enoc.
Con Enoc si parla di:
a) immortalita' dell'anima;
b) dannazione eterna e impossibilita' dell'osservanza perche' l'uomo e' peccatore per natura;
c) peccato angelico, che vede due filoni: congiungimento con le donne, o comunicazione a loro dei segreti celesti e naturali; in entrambi i casi la concezione e' di una presenza femminile inferiore.
L'uomo puo' essere salvato solo da una forza sovrumana (deresponsabilizzazione dell'uomo).
Il peccato e' anche preumano: nel 4o giorno della creazione i 7 angeli luminari (pianeti?) si rifiutarono di aderire all'ordine cosmico di Dio.
Libro dell'Astronomia: questa diviene la conoscenza per eccellenza, rivelata da Dio ad Enoc;
Libro dei Sogni: Enoc sogna la storia futura dell'uomo: l'allenza tra Dio e l'uomo non esiste poiche' tutto e' predestinato (mi ricorda il calvinismo);
Libro delle Parabole: il peccato angelico e' anche quello di aver rivelato agli uomini la conoscenza sulle costruzioni delle armi da guerra; gli eletti sono gli esclusi dal potere, i "poveri". Il Figlio dell'Uomo, creato prima delle stelle rivela che la giustizia di Dio e' la sua misericordia.
Epistola di Enoc: non esiste peccato angelico, ma il giudizio sul mondo umano sara' in mano ai Vigilanti.
Anche Daniele dice che il mondo e' condannato, e la volonta' di Dio potra' realizzarsi in futuro, ma solo grazie alla resurrezione.

Gli apostoli dopo la morte di Gesù (30 d.C.) dovevano caratterizzarsi e trovare un filo che li distinguesse ma al tempo stesso facesse una sintesi di tutte le tendenze giudaiche, a cui andava aggiunto l’insegnamento del Cristo. Gli apostoli iniziano con una comunità semimonastica e scelsero i testi decisivi per la loro predicazione.
Nel 30 d.C. vengono espulsi da Gerusalemme anche gli ellenisti, che si insediano lungo le coste mediterranee, e anche la maggior parte degli ebrei dopo la distruzione del Tempio viveva fuori dalla Palestina, specie in Siria e Egitto, dove usavano il greco come lingua comune e dove hanno creato colonie e sinagoghe.

Uno dei problemi fu proprio quello di accomunare le credenze di ebrei, non-ebrei ed ex-pagani, soprattutto a Gerusalemme, più che ad Antiochia.
San Paolo, ebreo fariseo (e anche intransigente) di classe media e di istruzione greca, dopo la crisi sulla via di Damasco (30-31 d.C.) va in meno di dieci anni a capo della Chiesa cristiana di Antiochia a maggioranza non ebrea, e fa un grande lavoro di conversione tra i pagani e gli ebrei. Nonostante questo, non ha mai rinnegato la sua appartenenza al giudaismo.
Le sue tre Lettere più importanti sono quella agli Efesini, quella ai Romani e quella ai Colossesi.
Paolo è in accordo col fatto che il cristiano ha la sua ricompensa non dalle proprie opere, ma dalla sola grazia di Dio; egli infatti è impossibilitato a conformarsi alla vita divina se non dopo essere stato battezzato e con l’intervento dello Spirito Santo.
Egli crede nella partecipazione alla comunità della Chiesa ma anche alla comunione personale del Cristo.

Comunque la convivenza con ebrei, altre sette ed autorità politiche non era ancora facile, e da Nerone (64 d.C.) si arrivà alla rivolta degli ebrei contro Roma (66) e alla distruzione del Tempio (70),  e dopo tale evento viene fissato anche il Canone della Bibbia.
Dopo tale avvenimento, anche la Chiesa cristiana retta da Giacomo a Gerusalemme non aveva più un centro (ed era avversata, a quel punto, dagli stessi ebrei).
Le persecuzioni di Nerone indicano proprio l’emancipazione dei cristiani, che non eranoo più considerati ebrei come gli altri, ma setta a parte.
Nella Lettera agli Ebrei Gesù viene presentato come il sommo sacerdote che celebra il culto perfetto e anche il compimento di tutte le profezie bibliche.
Il Vangelo di Luca (80-85 d.C.) dimostra le origini giudaiche del cristianesimo e al tempo stesso vede in Paolo l’erede legittimo degli apostoli e del cristianesimo primitivo.

Con la caduta del Secondo Tempio lo stesso sacerdozio non aveva più ragion d'essere e la tassa veniva versata a Roma; sacerdoti e gerosolimitani trovarono spesso rifugio presso Agrippa II, con la speranza della ricostruzione del Tempio; c'è un'ultima fioritura di testi apocalittici, data anche dalla preoccupazione della promessa di Dio ad Israele (spesso la distruzione di Israele è spiegata come punizione):
Apocalisse di Giovanni = l'intera storia umana è finita nelle mani del demonio; dalla Gerusalemme terrestre prostituita si passerà alla Gerusalemme celeste, senza tempio materiale, nell'"ottavo periodo" dopo i sette precedenti;
Secondo Libro di Baruc = la storia umana è tenebra o luce (notte o giorno) a seconda dell'adesione di Israele alla volontà di Dio, e il punto focale è proprio la distruzione di Gerusalemme;
Apocalisse copta di Elia = la distruzione di Gerusalemme è solo uno dei periodi della storia;
Secondo Libro di Enoc = a Enoc è negata la funzione intercessoria presso Dio, ma il personaggio principale è Melchisedec;
Da parte giudaica e rabbinica inizia il proliferare di sinagoghe e accademie, tollerate fintanto che non sconfinavano in insurrezione antiromane.

Gli Atti degli apostoli sono spesso l'unica fonte per la storia delle comunità cristiane prima del 70.

Il rapporto cristianesimo/autorita' politica si rifa' al rapporto tra Gesu' e le autorita' romane: i romani imponevano di solito la religione degli avi, ma viene lasciata agli ebrei la liberta' di professare la religione in cambio di lealta' verso l'impero (che venne quindi giustificato in quanto voluto da Dio).
Date a Cesare quel che e' di Cesare e a Dio quel che e' di Dio: separazione delle due sfere, che significa anche importanza di ambedue le sfere.
Anche Paolo, fariseo e quindi in linea con un lealismo politico, sostiene che ogni autorita' proviene da Dio e quindi degna di obbedienza (Lettera ai Romani), fatto salvo il diritto di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, per coscienza, in caso di conflitto etico.

Gli inizi di persecuzioni vere e proprie si hanno con Plinio e Traiano, Marco Aurelio e Diocleziano, sullo stile di Nerone (64): accuse di superstizione (pratiche magiche) e di estraneita' alle tradizioni romane.
Nella persecuzione dei cristiani ha contribuito soprattutto il fatto che essi non vollero sacrificare all’immagine divina dell’imperatore, a differenza dei membri di tutte le altre religioni. Per il resto,i romani erano molto tolleranti, molto più di quanto lo fossero stati in seguito i cristiani.

I pagani in genere consideravano il cristianesimo differente dal giudaismo: privo di storia, terra e libro sacro.
Celso parla di un Dio impersonale e impassibile, trascendente, che quindi non corrispondeva al dio ebreo o cristiano, ne' tanto meno allo "stregone" Gesu': la fede non puo' essere percio' "razionale" e giustificare concetti come l'incarnazione o la resurrezione;
Celso, un grande intellettuale pagano, non riusciva a capire il cristianesimo che considerava religione di schiavi che adorava un dio morto.
Giustino parla invece di cristianesimo come di filosofia che porta valori garanti di pace e benessere sociale; Melitone, interpretando il dono profetico del messaggio di Cristo, parla di "fausto presagio".
Le Scritture sono rilette come preparazione profetica dell'incarnazione, e il cristianesimo e' visto come "vero erede" del giudaismo.
Ireneo: continuando la linea di reinterpretazione delle Scritture di Giustino dice che la storia e' un piano di salvezza divino. L'uomo rompendo la somiglianza originaria con Dio col peccato, poteva ancora ritornare alle origini poiche' in possesso della grazia vivificante dello Spirito.
L'uomo attuale e' cio' che e' piu' lontano da Dio, percio' la salvezza procede per grazia divina.

Le comunità cristiane si moltiplicano ma la loro diffusione andava di pari passo con una “revisione” del metodo di insegnamento che non era destinato solo a persone di una religione ancora affine come l’ebraismo, ma a pagani. I cardini restavano le Sacre Scritture, la liturgia, l’importanza dell’Eucarestia (considerata un “rimedio d’immortalità”), e il battesimo come cerimonia iniziatica. Non mancavano carità e organizzazione delle Chiese, anche se per una struttura gerarchica completa ce ne correva ancora molto.
Il metodo allegorico e quello che si basava sull’etica abbondavano, e le comunità cristiane prendevano piede anche tra le comunità palestinesi in declino, oltre che Egitto, Italia, Spagna, Gallia.
È da Adriano (138 d.C.) in poi che si inizierà a formare una Chiesa vera e propria.

Uno dei movimenti in seno al cristianesimo più rigorosi fu quello degli gnostici, che si sono battuti dall’inizio contro l’organizzazione dei cristiani in una Chiesa, con l’obiettivo di non trascendere l’obiettivo originario di Gesù e Paolo, e probabilmente non favorevole ad una integrazione completa nella società greco-romana. Il movimento era caratterizzato da un radicale dualismo, forse di derivazione mazdeista iranica, e un disprezzo per il mondo sensibile e il corpo. Sembra aver avuto origine in Siria o Mesopotamia, per poi diffondersi nell’ambiente ellenico.
La “gnosi” era riservata a pochi, un dono del cielo.
Il Padre di sdoppia nel suo Pensiero e dà vita a una coppia che genera gli eoni, che tutti insieme e distribuiti in ordine gerarchico formano il Pleroma. L’ultimo degli eoni turba l’equilibrio e dà vita al mondo sensibile, alle passioni al male, escludendone la Conoscenza, ma non le scintille divine (“semi pneumatici” dell’uomo) imprigionate quaggiù e liberabili attraverso l’intervento del Salvatore Gesù.
Lo gnosticismo collega il Dio trascendente al cosmo e al corpo, che non sono piu' separati: l'Uno diventa molteplicita' nel divenire (per inciso: piu' e piu' volte abbiamo detto non solo della manifestazione rispetto al principio [induismo], ma anche che la materia non e' da intendere come contrapposta allo spirito).
Il Dio gnostico e' un dio personale, un Anthropos; e la creazione deriva dal Padre attraverso un principio indipendente.
Il male fa parte della manifestazione, e per questo non e' il risultato di una colpa, ma esiste perche' esiste.

Per gli apologisti, invece, la trascendenza di Dio viene espressa per attributi negativi, che spiegano cio' che non e', e ne sottolineano unicita' e indipendenza. Non esiste la moltiplicazione della divinita' (in senso politeistico).
Il Figlio non e' una modalita' di manifestazione del Padre, ma e' interno ad esso: il logos e' interno a Dio.
In quanto interno non e' autosussistente, e quindi non e' eterno; e' il ghennema prodotto dal Padre prima di tutte le creature.
Il Figlio, stessa sostanza del Padre, si identifica con la sophia: non comporta una perdita o una diminuzione rispetto al Padre, poiche' tale generazione non si scinde, non si separa, ma resta un tutt'Uno con il Padre.
Una volta costituito, il Figlio fa da mediatore fra Dio e il mondo, tra essere e divenire.
La creazione e' atto divino e pieno di bonta': sembra che la concezione in merito alla materia sia positiva, in quanto proviene da Dio.
Il male non proviene dalla materia: a conferma di cio' Ireneo: “il prototipo del peccato viene da potenze angeliche, e quindi spirituali e non materiali”.

Tra gli scismi:
- quello marcionita (140 d.C.): Marcione proclamava due dei, il dio punitore della Legge e quello “buono” del Vangelo;
- il montanismo (160 d.C.): Montano si presenta come il Paraclito del Vangelo e annunciava la venuta del Regno messianico. Questo movimento ebbe un’ampia diffusione, perché appariva come un cristianesimo rigoroso che predicava continenza e martirio.

A seguito di queste tre crisi (gnostica, marcionita e montanista) la Chiesa cristiana si ripensa e rafforza la propri struttura, in particolare quella dei Vescovi, e il rafforzamento del controllo sui luoghi di culto, sino ad arrivare a riconoscere (180 d.C.) dei Vescovi di grandi metropoli (Roma, Alessandria, Antiochia, Cartagine, Lione) che nominavano i Vescovi delle città più piccole. La preminenza del Vescovo di Roma si ebbe proprio per l’importanza della capitale dell’Impero che iniziava, dopo Marco Aurelio, a declinare.
Nonostante questo la chiesa cristiana non era centralizzata, a differenza di marcionisti e monatisti che erano ben più strutturati.

In questo periodo si sviluppò anche l’uso della formula trinitaria.
La teologia vera e propria prende il via, anche se mi sembra di aver capito che il lavoro intellettuale più completo fatto fino ad allora spettava agli gnostici.

Clemente (175) si focalizza sul Logos e sul fatto che ogni cristiano è in grado di percepire le verità divine; il suo insegnamento è più sobrio degli gnostici e sa quindi coinvolgere anche le classi medie.
Importanza delle filosofia, come in Giustino; mediazione fra rivelazione biblica e cultura ellenistica; quadro equilibrato del matrimonio e della vita sessuale, in sintonia col dettato biblico. Norme generali di temperanza, buone maniere e civilta'. Generando figli si imita l'opera del creatore, e occupandosi della prole la natura provvidenziale. L'unione della carne imita le nozze mistiche di Cristo e della chiesa.
Centralita' del libero arbitrio, che se e' stato causa del peccato, puo' permettere di risollevarci attraverso un cammino progressivo di perfezione;

Origene (202), che si richiamava a Panteno e Ammonio Sacca, è neoplatonico e il sistematizzatore del pensiero cristiano. Nella creazione e nella rivelazione è il Figlio o Logos che è tramite tra Dio e il mondo; tutte le creature dotate di ragione partecipano alla luce divina e godono del libero arbitrio (verso l’alto o verso il basso – Fedro); i punti di riferimento biblici sono Mosè, i Profetì e Gesù Cristo;
La concezione del Figlio non eterno cambiera' con Origene, che ne propone l'eternita', e rimarrà per sempre, fino a Nicea ,chiarirà definitivamente il concetto di Trinità.
Mosso da un rigore ascetico, si evira, per poi pentirsi nella vecchiaia; la ricerca teologica deve seguire un metodo razionale d'indagine; grazie all'opera del Cristo ha inizio un processo redentivo che ristabilira' e restaurera' la situazione originale; il male e' una temporanea assenza di bene (e anche il diavolo sara' in qualche modo salvato); riprende la simbologia pagana e la adatta a quella cristiana (ad es. pesce, ancora, nave) perche' sono prima di tutto simboli biblici.
Il platonismo e' sia per Clemente sia per Origene uno strumento di salvezza. L'uomo nel mondo e' come una prigione, essendo la sua anima immortale, ma serve a manifestare la vita divina. Insussistenza ontologica del male.

Tertulliano, montanista, crea il latino letterario cristiano. Il cristianesimo di Tertulliano e' fatto di puri, disposti al martirio per fede; il giudizio di Dio, comunque misericordioso, rinsalda eticamente il comportamento dei cristiani tentati dalle piu' varie tentazioni;

Ippolito ci informa sulla vita cristiana romana del III sec.
Plotino (260 ca.), neoplatonico, avversa il cristianesimo, in particolare la matrice gnostica.
Porfirio difende il paganesimo.

L’Editto di Callisto di Roma (217 d.C.) codifica le pratiche cristiane e afferma il potere dei dirigenti ecclesiastici di accordare il perdono di Dio. La vincita dei persiani sui parti (226) e il regno di Filippo l’Arabo (244-9) danno spazi al cristianesimo.
Però:
- 202: Settimio Severo vieta il proselitismo di ebrei e cristiani
- 211: persecuzioni in Africa
- 235: persecuzioni di Massimino
- 241-72: persecuzioni di Sapore Primo, che era a favore del Manichesimo, religione fondata in quegli anni
Dal 250: Decio impone il gesto di culto verso i dei pagani; poi Valeriano anche la confisca dei beni.
Inizialmente fu avversato almeno per il perdono dei peccati gravi, ma le persecuzioni e le conseguenti (vere o obbligate) apostasie fecero sì che si accordò la riammissione nelle comunità cristiane anche dai confessori incarcerati sulla base del semplice pentimento e senza quel periodo di lunga penitenza (o addirittura non riammissione) prima previsto.
Nel frattempo il culto pagano politeista perde sempre più vitalità, tanto che nell’Impero i poli attrattivi, oltre al Cristianesimo, iniziavano a concentrarsi solo su Cibele, Iside, Mitra e il giudaismo.
Dal 260 c’è però un periodo di tolleranza per i cristiani di 40 anni, anche per via delle pressioni al confine dell’Impero, che però poneva il problema dell’autorità militare.

Da un lato con Aureliano la gestione delle 40 province stava diventando dura (guerre, aumento dei prezzi e crisi), dall’altro anche il paganesimo e il cristianesimo non davano risposte sociali sicure, e anche gli intellettuali in questo periodo scarseggiavano, se si escludono in parte i discepoli di Origene e di Luciano di Antiochia.
Però, all’inizio del 300, in tempi più tranquilli, con Diocleziano, molto pragmatico, raddoppiò le province per una migliore gestione e istituì le famose 12 diocesi, ristruttarando e arruffianandosi anche l’esercito. Fece un censimento per una migliore gestione delle imposte e per la circolazione della moneta.
Il cristianesimo aveva perduto molti membri, soprattutto per via dei martìri o delle apostasie, soprattutto in Occidente, mentre in Oriente era più stabile e gli effettivi erano maggiori. Inoltre, oltre al ceto medio-basso stava iniziando a “reclutare” fra il ceto medio, e anche nell’esercito.
Sembra anche che oltre ad Egitto, Siria e Asia Minore, il cristianesimo raggiungse anche Etiopia, Arabia ed India.
Caso particolare fu quello dell’Armenia, con la conversione in massa nel 300-310.

Uno dei problemi principali rimaneva la comunicazione: c’era una lingua veicolare come il greco, ma le Chiese occidentali stavano iniziando ad usare il latino, poi c’era l’aramaico, ma nonostante queste differenze e anche delle differenze liturgiche, i capisaldi restavano il battesimo, il riconoscimento reciproco delle istituzioni e l’ospitalità dei membri.
Al tempo stesso, il vescovo di Roma inizia ad essere sempre più importante e a godere dei favori dell’Imperatore; inizia ad aumentare il numero dei Vescovi e dei diaconi, che iniziano ad avere dei benefici e sempre maggiore importanza, anche se in parte calmierati dal rigore morale degli ex-prigionieri cristiani che permisero al cristianesimo di sopravvivere in tempi dipersecuzione; dopo il 260 gli edifici di culto sequestrati vengono ridati ai cristiani e Costantino stabilirà addirittura delle compensazioni.
Se è vero che nel 303 Galerio e nel 311 MassimimoDaia inaspriscono nuovamente le leggi contro i cristiani e i loro beni e ripristinano l’obbligo del sacrificio, con Ponte Milvio (312) le cose iniziano a cambiare quasi definitivamente.
Gallieno (260-268) abolisce gli editti di Valeriano, riconoscendo indirettamente la religione cristiana; a cui segue la stabilita' di Aureliano e Diocleziano (284-305), che con la divisione dell'impero riporto una politica unitaria dei prezzi e degli antichi valori e sistema deistico pagani.
Ma proprio questo era il germe del confronto successivo: alla fine dell'Impero, 303, (forse per contrasti a corte) inizio' la distruzione delle chiese, il rogo dei libri sacri, la destituzione dalle cariche pubbliche e la perdita dei privilegi delle classi piu' elevate, la costrizione al sacrificio, sino alla pena di morte. L'editto di Galerio (311) interrompe le persecuzioni, tranne che nei regni orientali ed Egitto di Massimino.
Dalla vittoria di Costantino su Ponte Milvio (sogno premonitore) e dalla sua "evoluzione religiosa" (312) inizia il riconoscimento di una catholica ecclesia, una chiesa universale a cui si accorda un interesse spirituale superiore ai valori economico-politici, e il pontificato di Gregorio Magno getta le basi per la nascita dello Stato Pontificio.
L'osmosi del cristianesimo con la società si accelera.
Crebbero in gran numero gli edifici, la liturgia viene officiata quotidianamente, si impose il culto delle reliquie, le biblioteche divennero ecclesiastiche, la predicazione orale e la catechesi sono forti;

I movimenti scismatici come il montanismo rimasero, ma in parte furono assorbiti dal manichesimo (specie lo gnosticismo, e anche il marcionismo) che inizia ad essere molto importante.
Quelli nuovi furono il rigorismo di Noviziano, che era sfavorevole al cristianesimo “delle masse”, e quello di Melezio, che però posso essere riassunti dal ben più importante donatismo, che in sostanza era contro il lassismo dei Vescovi disposti a reintegrare nel cristianesimo coloro che lo avevano lasciato con troppa facilità.
Donato è importante perché non solo crea il precedente di relazionarsi direttamente con Roma e con l’Imperatore, ma anche perché è la molla che fa spingere in maniera decisiva Costantino verso la sua politica filoscristiana.
Sembra anche che la conversione di Costantino sia sincera: politicamente e strategicamente non c’era nessuna convenienza a lottare per una religione che era ancora debole.
Nel 314 Costantino indisse il Concilio di Arles, pagando le spese e coinvolgendo il Vescovo di Roma, che a sua volta coinvolse tutti i vescovi cristiani dell’Impero. Il Concilio si pronunciò a sfavore di Donato, e dimostra la volontà di apertura al cristianesimo “di massa” non solo con questa decisione, ma anche per delle leggi successive di ispirazione cristiana.
La decisione a favore di Ceciliano e contro Donato fu confermata e questa volta è Costantino che usa le armi contro Donato (e successivamente anche contro gli altri eretici), che però continuerà ad avere un ottimo seguito in Africa del Nord.
Ovviamente, il paganesimo non è che scomparve dall’oggi al domani, ma ne viene attenuata la portata; il giudaismo fu tollerato ma ne fu vietata la propaganda.

Per quanto riguarda le Chiese cristiane d’Oriente, Licinio non le aiuta, ed anzi inizia ad esserne ostile sin dal 320. Per questo motivo, e per l’ambizione di Costantino, questo lo attacca e lo vince, abrogandone tutte le disposizioni contro i cristiani, che iniziano ad avere lo stesso status di quelli d’Occidente.
L’assimilazione con la società greca continuava, senza dimenticare che non coinvolgeva tutti: la prova è la nascita (in Egitto da parte di Sant’Antonio, ma anche altrove) di movimenti monacali e anacoretici.
Ad Oriente Eusebio di Cesarea fu uno che difese le teorie di Origene ed in particolare ribadì la non identificazione di Dio e di Cristo.
Ario (sembra che fosse un allievo di Luciano di Antiochia) esprime la netta subordinazione del Figlio al Padre, con la convizione di mettere d’accordo tutti gli alievi di Origene e Luciano.
Ora, Nicea – contro Ario, che dovrà ripiegare in altri lidi – dice che il Figlio è “consustanziale” al Padre.

La questione della Trinità è molto complessa. Le cose fondamentali da sapere sono:
> il concetto di Trinità si trova per la prima volta nel Vangelo di Matteo (28, 19) senza, tuttavia, chiamarla con questo nome, che sembra gli fu dato per la prima volta nel II secolo da Tertulliano.
> i primi padri della Chiesa (Giustino, Tertulliano, Origene, Ireneo di Lione e altri) non si sono interrogati sul rapporto fra le tre persone.
> il primo a farlo fu Ario, che considerava Gesù simile, ma non uguale a Dio, e quindi inferiore a Dio
> nel Concilio di Nicea che stabilì l’uguaglianza delle tre persone.

Dal punto di vista politico, poi, Nicea rappresenta non tanto l’unità di tutti i cristiani (anche parte degli scismatici furono fatti rientrare), o una maggiore collaborazione tra Impero e Chiese cristiane, ma l’inizio di una vera e propria “supremazia”, anche se indiretta (per alcune cose più, per altre meno) dell’Impero, dove a parte pochi (tra cui i movimenti monacali) avranno una effettiva indipendenza nel vero senso del termine. Questo significa, è vero, sempre una maggiore ingerenza del cristianesimo negli affari di stato, ma anche - purtroppo - anche il contrario.

Se il cristianesimo rimaneva aperto a tutti, con una grande solidarietà fra i membri e una dottrina dell’aldilà che faceva timore ma anche soddisfaceva gli uomini, iniziava anche ad essere più intollerante.
Dal ceto medio urbano inizia a diffondersi anche fra l’aristocrazia e i contadini, anche se delle tendenze pagane rimanevano (almeno fino a Teodosio, 380, ma anche dopo la pubblica ammenda, 390; e ai confini dell’Impero); alle stesso tempo le due parti dell’Impero si stavano distaccando e il si stava accettando il cesaropapismo, cioè il fatto che l’Imperatore fosse anche il capo della Chiesa.
Quando i Goti di Alarico entrano a Roma (410), ecco che il pretesto è buono per Sant’Agostino di distaccarsi idealmente dall’Impero, parlando delle due città, quella celeste e quella terrestre, che devono essere compiute nella Gerusalemme Celeste.
Allo stesso tempo egli afferma tre cose importanti:
-          l’unità della Chiesa;
-          il fatto che essa non esercita un potere, ma amministra un sacramento: essa è uno strumento di Dio;
-          non c’è salvezza al di fuori della Chiesa.

La Bibbia fu tradotta in gotico dall’ariano Ulfila e in latino da san Girolamo, e il cristianesimo si diffonde fra i barbari (nei Franchi di Clodoveo in primis, 498; poi Svevi, 561; Visigoti, 587; Longobardi, 590). Certo, fra i barbari non è da sottovalutare nemmeno l’arianesimo (Goti, Burgundi, Vandali). Inoltre, il cristianesimo si deve conformare per certi versi, regionalmente, alla volontà del sovrano dei diversi popoli.
L’arianesimo è stato molto importante nella storia della chiesa. La maggior parte dei barbari successivamente cristianizzati erano ariani.
Si iniziano a fissare i cardini della Chiesa cattolica: separazione netta tra clero e laici, esclusione delle donne dal sacerdozio, preminenza dell’episcopato.
L'Oriente, con Costanzo, rimase però filoariano: il Figlio "è simile" al Padre; la controversia continua anche dopo la morte di Costantino, con un Occidente religiosamente polimorfo e un Oriente ellenizzato e culturalmente raffinato.
Costanzo fu il piu' determinato nel tentare di stabilire un "cesaropapismo" cristiano (anche attraverso il privilegio del foro), contro i vecchi culti, il sacrificio, la pederastia, ma anche i matrimoni fra consanguinei.


Giuliano, che succede a Costanzo, tenta di restaurare il culto pagano; con il de doctoribus et magistris i maestri dovevano essere scelti dalla curia municipale per costumi e dottrina, e poi il decreto ratificato dallo stesso imperatore (il requisito professionale e morale faceva gia' parte della cultura romana, ma poteva avere qui un significato discriminatorio).

Graziano in Occidente e Teodosio in Oriente (380) si preoccuparono di completare la cristianizzazione nelle strutture dello stato e nelle leggi, e di ricondurre all'unita' l'episcopato cristiano, diviso fra nicei ed ariani.
Il Figlio e' generato dal Padre, ma non creato, consustanziale col Padre e incarnatosi per opera dello Spirito Santo, divino e che procede dal Padre (non e' quindi una sostanza creata dal Figlio). Col Padre e il Figlio e' adorato e glorificato.
Condanna dell'eresia (ariana e manichea in primis); autonomia della diocesi; primato d'onore a Costantinopoli.

Dopo il II Concilio di Costantinopoli (381), Damasco volle chiamare Roma “apostolica” (382) e Siricio si chiamò per la prima volta Papa (384), dando così grande preminenza a Roma, cui si eguagliò l’eguale preminenza di Costantinopoli (Concilio di Calcedonia, 451).
Nestorio, Vescovo di Costantinopoli, inizia a predicare contro il termine "madre di Dio" alla Vergine poiche' pensava si sminuisse la divinita' stessa; si contrappone Cirillo, Vescovo di Alessandria, riconoscendo Maria come "madre di Dio" poiche' anche Cristo, il Figlio, e' divino e Dio, ma anche Uomo vero.
Su queste basi viene indetto il Concilio di Efeso, in mano a Cirillo, dove viene riaffermato il Credo di Nicea.
I nestoriani si allontanarono dall'Impero, ma si avvicinarono a Persia e Cina.

A Calcedonia (451) c’e’ il riconoscimento di due nature complete e indivisibili, umana e divina, al Cristo, consustanziali a Dio per divinita' e all'uomo per l'umanita';
la Vergine Maria viene confermata "madre di Dio";
i vuoti politici ed amministrativi lasciano spazio a nuove autonomie e poteri, e si formano i 5 patriarcati (Roma, Costantinopoli, Antiochia, Alessandria, Gerusalemme); in Egitto si forma una Chiesa copta; la Siria, con Persia e Armenia, si distaccano.
E dopo Calcedonia, anche la distanza tra Roma e Costantinopoli si fa piu' forte.

La domenica viene imposta; la Pasqua è mobile; Natale fra il 6 e il 25 dicembre; l’uso dei pellegrinaggi e il culto delle reliquie furono quasi smodati, e dimostrano sempre un attaccamento sempre maggiore alla materia; l’insegnamento coincideva sempre di più con quello religioso.

La liturgia sacramentale resta la stessa nella essenza:
a) battesimo: fatto di prove, talvolta che durano anni ed anni, e precise scelte di vita; quando il cristianesimo cominciò ad divenire religione di stato, con il conseguente arrivo in frotte di pagani (anche allora vigeva la consuetudine di salire sul carro dei vincitori), la chiesa fu progressivamente obbligata a dare il battesimo agli infanti;
b) penitenza: sempre atto pubblico e irripetibile, amministrato dal vescovo, che decideva anche la riammissione nella comunita' della chiesa; durava anche per anni. Progressivamente e' un istituto che viene mitigato;
c) eucarestia: rito piu' complesso in Oriente.
La chiesa antica non ebbe una norma generale e costante riguardo al reclutamento episcopale: esso si fondava in linea di principio sull'elezione popolare; spesso gli apostoli imponevano le mani al nuovo vescovo, o i profeti potevano indicare chi fosse.
Poi si ando' formando una legislazione canonica che attribuiva questo compito ai sinodi episcopali e non ad un singolo vescovo; e poi fu riservata al papa.

Se la Chiesa sta sviluppando il suo potere temporale, dall’altro lato si sviluppa il monachesimo (con particolare successo degli irlandesi e dei benedettini, l’uno più radicale, l’altro più moderato).
Per via della crisi e delle invasioni gotiche, infatti, il monastero era anche un "rifugio" e uno "strumento di riqualificazione sociale.
La Regole del Maestro si ispira all'ascetismo egiziano: originariamente la cosa fondamentale era l'obbedianza al superiore. Nei monasteri si affianca progressivamente anche la carita' ai fratelli; l'infrazione e' punita con digiuni e anche corporalmente; il lavoro viene progressivamente valorizzato e vengono creati dei dormitori comuni.
Il primato nella scala di perfezione e' pero' riconosciuto da tutti nell'anacoretismo.
La Regola di Benedetto si ispira a quella del Maestro: Benedetto non e'originale, ma rappresenta una sintesi del monachesimo passato; avverte dell'ardua via da seguire e constata la debolezza crescente dei fratelli, stabilisce tempi precisi per digiuno, preghiera, lettura e lavoro.
Secondo alcuni studiosi, San Benedetto scrisse due regole: una prima, più generica, che fu detta del Maestro, e poi la seconda, quella attuale.

Per quanto riguarda scismi ed eresie, il donatismo finisce nel 429 con la conquista dell’Africa da parte dei Vandali.
La morte di Teodosio (395) sancisce la separazione definitiva dell'Impero, e l'inizio della decadenza dell'Occidente. I conflitti in ambito religioso comprendono anche il pelagianesimo (da Pelagio, un monaco di origine britannica) dove l’esaltazione delle responsabilita' dell'uomo e del libero arbitrio hanno fatto si' che ci concepisse il peccato originale come non trasmesso da Adamo a tutti i suoi discendenti.
A seguito di cio’, la funzione del battesimo viene sminuita; anche elezione, predestinazione e grazia soprannaturale venivano sminuite; il fatto che si potesse concepire l'ipotesi che anche prima di Cristo ci potessero essere uomini senza peccato, sminuiva l'opera del Salvatore.

Altro fatto importante è la riconquista bizantina da parte dell’Italia (Giustiniano, 533): l’elezione dei papi doveva essere ratificata da Costantinopoli o Ravenna; e la Spagna agli Arabi (711).
Inoltre, Leone III condanna il culto delle icone e Gregorio III (731) condanna l’iconoclastia: il papato allarga così il divario con l’Oriente e cerca un protettore nei Franchi di Pipino il Breve.
Problema: il cristianesimo si “barbarizza”. Diventa più violenta, prove penitenziali durissime, forme di giustizia prima impensabili.
Si forma la lista dei peccati mortali e le relative riparazioni.

Boezio, consigliere dell’ariano Teodorico, è il primo grande logico del Medioevo e propone una conciliazione fra ragione e fede. Mi sembra che questo sia importante, anche per via delle definizione di:
- persona (sostanza individuata della natura razionale);
- provvidenza (ragione divina costituita in principio superiore di ogni cosa);
- l'eternità (il possesso completo e perfetto della vita senza fine).
Cassiodoro, funzionario ariano goto, promuove un programma di insegnamento che concilia antichità a cristianesimo.

Le Goff parla di “terza via”, messa tra vita attiva del clero e contemplativa del monachesimo: quella dell’umanesimo. Si va formando un modello che intende disciplinare i rapporti fra uomo e Dio. Ci si accorge anche che il latino non viene più capito da tutti…

L’incoronazione di Carlo Magno da parte di Leone III (800), se dà al papato alcuni vantaggi tra cui non ultimo quello di una certa preminenza del Papa sull’Imperatore, e segna la fine dei Regni Franchi e Longobardi, allo stesso tempo con essa l’Imperatore tende ad identificare la sua investitura come un’investitura sacra che rende legittime ingerenze in materia ecclesiastica più forti, Le due sfere rimangono comunque distinte.
D’altro canto se il potere di Carlo Magno fu forte, quello dei successori fu minore, tant’è che è la Chiesa, in questo caso, ad intromettersi negli affari dell’Impero: il Concilio di Parigi (29), per esempio, si tiene senza Imperatore e rivendica l’indipendenza dei vescovi (tutti i vescovi sono vicari di Pietro) e la possibilità del clero di giudicare l’Imperatore.
Certo i confini rimangono labili: il giudizio non era solo in materia spirituale ma coinvolgeva anche la sfera temporale.

In ogni caso, il papato stava perdendo prestigio.
La conversioni forzate aumentano (es. Sassonia e Boemia-Moravia), che continua anche successivamente con Ottone I (955, con es. del vescovado di Magdeburgo e caso polacco; Normanni e danesi). Caso particolare fu quello della Spagna araba (Cordova a parte) con relativa tolleranza.
Dall’altro lato v’erano invece persone come Metodio e Cirillo lontani dalla tradizione e la cui liturgia era in volgare, soprattutto fra i popoli Slavi.

Il modello della società carolingia tendeva a formare una stretta alleanza tra Chiesa ed Impero, ed era basato su una suddivisione gerarchica della società, che era di tipo “sacramentale”, nel senso che i riti e i sacramenti la caratterizzavano in maniera particolare.
Anche il sacramento del matrimonio iniziava ad essere molto importante.
La Messa diventa fondamentale e con una liturgia sempre più appesantita; la divisione fra clero e laici sempre più netta; la domenica è giorno di festa e vengono celebrate Messe per intenzioni particolari; fanno la comparsa altri altari, il messale, la preghiera a mani giunte piuttosto che a braccia elevate; il vescovo è investito con pastorale ed anello.
Si dice anche che “l’officiante volge ormai le spalle al popolo”, anche se in se stessa la Messa non era universalmente codificata e non presentava tutte le sue parti attuali.

Ci fu un’ampia riforma scolastica e il ritorno al latino classico, che però accentua il divario fra chi lo conosce e chi non lo conosce.
Con il concilio di Aix-la-Chapelle (816) si riformano i costumi dei canonici e il modello che andrà per la maggiore sarà quello benedettino, che significava isolamento, preghiera e lavoro.
La “rinascita” avviene però solo per il IX secolo: già dal X secolo il cristianesimo regredisce, soprattutto in termini di ingerenza dei laici negli affari di Chiesa e di decadenza del papato.
I movimenti che tentano di riformare provengono in larga parte dal monachesimo (con la nascita nell’XI secolo di certosini e cistercensi), e anche dall’eremitismo. Figura emblematica di questo periodo è San Bernardo. Tali ordini sono molto legati al lavoro manuale, e oltre al classico ed importante lavoro intellettuale, affiancano ad esso l’applicazione nel campo pratico (non a fini economici, ma penitenziali), che aiuterà anche un’economia in transizione.
Con il passaggio dai Carolingi ai Capetingi (987) in Francia e gli Ottoni in Germania (che tentano, e ci riescono, di avere una influenza germanica sul papato con un papa tedesco), il cristianesimo continua a espandersi un po’ dappertutto, tenendo fuori per quanto riguarda il SRI solo la Prussia e la Lituania.
Un aiuto alle conversione avviene anche per via delle pestilenze e delle crisi, che avvicinano di più gli uomini alla Chiesa, al digiuno, ai santi e… alla venerazione delle reliquie.
Il potere regio inizia ad indebolirsi e la Chiesa si fa sempre più carico della protezione dei deboli ed anche della vita economica (specie dei contadini e dei mercanti).

La riforma gregoriana dell’XI secolo contro simonia e nicolaismo rientra nel contesto di sviluppo delle fortificazioni e dei Comuni: nel 1074 Gregorio VII destituisce i preti simoniaci e sposati e allo stesso tempo rivendica il primato del papato.
Si vieta qualsiasi investitura laica e – dimostrando la debolezza dell’Impero – scomunica Enrico IV.
Mi sembra che quello che si sia tentato di fare, sia stato di distinguere ancora una volta fra investitura spirituale e temporale.
Se Gregorio VII combatte anche gli abusi dei potenti, Pasquale II vorrebbe rinunciare anche al potere temporale.

Per quanto riguarda le Crociate, la loro motivazione fu religiosa ed economica (gli interessi delle repubbliche marinare, che vedevano i loro traffici compromessi, e altri interessi delle famiglie nobili, che con la partecipazioni alla riconquista davano opportunità ai secondogeniti e agli altri figli che non entravano in convento di tentare la fortuna), e si colloca al termine della tradizione del pellegrinaggio. E dopotutto, dopo la conquista di Gerusalemme (1099) non hanno vantaggi pratici. (il contributo sulla Gerusalemme celeste di sant’Agostino non cessa mai d’essere presente).

Se nel romanico si dà spazio all’estetica e alla forma, alla goliardìa e all’amor cortese, spunta anche la Vergine, che diviene una figura di primo piano.
Infatti, bisogna distinguere varie questioni: la dicitura "Vergine Madre di Dio" storicamente pone diversi momenti: la nascita verginale di Gesù, cioè senza un padre umano, come dice Matteo; la verginità perpetua di Maria prima, durante e dopo il parto, come stabilito dal II Concilio di Costantinopoli (553); e Madre di Dio indica le due nature del Cristo, umana e divina, come stabilito dal Concilio di Efeso (431).
I dogmi dell'Immacolata Concezione (Pio IX, 1854) secondo cui Maria è priva del peccato originale fin dal concepimento, e quello dell'Assunzione (Pio XII, 1950) secondo cui Maria ha compartecipato (con anima e corpo) alla resurrezione insieme al Cristo, sono successivi all'età medievale.

In realtà però tali dogmi sono frutto di una lunga speculazione che dalla patristica passa per il Medioevo: per quanto riguarda la natura speciale e perfetta di Maria ne parla prima anche Sant'Agostino, poi tutta la Scolastica, inclusi San Tommaso, San Bernardo e Scoto Eurigene; e anche l'Assunzione intesa come corredenzione prima di essere dogma fu molto discussa dai padri della Chiesa e anche dalla Scolastica medievale e da San Tommaso, addirittura talvolta presentando la mediazione della Vergine nella Resurrezione del Cristo (senza mai, almeno nelle teorizzazioni che restano in seno alla tradizione cattolica, togliere il primato e l'unicità dell'intermediazione con Dio del Cristo).
Il culto della Vergine era sentito particolarmente nei secoli X-XII (tanto da far proliferare opere artistiche, letterarie, diverse liturgie) proprio perchè c'è stata un approfondimento dei padri della Chiesa e una continuazione delle loro teorizzazioni attraverso la Scolastica (senza dimenticare le Cattedre di teologia alle Università) e in particolar modo della tomistica e di Scoto Eurigene.

Iside, la dea madre egizia, è sta molto popolare nel medioevo (proprio per l’espandersi del culto mariano) e veniva rappresentata con il figlio Horus in braccio, come la Madonna con Gesù Bambino.
Da ricordare anche che in tale periodo sorse il culto della Madonna nera (come a rappresentare la madre terra), tanto è vero che nella più bella e importante cattedrale gotica (quella di Chartres) vi è rappresenta.
Importante è anche rilevare che tutte le cattedrali gotiche di Francia sono dedicate a Nostra Signora e sono localizzate nel territorio per disegnare l’Orsa Maggiore.
I motivi possono essere diversi. Non ultimo di importanza, il fatto che la costellazione dell’Orsa contiene la stella polare, e non è un caso che nelle litanie della liturgia cattolica (ora quasi in disuso) si parla della Madonna come stella del mattino.
Si pensi anche alla Grande Madre Cibele: Iside e Cibele sono le figure archetipe della Madonna.

Il 1159 segna l’avvento di Papa Alessandro III, del gotico, e dello sviluppo delle città, ma anche dei movimenti che predicano la povertà volontaria, come valdesi e umiliati, che in genere vengono condannati dalla Chiesa.
La casistica, invece, nasce portando in sé il germe implicito della debolezza umana: esamina e “cataloga” i casi di coscienza non tanto per dettare un comportamento morale prescritto da una norma cristiana, ma soprattutto per identificare una frequenza di “dubbi della coscienza” (dimmi se ho interpretato bene) rispetto ad una norma morale.
Anche la concezione cristiana del lavoro va cambiando: progressivamente non è più una penitenza ma un’attività positiva, legittimando così l’uso del denaro.
Questi tre aspetti – povertà, dubbi di coscienza rispetto a una norma morale, uso del denaro – saranno alla base della nascita degli ordini di mendicanti, orientati di più verso la predicazione (san Domenico) o verso la povertà (san Francesco), e nonostante il Concilio del Laterano del 1215 vieti nuove regole monastiche.
Il clero infatti non vede di buon grado avere il potere temporale intaccato e anche il prestigio, vista la crescita esponenziale dei mendicanti (anche carmelitani ed agostiniani), e un secolo dopo anche di mistici, come quelli tedeschi, Eckhart in primis.

Se questi ordini sono comunque rimasti all’interno della Chiesa, non è lo stesso per gli eretici, cioè i catari: con una tendenza anticlericale e, rispettano tabù sessuali e alimentari, rifiuto del latino come lingua liturgica, aspirazione a un contatto personale con Dio, il Dio del Vecchio Testamento è un Dio del Male perché creatore della materia. Nonostante fu fatta una crociata contro di essi (1229), nemmeno l’istituzione dell’Inquisizione (1232) li ha fermati.
C’è poi la corrente eretica di Gioacchino Fiore, che credeva nella venuta di una terza età, quella dello Spirito Santo, retta dall’ordine dei Giusti, che seguiva l’età del Padre (dominata dalla Legge del Vecchio Testamento e dalla materia) e l’età del Figlio (età intermedia retta dalla Chiesa).

Se il papato ha sempre più forza sugli Imperatori (es. Barbarossa e Enrico II), sugli Stati (Sicilia, Aragona, Ungheria), in materia di diritto canonico, sulla tassazione, non è che era tutto rosa e fiori come dimostrano i fatti Anagni (1303), che fanno si che la Francia di Filippo IV riesca a far abdicare Bonifacio VIII e controllare il papato, anche col trasferimento ad Avignone (1309-1377).

Il cristianesimo entra nelle Università e si “legalizza”; il clero si forma nelle Università; la teologia diventa materia di Università. Si cerca in questo modo un connubio tra fede e ragione.
Aristotele va alla grande. E’ il periodo di Tommaso d’Aquino.
La Chiesa inizia ad essere presente non solo nelle Università ma anche in tutto il tempo e lo spazio laico, coniugando in questo non solo l’affidarsi alla Provvidenza, ma anche la scienza.
Una Chiesa che diventa totalizzante in campo laico ma che sembra lasciare da parte, a partire dal 1300, la parte più profonda di sé: emblema è il gran rifiuto dell’eremita Celestino V.

Avignone comunque non era affatto una “cattività”, ed anzi gli esattori fiscali continuavano a fare il loro lavoro, tanto che la città francese diventa uno snodo finanziario per la Chiesa.
Di fatto iniziavano ad esserci anche due o tre Papi, che erano appoggiati per motivi politici da diversi principi locali che si facevano guerra.
La questione viene risolta con il Concilio di Costanza (1417) e l’elezione di Martino V.
Dopotutto non è che non si voleva l’istituzione della Chiesa in sé, che anzi era ben accetta; e allo stesso tempo si vide che questo strumento del Concilio poteva risolvere molti problemi, ed anzi la Chiesa può andare avanti con i Concili anche senza Papa, tanto che si decise di farli periodicamente.

Con la Riforma poi, e la formazione degli Stati Nazionali che potevano dotarsi (o meno) di una religione nazionale, il monopolio cattolico si riduce.

La Chiesa ortodossa nasce col Grande Scisma del 1054 e conta oggi 160 milioni di battezzati ed è radicata principalmente in nei territori slavi che furono itinerario dell’apostolo Andrea (Russia, Serbia, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, 130 mln in tutto), in Romania (15 mln) e in Grecia (10 mln), anche se si trovano comunità ad Antiochia e Gerusalemme (600 mila); Albania e Goergia; Cina, Giappone, Alaska (100 mila); America del Nord (5 milioni); Argentina e Australia (1 milione in tutto); e 300 mila in Europa (specie Francia e Finlandia).

Alla base dell’ortodossia sta il fatto che la Resurrezione di Cristo è resa fruibile per tutti grazie allo Spirito Santo, ed infatti l’epiclesi è il momento fondamentale.
In realtà una certa differenza tra la Chiesa d’Oriente e quella romana si è manifestata fin dai padri della Chiesa per diversi motivi, dottrinali e non, tra cui quello di essere stata sempre recalcitrante verso l’autorità del papa, e di essere strettamente legata all’impero bizantino, mentre Roma al Sacro Romano Impero.
Essa non accetta il filioque, cioè il fatto che, come invece dice la Chiesa cattolica, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Quindi per gli ortodossi lo Spirito Santo procede dal Padre e va invocato tramite l’epliclesi.
L’epliclesi esattamente è l’equivalente ortodosso della transustanziazione, però, mentre questa nella messa latina avviene direttamente per opera del sacerdote, nella liturgia bizantina avviene in seguito all’invocazione da parte dell’officiante.

In un certo senso l’idealità della Chiesa è quella pre-Costantino, che guarda ad una semplicità interiore e ad una comunità che è principalmente basata sull’Eucarestia, senza confusioni tra il Regno di Dio e quello terreno, e senza la direzione di una Santa Sede.
In alcuni casi certe Chiese hanno preferito i musulmani all’Impero.
Il monachesimo nella Chiesa ortodossa è fondamentale, non solo sul piano spirituale ma anche nei momenti di confronto conciliare con l’Impero. In particolare:
-          nel IV secolo con Nicea (325) e Costantinopoli (381) si delinea il rapporto tra Padre e Figlio;
-          dal V all’VIII secolo si precisa la duplice natura divina e umana di Cristo: il Cristo è duale ma anche Uno: l’umano non si distacca dal divino né si annulla nel divino ma l’umano si compie deificandosi, in un’unione fra volontà umana e divina.
-          Efeso (431) parla dell’unità personale di Cristo, Calcedonia (451) del suo dualismo; Calcedonia II (553) parla della carne cristica deificante e Costantinopoli III (681) colloca questa deificazione nell’unità fra volontà divina ed umana. Nicea II (787) sottolinea la santificazione della materia, in Cristo, grazie alla nostra libertà.

L’assedio di Costantinopoli (1453) dei musulmani sull’Impero è in realtà un fatto che legittima la Chiesa ortodossa e il distacco dall’Occidente, allentando sia le pressioni dei turchi che dei romani.
La Chiesa ortodossa mette davanti l’esperienza piuttosto che la spiegazione razionale del mistero (come fece invece la scolastica e la tomistica).
Nell’ortodossia più che l’aspetto istituzionale conta lo Spirito, e come detto la possibilità della deificazione dell’uomo.
Storicamente, se prima del XIII secolo l’ortodossia si concentrava prevalentemente sullo Spirito Santo, dopo il XIII secolo vi accosta anche il momento sacramentale eucaristico per attuare ed attualizzare la deificazione in Cristo: insomma, l’Eucarestia come luogo della discesa dello Spirito Santo (cosa confermata anche nei Concili di Iassy 1642, Mosca 1666-1667, Betlemme 1672).
L’universalità della Chiesa si realizza attraverso l’unicità del sacramento nel tempo e nello spazio.
Il Concilio di Lione (1274) ci dice che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, e quello di Costantinopoli (1285) che la manifestazione eterna della luce divina avvenga nello Spirito attraverso il Figlio.

La metropoli ortodossa è autocefala e in genere indipendente (un’unità composta da molte membra), ma non per questo meno dinamica.
Si basa su criterio di povertà, uno stretto ritualismo, santificazione del sociale, sulle comunità monastiche, sul profetismo (che è un vero e proprio mistero), e sulla pratica ascetica dell’esicasmo.

Nel XVI secolo un errore dell’ortodossia fu il suo nazionalismo religioso, specie quello russo, che per un periodo fece arretrare l’espansione della Chiesa ortodossa a vantaggio di quella cattolica della Controriforma, o la proliferazione delle Chiese Uniate, cioè Chiese cattoliche a rito ortodosso.

I Concili, specie quello di Mosca del 1666, tentano di rimettere in ordine la situazione, ma l’avvento di Pietro il Grande non aiuta: esso sottomette la Chiesa ortodossa attraverso un sistema sinodale dal 1721 fino al Concilio di Mosca del 1916-17, e con la riscoperta dell’esicasmo come “luogo del cuore” con la “Filocalia” di Nicodemo e Macario.
Certo non è tutto rosa e fiori e i nazionalismi persistono, almeno fino al 1960.
Interessante sarebbe da vedere anche il rapporto tra marxismo e chiesa ortodossa (forse con la mediazione dell’idealismo tedesco?): se l’ortodossia ha sempre rispettato il potere che aveva di fronte, sia che fosse stato imperiale o musulmano, con l’ateismo si è trovata spiazzata e ha dovuto ridurre la sua propensione alla santificazione del sociale, magari approfondendo la preghiera personale.

Se nel 1870 la Chiesa cattolica proclama l’infallibilità papale, il pensiero ortodosso parla di popolo di Dio e Tempio dello Spirito Santo, Spirito Santo da conquistare personalmente e che deifica. Non è però individualismo protestante, ma, come detto, esaltazione sacra del momento eucaristico.
Si parla anche di sacralità dell’eros e di Chiesa come rappresentante il cosmo in via di deificazione, attraverso la corrente dei sofiologi russi  (Merezkovskij; Rozanov, Vysestlavtsev; Vladimir Soloviev, Pavel Florenski, Serghiei Bulgakov), una corrente sorta all’interno del cristianesimo ortodosso che tentava di fondere il cristianesimo con lo gnosticismo e il neoplatonismo.
È, comunque, una delle tante correnti sorte a cavallo dell’ottocento e novecento.

La Chiesa ortodossa non ha però mai proposto veri e propri dogmi, e non si è fatta nemmeno “scienza”: essa è preghiera puro, vivere in Cristo per diventare Spirito. Si riconosce anche che il magistero può sbagliare e che il “consenso sofferto del popolo di Dio” stabilirà attraverso l’evolversi degli eventi nella storia se il magistero della Chiesa ha interpretato correttamente la volontà divina.
Dal punto di vista dei dogmi infatti, rifiuta quello dell’infallibilità papale, dell’Immacolata Concezione, del Purgatorio.
Essendo le Chiese autocefale, il rapporto del Vescovo con il popolo è indissolubile; in forza del magistero ogni Vescovo esprime il ministero personale di Pietro.
Nell’ortodossia, come nel cattolicesimo e nell’anglicanesimo, quando uno è vescovo rimane sempre vescovo, in base al concetto “semel abbas semper abbas”(una volta fatto sacerdote, sempre sacerdote) che stabilisce l’indelebilità del sacerdozio.
Il fatto di cambiare vescovo, e questo succede comunemente (anzi, quasi sempre) anche nel cattolicesimo significa che il vescovo viene spostato da una comunità all’altra.

In ogni caso, la Chiesa ortodossa rispetta Roma e sembra che in questi ultimi anni cattolicesimo e ortodossia si siano riavvicinati
Nello Spirito Santo si superano tutte le contraddizioni; la dualità divino-umana e la Trinità sono incontestabili; la Chiesa è un’unità eucaristica che integra mistericamente i fedeli in Cristo.

Dal punto di vista della liturgia si usa la lingua volgare, si celebra l’eucarestia settimanalmente (considerandola veramente sacra), il battesimo avviene per immersione e a seguire eucarestia e cresima, c’è un unico altare, importanti sono le cerimonie del sabato sera e delle vigilie, il culto dei santi è molto importante.

Dal punto di vista degli scismi la Chiesa ortodossa non ha conosciuto nulla di comparabile con le lacerazioni occidentali, che non hanno riguardato più di 10 milioni di persone.

Chiese orientali non ortodosse: si intende delle comunità ordinate gerarchicamente, in genere scismatiche, ma che riconoscono il valore dei sacramenti e sono devote ai santi. La liturgia invece varia, e sono spesso chiese a carattere etnico, cioè ognuna forma un’ “etnia religiosa”, e ciò era dovuto al fatto che per lo più dovevano convivere con i musulmani e quindi si sono caratterizzate etnicamente e talvolta con spirito nazionalistico.

Spesso, il problema, come nel caso nestoriano, era di nuovo dato dalle nature divina ed umana del Cristo: le tesi di Nestorio basate sulla indipendenza e non interferenza delle due nature furono rigettate a Efeso (431) e anche a Calcedonia (451), dove si ribadì che la natura del Cristo è unica, però questa unicità non sopprime la diversità insita nelle due nature.
Da notare che la parola “natura” può essere assimilata a quella che noi oggi chiamiamo “persona”.
È stata rigettata quindi anche la tesi di Eutiche, che sosteneva che l’unicità era il prodotto di una fusione delle due nature.
La corrente nestoriana darà vita alle chiese nestoriane, mentre quella monofisita (unità come unione) darà il via a differenti chiese, come quella giacobita, copta, etiope, armena.
Non è nemmeno da dimenticare che dietro alle diverse questione teologiche, l’appoggio all’una o all’altra corrente era dato in base a meri criteri politici.

La Chiesa nestoriana era diffusa in Persia, Mesopotamia e nord Iran, probabilmente non prima dei Sassanidi (226). Spesso si attirò la benevolenza dell’amministrazione araba per via dell’alto livello delle sue personalità. Inoltre tradusse molto materiale dal greco al siriaco, e allo stesso tempo la sua capacità missionaria era molto avanzata sino a convertire parte degli Uiguri, Turchi e Mongoli, ma non riuscì a convertire il Gran Khan. Questa disfatta, insieme agli attacchi di Tamerlano (XIV sec.) ne ridusse di molto la portata. Oggi i membri della Chiesa nestoriana pura si chiamano Assiri e sono concentrati nel nord Iraq, mentre gli altri nestoriani sono confluiti e hanno originato la chiesa Uniata caldea., con 200mila fedeli.

La Chiesa giacobita in passato era il contraltare di quella nestoriana. Anche questa usa il siriaco, ed era diffusa in Siria, Armenia e Asia Minore, e come per i nestoriani subì un duro colpo con Tamerlano. Filosseno tentò di conciliare il monofisismo giacobita con la duplice natura sostenuta dai nestoriani. Oggi i fedeli sono circa 200mila tra nord Iraq, Siria, Libano e Cipro e 1 milione in India. Quelli che sono confluiti nel cattolicesimo a rito orientale circa 50mila.

La Chiesa armena rompe con la Chiesa ortodossa quando era già strutturata, ed era ben legata al regno di Tigrane il Grande e successori, anche se isolati per via delle lotte fra Persiani e Romani. Venne anche inventato un alfabeto armeno. Dal punto di vista teologico barcamenò per lungo tempo fra nestorianesimo e monofisismo, e poi scelse il secondo sulla spinta di Giuliano d’Alicarnasso. Oggi, anche per via delle persecuzioni, sono 4 milioni, molti sparsi per il mondo, e l’Uniata cattolica circa 200mila.

La Chiesa maronita nasce con l’asceta Marone, e non nasce in opposizione al Concilio di Calcedonia come le altre. Il loro rapporto con Roma resta sempre buono, tant’è che è considerata la Chiesa Uniata più importante, ed è stata molto aperta anche al mondo esterno. È diffusa soprattutto in Libano, Siria e Cipro (1 milione) ma anche Africa e America del Sud. Tra tutte le Chiese orientali non ortodosse è quella che ha l’istituto monacale più vitale.

La Chiesa copta è la chiesa dei cristiani d’Egitto, che si è resa indipendente grazie alla pressione dei suoi (molti) monaci. È monofisista, usa la lingua copta nelle liturgie, ed è sempre stata attaccata all’Egitto senza conoscere espansioni (100mila fedeli).

La Chiesa etiopica si è resa realmente indipendente da poco, essendo prima succursale della Chiesa d’Alessandria. Il cristianesimo fu introdotto in Etiopia nel 350 ed è una chiesa con molti monaci, e con una classe speciale di colti uomini di chiesa: i dabtara; anche per questo è ricca di opere letterarie. Alcune pratiche religiose sono quelle giudaiche. Oggi conta circa 9 milioni.

Alcune comunità cristiane si trovano anche in India, specie nel Kerala. Non sono comunità delle missioni, ma sono autoctoni e i riti in passato venivano fatti in siriaco. Probabilmente sono il frutto dell’azione di san Tommaso, e comunque è un cristianesimo di origine siriaca. Sono stati sempre indipendenti anche dalla Chiesa ortodossa. Sono più di 1 milione.

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