Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

ARTrends - Feb. 2012

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> A differenza di Cina e Corea, ai giapponesi non piace comperare arte dai loro artisti contemporanei, anche se ultimamente un cambiamento si nota e la classe media sta iniziando ad acquistare più di prima, specialmente opere dal valore non superiore a 5.000$. Allo stesso tempo, però le gallerie di tutto il mondo sono sempre più interessate ad esporre opere del Sol Levante (ad esempio, quelle di Kimi Sakaki, Yuwa Kato, Tabaimo, e molti altri, oltre a quelle del celeberrimo Murakami).
C’è crisi? Forse sì, visto che anche i tabacchi americani hanno deciso di vendere le proprie collezioni d’arte (7000 pezzi). Per fortuna a Chicago non manca l’ospitalità: allo Smart Museum va in scena una mostra che accumuna il Manifesto della Cucina Futurista del 1930 e la cucna irachena, ad elevazione orchestrale della scena del pasto; inoltre, al MoCA della stessa città c’è Lexander e il suo femminismo, analizzato attarverso un processo di Appropriazione culturale. A Los Angeles anche il messicano Lorenzo Hurtado Segovia (CB1 Gallery) che, attraverso le sue carte tessute, parla di storia ed etnografia. Ad Adelaide, Australia, Robert Fenton espone al Cube Contemporary Art Projects: i suoi lavori investigano lo sconfinamento delle figurazioni sul reale, concentrandosi umoristicamente sulla visione di chi apprezza l’opera d’arte o come scena reale o come scena da palcoscenico. Alla scoperta dei paesaggi e della vita quotidiana australiana anche con Oculi dei fotografi Donna Bailey, Jesse Marlow e Andrew Quilty. Dal Canada, invece, Sonya Ziegler porta in California la sua timidezza adolescenziale e i suoi ideali per un mondo più puro attraverso i misteri della natura, specchio delle tribolazioni terrene e delle forme intellettuali.
Ed ecco che anche la scena turca, Instabul in particolare, sta “scoppiando”: il mega-SALT, miliardario centro d’arte contemporanea, ospita artisti armeni, fotografi affermati o artisti altrettando famosi, in 100.000 piedi quadrati di superficie. Perfino gallerie di New York (come la Spirito) stanno spostandosi in Turchia, allietate anche dalle trascinanti musiche d’Anatolia. Un piccola nota per l’arte di San Paolo, in Brasile.
Non so se siete appassionati di cinema, ma uno dei film che più ha colpito nel 2011 è stato il Cavallo di Torino dell’ungherese Bela Tarr, che nel ripercorre la filosofia della vita di Nietzsche e del suo cavallo, ha occasione di parlare della vita odierna combinata all’Apocalisse.
Se vogliamo salvare questo mondo, comunque, c’è l’arte del riciclo, o anche la fantasia da supereroi, che sanno diventare Incredibili, se ben supportata da un piano d’azione concreto. Prendete esempio dall’artista che ha analizzato pedissequamente Totoro, il personaggio-invenzione di Hayao Miyazaki, sottolinenandone tutti i tratti che ricollegano l’opera ad una spiritualità trascendentale che vede la reciproca interazione di uomo e natura, intesi come archetipo intellettuale e universale, e non più come relazione con una società materiale. D’altronde ce lo dice il graffitaro di Facebook David Choe: anche se hai 200 milioni di dollari, non ti cambiano di certo la vita (almeno quella interiore) ed, anzi, ci si rimette in fatto di vita privata.
Le biblioteche più belle del mondo? Le trovate qua… date un’occhiata a quella in Olanda! Se comunque non vi piace scrivere libri, potete sempre iniziare con le lettere

> Compared to China and Korea, Japanese people don’t like buying art from their contemporary artists, even if lately there is a slow change about this fact and the middle class is starting to buy more than before, especially works up to $5.000. At the same time, worldwide art galleries are more and more interested in exhibiting works made in Rising Sun empire: for example the ones by Kimi Sakaki, Yuwa Kato, Tabaimo, and many others, including the ones by the celebrated Murakami).
Crisis? Maybe yes, considering that American Tobaccos are going to sell their art collections (7000 pieces). Luckily, in Chicago hospitality is a priority: at Smart Museum goes on an exhibition able to combine the Manifesto of Futurist Cooking (1930) and Iraqi cuisine, raising the meal’s scene; besides, at MoCA you may find Lexander and her feminism, analyzed through a cultural Appropriation process. In Los Angeles the Mexican Lorenzo Hurtado Segovia (CB1 Gallery) talks about history and ethnography thanks to his weaved papers. In Australia, Adelaide, Robert Fenton shows his works able to investigate the overlap of the imagery on the real (Cube Contemporary Art Projects), humouristically focusing on the perception of the people who are appreciating the works of art in both ways, a stage scene or a real one. Discovering Australian landascapes and daily life scenes is easy with Oculi by the photographers Donna Bailey, Jesse Marlow and Andrew Quilty. From Canada, on the other hand, Sonya Ziegler brings to California her teen-ager shyness and her ideals for a more pure world and she does it with the misteries of the nature, material tribolationes and intellectual shapes’ mirror.
Also the Turkish stage is going “boom”, especially Istanbul: the mega-SALT, billionaire art contemporary center, hosts Armenian artists, well-known photographers and painters, thanks to its 100.000 square feet. Even some New York Galleries (the Spirito, for example) are going to move to Turkey, cheered up for the exhilarating musics from Anatolia. A small post concerning art in San Paulo, Brazil, here.
I don’t know if you are a movie-mad, but one of the most impressive movies in 2011 was the Turin Horse by the Hungarian Bela Tarr: retracing Nietzsche and his horse’s philosophy of life, the director wants to talk about the nowadays life combined to Apocalypse. Anyway, if we are interested in saving our world, we may observe the recycling art, or the fantasy made by superheores, able to become Incredibles, if it would be supported by a real action plan. A successful plan is the analysis of the artist who has slavishly analized Totoro, Hayao Miyazaki’s character-invention, underlining the whole meaning and linking the work to a trascendental spirituality for a mutual interaction between human beings and nature, interpreted as intellectual and universal archetype, and not as a material society relationship. However, the Facebook street artist David Choe also says that 200 millions $ are not going to change your life (at least the inner one) and, on the opposite, they make you lose your private life.
Interested in the most beautiful libraries in the world? You can find them here… have a look at the Holland one! Anyway, if you don’t lie writing books, you may start writing letters

> Ho scoperto oggi tramite Artprice che la crescita delle vendite dell’arte Indonesiana è la prima al mondo (+39%), addirittura superiore a quella cinese (+38%). Il numero maggiore di collezionisti sta invece in Cina (con una quota di mercato del 41,43%), seguita da  Stati Uniti (23,57%) e Gran Bretagna (19,36%). In ogni caso, li capisco: chi si lascerebbe scappare tutto il corredo modaiolo ed artistico di Liz Taylor per 183 milioni di $ (si parla di 1817 pezzi)? Ma è importante avere un proprio Laboratorio per vendere bene? C’è chi sostiene di sì, e lo dimostra adducendo che Van Gogh vendette in vita solo 1 opera delle oltre 900 che realizzò. Ci sono anche Jens Hoffmann e Maria Lind che ci spiegano le differenti vie che conducono alla realizzazione di una mostra, e il modo di far diventare un’arte pubblica. Con le mostre, apre le danze il Portogallo, che dal 10 marzo presenta la concettualizzazione di Cage, curata da Robinson, Simões e Christian Xatrec, con delle ipotesi sulle prospettive della nuova generazione di artisti che si sono formati nel 21° secolo e non più nel 20°… e lo fanno ripercorrendo la storia del compositore americano John Cage, che non è più dal 1992. Una bella mostra anche in Australia (Fremantel) dove Eredi e Successori richiamano alla mente i canoni del movimento artistico nato in seno agli Indigeni del Deserto Centrale d’Australia, i primi dei quali furono Walangkura Napanangka, Ningura Napurrula, George Ward Tjungurrayi, Jimmy Baker, Minnie Pwerle e Ngoia Pollard. A Londra, invece la Simon Oldfield ospita Ben Ashton.
Al MoCA di Los Angeles i teen-ager dissentono e protestano contro le opinioni di politici e autorità, mentre quello di Jacksonville ospita il workshop di Barbara Ritzman Devereux e quello di Detroit le musiche elettroniche di Dance Punk, quelle elettro-dance della band White Car (che si ispira a Nitzer Ebb, Depeche Mode, Detroit Techno, Italo-Disco) e le esperienze psichedeliche e rituali di Monster Island di Cary Loren. Sempre in tema di dissenso, il libro illustrato edito dalla Scott Gallery e Arsenal Pulp parla dell’arte di Stan Douglas, il canadese (Vancouver) che con le sue installazioni e video esibiva politica e conflitto urbano. Al Sacramento Temporary Contemporary è stata inaugurata una Galleria-Stanza dei Giocattoli che espone opere di artisti designer come John Stuart Berger, Robert Bowen, Carrie Cottini, Marty Gessler e Kim Scott. A Wellington, Florida, si va a cavallo con Jo Taylor (Red Cross Gate Gallery), artista che sta esponendo anche a Liverpool con un’altra serie; invece, il Museo d’Arte di Santa Barbara ospita l’arte della California del Sud degli anni 1951-69, e celebra anche la nascita artistica di Los Angeles. E per chi si trovasse in Pennsylvania, l’ingresso all’Istituto di Arte Contemporanea del’Università locale è gratis per tutto il mese.
Joshua Luthar nel suo Significato e nella Genesi del Big Bang lavora con parole e lettere, gioca con il linguaggio in maniera umoristica e anche ideologica (l’accostamento dato da Genesi-Big Bang) e anche con l’ordine gerarchico e naturale delle cose (si veda Nessun Particolar Ordine). A chi piacciono le civette?? Ci pensa Justin Ramsey. D’altronde la sua arte non è così strana, rispetto a quella di Ben Wilson che ci mette tre ore per dipingere una gomma da masticare

> Today I found on Artprice that the Indonesian art sales increasing is the first in the world (+39%), even bigger than the Chinese one (+38%). Anyway, the biggest numebr of collectors is Chinese (with a 41,43% market share), following by U.S. (23,57%) and U.K: (19,36%). In any case, I understand them: who will let slip the whole Liz Taylor’s fashion and artistic equipment for 183 millions (we talk about 1817 pieces)? I wanna ask… but is it important getting an Art Lab for a sellings increase? Someone says so, and he proves it with Van Gogh and the fact that he sold just 1 work when he was alive compared to the 900 pieces realized. There are also Jens Hoffmann and Maria Lind who are explaining us some different ways to set up an exhibition, and the way to bring an art public. About some exhibitions around, we start with Portugal where from 10th March they are conceptualizing Cage, by Robinson, Simões and Christian Xatrec, bringing some hypotesis about the new 21th century artistic generation perspectives… and they will do it retracing the history of the American composer John Cage. An interesting exhibition is taking place in Australia (Fremantel) where Heirs and Successors bring the canon of the Central Desert Indigenous art movement on the stage: among the others Walangkura Napanangka, Ningura Napurrula, George Ward Tjungurrayi, Jimmy Baker, Minnie Pwerle and Ngoia Pollard. Besides, the Simon Oldfield  Gallery hosts Ben Ashton in London.
At Los Angeles MoCA, teen-agers disagree against the politcs and authorities’ opinions, while Jacksonville Museum hosts a workshop by Barbara Ritzman Devereux and the Detroit one let the Dance Punk perform their electro musics and the White Car their elecro-dance style (inspired by Nitzer Ebb, Depeche Mode, Detroit Techno, Italo-Disco), all together with the psychedelic and ritual Monster Island  experiences by Cary Loren. About the disagree topic, the illustration book issued by Scott Gallery and Arsenal Pulp presents a superb Stan Douglas art, the Canadian (Vancouver) whose installations and video showed politics and urba conflict. At Sacramento Temporary Contemporary has been inaugurated a Gallery-Toyroom displaying designers’ works (John Stuart Berger, Robert Bowen, Carrie Cottini, Marty Gessler e Kim Scott). In Wellington, Florida, someone may ride a horse with Jo Taylor (Red Cross Gate Gallery) who is also exhibiting in Liverpool with another series; on the other hand, the Santa Barbara Art Museum host the Southern Art of California (1951-69) and celebrates the artistic born of Los Angeles, too. Anyone in Pennsylvania? The entrance at the Art Contemporary Institute of the local University is free for this month.
Joshua Luthar with his Meaning and his Big Bang Genesis works with words and letters, playing with the language in a humouristic and ideological way (what is the Genesi-Big Bang mix?) and without forgetting the hierarchical and natural order of the things (for example, with  No Particular Order). Do you like owls?? See Justin Ramsey’ art, which is not so weird if compared to the Ben Wilson one. He takes 3 hours for painting a chewing gum

> Un’altra morte d’arte: ci ha lasciato il grande Antoni Tapies, a 88 anni, che ho avuto occasione di ammirare anche qui a Shanghai. Il catalano era uno dei principali esponenti dell’arte astratta e d’avanguardia, e le croci nei suoi lavori, di diversi materiali, simbolizzavano i 4 elementi e i 4 punti cardinali, in una sorta di ascesa figurativa e trascendentale della forza della natura. Nel 1948 fondò il Movimento Dopo-Guerra spagnolo che fu connesso coi Surrealisti e con i Dadaisti.
Stati Uniti: il Museo d’Arte Huntsville, in Alabama, ospita opere di artisti di colore in occasione della Mese della Storia Nera, che provengono dalla “Collezione di Artisti afro-americani” e includono le fotografie di Chester Higgins Jr., Charles Smith, le ceramiche Clifton Pearson, e i quadri di Mose T.; c’è l’arte del texano Mark Nesmith ma anche le gioiellerie del legno del Racine Art Museum, che si ripromettono di mettervi in contatto con la natura!
Sempre dall’America – e anche dal Canada – il realismo promosso da Jim Thalassoudis al Festival dell’Arte di Adelaide è “Più Reale del Reale”: dalla bidimensionalità si passa al Cubo su tela. A Fort Wetherill, Jameston, c’è invece l’artiglieria della Seconda Guerra Mondiale, comprensiva di bunker e gallerie dove hanno lavorato i graffitari. A Dallas, invece, i murales di Shepard Fairey, che gli sono stati commissionati dal direttore di  Dallas Contemporary Peter Doroshenko. Fairey è famoso per aver ricoperto negli anni ’90 tutti i palazzi sui cui poteva arrampicarsi con la parola “obey” (obbedire) in segno di protesta sociale (ed essere arrestato varie volte). E che dire dell’Artigianato del Sud, fatto di maschere indiane, statuette haitiane e voodoo, cestini, trapunte e argenteria? Al Kemper Museum di Kansas City c’è invece lo studio della ritrattistica di Wilbur Niewald, di cui vi invito a dare un’occhiata, perché egli non solo assimila la pittura ad una pratica zen cui dedicare tantissime ore al giorno, ma non abbozza né schizzi né studi preparatori, volendo far emergere da sé alle sue opere la loro propria spiritualità. E, anzi, Richard Miller ci spiega il processo che porta un artista a fare un ritratto: è una situazione che fa fare grandi progressi dal punto di vista artistico e umano al ritrattista, anche perché il suo ego ne è pienamente coinvolto. Ma a bilanciare ciò, v’è anche un forte rigetto di identificazione con la propria opera, che, se superato, può portare a riempire di nuova energia la propria anima.
Se vogliamo parlare anche un po’ di filosofia, l’identità dell’arte contemporanea è ambigua? Ce lo dicono Jeff Betz, Roscoe Hall II, Joseph McVetty e Azad Sadjadi, che alla domanda “chi sei?” rispondono con un mondo improbabile e fatto di infinite risposte. Si potrebbe rispondere a questa domanda anche con il Salvataggio dell’Arte proposto da Annamaria Mays, dalla Germania, che lavora con brandelli di tessuti, centrini, carta, riviste, che rappresentano ogni singolo contributo che ogni singolo artista sa dare all’archetipo artistico.
In Canada, ad Alberta, Chris Millar ha trovato la Prematura Metamorfosi del Problema con l’aiuto delle sue fantastiche storie: per lui la metamorfosi è rappresentata dal radicale cambiamento o l’alterazione che spesso ha effetti grotteschi e divertenti.
Restando nella fantasia – ma non tanto – l’eccezionale mitologia teutonica è ben rappresentata dalle illustrazioni di Howard David Johnson e vale la pena di dargli un’occhiata se volete fare un viaggio nele leggende vichinghe e scandinave, tra l’Anello del Nibelungo e le Valchirie.
Se invece ci spostiamo in Sud America, troviamo Fernando Carpaneda in Brasile; mentre in Tailandia la Wai Art e Banyan Tree Bangkok promuovono i giovani artisti: questa è la volta di Thanapon Junkasain, che esplora le mitologie buddiste attraverso “il giusto” e “lo sbagliato” della società.
Rinpinguo il pennello anche sulla Fiera dell’Arte d’India, dove sono circolati 80.000 visitatori (meno dell’anno scorso, 120.000) interessati ai 1000 lavori di 98 gallerie d’arte provenienti da 20 paesi del mondo, e dove le opere meglio vendute si classificavano nel range di 800-2000 euro. L’arte indiana, comunque, non ha intenzione di arrestarsi: il distretto d’arte Lado Sarai di Nuova Delhi è in continua espansione, nonostante la prima galleria sia stata aperta solo nel 2009 da Mamta Singhania. Questo perché gli indiani, come i cinesi, stanno diversificando il loro portafogli di investimenti.
Peccato che non  è stato lo stesso per la Fiera d’Arte di Bologna che, nonostante i suoi intenti di europeizzarsi, non è andata poi così bene, con molte lamentele e la presenza di 180 gallerie invece che le solite 240 (lo stesso livello di 10 anni fa, in pratica)… Di particolare rilievo, invece, l’arte indonesiana che ha fatto capolino in Italia, alla Primo Marella di Milano, Galleria che esporrà anche a Singapore.
Chiudo con Londra: al Tate Modern c’è Yayoi Kusama, le cui forme falliche servono ad esorcizzare le sue allucinazioni giovanili e il suo orrore per il sesso.
Un consiglio su carta “digitale”? La rivista “Arte Fotografica”. Ci sono anche i nuovi Robobee per chi fosse interessato: la terza serie dei guerrieri dei 5 pianeti che proteggono il regno di Bookshka è composta da Leonis il Leone, Ursa l’Orso Polare, Fornax il Panda Rosso, Carina il Maiale e Cetus il Piranha.
Che ne pensate invece di photoshop che fa dimagrire i capolavori dell’arte come la Venere di Botticelli? E interessantissima anche l’arte delle persone piccole piccole!

> Another art death: Antoni Tapies, 88 years old, passed away. I admired his works for the first time here in Shanghai. The Catalan was one of the main abstract and avant-garde arts’ leader, and the crosses realized on his different-media-made works symbolized the 4 elements and the 4 cardinal points, as a figurative and trascendental strenght of the nature’s ascent. In 1948 he founded the Spanish Post-War Movement who exchanged its ideas with the Surrealists and Dadaists.
United States: on the occasion of the Black History Month, Huntsville Art Museum, Alabama, hosts works by black artists which come from the “Afro-American Artists Collection” and include some photographes by Chester Higgins Jr., works of art by Charles Smith, ceramics by Clifton Pearson, and Mose T.’s paintings. There is also the Texan Mark Nesmith’s art and the wooden jewels of Racine Art Museum, whose aim is to make your heart in deep contact with nature!
From America and Canada Jim Thalassoudis and his realism promoted at Adelaide Art Festival as “More Real than Real”: from 2D it goes to Cube on canvas. At Fort Wetherill, Jameston, you can find the Second World War’s artillery, including bunkers and galleries… paint nowadays by street artists. In Dallas, the Shepard Fairey’s murals, commissioned by the Dallas Contemporary’s Director Peter Doroshenko. Fairey is famous for plastering the word “Obey” during ‘90s on every building he could climb in social protest. And what about the Southern Craft, full of Indian masks, Haitian and voodoo statuettes, beskets, quilts, and silverware? On the other hand, the Kansas City Kemper Museum presents the Wilbur Niewald portrait’s studies: he devotes lots of daily hours in painting, art compared to the best zen practices, without the need of sketches or preliminary studies, considering his works as human beings able to convey their own spirituality. And, more, Richard Miller explains us the process which brings an artist on the portrait’s way: it is an important situation for the artist’s artistic and human progress, considering the involvement of his ego. In order to balance it, there is also a strong rejection for the identification with the work which, if surpassed, may fill the soul with new energy.
We could talk about philosophy, too: is the identity of contemporary art ambiguous? Jeff Betz, Roscoe Hall II, Joseph McVetty and Azad Sadjadi skate over with an improbable world and infinite answers. We may answer to the question (which is a “who are you?” one) with the Salvage of the Art by Annamaria Mays from Germania, who works with textile, doily, paper, reviews’ scraps in order to represent the the input given by every artist to the artistic archetype.
In Alberta, Canada, Chris Millar finds the Untimely Transmogrification of the Problem with the help of his fantastic yarns: he says that the transmogrification is “to change or alter greatly and often with grotesque or humorous effect”.
Teutonic mythology is also fantastic and it is proved by the illustrations made by Howard David Johnson, absolutely to look at! They will bring you in contact with Viking and Scandinavian legends, with the Ring of the Nibelung and the Valkyries.
Instead, if we try to move to South America, we find Fernando Carpaneda in Brazil; on the opposite, if we go to Thailand we will discover that the Wai Art and the Banyan Tree Bangkok promote the young artists: this time is the turn of Thanapon Junkasain who explores the Buddhist mythologies through “the right” and “the wrong” in the society.
I fill the nation’s coffers with the India Art Fair, visited by 80.000 people (less than the last year, 120.000) interested in 1000 works displayed by 98 art galleries from 20 countries, and where the sold works’ average price was around 1000-2200 $. Anyway, the Indian art is not going to stop: the New Dheli Lado Sarai art district is continuosly increasing although its first gallery was open by Mamta Singhania just in 2009. The reason is the diversification of the investments of Indian middle class, similar to the Chinese one.
It’s a pity that it wasn’t the same for the Art Fair in Bologna, whose aim was to become more Europeanized: the Fair has received a lot of complains and the art galleries’ participation was reduced on 180 booths compared to the 240 ones last year (the same level reached 10 years ago)… Diametrically opposed is the Indonesian art highlighted by Primo Marella Gallery in Milan, Gallery who is going to show in Singapore, too.
I will end with London: the Tate Modern Museum displays Yayoi Kusama’s phallic shapes, useful to exorcize the youth hallucinations of the artist and her horror of sex.
A suggestion on “digital” paper? Arte Fotografica” review. To whom it may concern: there are also the new Robobees: the third series of the 5 Planets Warriors and Bookshka Kingdom guardians includes Leonis the Lion, Ursa the Polar Bear, Fornax the Red Panda, Carina the Pig and Cetus the Piranha.
And what do you think about some masterpieces slimmed down by photoshop, for example the Venus by? I would give prominence to little little people, too!

> Dalla Francia ci arriva notizia che l'artista Jocelyn Grivaud nel realizzare la propria arte sia partita dal "fenomeno Barbie", su cui ha realizzato quadri, sculture, fotografie e perfino degli short movies. Dopotutto, le Gallerie d'Arte a Parigi sono rinomate... Dalla Corea ci vengono invece le "sculture del suono" della visual art di Byoungho Kim, che dice essere simili a un prodotto di ingegneria industriale, e che io ho naturalmente accostato (non so perchè) alla Pecora Elettronica di Scott Draves di San Francisco. D'altro canto, i collezionisti americani non si fermano davanti a nulla: c'è anche chi ha acquistato su Ebay un pezzo di colla di 1 cm per 235.000 dollari (circa 200.000 euro), credendolo avere le sembianze di Homer, il capo-famiglia Simpson (ma, si sa, l'arte è arte: non dimentichiamoci che l'anno scorso "I can see the whole room!... and there's nobody in it!" di Roy Lichtenstein del 1961 è stato battuto per 43 milioni di dollari da Christie's...).
Per questo ci chiediamo se la finanza moderna non rovini l'arte contemporanea... Molto spesso, però, l'arte porta alla ribalta anche sentimenti sociali: a Los Angeles ad esempio non si sono dimenticati della Torre della Protesta costruita nel 1966 contro la guerra del Vietnam. E non c'è da stupirsi: sempre a New York c'è anche chi si occupa di Conservazione di Arte Contemporanea, o chi si occupa del rapporto tra arte contemporanea e colonialismo (il nigeriano Essay Rikki Wemega-Kwawu). Ho notato, inoltre, che le tendenze dell'arte del momento si stanno concentrando, soprattutto da parte dei più giovani, sull'arte surreale; o, come David Michael, di rappresentare il disorientamento che c'è sulla gestione del pianeta. Inoltre lo scultore James Croak ci dice che gli artisti non disdegnano nemmeno gli alberi: lui in poco tempo ne avrebbe trovati più di 200. E gli eventi in giro? Bè, sabato apre il New James Haunt Space a Los Angeles, e il 10 febbraio inizia la Harlem Fine Arts Show (HFAS) di Manhattan, dove esporranno 100 artisti, fra cui George Nock e Frank Frazier, o artisti disabili, come l'haitiano Herold Alvares che dipinge con bocca e piedi. Apre anche l'Asia Week di New York, piena zeppa di arte orientale, veramente incredibile! Dall'America anche la Obliteration Room del giapponese Yayoi Kusama, una rivisitazione della stessa stanza creata in occasione della Triennale dell'Asia e del Pacifico del 2002. E proprio spostandoci in Asia, vediamo come a Karachi, in Pakistan, vada forte la ceramica (alla IVS Gallery), mentre al Museo d'Arte di Singapore vanno in scena meravigliose Chimere di Collezionisti privati: dalle opere dell'artista indiano Sheba Chhachhi a Entang Wiharso, da Tabaimo a Takashi Murakami, dai pakistani Hamra Habbas e Rasijd Rana all'artista filippina Patricia Eustaquio, dal cinese Li Hui a Lee Yong Baek, Donna Ong, Tomoko Konoike, Alfredo Esquillo Jr. A Il Cairo, invece, laGezira International Contemporary Photography, porta artisti dall'Egitto, Argentina, Norvegia, Stati Uniti, Malta, Grecia, Kuwait, Cina e Romania; a Praga la Middle East Europe si occupa di pacifismo. Per gli adulti: la nuova collezione di pelli, dal design che fa RiNascere. Ma speriamo che i designer traggano anche altre ispirazioni... come quelle di Miami. Per i più giovani: un evento che trasforma il fumetto in arte contemporanea!  Più di spessore, invece, l'Infelicità Viscerale (Misery Guts) che si tiene a Londra per merito di Abbie Stephens, e narra di una ragazzina che destruttura se stessa e le convenzioni sociali che le girano intorno. A Londra anche l'intramontabile Turner, con i suoi Elementi. Invece, dalla Russia con amore: Yana Peel si è innamorata della Cina, la stessa Cina dove è sbarcata Joanna Fiduccia, o l'artista libanese Nadine Sidawi. Infine, un italiano colora le strade del Brasile: chi lo conosce? Ah... fra poco è San Valentino, non dimenticatevi di un regalino per il vostro partner... senza dimenticarvi anche di chi si è innamorato della Mela!


> In France, the “Barbie phenomenon” inspired the artist Jocelyn Grivaud who is realizing her art through paintings, sculptures, photos and even short movies. After all the Art Galleries in Paris are well-known... On the other hand, the “sculpture of the sounds”, by Byoungho Kim’s visual art, come from Korea, works of art compared to a industrial engineering product by their father, and whose style reminds me (I don’t know why) the  Electronic Sheep by Scott Draves from San Francisco. Besides, the American collectors don’t stop at nothing: someone bought a 1-cm-big piece of glue for 235.000 US$ (about 200.000 euros), thinking of buying a character representing Homer, the Simpsons’ householder (but, we know, art is art: we cannot forget the "I can see the whole room!... and there's nobody in it!" (1961) by Roy Lichtenstein’s bid at Christie’s: sold for 43 million US$...). This is the reason why we are asking if the modern finance will ruin the contemporary art or will not... Anyway, the art let often emerge social feelings: for example, in Los Angeles artists did not forget  the Tower of Protest, built in 1966 against the Vietnam War. Don’t be surprised: New York is the City where the Contemporary Art Conservative Experts live, and the City where Essay Rikki Wemega-Kwawu studies the relationship between contemporary art and colonialism. I also noticed that the trends of the present art are focusing on, first of all amongst the youngs, are the surreal art, or, as David Michael does, the haphazard stewardship of the planet. On the other hand, the sculptor James Croak says that the artists are inclined to trees: in short time he found more than 200 tree-lovers. Any art events around? Beh, on Saturday the New James Haunt Space opens in Los Angeles, and on Feb., 10th, starts the Harlem Fine Arts Show (HFAS) in Manhattan, where 100 artists will exhibit their works: among the others, George Nock and Frank Frazier, or disabled artists, like the Haitian Herold Alvares who paints with his mouth and feet. The Asia Week of New York opens, too, full of Oriental art, really fantastic! From USA, also the Obliteration Room by the Japanese Yayoi Kusama, a similar work of the same room created on the occasion of the Asia Pacific Triennal of Contemporary Art held on 2002. If we are going to talk about Asia, in Karachi, Pakistan, a great art is ceramic (at IVS Gallery), whereas at the Museum of Art in Singapore are taking places the marvellous Chimeras owned by private Collectors: from the works by the Indian artist Sheba Chhachhi to Entang Wiharso, from Tabaimo to Takashi Murakami, from the Pakistani Hamra Habbas and Rasijd Rana to the Filipino artist Patricia Eustaquio, from the Chinese Li Hui to Lee Yong Baek, Donna Ong, Tomoko Konoike, Alfredo Esquillo Jr. Instead, Cairo is the place which hosts the Gezira International Contemporary Photography, with artist from Egypt, Argentina, Norwey, United States, Malta, Greece, Kuwait, China and Romania; in Prague the Middle East Europe is focused on pacifism. For adults: the new collection of leather, with its ReBirth design. But we hope that designers take a leaf out of... Miami’s book. For youngs: an event which turn the comic art in contemporary art!  Deeper than that is the Misery Guts of London, by Abbie Stephens, a storytelling on a girl who takes apart herself and the social conformism around her. In London the everlasting Turner, with his Elements, too. And from Russia with love: Yana Peel is fallen in love with China, the same Country where Joanna Fiduccia is arrived, or where the Lebanese Nadine Sidawi exhibits. Last but not least, an Italian colours the Brasilian streets: who knows him??? Ah... in few days St. Valentine’s day comes, don’t forget a gift for your partner... and neither who loves the Apple!


> Ma guarda te che dobbiamo vedere: un’artista tedesca, Katinka Simone, che mutila animali per le sue Mostre… che ne pensate? Secondo me è meglio vivisezionare un uomo come fa Lisa Nilsson, almeno lei lo fa con la carta. Meno male che poi mi sono rilassato, quale amante della natura e della campagna che sono, con queste bellissime foto di granai. Se ne siete anche voi amanti, ve le consiglio e vi consiglio anche le dissertazioni artistiche sui paesaggi e sugli animali della LeVine Gallery di New York, dove i curatori Schiller portano Herakut, Sit e Hyuro.
Continuando in linea con lo stilema della naturalezza c’è anche chi si occupa, come Keri Greeves , nata in una Riserva del Wyoming, di dare voce ed omaggio ai nativi americani con l’arte delle perline applicata al fashion.
Oltre che naturalisti siete anche ecologisti?… Non vi preoccupate: l’arte, per non inquinare, si realizza anche con la spazzatura: come dimostrano Tim Noble e Sue Webster che hanno realizzato le proprie ombre nella Spazzatura Bianca con 6 mesi di raccolta e 2 gabbiani morti.
A San Pietroburgo c’è anche un’Isteria Artica che viene dalla Finlandia, dove l’Associazione degli artisti ha fotografato le forme mentali che gli psicologi attribuiscono ai climi freddi, e fungono da collante per reinterpretare i clichet  e gli stereotipi culturali, in special modo riconsiderando l’attaccamento alla natura e con un po’ di nostalgia finnica per i periodi pre-tecnologia e pre-cambiamenti climatici.
Di ecologia parlano anche gli About Face Collettive, che in questo caso “riciclano” giardini pensili sui tetti: vogliono disegnare e creare elementi strutturali fatti di materiale riciclato e inservibile da inserire in uno spazio di 2200 piedi quadrati, e utilizzabile da tutti gli aderenti alla loro community, impegnata anche nel sociale con la lotta contro il cancro, aiuti ai senzatetto e aiuti al Centro per le Innovazioni Sociali. Il tutto a Toronto, in Canada. Senza contare che il Canada è anche terra d’elezione vetraia: a Toronto si stanno per aprire le danze dei Mosaici di vetro di Paul Messink. La scena canadese è piena di arte e costantemente in salita: ce lo dice anche James Adam, e le vendite di opere dei Maestri passati come Thomson, Lawren Harris, Jean Paul Lemieux, Paul Kane e Emily Carr, o come dimostra che è lì che vanno ad essere raccontate le Cronache di Norman Rockwell o sono esibiti i lavori di luce di Scott Massey (a Vancouver, per la precisione).
Cari artisti del vetro, quindi anche il vetro è arte, e per voi c’è un concorso sponsorizzato dalla McMow Art Glass, nata nel 1976, e ben affermata anche fra designers e architetti.
Ecco, poi, un caso di brandizzazione dell’arte: la Heineken userà la Stella Imperfetta dello street artist Eric Haze per i suoi vetri.
L’arte americana resta ancora molto in scena, e c’è anche chi si è chiesto, in occasione del 10° anniversario dell’Art Basel Miami Beach (Fiera di Miami dove i quattrini girano a pacchi), se lo sviluppo indiscriminato di casinò possa danneggiare la scena artistica.
D’altro canto c’è chi, come il MoCA di Tuscson (Arizona) continua con gran lena a celebrare il proprio programma di Residenze d’Artista, il cui Gran Gala è previsto per il 21 aprile.
Invece, all’Orange Councty Center for Contemporary Art (OCCCA) va in scena il gotico, con installazioni e performance con macabre ma soprannaturali mutazioni, bizzarrie patologiche e grotteschi erotici. Sul tema dell’erotico, a New York (Matthew Marks Gallery) v’è stata anche la Scopofilia di Nan Goldin, con le sue personalizzazioni femministe e vulnerabilità a nudo: una trattazione dei corpi fluidi e fluidificanti in un mix variegato di identificazioni sessuali.
Sempre a New York (P.P.O.W. Gallery) è in scena Thomas Woodruff con le sue Variazioni sui 4 Temperamenti, con uno stile particolare ed un ibridismo visuale che ben si addice ai suoi archetipi storicizzati. Non solo. La James Cohan rappresenta ora Shinique Smith, e Washington si ricorda Jackson Pollock: a 100 anni dala sua nascita gli Archivi Smithsoniani vengono presentati alla Lawrence A. Fleischman Gallery e rendono tributo al genio dell’Espressionismo.
Trittico importante anche a Houston: non solo la 16° Mostra di Artisti Afro-Americani che ha cadenza annuale e che è sponsorizzata dal Museo di Belle Arti della città, ma alla Archway Gallery si parla della Generazione di Gene Hester and Liz Conces Spencer, mentre alla De Santos Gallery fanno capolino le fotografie di Per Johansen.
Ci sono poi gli acquarelli di Henk Paknder e le sculture di Mel Katz alla Galleria Laura Russo nell’Oregon; e alla Saltworks di Atlanta, Craig Drennen usa le sue opere e i suoi trompe l’oeil per spiegare la relazione che intercorre fra memoria e tecnologia con uno stile (come lui stesso afferma) archeologico: prima dell’avvento della tecnologia, la memoria esisteva solo come DNA della specie o come memoria umana propriamente detta, mentre lo sviluppo tecnologico rappresenta una terza forma di memoria.
È il Kemper Museum of Contemporary Art di Kansas City che ospita Eric Fertman con New at the Crossroads e le sue disavventure artistiche. Invece, al Museo Memoriale dell’Olocausto si spiega (artisticamente) che cosa sia la Propaganda e la si oppone al razionalismo.
Il Simbolo Crass di Dave King proprio non lo conoscevo. Vi racconto in breve la storia. Nel 1977 a Dave King viene chiesto un logo per il manifesto di un amico, che doveva essere una specie di magazine fatto in casa (o meglio, in fattoria), e contro le imperanti disuguaglianze sociali. Poi, guarda caso, nello stesso contesto agreste nasce la band punk “Crass” che si trova in linea con le idee del manifesto e le loro canzoni sono, in un certo qual modo, l’estensione naturale di quelle originarie dell’amico di King. Da lì, quel logo finisce su magliette, zaini, tatuaggi, e perfino in intere linee di abbigliamento considerate fra lo chic e il trash, e un po’ borderline. E nel caso dei tatuaggi, questi vanno bene per tutti le classi sociali? E che valore hanno? Se ne parla qui.
Di contestazioni sociali, contro la politica e le autorità, se ne accupano anche i teen-ager al MoCA.
D’altro canto, nel 2011 gli acquisti del MoCA sono stati fruttiferi, la maggior parte dei quali sono stati possibili grazie al magnate Laurence Rickels e grazie agli artisti californiani, che vanno ad arricchire la collezione del Museo, che si attesta a 6500 e più opere. Tant’è che la sua grandezza non si ferma agli amatori e professionisti dell’arte, ma intende anche educare con un libro di Susan Rubie spiegando l’arte ai i più piccoli, diaciamo fra gli 8 e i 12 anni.
Anche se poi trovi che, in fatto di acquisti, c’è chi si lamenta: ad esempio quello che dice che la National Gallery di Londra dovrebbe acquistare più opere di artisti americani, e non solo un piccolo Duncanson.
Anche il Museo di Arte Contemporanea di San Diego non scherza: va verso il Fenomenale delle luci naturali ed artificiali! Ed inoltre sa anche presentare una Madame Curie, quella che studiava gli effetti delle radiazioni e a causa delle quali è morta, sotto una veste tutta nuova: Jennifer Steinkamp espone l’effetto delle forze della natura con una introspezione sulle richerche fatte dalla Curie (per le quali vinse il Nobel), sullo spazio e sull’architettura che ci circonda.
Un mix media va in scena anche al MoCA di Sacramento, dove la fotografia non è più tale, ma diventa un’opera d’arte con resina, fibra di vetro e poliestere, su inventiva di Christopher Taggart, che ha ben pensato di seguire il consiglio di Jasper Johns di “fare qualcosa, fare qualcosa a quello, e fare qualcosa a questo qualcosa” (“Do something, do something to that, and then do something to that”).
America e ancora America: Los Angeles in particolare, dove Eli e Edythe Broad apriranno nel 2013 un mega-museo pubblico di arte contemporanea vicino alla Walt Disney Concert Hall, su 3 piani, di 120.000 piedi quadrati e con una sala conferenze per 200 persone. Di contro, a El Paso, in Texas, va in scena la tristezza di un vecchio uomo; mentre alla Triple Canopy di New York dal 10 febbraio ci sono le installazioni audio e video dell’artista norvegese Per-Oscar Leu su “Crisi e Critica” su suggerimento di Bertolt Brecht; o, ancora, San Josè di California ospita le fotografie di Michael Soo.
Ha chiuso questi giorni invece la Mostra “…” che si teneva al Buco di New York e dove artisticamente si parlava del cosmo, della sua immensità, e dell’assurdo ordine naturale, con artisti come Kadar Brock, Matt Jones, Sam Moyer e Scott Reeder. C’è anche chi al Brooklyn Museum parla di relazioni familiari e di famiglia allargata intesa come condivisione di valori e di identità, di stli di vita e bsogni emozionali: si tratta di una quarantina di opere di artisti come Nina Chanel Abney, Shinique Smith e Isca Greenfield-Sanders, con la curatela di Eugenie Tsai, John and Barbara Vogelstein e Patrick Amsellem, che snocciolano una vera e propia ricerca intergenerazionale.
Chi si dedicata alla visual art e alla fotografia, si ritrova in questa lezioncina dove si parla di prospettiva e Regola dei Terzi? E invece chi fa Performance Art, che ne pensa di questa?
E siete d’accordo sul fatto che chi fa visual art ha più spiccate tendenze verso la narrativa?
Volete vendere le vostre opere d’arte? Provate il Qatar, dove “I giocatori di carte” di Paul Cezanne (1895) sono stati comprati a 250 milioni di dollari, una cifra immensa. Lì il mercato dell’arte è supremo, pieno di emiri e di figli di emiri a cui piace collezionare, che comprano non solo quadri, ma anche mezze città e ponti.
Il Qatar, tra l’altro, offre in bella vista e dialoga con l’Ego di Takashi Murakami, dal 9 febbraio, dove appaiono le Facce di Kaikai Kiki e Pom.
Ad Abu Dhabi il Forum Globale sulle Arti di Doha di marzo si allunga di 6 giorni e si espande in 2 città: un evento!
In Arabia Saudita va in scena la polemica “Abbiamo Bisogno di Parlare”, collettiva di artisti arabi (ma che hanno esposto in tutto il mondo) e curata da Mohammed Hafiz.
Su Artnet ho scovato anche un bellissimo pezzo di Ben David sull’arte iraniana, tutto da leggere; mentre è Kunle Filani che si occupa di arte contemporanea in in Nigeria, e più specificamente dell’arte Yoruba, specie quella degli artisti Oyadiran, Ajayi, Wewe, Lagunju, Oyelami, Buraimoh, Olajide e Adeku.
Di Africa si occupa anche Antony Bingham che espone al Ken Kirschman Astspace del NOCCA in Louisiana: l’artista spinge all’estremo la propria arte per raccontarci il periodo della schiavitù africana in America, e come questa servì a formare quegli stereotipi sulle persone di colore che sopravvivono fino ad oggi.
Mentre in Oriente, e parliamo di Manila, Filippine Rock Drilon, artista e proprietario della Mag:net Gallery, trasforma la sua passione per le biciclette in BIKEart. In India, invece, si realizzano i nuovi sogni bolliwoodiani degli artisti con il Bombay Electric, spazio dedicato alle collettive.
Dall’altra parte del globo (per chi scrive): in Australia, a Sidney precisamente, apre una nuova gigantesca ala del Museo di Arte Contemporanea, comprensiva di una nuova galleria, teatro, libreria, terrazzino per le sculture, caffé. Per non parlare della Biennale di Adelaide che dal 2 marzo al 29 aprile presenta le Collisioni Parallele di Natasha Bullock e Glass-Kantor, dove 21 artisti rappresentano le nascite di questo mondo attraverso vari media, intendendo per nascite sia quelle umane, sia quelle di altri mondi… che si incontrano. Poi è eccezionale il fatto che a Brisbane degli artisti da Abelane e Kwoma siano riusciti a ricavare una forma d’arte dai cerimoniali, dalle maschere e dalle abitazioni di uomini dell’East Sepik, in particolare connessione con la sfera naturale.
E in Europa? Bè, in Grecia al CAMP Contemporary Art Meeting Point va in scena l’Atene Underground con le installazioni di Dimitris Athanitis, che mostra una città sconosciuta e nascosta, scenari che non esistono più, spazi che sono stati trasformati.
Non è nemmeno da sottovalutare la Francia e la sua Languedoc-Roussillon,  amata da Picasso e Matisse, e che rivive oggidì di un’arte spettacolare, impressionista in primo luogo.
Chi da piccolo collezionava le carte telefoniche? Io sì, sinceramente, ed è bello vedere che l’arte nelle carte telefoniche è stata riscoperta in Brasile. In Messico, di contro, ecco le fotografie di Diego Huerta, che combatte la morte per droga con la sua arte, e con i 31.000 morti messicani ci riempe uno stadio intero
Per gli amanti… un po’ di Fan-art qui; e fanart è anche quella di Reggie Mosby Jr. che ha preso spunto dai personaggi dei videogiochi Capcom per realizzare le sue opere. Invece, per l’arte in 3D questo post può fare al caso vostro e questo per l’arte surreale…
Non dimentichiamoci che anche la musica è arte: gli artisti Jean Marie Delbes e Hatim El Hihi rendono omaggio ai morti della musica storica, ridiscegnandone i CD. Se, invece, siete interessati ai progressi tecno-scientifici che stanno coinvolgendo l’arte, c’è Claire Pentecost e il suo progetto Publico Amatoriale (Public Amateur).
In tema di decorazioni e design, c’è chi sa coniugare l’arte moderna astratta con il design di una casa di oggi, integrando e confabulando creazioni attraverso ripetizione-contrasto organico-geometrie, sino a far traboccare la stanza di stile appassionato. Inoltre, c’è anche chi vi farà mangiare la polvere: si tratta del curatore David McFadden, che con la sua mostra al Museo di Arti e Design intende venerare la sporcizia che troviamo nel tubo dell’aspirapolvere perché “il valore di un’opera d’arte non sta nel materiale, ma nella creatività”.
Vi serve un asciugamano nuovo? C’è a disposizione quello messo a punto dagli artisti cubani, se volete… e per dei cuscini? Nessun problema, ci pensano i giapponesi.
Chiudo con dei punti di sospensione… i puntini di Damien Hirst, ultra-venduti in asta… ma in sostanza che cosa è l’arte??? Sono memorie, ci dicono!


> La morte di Mike Kelley ha scolvolto un po’ tutti nel mondo dell’arte; d’altro canto lui era un artista vero ed esprimeva con possenza, ma allo stesso tempo con povertà d’arte, critiche sociali (televisione, merce, denaro,…), disagio interiore. e il suo personale senso di fallimento di chi si considerava troppo giovane per essere hippy a suo tempo e troppo vecchio ora per essere punk. Sembra la stessa nostalgia Anemica di Kreestal. Però di artisti eccezionali ce ne sono ancora: date un’occhiata a questo, per esempio, che disegna con il fuoco. In Canada, a Toronto, si inneggia all’Artigianato, dove la lettera “C” sta per “Craft”: uno suardo al ruolo dell’artigianato nell’arte contemporanea, a cura di Richard Mongiat presso la Doris McCarthy Gallery, con 18 artisti che presentano i propro “ibridi”. Artigianato anche con “Into the mix” al Kentucki Museum della Louisiana, dove si parla anche di materialità e stereotipi culturali. E se non vi soddisfa c’è sempre la mecenate Alberta, che con la sua galleria (AGA) esporrà parte della sua collezione (più di 6000 lavori) in una mostra tutta da Venerare, per via di icone e dipinti religiosi e spirituali, nonché ritrattistica.
Una cosa da VIP, insomma, ma non disperate! Se anche voi vi sentite VIP, c’è sempre la VIP Art Fair!
Un’attenta analisi sulle collaborazioni e l’attivismo nell’arte contemporanea, che diventa Etica, la fa
Jonathan Kaiser, distinguendo tra coloro che utilizzano come tattica l’attivistmo e il collaborazionismo di gruppo e quelli che non lo fanno.
A Londra disegnano gli animali: chi saprebbe distinguere fra un dipinto umano e uno fatto da un elefante o una scimmia??? E v’è anche un manuale illustrato che vuole essere un omaggio a tutti i cani, come a dire: ripercorriamo le tappe che vi hanno portato ad essere celebrità! Sempre a Londra Dara Birnbau, con il suo Arabesco in installazione (South London Gallery), e con tendenze che discutono sulla politicizzazione delle donne. E alla Saatchi il realismo magico di Peter Doig, oltre che i talentuosi artisti scelti da Rebecca Wilson, che vedono in testa Maria Temnitschka di Vienna e il suo “Lost in Time I”. Poi, alla Vilma Gold, Jennifer West si veste di ferro e zinco.
Inoltre un quadro è un quadro è un quadro: sembra un errore ma non lo è, se c’è di mezzo Rod Barton e altri sei artisti che parlano della “nuova pittura” e dello status dei materiali realizzativi in una ridefinizione dei paradigmi rappresentativi. Dopotutto, si parla degli ultimi sviluppi dell’arte contemporanea anche a Rotterdam, Olanda, con Navid Nuur. Capisco che ci siano questi sentimenti in giro, anche perché l’attenzione verso l’arte etnica sta calando, e c’è chi si lamenta dei tagli consistenti del NARAS. Inoltre, c’è anche la severa critica dello Studio di Dave: l’immaginazione vera non esiste più e l’arte è diventata mera tecnica pittorica, le nostre fantasie ed emozioni sono guidate dai mass media, l’idea dei diritti egualitari è un mito; in sostanza, che ne facciamo di noi?
A non calare in termini di espressività è invece l’arte dei new media, specie quelli digitali, come dimostrano gli artisti che vogliono Giocare a Rinnovare: Chris Clarke li coordina ed esce fuori una mostra che coinvolge Peggy Ahwesh, Paul B. Davis, Michael Bell-Smith, Cao Fei, Faith Denham, Oliver Laric, Conor McGarrigle, Takeshi Murata. E di nuova concezione è anche il Museo dentro al Walmart, che alleggerirà il cuore quando si mette mano al portafogli. Come se da noi, alla Coop, iniziassero ad appendere i quadri… un po’ come ha fatto la Deutsche Bank attraverso il Guggenheim Museum di Berlino: arte e banca, banca e arte.
Tanto ogni rosa ha le sue spine, e ogni scrittore e artista le sue risorse.
E a New York ancora paradigmi, dove è la ceramica a far da protagonista, con le collezioni di Garth Clark e Mark Del Vecchio.
Stati Uniti: il Museo della Fotografia Contemporanea di Chicago introduce i limiti della fotografia, indagando il passaggio dalla fotografia come mezzo di documentazione alla fotografia come mezzo da manipolare. Di fotografia si parla anche a Manchester con Fogarty, o attraverso il mondo “Perduto” di WykD_Dave, che si occupa dell’ “arte dei legamenti” giapponesi – chissà se c’è anche qualcosa di erotico? –. Lo stesso vale per la Giustizia fetish di Lew Rubens, presentata al Fotofest 2012. A chi piacciono i legamenti di corpi, segnalo anche questo blog, solo per adulti, però, e che prende alla lettera le parole di Jim Duvall. A Dallas ci si può perdere sublimando i simulacri purificando la luce creata da Kit Reisch che farebbe invidia a Freud stesso, attraverso macchine cinetiche, apparecchiature di legno, oggetti di metallo urbanizzanti e la ricreazione di un ambiente praghesco. Di moralità e mortalità se ne occupa Vitacide di Mat Collishaw, a New York; Harum Scarum, invece, alla Minna Gallery di San Francisco, ovverosia opere su legno che si dischiudono fra oscurità e luce, e che promettono di mettere ordine al caos. Ancora: il Preludio di Thomas Eggerer e R.H. Quaytman mette insieme pianoforti e regate, mentre Henry Catenacci esprime tutta l’essenza della cultura texana; poi a Los Angeles Ansel Adams e l’immancabile Art Los Angeles Contemporary con Xiao Min, Zhou Wendon, Island6, Sylvere Lotringer, Chris Kraus e molti altri; alla Fiera “Wynwood Art” di Miami una padiglione di 100.000 piedi quadrati sarà pieno di murales, quadri, fotografie, sculture, visual e mix media, con oltre 500 artisti provenienti da 13 paesi; anche gli artisti più famosi di tutti i tempi esposti in America non ve li toglie nessuno: una lista completa che vi farà venire l’acquolina in bocca: Van Gogh, Tacita Dean, Andy Warhol, Jack Nicklaus, George Hendrik Breitner, Alina Szapocznikow, Thomas Struth, Pierre-Auguste Renoir, Jim Dingilian, Juan Downey, Paul Gauguin, James Lloyd, John George Mulvany, Donald Moffett, Jules Olitski. Ecco anche le mostre a Taos, in New Mexico, e quelle di Seattle: si va dalla “Ragazza Sporcacciona” a “Guarda quassù”!
Non solo: vi solleticherà anche “Two Doors Down” di Marty Fugate, una meditazione su cose visibili e invisibili, con la collaborazione di Bianca Pratorius e Jennifer Basile. O fare quattro chiacchiere con Aaron Moulton, nuovo curatore dello Utah Museum of Contemporary Art. Infine, la collaborazione fra il Museo di Arte Contemporanea e la Citta di Calgary, interessa a qualcuno?
Anche la linea Verde va molto e sa coniugare arte ed ecologia, e sullo stesso terreno anche i lavori di Mark Dion in Troubleshooting esposti al Museo di Arte Contemporanea dell’Università del Sud Florida.
Ci spostiamo in Germania per buttare un occhio al Salotto dei Direttori Internazionali di Berlino e il loro Attivismo Sperimentale, e anche al museo privato di Boros, interamente realizzato dentro a un bunker… oltre che a Karlsruhe, dove si mostra cosa è cambiato dopo il 1989, con la caduta del Muro di Berlino e con i cambiamenti avvenuti nella Guerra Fredda.
Sempre in Europa, ma in Grecia questa volta, è l’Istituto di Atene di Arte Contemporanea (Athica) ad aprire le danze presentando le generazioni meridionali. In Svizzera Raphael Hefti, a cui piace destrutturare e scoprire le cose, devia l’uso degli oggetti per farne una forma d’arte di trasformazione estetica, attraverso il vetro, la carta, il calore o tantissime altre modalità. Da non mancare nemmeno la Biennale di Istanbul!
Lasciamoci trasportare in Asia, e andiamo in Corea, dove è stato creato un palazzo di 1000 porte, povero postino… e la Corea va anche in America, a Los Angeles, all’Exchange Show Internazionale. In Giappone la Regina Cosmica Yayoi Kusama tenta di vincere le allucinazioni e la sua malattia mentale con la sua arte; a Bandung, in Indonesia, consiglio invece il mega Workshop per designers Arte-Polis, che si tiene biennalmente (e, sì, anche quest’anno) ed è promosso dal’Istituto di Tecnologia di Bandung (ITB); e nelle Filippine “Art for Vision”, con cui aiuterete anche chi ha problemi alla vista. Inoltre c’è l’India, con Jitish and Reena, o il poetico Athul Sharma, o, ancora, i più famosi artisti d’India, del calibro di Raja Ravi Verma, SH Raza, VSGaitonde, Jogen Choudhury, Subodh Gupta, FN Souza, Alok Bal, Sudhanshu Sutar, Atul Dodiya, Abhijit Mollick, Aditya Basak, Ajoy Chaudhary Asurvedh Dutt, Prashant Bangal Nandalal Bose. Poi, c’è chi farebbe di tutto per esporre a Hong Kong, terra di ricchi e di gallerie ornate di oro massiccio e pietre preziose.
In Medio Oriente va alla grande l’arte pakistana e i consigli del Professore Asma Mundrawala di Karachi; vola a Baku e scopri l’arte dell’Azerbaijian, che si ammira a Londra. Non dimentichiamoci poi dell’interessantissima Fiera dell’Arte di Beirut, in Libano, dove espongono più di 40 gallerie, dove c’è un angolo dedicato ai fumetti, e dove si dedica spazio alla regione propria di Medio Oriente-Nord Africa-Sud Asia (ME.NA.SA.), nonché a monumentali sculture e installazioni che “non” sono il paese delle meraviglie.
Per l’Africa, segnalo invece la bellissima arte del Malawi, Paese in cui Mike Gondwe insegna arte e tenta di risollevare parte della popolazione dalla povertà. Apprezzabile è anche il tentativo di Kristin and Roseann, che tentano – e ci sono riuscite – di commercializzare l’arte africana e dar lavoro, attraverso di essa, a persone prima disoccupate. In Egitto vi sono i mimi, che fanno arte al passaggio della gente del Cairo;
In Sud America, Alfredo Garcìa Gil del Guatemala fa festa, ma in qualità di commentatore sociale parla anche dei problemi del suo paese.
Per concludere, cito anche la Biennale di Venezia, dove si vuole sconfiggere l’entropia, e ci prova soprattutto l’arte della Romania (Adrian Ghenie), ma anche Russia (Alexander Ponomarev), Giappone (Ryoichi Kurokawa) e Belgio (Hans Op de Beeck). Quella romena è anch’essa un arte in crescita, e se ne può leggere e ammirare qua: con artisti come Victor Racatau, Mircea Suciu, Cantemir Hausi, Radu Comca, Oana Farcas, Serban Savu, Victor Man, Marius Bercea.
Invece, lestatuette di personaggi famosi le voglio anch’io! Una sorta di non-tradizionale presepe…
Qui qualcosa anche per gli appassionati delle pubblicità storiche nei giornali e riviste… E non possono mancare nemmeno gli Eroi, che l’Elisa di New York presenta in veste tutta nuova!
Mentre la battaglia online dei Fratelli Robot vi aspetta qui, così come la bellissima street art utopistica, o quella della nostrana Alice Pasquini, che utilizza spray, acrilici, inchiostri e anche photoshop, e che vuole rappresentare sentimenti e sensazioni umane. D’altro stampo sentimentalista, diciamo più materno, è il calendario di Chantal Handley. Un calibro più urbano e meno sentimentalista è invece quello dell’arte del transito che si enuclea nella metropolitana di New York.
Vi lascio con la miglior Storia dell’Arte che proteste leggere: imparerete tutto e subito!… dopotutto a scuola non vi insegnano che è necessario anche fare una pausa ogni tanto??? Se lo fate, vi potranno nascere idee come quella di Roberta Lapucci, supportata da Tom Kington del Guardian: Caravaggio è stato il primo fotografo della storia, ancora prima che nascessero le macchine fotografiche!!!



L'hanno costruito per davvero / It was really built.

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