> A differenza di Cina e Corea, ai giapponesi non piace
comperare arte dai loro artisti contemporanei, anche se ultimamente un
cambiamento si nota e la classe media sta iniziando ad acquistare più di
prima, specialmente opere dal valore non superiore a 5.000$. Allo stesso tempo,
però le gallerie di tutto il mondo sono sempre più interessate ad esporre opere
del Sol Levante (ad esempio, quelle di Kimi Sakaki, Yuwa Kato, Tabaimo, e molti
altri, oltre a quelle del celeberrimo Murakami).
C’è crisi? Forse sì, visto che anche i tabacchi americani hanno deciso di vendere
le proprie collezioni d’arte (7000 pezzi). Per fortuna a Chicago non
manca l’ospitalità: allo Smart Museum va in scena una mostra che accumuna
il Manifesto della Cucina Futurista del 1930 e la cucna irachena, ad elevazione
orchestrale della scena del pasto; inoltre, al MoCA della stessa città c’è Lexander
e il suo femminismo, analizzato attarverso un processo di Appropriazione
culturale. A Los Angeles anche il messicano Lorenzo Hurtado Segovia (CB1
Gallery) che, attraverso le sue
carte tessute, parla di storia ed etnografia. Ad Adelaide, Australia,
Robert Fenton espone al Cube Contemporary Art Projects: i
suoi lavori investigano lo sconfinamento delle figurazioni sul reale,
concentrandosi umoristicamente sulla visione di chi apprezza l’opera d’arte o
come scena reale o come scena da palcoscenico. Alla scoperta dei paesaggi e
della vita quotidiana australiana anche con Oculi dei fotografi Donna
Bailey, Jesse Marlow e Andrew Quilty. Dal Canada, invece, Sonya Ziegler porta
in California la sua timidezza adolescenziale e i suoi ideali per un mondo più
puro attraverso i
misteri della natura, specchio delle tribolazioni terrene e delle forme
intellettuali.
Ed ecco che anche la
scena turca, Instabul in particolare, sta “scoppiando”: il mega-SALT,
miliardario centro d’arte contemporanea, ospita artisti armeni, fotografi
affermati o artisti altrettando famosi, in 100.000 piedi quadrati di
superficie. Perfino gallerie di New York (come la Spirito) stanno spostandosi
in Turchia, allietate anche dalle trascinanti musiche d’Anatolia. Un piccola nota per l’arte
di San Paolo, in Brasile.
Non so se siete appassionati di cinema, ma uno dei film che
più ha colpito nel 2011 è stato il Cavallo
di Torino dell’ungherese Bela Tarr, che nel ripercorre la filosofia della
vita di Nietzsche e del suo cavallo, ha occasione di parlare della vita odierna
combinata all’Apocalisse.
Se vogliamo salvare questo mondo, comunque, c’è l’arte
del riciclo, o anche la
fantasia da supereroi, che sanno diventare Incredibili,
se ben supportata da un piano d’azione concreto. Prendete esempio dall’artista
che ha analizzato
pedissequamente Totoro, il personaggio-invenzione di Hayao Miyazaki,
sottolinenandone tutti i tratti che ricollegano l’opera ad una spiritualità
trascendentale che vede la reciproca interazione di uomo e natura, intesi come
archetipo intellettuale e universale, e non più come relazione con una società
materiale. D’altronde ce lo dice il graffitaro di Facebook David Choe: anche se
hai 200 milioni di dollari, non
ti cambiano di certo la vita (almeno quella interiore) ed, anzi, ci si rimette
in fatto di vita privata.
Le biblioteche più belle del mondo? Le trovate qua…
date un’occhiata a quella in Olanda! Se comunque non vi piace scrivere libri,
potete sempre iniziare
con le lettere…
> Compared
to China and Korea, Japanese people don’t like buying art from their
contemporary artists, even if lately there is a slow change about this
fact and the middle class is starting to buy more than before, especially
works up to $5.000. At the same time, worldwide art galleries are more and more
interested in exhibiting works made in Rising Sun empire: for example the ones
by Kimi Sakaki, Yuwa Kato, Tabaimo, and many others, including the ones by the
celebrated Murakami).
Crisis? Maybe yes, considering
that American Tobaccos are going to sell their art collections (7000
pieces). Luckily,
in Chicago hospitality is a
priority: at Smart Museum goes on an exhibition able to combine the Manifesto of
Futurist Cooking (1930) and Iraqi cuisine, raising the meal’s scene; besides,
at MoCA you may find Lexander and her
feminism, analyzed through a cultural Appropriation process. In Los Angeles the
Mexican Lorenzo Hurtado Segovia (CB1 Gallery) talks about history and
ethnography thanks to his weaved papers. In Australia,
Adelaide, Robert Fenton shows his works able to
investigate the overlap of the imagery on the real (Cube Contemporary
Art Projects), humouristically focusing on the perception of the people who are
appreciating the works of art in both ways, a stage scene or a real one. Discovering Australian
landascapes and daily life scenes is easy with Oculi by the photographers
Donna Bailey, Jesse Marlow and Andrew Quilty. From Canada, on the other hand,
Sonya Ziegler brings to California her teen-ager shyness and her ideals for a
more pure world and she does it with the misteries of the nature, material
tribolationes and intellectual shapes’ mirror.
Also
the Turkish stage is
going “boom”, especially Istanbul: the mega-SALT, billionaire art
contemporary center, hosts Armenian artists, well-known photographers and
painters, thanks to its 100.000 square feet. Even some New York Galleries (the
Spirito, for example) are going to move to Turkey, cheered up for the
exhilarating musics from Anatolia. A small post concerning art in San
Paulo, Brazil, here.
I
don’t know if you are a movie-mad, but one of the most impressive movies in
2011 was the Turin Horse by the Hungarian Bela
Tarr: retracing Nietzsche and his horse’s philosophy of life, the director
wants to talk about the nowadays life combined to Apocalypse. Anyway, if we are
interested in saving our world, we may observe the recycling art, or the fantasy made by
superheores, able to become Incredibles, if it would be
supported by a real action plan. A successful plan is the analysis of the
artist who has slavishly analized
Totoro, Hayao Miyazaki’s character-invention, underlining the whole meaning
and linking the work to a trascendental spirituality for a mutual interaction
between human beings and nature, interpreted as intellectual and universal
archetype, and not as a material society relationship. However, the Facebook
street artist David Choe also says that 200 millions $ are not going to change
your life (at least the inner one) and, on the opposite, they make you lose your
private life.
Interested in the most beautiful libraries in the
world? You can find them here… have a look at the Holland one! Anyway, if you don’t lie writing
books, you may start writing letters…
> Ho scoperto oggi tramite Artprice che la crescita delle
vendite dell’arte Indonesiana è
la prima al mondo (+39%), addirittura superiore a quella cinese (+38%). Il
numero maggiore di collezionisti sta invece in Cina (con una quota di mercato
del 41,43%), seguita da Stati Uniti
(23,57%) e Gran Bretagna (19,36%). In ogni caso, li capisco: chi si lascerebbe
scappare tutto il corredo
modaiolo ed artistico di Liz Taylor per 183 milioni di $ (si parla di 1817
pezzi)? Ma è importante avere un proprio
Laboratorio per vendere bene? C’è chi sostiene di sì, e lo dimostra
adducendo che Van Gogh vendette in vita solo 1 opera delle oltre 900 che
realizzò. Ci sono anche Jens Hoffmann e Maria Lind che ci spiegano le
differenti vie che conducono alla realizzazione di una mostra, e il modo di far
diventare un’arte pubblica. Con le mostre, apre le danze il Portogallo, che dal
10 marzo presenta la concettualizzazione
di Cage, curata da Robinson, Simões e Christian Xatrec, con delle ipotesi
sulle prospettive della nuova generazione di artisti che si sono formati nel
21° secolo e non più nel 20°… e lo fanno ripercorrendo la storia del compositore
americano John Cage, che non è più dal 1992. Una bella mostra anche in
Australia (Fremantel) dove Eredi
e Successori richiamano alla mente i canoni del movimento artistico nato in
seno agli Indigeni del Deserto Centrale d’Australia, i primi dei quali furono
Walangkura Napanangka, Ningura Napurrula, George Ward Tjungurrayi, Jimmy Baker,
Minnie Pwerle e Ngoia Pollard. A Londra, invece la Simon Oldfield ospita Ben Ashton.
Joshua Luthar nel suo Significato e nella Genesi del Big
Bang lavora con parole e
lettere, gioca con il linguaggio in maniera umoristica e anche ideologica
(l’accostamento dato da Genesi-Big Bang) e anche con l’ordine gerarchico e
naturale delle cose (si veda Nessun Particolar Ordine). A chi piacciono le civette?? Ci pensa Justin Ramsey.
D’altronde la sua arte non è così strana, rispetto a quella di Ben Wilson che
ci mette tre ore per dipingere
una gomma da masticare…
>
Today I found on Artprice that the Indonesian art sales increasing is the first in the
world (+39%), even bigger than the Chinese one (+38%). Anyway, the biggest
numebr of collectors is Chinese (with a 41,43% market share), following by U.S.
(23,57%) and U.K: (19,36%). In any case, I understand them: who will let slip the
whole Liz Taylor’s fashion
and artistic equipment for 183 millions (we talk about 1817 pieces)? I
wanna ask… but is it important getting an Art Lab for a sellings
increase? Someone says so, and he proves it with Van Gogh and the fact that he
sold just 1 work when he was alive compared to the 900 pieces realized. There
are also Jens Hoffmann and Maria Lind who are explaining us some different ways to
set up an exhibition, and the way to bring an art public. About some
exhibitions around, we start with Portugal where from 10th March they are conceptualizing Cage, by Robinson, Simões
and Christian Xatrec, bringing some hypotesis about the new 21th century
artistic generation perspectives… and they will do it retracing the history of
the American composer John Cage. An interesting exhibition is taking place in
Australia (Fremantel) where Heirs and Successors bring the canon of the
Central Desert Indigenous art movement on the stage: among the others
Walangkura Napanangka, Ningura Napurrula, George Ward Tjungurrayi, Jimmy Baker,
Minnie Pwerle and Ngoia Pollard. Besides, the Simon Oldfield Gallery hosts Ben Ashton in London.
At
Los Angeles MoCA, teen-agers disagree against the politcs
and authorities’ opinions, while Jacksonville Museum hosts a workshop by Barbara
Ritzman Devereux and
the Detroit one let the Dance Punk
perform their electro musics and the White Car their elecro-dance style
(inspired by Nitzer Ebb, Depeche Mode, Detroit Techno, Italo-Disco), all
together with the psychedelic and ritual Monster Island experiences by Cary Loren. About the
disagree topic, the illustration book issued by Scott Gallery and Arsenal Pulp
presents a superb Stan Douglas art, the Canadian (Vancouver) whose
installations and video showed politics and urba conflict. At Sacramento
Temporary Contemporary has been inaugurated a Gallery-Toyroom displaying designers’
works (John Stuart Berger, Robert Bowen, Carrie Cottini, Marty Gessler e Kim
Scott). In Wellington, Florida, someone may ride a horse with Jo
Taylor (Red Cross Gate Gallery) who is also exhibiting in Liverpool with
another series; on the other hand, the Santa Barbara Art Museum host the Southern Art of
California (1951-69) and celebrates the artistic born of Los Angeles, too. Anyone in Pennsylvania? The entrance at the Art
Contemporary Institute of the local University is free for this month.
Joshua Luthar with his Meaning and his Big Bang
Genesis works with words and
letters, playing with the
language in a humouristic and ideological way (what is the Genesi-Big Bang
mix?) and without forgetting the hierarchical and natural order of the things
(for example, with No Particular
Order). Do you like owls?? See Justin Ramsey’ art, which is not so weird if compared to the Ben
Wilson one. He takes 3 hours for painting a chewing gum…
> Un’altra morte d’arte: ci ha lasciato il grande Antoni
Tapies, a
88 anni, che ho avuto occasione di ammirare anche qui a Shanghai. Il
catalano era uno dei principali esponenti dell’arte astratta e d’avanguardia, e
le croci nei suoi lavori, di diversi materiali, simbolizzavano i 4 elementi e i
4 punti cardinali, in una sorta di ascesa figurativa e trascendentale della
forza della natura. Nel 1948 fondò il Movimento Dopo-Guerra spagnolo che fu
connesso coi Surrealisti e con i Dadaisti.
Stati
Uniti: il Museo d’Arte Huntsville, in Alabama, ospita opere
di artisti di colore in occasione della Mese della Storia Nera, che provengono
dalla “Collezione di Artisti afro-americani” e includono le fotografie di Chester Higgins Jr., Charles
Smith, le ceramiche Clifton Pearson, e i quadri di Mose T.; c’è l’arte del
texano Mark
Nesmith ma anche le gioiellerie
del legno del Racine Art Museum, che si ripromettono di mettervi in
contatto con la natura!
Sempre
dall’America – e anche dal Canada – il realismo promosso da Jim Thalassoudis al
Festival dell’Arte di Adelaide è “Più
Reale del Reale”: dalla bidimensionalità si passa al Cubo su tela. A Fort
Wetherill, Jameston, c’è invece l’artiglieria della Seconda Guerra Mondiale,
comprensiva di bunker e
gallerie dove hanno lavorato i graffitari. A Dallas, invece, i murales
di Shepard Fairey, che gli sono stati commissionati dal direttore di Dallas Contemporary Peter Doroshenko. Fairey
è famoso per aver ricoperto negli anni ’90 tutti i palazzi sui cui poteva
arrampicarsi con la parola “obey” (obbedire) in segno di protesta sociale (ed
essere arrestato varie volte). E che dire dell’Artigianato
del Sud, fatto di maschere indiane, statuette haitiane e voodoo, cestini,
trapunte e argenteria? Al Kemper Museum di Kansas City c’è invece lo studio
della ritrattistica
di Wilbur Niewald, di cui vi invito a dare un’occhiata, perché egli non
solo assimila la pittura ad una pratica zen cui dedicare tantissime ore al
giorno, ma non abbozza né schizzi né studi preparatori, volendo far emergere da
sé alle sue opere la loro propria spiritualità. E, anzi, Richard Miller ci
spiega il
processo che porta un artista a fare un ritratto: è una situazione che fa
fare grandi progressi dal punto di vista artistico e umano al ritrattista,
anche perché il suo ego ne è pienamente coinvolto. Ma a bilanciare ciò, v’è
anche un forte rigetto di identificazione con la propria opera, che, se
superato, può portare a riempire di nuova energia la propria anima.
Se
vogliamo parlare anche un po’ di filosofia, l’identità
dell’arte contemporanea è ambigua? Ce lo dicono Jeff Betz, Roscoe Hall II,
Joseph McVetty e Azad Sadjadi, che alla domanda “chi sei?” rispondono con un
mondo improbabile e fatto di infinite risposte. Si potrebbe rispondere a questa
domanda anche con il Salvataggio
dell’Arte proposto da Annamaria Mays, dalla Germania, che lavora con
brandelli di tessuti, centrini, carta, riviste, che rappresentano ogni singolo
contributo che ogni singolo artista sa dare all’archetipo artistico.
In
Canada, ad Alberta, Chris Millar ha trovato la
Prematura Metamorfosi del Problema con l’aiuto delle sue fantastiche
storie: per lui la metamorfosi è rappresentata dal radicale cambiamento o
l’alterazione che spesso ha effetti grotteschi e divertenti.
Restando
nella fantasia – ma non tanto – l’eccezionale mitologia teutonica è ben
rappresentata dalle illustrazioni di Howard David Johnson e vale la pena di dargli un’occhiata
se volete fare un viaggio nele leggende vichinghe e scandinave, tra l’Anello
del Nibelungo e le Valchirie.
Se
invece ci spostiamo in Sud America, troviamo Fernando
Carpaneda in Brasile; mentre in Tailandia la Wai Art e Banyan Tree Bangkok promuovono
i giovani artisti: questa è la volta di Thanapon Junkasain, che esplora le
mitologie buddiste attraverso “il giusto” e “lo sbagliato” della società.
Rinpinguo
il pennello anche sulla Fiera
dell’Arte d’India, dove sono circolati 80.000 visitatori (meno dell’anno
scorso, 120.000) interessati ai 1000 lavori di 98 gallerie d’arte provenienti
da 20 paesi del mondo, e dove le opere meglio vendute si classificavano nel range
di 800-2000 euro. L’arte indiana, comunque, non ha intenzione di arrestarsi: il
distretto
d’arte Lado Sarai di Nuova Delhi è in continua espansione, nonostante la
prima galleria sia stata aperta solo nel 2009 da Mamta Singhania. Questo perché
gli indiani, come i cinesi, stanno diversificando il loro portafogli di
investimenti.
Peccato
che non è stato lo stesso per la Fiera
d’Arte di Bologna che, nonostante i suoi intenti di europeizzarsi, non
è andata poi così bene, con molte lamentele e la presenza di 180 gallerie
invece che le solite 240 (lo stesso livello di 10 anni fa, in pratica)… Di
particolare rilievo, invece, l’arte
indonesiana che ha fatto capolino in Italia, alla Primo Marella di Milano,
Galleria che esporrà anche a Singapore.
Chiudo
con Londra: al Tate Modern c’è Yayoi Kusama, le cui forme
falliche servono ad esorcizzare le sue allucinazioni giovanili e il suo
orrore per il sesso.
Un
consiglio su carta “digitale”? La rivista “Arte
Fotografica”. Ci sono anche i nuovi Robobee
per chi fosse interessato: la terza serie dei guerrieri dei 5 pianeti che
proteggono il regno di Bookshka è composta da Leonis il Leone, Ursa l’Orso
Polare, Fornax il Panda Rosso, Carina il Maiale e Cetus il Piranha.
Che ne pensate invece di photoshop che fa
dimagrire i capolavori dell’arte come la Venere di Botticelli? E
interessantissima anche l’arte delle persone piccole piccole!
>
Another art death: Antoni Tapies, 88 years old, passed away. I
admired his works for the first time here in Shanghai. The Catalan was one of
the main abstract and avant-garde arts’ leader, and the crosses realized on his
different-media-made works symbolized the 4 elements and the 4 cardinal points,
as a figurative and trascendental strenght of the nature’s ascent. In 1948 he
founded the Spanish Post-War Movement who exchanged its ideas with the
Surrealists and Dadaists.
United States: on the occasion of the Black
History Month, Huntsville Art Museum, Alabama, hosts works by black artists which
come from the “Afro-American Artists Collection” and include some photographes
by Chester Higgins Jr., works of art by Charles Smith,
ceramics by Clifton Pearson, and Mose T.’s paintings. There is also the Texan Mark Nesmith’s art and the wooden jewels of Racine Art Museum, whose aim is to make your heart in deep contact
with nature!
From
America and Canada Jim Thalassoudis and his realism promoted at Adelaide Art
Festival as “More Real than Real”: from 2D it goes to Cube on canvas. At Fort Wetherill, Jameston, you
can find the Second World War’s artillery, including bunkers and galleries… paint nowadays by street artists. In Dallas, the Shepard Fairey’s murals, commissioned by the Dallas Contemporary’s Director Peter Doroshenko.
Fairey is famous for plastering the word “Obey” during ‘90s on every building
he could climb in social protest. And what about the Southern Craft, full of Indian masks, Haitian and voodoo statuettes, beskets, quilts,
and silverware? On the other hand, the Kansas City Kemper Museum presents the Wilbur Niewald
portrait’s studies: he devotes lots of daily hours
in painting, art compared to the best zen practices, without the need of
sketches or preliminary studies, considering his works as human beings able to
convey their own spirituality. And, more, Richard Miller explains us the process which
brings an artist on the portrait’s way: it is
an important situation for the artist’s artistic and human progress,
considering the involvement of his ego. In order to balance it, there is also a
strong rejection for the identification with the work which, if surpassed, may
fill the soul with new energy.
We could talk about philosophy, too: is the identity of
contemporary art ambiguous? Jeff Betz, Roscoe Hall II,
Joseph McVetty and Azad Sadjadi skate over with an improbable world and
infinite answers. We may answer to the question (which is a “who are you?” one)
with the Salvage of the Art by Annamaria Mays from Germania, who works with textile, doily, paper,
reviews’ scraps in order to represent the the input given by every artist to
the artistic archetype.
In Alberta, Canada, Chris Millar finds the Untimely Transmogrification of the Problem with the help of his fantastic yarns: he says that the
transmogrification is “to change or alter greatly and often with grotesque or
humorous effect”.
Teutonic mythology is also fantastic and
it is proved by the illustrations made by Howard David Johnson, absolutely to look at! They will bring you in contact with Viking and Scandinavian legends,
with the Ring of the Nibelung and the Valkyries.
Instead, if we try to move to South
America, we find Fernando Carpaneda in
Brazil; on the opposite, if we go to Thailand
we will discover that the Wai Art and the Banyan Tree Bangkok promote the young
artists: this time is the turn of Thanapon
Junkasain who explores the Buddhist mythologies through “the right” and “the
wrong” in the society.
I fill the nation’s coffers with the India Art Fair, visited by 80.000 people (less than the last year, 120.000) interested
in 1000 works displayed by 98 art galleries from 20 countries, and where the
sold works’ average price was around 1000-2200 $. Anyway, the Indian art is not
going to stop: the New Dheli Lado Sarai
art district is continuosly increasing although its
first gallery was open by Mamta Singhania just in 2009. The reason is the
diversification of the investments of Indian middle class, similar to the
Chinese one.
It’s a pity that it wasn’t the same for the Art Fair in Bologna, whose aim was to become more Europeanized:
the Fair has received a lot of complains and the art galleries’ participation
was reduced on 180 booths compared to the 240 ones last year (the same level
reached 10 years ago)… Diametrically opposed is the Indonesian art
highlighted by Primo Marella Gallery in
Milan, Gallery who is going to show in Singapore, too.
I will end with London: the Tate Modern
Museum displays Yayoi Kusama’s phallic shapes, useful to exorcize the youth hallucinations of the artist and her
horror of sex.
A
suggestion on “digital” paper? “Arte Fotografica” review. To whom it may concern:
there are also the new Robobees: the third series of
the 5 Planets Warriors and Bookshka Kingdom guardians includes Leonis the Lion,
Ursa the Polar Bear, Fornax the Red Panda, Carina the Pig and Cetus the
Piranha.
And what do you think about some masterpieces slimmed
down by photoshop, for
example the Venus by? I would give prominence to little little people, too!> Dalla Francia ci arriva notizia che l'artista Jocelyn Grivaud nel realizzare la propria arte sia partita dal "fenomeno Barbie", su cui ha realizzato quadri, sculture, fotografie e perfino degli short movies. Dopotutto, le Gallerie d'Arte a Parigi sono rinomate... Dalla Corea ci vengono invece le "sculture del suono" della visual art di Byoungho Kim, che dice essere simili a un prodotto di ingegneria industriale, e che io ho naturalmente accostato (non so perchè) alla Pecora Elettronica di Scott Draves di San Francisco. D'altro canto, i collezionisti americani non si fermano davanti a nulla: c'è anche chi ha acquistato su Ebay un pezzo di colla di 1 cm per 235.000 dollari (circa 200.000 euro), credendolo avere le sembianze di Homer, il capo-famiglia Simpson (ma, si sa, l'arte è arte: non dimentichiamoci che l'anno scorso "I can see the whole room!... and there's nobody in it!" di Roy Lichtenstein del 1961 è stato battuto per 43 milioni di dollari da Christie's...).
>
In France, the “Barbie phenomenon” inspired the artist Jocelyn
Grivaud who is realizing her art through paintings, sculptures, photos and even
short movies. After all the Art Galleries in Paris
are well-known... On the other hand, the “sculpture of the
sounds”, by Byoungho Kim’s visual art, come
from Korea, works of art compared to a industrial engineering product by their
father, and whose style reminds me (I don’t know why) the Electronic Sheep by Scott Draves from San Francisco. Besides,
the American collectors don’t stop at nothing: someone bought a 1-cm-big piece of
glue for 235.000 US$ (about 200.000 euros),
thinking of buying a character representing Homer, the Simpsons’ householder
(but, we know, art is art: we cannot forget the "I can see the whole
room!... and there's nobody in it!" (1961) by Roy Lichtenstein’s bid at
Christie’s: sold for 43 million
US$...). This is the reason why we are asking if the modern finance will
ruin the contemporary art or will not... Anyway, the art let often
emerge social feelings: for example, in Los Angeles artists did not forget the Tower of Protest,
built in 1966 against the Vietnam War. Don’t
be surprised: New York is the City where the Contemporary Art
Conservative Experts live, and the City where Essay Rikki
Wemega-Kwawu studies the relationship between contemporary art and colonialism. I also noticed that the
trends of the present art are focusing on, first of all amongst the youngs, are
the surreal art, or, as David Michael does, the haphazard stewardship
of the planet. On the other hand, the sculptor James Croak
says that the artists are inclined to trees: in short time he found more
than 200 tree-lovers. Any art events around? Beh, on Saturday the New James Haunt Space opens in Los Angeles, and on Feb., 10th,
starts the Harlem Fine Arts Show (HFAS) in Manhattan, where 100
artists will exhibit their works: among the others, George Nock and Frank
Frazier, or disabled artists, like the Haitian Herold Alvares who paints with his mouth and feet. The Asia Week of New York opens, too, full of Oriental
art, really fantastic! From USA, also the Obliteration Room by the Japanese Yayoi Kusama, a
similar work of the same room created on the occasion of the Asia Pacific
Triennal of Contemporary Art held on 2002. If we are going to talk about Asia,
in Karachi, Pakistan, a great art is ceramic (at IVS
Gallery), whereas at the Museum of Art in
Singapore are taking places the
marvellous Chimeras owned by private Collectors: from the works by the Indian
artist Sheba Chhachhi to Entang Wiharso, from Tabaimo to Takashi Murakami, from
the Pakistani Hamra Habbas and Rasijd Rana to the Filipino artist Patricia
Eustaquio, from the Chinese Li Hui to Lee Yong Baek, Donna Ong, Tomoko Konoike,
Alfredo Esquillo Jr. Instead, Cairo is the place which hosts the Gezira International Contemporary
Photography, with artist from Egypt, Argentina, Norwey, United
States, Malta, Greece, Kuwait, China and Romania; in Prague the Middle East Europe is focused on pacifism.
For adults: the new collection of leather, with its
ReBirth design. But we hope that designers take a leaf out of... Miami’s book. For youngs: an event which
turn the comic art in
contemporary art! Deeper than that is the Misery Guts of London, by Abbie Stephens,
a storytelling on a girl who takes apart herself and the social conformism
around her. In London the everlasting Turner, with his
Elements, too. And from Russia with love: Yana Peel is fallen in
love with China, the same Country where Joanna Fiduccia is arrived, or where the
Lebanese Nadine Sidawi exhibits. Last but not least, an Italian colours the
Brasilian streets: who knows him??? Ah... in few days St.
Valentine’s day comes, don’t forget a gift for your partner... and neither who loves the Apple!
> Ma guarda te che dobbiamo vedere: un’artista tedesca, Katinka
Simone, che mutila animali per le sue Mostre… che ne pensate? Secondo me è
meglio vivisezionare
un uomo come fa Lisa Nilsson, almeno lei lo fa con la carta. Meno male che
poi mi sono rilassato, quale amante della natura e della campagna che sono, con
queste bellissime foto di
granai. Se ne siete anche voi amanti, ve le consiglio e vi consiglio anche
le dissertazioni artistiche sui
paesaggi e sugli animali della LeVine Gallery di New York, dove i curatori
Schiller portano Herakut, Sit e Hyuro.
Continuando in linea con lo stilema della naturalezza c’è
anche chi si occupa, come Keri Greeves , nata in una Riserva del Wyoming, di
dare voce ed omaggio ai nativi americani con l’arte
delle perline applicata al fashion.
Oltre che naturalisti siete anche ecologisti?… Non vi
preoccupate: l’arte, per non inquinare, si realizza anche con la spazzatura:
come dimostrano Tim Noble e Sue Webster che hanno realizzato
le proprie ombre nella Spazzatura
Bianca con 6 mesi di raccolta e 2 gabbiani morti.
A
San Pietroburgo c’è anche un’Isteria
Artica che viene dalla Finlandia, dove l’Associazione degli artisti ha
fotografato le forme mentali che gli psicologi attribuiscono ai climi freddi, e
fungono da collante per reinterpretare i clichet e gli stereotipi culturali, in special modo
riconsiderando l’attaccamento alla natura e con un po’ di nostalgia finnica per
i periodi pre-tecnologia e pre-cambiamenti climatici.
Di ecologia parlano anche gli About Face Collettive, che in
questo caso “riciclano”
giardini pensili sui tetti: vogliono disegnare e creare elementi
strutturali fatti di materiale riciclato e inservibile da inserire in uno
spazio di 2200 piedi quadrati, e utilizzabile da tutti gli aderenti alla loro community,
impegnata anche nel sociale con la lotta contro il cancro, aiuti ai senzatetto
e aiuti al Centro per le Innovazioni Sociali. Il tutto a Toronto, in Canada. Senza contare che il
Canada è anche terra d’elezione vetraia: a Toronto si stanno per aprire le
danze dei Mosaici di vetro di Paul
Messink. La scena canadese è piena di arte e costantemente in salita: ce
lo dice anche James Adam, e le vendite di opere dei Maestri passati come Thomson, Lawren Harris, Jean Paul
Lemieux, Paul Kane e Emily Carr, o come dimostra che è lì che vanno ad essere
raccontate le Cronache
di Norman Rockwell o sono esibiti i lavori
di luce di Scott Massey (a Vancouver, per la precisione).
Cari artisti del vetro, quindi anche il vetro è arte, e per voi c’è un concorso
sponsorizzato dalla McMow Art Glass, nata nel 1976, e ben affermata anche fra designers e architetti.
Ecco, poi, un caso di brandizzazione dell’arte: la Heineken
userà la Stella
Imperfetta dello street artist Eric Haze per i suoi vetri.
L’arte americana
resta ancora molto in scena, e c’è anche chi si è chiesto, in occasione del 10°
anniversario dell’Art Basel Miami Beach (Fiera di Miami dove i quattrini girano a
pacchi), se lo sviluppo
indiscriminato di casinò possa danneggiare la scena artistica.
D’altro canto c’è chi, come il MoCA di Tuscson (Arizona) continua con gran lena a celebrare
il proprio programma di Residenze d’Artista, il cui Gran Gala è previsto per il
21 aprile.
Invece, all’Orange Councty Center for Contemporary Art (OCCCA) va in scena
il gotico, con installazioni e performance con macabre ma soprannaturali mutazioni, bizzarrie
patologiche e grotteschi erotici. Sul tema dell’erotico, a New York
(Matthew Marks Gallery) v’è stata anche la Scopofilia
di Nan Goldin, con le sue personalizzazioni femministe e vulnerabilità a
nudo: una trattazione dei corpi fluidi e fluidificanti in un mix
variegato di identificazioni sessuali.
Sempre a New York (P.P.O.W. Gallery) è in scena Thomas
Woodruff con le sue Variazioni sui 4 Temperamenti, con uno stile
particolare ed un ibridismo visuale che ben si addice ai suoi archetipi
storicizzati. Non solo. La James Cohan rappresenta ora Shinique Smith, e Washington si ricorda Jackson Pollock: a 100 anni dala sua nascita gli
Archivi Smithsoniani vengono presentati alla Lawrence A. Fleischman Gallery e rendono tributo al
genio dell’Espressionismo.
Trittico importante anche a Houston: non solo la 16° Mostra di Artisti
Afro-Americani che ha cadenza annuale e che è sponsorizzata dal Museo di Belle
Arti della città, ma alla Archway Gallery si parla della Generazione di Gene Hester and Liz Conces Spencer, mentre alla De Santos
Gallery fanno capolino le fotografie di Per Johansen.
Ci sono poi gli acquarelli
di Henk Paknder e le sculture di Mel Katz alla Galleria Laura Russo
nell’Oregon; e alla Saltworks di Atlanta, Craig Drennen usa le sue opere e i
suoi trompe l’oeil per spiegare la relazione che intercorre fra memoria e tecnologia con
uno stile
(come lui stesso afferma) archeologico: prima dell’avvento della tecnologia, la memoria esisteva solo come DNA
della specie o come memoria umana propriamente detta, mentre lo sviluppo
tecnologico rappresenta una terza forma di memoria.
È il Kemper Museum of Contemporary Art di Kansas City che ospita Eric
Fertman con New at the Crossroads e le sue disavventure artistiche. Invece, al Museo
Memoriale dell’Olocausto si spiega (artisticamente) che cosa sia la Propaganda e la si oppone al razionalismo.
Il Simbolo
Crass di Dave King proprio non lo conoscevo. Vi racconto in breve la
storia. Nel 1977 a Dave King viene chiesto un logo per il manifesto di un
amico, che doveva essere una specie di magazine fatto in casa (o meglio,
in fattoria), e contro le imperanti disuguaglianze sociali. Poi, guarda caso,
nello stesso contesto agreste nasce la band punk “Crass” che si trova in
linea con le idee del manifesto e le loro canzoni sono, in un certo qual modo,
l’estensione naturale di quelle originarie dell’amico di King. Da lì, quel logo
finisce su magliette, zaini, tatuaggi, e
perfino in intere linee di abbigliamento considerate fra lo chic e il trash,
e un po’ borderline. E nel caso dei tatuaggi, questi vanno bene per tutti le classi sociali?
E che valore hanno? Se
ne parla qui.
Di contestazioni
sociali, contro la politica e le autorità, se ne accupano anche i teen-ager al MoCA.
D’altro canto, nel 2011
gli acquisti del MoCA sono
stati fruttiferi, la maggior parte dei quali sono stati possibili grazie al
magnate Laurence Rickels e grazie agli artisti californiani, che vanno ad
arricchire la collezione del Museo, che si attesta a 6500 e più opere. Tant’è che la sua
grandezza non si ferma agli amatori e professionisti dell’arte, ma intende
anche educare
con un libro di Susan Rubie spiegando l’arte ai i più piccoli, diaciamo fra
gli 8 e i 12 anni.
Anche se poi trovi che, in fatto di acquisti, c’è chi si lamenta: ad
esempio quello
che dice che la National Gallery di Londra dovrebbe acquistare più opere di
artisti americani, e non solo un piccolo Duncanson.
Anche il Museo di Arte
Contemporanea di San Diego non scherza: va verso il Fenomenale
delle luci naturali ed artificiali! Ed inoltre sa anche presentare una Madame
Curie, quella che studiava gli effetti delle radiazioni e a causa delle quali è
morta, sotto una veste tutta nuova: Jennifer Steinkamp espone
l’effetto delle forze della natura con una introspezione sulle richerche
fatte dalla Curie (per le quali vinse il Nobel), sullo spazio e
sull’architettura che ci circonda.
Un mix media va
in scena anche al MoCA di Sacramento, dove la
fotografia non è più tale, ma diventa un’opera d’arte con resina, fibra di
vetro e poliestere, su inventiva di Christopher Taggart, che ha ben pensato di
seguire il consiglio di Jasper Johns di “fare qualcosa, fare qualcosa a quello,
e fare qualcosa a questo qualcosa” (“Do something, do something to that, and
then do something to that”).
America
e ancora America: Los Angeles in particolare, dove Eli e Edythe Broad apriranno
nel 2013 un mega-museo pubblico di arte
contemporanea vicino alla Walt Disney Concert Hall, su 3 piani, di 120.000
piedi quadrati e con una sala conferenze per 200 persone. Di contro, a El Paso,
in Texas, va in scena la tristezza di un vecchio uomo; mentre alla Triple
Canopy di New York dal 10 febbraio ci sono le installazioni audio e video dell’artista norvegese
Per-Oscar Leu su “Crisi e Critica” su suggerimento di Bertolt Brecht; o,
ancora, San Josè di California ospita le fotografie di Michael Soo.
Ha chiuso questi giorni invece la Mostra “…” che si teneva al Buco di New York e dove artisticamente si parlava
del cosmo, della sua immensità, e dell’assurdo ordine naturale, con artisti
come Kadar
Brock, Matt Jones, Sam Moyer e Scott Reeder. C’è anche chi al
Brooklyn Museum parla di relazioni familiari e di famiglia
allargata intesa come condivisione di valori e di identità, di stli di vita
e bsogni emozionali: si tratta di una quarantina di opere di artisti come Nina
Chanel Abney, Shinique Smith e Isca Greenfield-Sanders, con la curatela di Eugenie
Tsai, John and Barbara Vogelstein e Patrick Amsellem, che snocciolano una vera
e propia ricerca intergenerazionale.
Chi si dedicata alla visual art e alla fotografia, si ritrova in questa
lezioncina dove si parla di prospettiva e Regola dei Terzi? E invece chi fa
Performance Art, che ne pensa di questa?
E siete d’accordo sul fatto che chi fa visual art ha più spiccate tendenze
verso la narrativa?
Volete vendere le
vostre opere d’arte? Provate il Qatar, dove “I giocatori di carte” di
Paul Cezanne (1895) sono stati comprati a 250 milioni di dollari, una cifra
immensa. Lì il mercato dell’arte è supremo, pieno
di emiri e di figli di emiri a cui piace collezionare, che comprano non solo
quadri, ma anche mezze città e ponti.
Il Qatar, tra l’altro, offre in bella vista e dialoga con l’Ego
di Takashi Murakami, dal 9 febbraio, dove appaiono le Facce di Kaikai Kiki
e Pom.
Ad Abu Dhabi il Forum Globale sulle Arti di Doha di marzo si
allunga di 6 giorni e si espande in 2 città: un evento!
In Arabia Saudita va in scena la polemica “Abbiamo
Bisogno di Parlare”, collettiva di artisti arabi (ma che hanno esposto in
tutto il mondo) e curata da Mohammed Hafiz.
Su Artnet ho
scovato anche un bellissimo pezzo di Ben David sull’arte
iraniana, tutto da leggere; mentre è Kunle Filani che si occupa
di arte
contemporanea in in Nigeria, e
più specificamente dell’arte Yoruba, specie quella
degli artisti Oyadiran, Ajayi, Wewe, Lagunju, Oyelami, Buraimoh, Olajide e
Adeku.
Di Africa si occupa anche Antony Bingham che espone al Ken
Kirschman Astspace del NOCCA in Louisiana: l’artista spinge all’estremo la
propria arte per raccontarci
il periodo della schiavitù africana in America, e come questa servì a
formare quegli stereotipi sulle persone di colore che sopravvivono fino ad
oggi.
Mentre in Oriente, e parliamo di Manila, Filippine Rock
Drilon, artista e proprietario della Mag:net Gallery, trasforma la sua passione
per le biciclette in BIKEart.
In India, invece, si realizzano i nuovi sogni bolliwoodiani degli artisti con
il Bombay Electric, spazio dedicato
alle collettive.
Dall’altra parte del globo (per chi scrive): in Australia, a
Sidney precisamente, apre una nuova gigantesca ala del Museo di
Arte Contemporanea, comprensiva di una nuova galleria, teatro, libreria,
terrazzino per le sculture, caffé. Per non parlare della Biennale di Adelaide
che dal 2 marzo al 29 aprile presenta le Collisioni
Parallele di Natasha Bullock e Glass-Kantor, dove 21 artisti rappresentano
le nascite di questo mondo attraverso vari media, intendendo per nascite
sia quelle umane, sia quelle di altri mondi… che si incontrano. Poi è
eccezionale il fatto che a Brisbane degli artisti da Abelane e Kwoma siano
riusciti a ricavare una forma
d’arte dai cerimoniali, dalle maschere e dalle abitazioni di uomini
dell’East Sepik, in particolare connessione con la sfera naturale.
E in Europa? Bè, in
Grecia al CAMP Contemporary Art Meeting Point va in scena
l’Atene Underground con le installazioni di Dimitris
Athanitis, che
mostra una città sconosciuta e nascosta, scenari che non esistono più, spazi
che sono stati trasformati.
Non è
nemmeno da sottovalutare la Francia e la sua Languedoc-Roussillon, amata da Picasso e Matisse, e che rivive
oggidì di un’arte spettacolare, impressionista in primo luogo.
Chi da piccolo
collezionava le carte telefoniche? Io sì, sinceramente, ed è bello vedere che
l’arte nelle carte telefoniche è
stata riscoperta in Brasile. In Messico, di contro, ecco le fotografie di Diego
Huerta, che combatte la morte per droga con la sua arte, e con
i 31.000 morti messicani ci riempe uno stadio intero…
Per gli amanti… un po’ di Fan-art
qui; e fanart è anche quella di Reggie Mosby Jr. che ha preso spunto dai personaggi
dei videogiochi Capcom per realizzare le sue opere. Invece, per l’arte
in 3D questo post può fare al caso vostro e questo
per l’arte surreale…
Ma arte è anche quella di Karen Duvall e suoi Orsi Zombie (Zombie
Bear).
Non dimentichiamoci che anche la musica è arte: gli artisti Jean Marie Delbes e Hatim El Hihi rendono
omaggio ai morti della musica storica, ridiscegnandone i CD. Se,
invece, siete interessati ai progressi tecno-scientifici che stanno
coinvolgendo l’arte, c’è Claire
Pentecost e il suo progetto Publico Amatoriale (Public Amateur).
In tema di
decorazioni e design, c’è chi sa
coniugare l’arte moderna astratta con il design di una casa di oggi,
integrando e confabulando creazioni attraverso ripetizione-contrasto
organico-geometrie, sino a far traboccare la stanza di stile appassionato.
Inoltre, c’è anche chi vi farà mangiare
la polvere: si tratta del curatore David McFadden, che con la sua mostra al
Museo di Arti e Design intende venerare la sporcizia che troviamo nel tubo
dell’aspirapolvere perché “il valore di un’opera d’arte non sta nel
materiale, ma nella creatività”.
Vi serve un asciugamano nuovo? C’è a disposizione quello
messo a punto dagli artisti
cubani, se volete… e per dei cuscini? Nessun problema, ci
pensano i giapponesi.
Chiudo con dei punti di sospensione… i puntini
di Damien Hirst, ultra-venduti in asta… ma in sostanza che cosa è l’arte???
Sono
memorie, ci dicono!
> La morte di Mike Kelley ha
scolvolto un po’ tutti nel mondo dell’arte; d’altro canto lui era un artista
vero ed esprimeva
con possenza, ma allo stesso tempo con povertà d’arte, critiche sociali
(televisione, merce, denaro,…), disagio interiore. e il suo personale senso di
fallimento di chi si considerava troppo giovane per essere hippy a suo tempo e
troppo vecchio ora per essere punk. Sembra la stessa nostalgia Anemica di
Kreestal. Però di artisti eccezionali ce ne sono ancora: date un’occhiata a questo, per
esempio, che disegna con il fuoco. In Canada, a Toronto, si inneggia
all’Artigianato, dove la lettera “C” sta
per “Craft”: uno suardo al ruolo dell’artigianato nell’arte contemporanea,
a cura di Richard Mongiat presso la Doris McCarthy Gallery, con 18 artisti che
presentano i propro “ibridi”. Artigianato anche con “Into
the mix” al Kentucki Museum della Louisiana, dove si parla anche di
materialità e stereotipi culturali. E se non vi soddisfa c’è sempre la mecenate
Alberta, che con la sua galleria (AGA) esporrà parte della sua collezione (più
di 6000 lavori) in una mostra tutta
da Venerare, per via di icone e dipinti religiosi e spirituali, nonché
ritrattistica.
Una cosa da VIP, insomma, ma
non disperate! Se anche voi vi sentite VIP, c’è sempre la VIP Art Fair!
Un’attenta analisi sulle
collaborazioni e l’attivismo nell’arte contemporanea, che
diventa Etica, la fa
Jonathan Kaiser, distinguendo tra coloro che
utilizzano come tattica l’attivistmo e il collaborazionismo di gruppo e quelli
che non lo fanno.
A Londra disegnano gli animali: chi
saprebbe distinguere fra un dipinto umano e uno fatto da un elefante o una
scimmia??? E v’è anche un manuale illustrato che vuole essere un omaggio a
tutti i cani, come a dire: ripercorriamo
le tappe che vi hanno portato ad essere celebrità! Sempre a Londra Dara Birnbau, con il suo Arabesco
in installazione (South London Gallery), e con tendenze che discutono sulla
politicizzazione delle donne. E alla Saatchi il realismo
magico di Peter Doig, oltre che i talentuosi
artisti scelti da Rebecca Wilson, che vedono in testa Maria Temnitschka di
Vienna e il suo “Lost in Time I”. Poi, alla Vilma Gold, Jennifer West si
veste di ferro e
zinco.
Inoltre un quadro è un quadro è un quadro:
sembra un errore ma non lo è, se c’è di mezzo Rod Barton e altri sei artisti
che parlano della “nuova pittura” e dello status dei materiali
realizzativi in una ridefinizione dei paradigmi rappresentativi. Dopotutto, si
parla degli ultimi sviluppi
dell’arte contemporanea anche a Rotterdam, Olanda, con Navid Nuur. Capisco
che ci siano questi sentimenti in giro, anche perché l’attenzione
verso l’arte etnica sta calando, e c’è chi si lamenta dei tagli consistenti
del NARAS. Inoltre, c’è anche la severa critica dello Studio di
Dave: l’immaginazione vera non esiste più e l’arte è diventata mera tecnica
pittorica, le nostre fantasie ed emozioni sono guidate dai mass media,
l’idea dei diritti egualitari è un mito; in sostanza, che ne facciamo di noi?
A non calare in termini di espressività è invece l’arte dei new
media, specie quelli digitali, come dimostrano gli artisti che vogliono Giocare a Rinnovare: Chris
Clarke li coordina ed esce fuori una mostra che coinvolge Peggy Ahwesh, Paul B.
Davis, Michael Bell-Smith, Cao Fei, Faith Denham, Oliver Laric, Conor
McGarrigle, Takeshi Murata. E di nuova concezione è anche il Museo
dentro al Walmart, che alleggerirà il cuore quando si mette mano al
portafogli. Come se da noi, alla Coop, iniziassero ad appendere i quadri… un
po’ come ha fatto la Deutsche
Bank attraverso il Guggenheim Museum di Berlino: arte
e banca, banca e arte.
Tanto ogni rosa ha
le sue spine, e ogni scrittore e artista le sue risorse.
E a New
York ancora paradigmi, dove è la ceramica
a far da protagonista, con le collezioni di Garth Clark e Mark Del Vecchio.
Stati Uniti: il Museo della Fotografia Contemporanea di
Chicago introduce i limiti
della fotografia, indagando il passaggio dalla fotografia come mezzo di
documentazione alla fotografia come mezzo da manipolare. Di fotografia si parla
anche a Manchester con
Fogarty, o attraverso il mondo “Perduto” di WykD_Dave, che si occupa dell’
“arte dei legamenti” giapponesi – chissà se c’è anche qualcosa di erotico? –.
Lo stesso vale per la Giustizia
fetish di Lew Rubens, presentata al Fotofest 2012. A chi
piacciono i legamenti di corpi, segnalo anche questo
blog, solo per adulti, però, e che prende alla lettera le parole di Jim Duvall. A Dallas ci si può
perdere sublimando
i simulacri purificando la luce creata da Kit Reisch che farebbe invidia a
Freud stesso, attraverso macchine cinetiche, apparecchiature di legno, oggetti
di metallo urbanizzanti e la ricreazione di un ambiente praghesco. Di moralità
e mortalità se ne occupa Vitacide
di Mat Collishaw, a New York; Harum
Scarum, invece, alla Minna Gallery di San Francisco, ovverosia opere su
legno che si dischiudono fra oscurità e luce, e che promettono di mettere
ordine al caos. Ancora: il Preludio di Thomas Eggerer e R.H. Quaytman mette insieme pianoforti
e regate, mentre Henry Catenacci esprime tutta l’essenza della cultura
texana; poi a Los Angeles Ansel
Adams e l’immancabile Art
Los Angeles Contemporary con Xiao Min, Zhou Wendon, Island6, Sylvere Lotringer, Chris Kraus e
molti altri; alla Fiera “Wynwood Art” di Miami una padiglione di 100.000 piedi
quadrati sarà pieno di murales, quadri, fotografie, sculture, visual e mix
media, con oltre 500
artisti provenienti da 13 paesi; anche gli artisti più
famosi di tutti i tempi esposti in America non ve li toglie nessuno: una
lista completa che vi farà venire l’acquolina in bocca: Van Gogh, Tacita Dean,
Andy Warhol, Jack Nicklaus, George Hendrik Breitner, Alina Szapocznikow, Thomas
Struth, Pierre-Auguste Renoir, Jim Dingilian, Juan Downey, Paul Gauguin, James
Lloyd, John George Mulvany, Donald Moffett, Jules Olitski. Ecco anche le mostre a Taos, in New
Mexico, e quelle
di Seattle: si va dalla “Ragazza Sporcacciona” a “Guarda quassù”!
Non
solo: vi solleticherà anche “Two Doors Down” di Marty Fugate, una
meditazione su
cose visibili e invisibili, con la collaborazione di Bianca Pratorius e
Jennifer Basile. O fare quattro
chiacchiere con Aaron Moulton, nuovo curatore dello Utah Museum of
Contemporary Art. Infine, la collaborazione fra il Museo di Arte Contemporanea
e la Citta di Calgary, interessa
a qualcuno?
Anche la linea Verde va molto e sa coniugare arte ed
ecologia, e sullo stesso terreno anche i lavori di Mark Dion in Troubleshooting
esposti al Museo di Arte Contemporanea dell’Università del Sud Florida.
Ci spostiamo in Germania per buttare un occhio al Salotto
dei Direttori Internazionali di Berlino e il loro Attivismo
Sperimentale, e anche al museo privato di Boros, interamente
realizzato dentro a un bunker… oltre che a Karlsruhe, dove si mostra cosa
è cambiato dopo il 1989, con la caduta del Muro di Berlino e con i
cambiamenti avvenuti nella Guerra Fredda.
Sempre in Europa, ma in Grecia questa volta, è l’Istituto di
Atene di Arte Contemporanea (Athica) ad aprire le danze presentando le generazioni meridionali. In Svizzera
Raphael Hefti, a cui piace destrutturare e
scoprire le cose, devia l’uso degli oggetti per farne una forma d’arte di
trasformazione estetica, attraverso il vetro, la carta, il calore o tantissime
altre modalità. Da non mancare nemmeno la Biennale
di Istanbul!
Lasciamoci trasportare in Asia, e andiamo in Corea, dove è
stato creato un palazzo
di 1000 porte, povero postino… e la Corea va anche in America, a Los
Angeles, all’Exchange
Show Internazionale. In Giappone la Regina Cosmica Yayoi Kusama
tenta di vincere le allucinazioni e la sua malattia mentale con la sua arte; a
Bandung, in Indonesia, consiglio invece il mega
Workshop per designers Arte-Polis, che si tiene biennalmente (e, sì,
anche quest’anno) ed è promosso dal’Istituto di Tecnologia di Bandung (ITB); e
nelle Filippine “Art
for Vision”, con cui aiuterete anche chi ha problemi alla vista. Inoltre
c’è l’India, con Jitish and Reena, o il poetico Athul Sharma, o, ancora, i più famosi artisti
d’India, del calibro di Raja Ravi Verma, SH Raza, VSGaitonde, Jogen
Choudhury, Subodh Gupta, FN Souza, Alok Bal, Sudhanshu Sutar, Atul Dodiya,
Abhijit Mollick, Aditya Basak, Ajoy Chaudhary Asurvedh Dutt, Prashant Bangal
Nandalal Bose. Poi, c’è chi farebbe di tutto per esporre a Hong Kong, terra di
ricchi e di gallerie
ornate di oro massiccio e pietre preziose.
In Medio Oriente va alla grande l’arte pakistana e i
consigli del Professore Asma
Mundrawala di Karachi; vola a Baku e scopri l’arte
dell’Azerbaijian, che si ammira a Londra. Non dimentichiamoci poi
dell’interessantissima Fiera
dell’Arte di Beirut, in Libano, dove espongono più di 40 gallerie, dove c’è
un angolo dedicato ai fumetti, e dove si dedica spazio alla regione propria di
Medio Oriente-Nord Africa-Sud Asia (ME.NA.SA.), nonché a monumentali sculture e
installazioni che “non” sono il paese delle meraviglie.
Per l’Africa, segnalo invece la bellissima arte del Malawi, Paese
in cui Mike Gondwe insegna arte e tenta di risollevare parte della popolazione
dalla povertà. Apprezzabile è anche il tentativo
di Kristin and Roseann, che tentano – e ci sono riuscite – di commercializzare
l’arte africana e dar lavoro, attraverso di essa, a persone prima disoccupate.
In Egitto vi sono i mimi, che fanno arte al passaggio
della gente del Cairo;
In Sud America, Alfredo Garcìa Gil del Guatemala fa
festa, ma in qualità di commentatore sociale parla anche dei problemi del
suo paese.
Per concludere, cito anche la Biennale di Venezia, dove si
vuole sconfiggere
l’entropia, e ci prova soprattutto l’arte della Romania (Adrian Ghenie), ma
anche Russia (Alexander Ponomarev), Giappone (Ryoichi Kurokawa) e Belgio (Hans
Op de Beeck). Quella romena è anch’essa un arte in crescita, e se ne può
leggere e ammirare qua:
con artisti come Victor
Racatau, Mircea Suciu, Cantemir Hausi, Radu Comca, Oana Farcas, Serban Savu,
Victor Man, Marius Bercea.
Invece, lestatuette di personaggi famosi le voglio anch’io! Una sorta di non-tradizionale
presepe…
Qui qualcosa
anche per gli appassionati delle pubblicità storiche nei giornali e riviste… E
non possono mancare nemmeno gli
Eroi, che l’Elisa di New York presenta in veste tutta nuova!
Mentre la battaglia online
dei Fratelli Robot vi aspetta qui, così come la bellissima street art utopistica,
o quella della nostrana Alice
Pasquini, che utilizza spray, acrilici, inchiostri e anche photoshop,
e che vuole rappresentare sentimenti e sensazioni umane. D’altro stampo
sentimentalista, diciamo più materno, è il calendario
di Chantal Handley. Un calibro più urbano e meno sentimentalista è invece
quello dell’arte
del transito che si enuclea nella metropolitana di New York.
Vi
lascio con la miglior
Storia dell’Arte che proteste leggere: imparerete tutto e subito!… dopotutto a scuola non vi
insegnano che è necessario anche fare una pausa ogni tanto??? Se lo fate,
vi potranno nascere idee come quella di Roberta Lapucci, supportata da Tom
Kington del Guardian: Caravaggio
è stato il primo fotografo della storia, ancora prima che nascessero le
macchine fotografiche!!!L'hanno costruito per davvero / It was really built. |
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