Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Università in Cina: il centro Aerospaziale di Nanchino

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Cancello d'ingresso dell'Università
di
Nanchino, by ashengrove
Mi è capitata l'occasione di andare ad insegnare lingua italiana all'Università Aerospaziale di Nanchino, in sostituzione di un professore che aveva dei problemi col visto a Hong Kong. Per tre giorni sono tornato nel mondo universitario, e ho potuto vedere come funziona.


Intanto qui i campus sono all'americana, ovvero tutta l'università è concentrata in una sola grande area, fornita di dormitori, alberghi per eventuali parenti, mense, palestra, piscina, discoteca e quant'altro. Tutte le università hanno anche un fiume che le attraversa, e non di rado c'è gente a pescare o coppiette a tubare lungo gli argini.
Il corso di italiano che ho presieduto era uno di quelli intensivi, 5 ore al giorno, 3 la mattina e 2 il pomeriggio, con una pausa di 2 ore per il pranzo. Per venire in Italia tutti gli studenti cinesi devono conseguire un certo livello di lingua, per poi proseguire con la lingua 6 mesi in Italia, di solito Perugia o Venezia, e poi sparpagliarsi fra le varie università, in genere Milano, Torino, Firenze, Roma.


La timidezza dei cinesi fa sì che abbiano difficoltà a parlare, e la complessità della lingua italiana non li aiuta. In genere i cinesi studiano molto, a parte quelli di Shanghai, metropoli, città troppo occidentale e dai troppi svaghi. Infatti dopo già due mesi di corso, si districa abbastanza bene nella grammatica e nei verbi (regolari) e qualcuno tenta anche congiuntivo e condizionale; il problema è però il vocabolario (la ricchezza linguistica) e la pronuncia. Ho preferito quindi adottare un metodo interattivo, per farli parlare, unendo i banchi, dialogando, ascoltando musica, lavorando sulla ricetta del tiramisù; e abituandoli a pensare che "andare" si può dire anche "dirigersi", e che come aggettivo in Italia non c'è solo "bello". Certo, so che per loro non è facile. A parte il tempo che non ho, ma In fondo io cosa ho imparato di cinese in un mese in Cina? Quasi niente.


C'è un rispetto osannato per il professore, tutte le aule hanno computer e proiettore, e le segretarie sono disponibilissime per le fotocopie. Dopo le lezioni, le quali possono durare anche fino alle 9 di sera, una marea di gente va a giocare a basket (sport preferito dai maschi), o a correre, o a giocare a badminton e tennis. Un pranzo medio alla mensa, diciamo riso, verdure tofu o carne, costa 70 centesimi. L'attenzione degli alunni in classe in genere è alta, anche perché i corsi di lingua in genere non hanno più di 20 studenti (il mio 16).
La classe è sempre la stessa, e un capoclasse designato ha la chiave. Nessuno la pulisce, per questo in fondo all'aula ci sono mucchi e mucchi di spazzatura, tovaglioli, bottigliette, perché gli studenti non hanno voglia di buttarle e le spingono con la scopa in fondo... In classe c'è anche un distributore di acqua gratis. Devo dire che è un veramente stimolante ambiente stimolante. I viali e gli alberi dell'università, nonché i parchi, conciliano il sonno degli studenti durante la pausa pranzo.


Anche se quegli stessi parchi la mattina alle 8.30, mezz'ora prima delle lezioni - come il più famoso degli speaker's corner inglese - sono gremiti di studenti che ripassano le lezioni, monologando in inglese, discutendo di matematica, di cinese, di fisica. E' stato bellissimo vederli, ognuno immerso nel suo libro, che leggeva a voce alta incurante dei passanti.

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