Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze, Norberto Bobbio

Lettera Pastorale su Matteo Ricci

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Mons. Aloysius Jin, Vescovo di Shanghai
8 dicembre 2009

Matteo Ricci, Xu Guangqi, Evangelizzatori tutti, dal cielo, pregate per noi! Carissimi presbiteri, religiosi, religiose e fedeli tutti: L'11 maggio 2010 ricorrerà il quattrocentesimo anniversario della morte del grande apostolo della Cina, Matteo Ricci. La Chiesa universale lo commemorerà in diversi modi, e noi, cattolici cinesi, in particolare noi della diocesi di Shanghai, siamo chiamati ad onorarne la memoria solennemente, ad imitarne le virtù, e ad implorarlo affinché interceda il Signore per la Chiesa cinese. Scopo di questa lettera è di farlo conoscere a tutti i fedeli. Nascita È risaputo che l’apostolo dell'Oriente, S. Francesco Saverio, mentre svolgeva la sua opera missionaria in Giappone sentì ripetutamente parlare della Cina come di un paese vasto e popoloso, dotato di ricca cultura, scienza e nobili virtù; nacque così il desiderio ardente di andarvi ad annunciare il vangelo. Pur sapendo che l’impero Ming aveva chiuso le sue frontiere e non permetteva a nessun straniero di entrarvici, pensava che o quale inviato del Papa, o con la sua preparazione culturale, o la conoscenza dell’astronomia, della geografia e delle scienze umane, sulla base della sua esperienza personale che in pochi anni l'aveva visto attraversare molti paesi del Sudest Asiatico, avrebbe potuto con grande coraggio trovare il modo per entrare in Cina per compiervi l'opera santa dell'evangelizzazione. Imbarcatosi su una nave commerciale portoghese, arrivò all’isola di Shangchuan, a soli 34 chilometri da Canton; abitò in una piccola capanna aspettando l’occasione di entrare nel nostro paese. Pochi andarono a visitarlo nell'isola, ma nessuno voleva rischiare la vita per accompagnarlo segretamente oltre il confine.
Abbandonato e ammalato, preda della fame e del freddo, vittima di una forte febbre che non gli permeteva di prendere cibo, era assistito solamente da un servo, Antonio. Entrato in coma, Antonio lo udì mormorare il nome della Trinità, di Maria prima di spirare. Era la notte tra il 2 e il 3 Dicembre del 1552. Aveva soltanto 47 anni. "Prima ch’ei giungesse alla conquista perì. E da allora eroi han per lui sparso lacrime sulle vesti." Fu quello di S. Francesco Saverio un fallimento? A prima vista sembrerebbe trattarsi di un fallimento, visto che la sua opera non fu completata. Ma il piano di salvezza di Dio non può fallire. E quindi, proprio in quell’anno, in Italia, a Macerata, nacque un bambino da 5 una famiglia non ricca, Ricci di cognome. Il padre, Gianbattista, esercitava la professione di speziale; il primogenito fu battezzato Matteo, a cui fecero seguito quattro sorelle e otto fratelli. Primogenito di una famiglia numerosa, i genitori riponevano tante speranze sul piccolo Matteo. Entrata nella Compagnia di Gesù Fin dall'infanzia Matteo Ricci studiò presso una scuola retta da Gesuiti e a 16 anni, terminata la scuola media, si trasferì a Roma per studiarvi legge. Devoto della vergine, durante il periodo universitario si iscrisse alla Congregazione Mariana dell'Annunziata. Dopo 3 anni, diciannovenne, il padre sperava che finisse in fretta gli studi per iniziare a lavorare ed aiutarlo a sostenere la famiglia; ma fu proprio nel periodo in cui stava per terminare gli studi che Matteo sentì la chiamata di Dio e decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Comunicò questa sua decisione al padre per lettera. Il padre si aspettava una comunicazione di Matteo a conferma dell'intenzione di lavorare per aiutarlo a sostenere la numerosa famiglia, ricevuta la 6 notizia e viste sfumare le sue speranze, si infuriò e si precipitò a Roma nel tentativo di prevenire il figlio maggiore dal lasciare casa e dedicarsi alla vita religiosa. Durante il viaggio fu però improvvisamente colpito da malore e fu costretto a riposare in un ostello; interpretò questo evento come un segno della volontà divina di non opporsi alla vocazione del figlio, cambiò idea e tornò a casa. Ottenuto il permesso di Jeronimo Nadal, vicario generale, Ricci entrò nel noviziato il 15 agosto 1571, festa dell’Assunta. Il suo maestro di noviziato fu Alessandro Valignano, il quale era 14 anni più vecchio di Ricci, e nonostante fosse entrato nella Compagnia di Gesù da solo 4 anni, a riprova delle sue qualità, era già stato nominato maestro dei novizi. I religiosi ben conoscono l’importanza del maestro di noviziato; questi vive quotidianamente a contatto con i novizi, li istruisce con la parola e con l'esempio, li accompagna nel cammino di ascesi spirituale, spiega loro le strutture e i regolamenti della congregazione, e soprattutto li guida nei 30 giorni di esercizi Ignaziani. Egli guida i novizi alla comprensione del carisma e della spiritualità della 7 congregazione, e insegna loro ad amarla profondamente e ad esservi fedeli per tutta la vita. Condotto dall’insegnamento operoso di Padre Valignano, Ricci giunse a sperimentare profondamente lo spirito Ignaziano, comprendendo che l’amore era l'idea centrale della Compagnia di Gesù, amore inteso come amore per Dio e amore per il prossimo, per i confratelli e per tutti popoli che ancora non conoscono Gesù Cristo. Imparò ad analizzare problemi, praticò con l'esempio il principio 'Per la maggior gloria di Dio' (ad maiorem Dei gloriam), andando laddove le sue azioni avrebbero glorificato Dio maggiormente. 'Ad maiorem Dei gloriam' era inciso nel profondo del suo cuore, e fu questo principio ad orientarlo per tutta la vita. Fissò bene nella mente i criteri che Ignazio dà per ogni lavoro: prima di agire chiedere la guida e l’aiuto dello Spirito Santo; presa una decisione e iniziato un lavoro, dedicarvisi con determinazione, escogitandone i modi di esecuzione, attuandolo con ordine, e lavorando con tutte le proprie forze, sia che uno lavori da solo o insieme ad altri, come se niente dipendesse da Dio; intrapresa un’azione non chiedere al Signore di intervenire con segni miracolosi. Giunti al termine 8 dell'opera, ringraziare il Signore, dimenticando sé stessi, senza attribuire a se stessi l'opera compiuta da vantarsene. Dopo due anni di noviziato il Maestro pensò che Matteo fosse pronto e con l'approvazione del Generale Ricci emise i primi voti. Lo scolastico entrò nel Collegio Romano (oggi Pontificia Università Gregoriana). Era una scuola di alto livello con ottimi insegnanti. A Roma si raccoglievano i più autorevoli studiosi del tempo tra i quali i più famosi erano Cristoforo Clavio, astronomo e matematico, chiamato l’Euclide del sedicesimo secolo; Claudio Acquaviva che in seguito divenne il quarto superiore generale della Compagnia di Gesù e incoraggiò il metodo missionario di Valignano e Ricci; Roberto Bellarmino che fu poi nominato Cardinale e, dopo la morte, fu fatto santo ed è annoverato tra i Dottori della Chiesa. Il giovane Ricci era dotato di un’innata intelligenza, studiava senza fatica, ed era assai perspicace, dell'astromomia studia soprattutto la calendariologia, la geografia, e nel tempo libero si 9 appassionava alla meccanica. Ingegnoso e abile, svelto nell'apprendere, aveva grande capacità d'imitazione. Amava la musica, sapeva comporre e suonare vari strumenti musicali, ed era capace di ripararli. Dotato di memoria prodigiosa, ricordava tutto ciò che passava sotto i suoi occhi: era un vero fenomeno. Il giovane Ricci, curioso e diligente, accumulò molta conoscenza, non sapendo che questo gli sarebbe stato di grande aiuto in futuro. Viaggio per l’India Nel maggio del 1577 il procuratore delle missioni dell'India si trovava a Roma per dare una relazione sulla situazione del suo lavoro e allo stesso tempo per reclutare giovani confratelli desiderosi di essere inviati nei paesi orientali. Ricci si fece avanti e fu scelto. Interruppe i suoi studi all'università di Roma e si recò all’Università di Coimbra in Portogallo, aspettando l'occasione favorevole per andare in Oriente. Fu in questa Università che conobbe il famoso teologo padre Luis Molina che aveva incentrato i suoi studi nel rapporto tra grazia e libero arbitrio. Molti anni dopo, 10 quando era in Cina, Ricci ritornò spesso su questo argomento. Il giorno della partenza arrivò: era il 29 Marzo del 1578 e 14 missionari in tutto, Ricci con altri tre confratelli italiani e dieci di altre nazionalità, salparono con un veliero dalla capitale del Portogallo, Lisbona. Matteo Ricci aveva 26 anni ed era scolastico, non essendo ancora stato ordinato. Tra i compagni di viaggio c’erano anche Francesco Pasio e Michele Ruggeri, che entrarono in Cina prima di Ricci. Il viaggio durò quasi sei mesi (nella lettera pastorale su S. Francesco Saverio mi sono già dilungato sulle difficoltà dei viaggi in quell'epoca, e non voglio ripetermi). Il 13 settembre del 1578 arrivarono a Goa, sulla costa sud-occidentale dell'India: un porto naturale dal clima mite, calato in una zona fertile e con gente ospitale. Il Portogallo lo considerava territorio proprio e lo aveva trasformato in una base militare e centro di commerci tra l’Asia e l’Europa. Il Provinciale dei Gesuiti a Goa diede il benvenuto a questi volontari per la missione appena arrivati, e siccome Ricci era ancora scolastico, gli ingiunse di rimanere nel teologato locale e studiare teologia per altri due anni. Il 26 luglio del 11 1580, all'età di 29 anni ricevette l'ordinazione sacerdotale. Divenuto sacerdote, il provinciale lo incaricò di insegnare latino e matematica in una scuola media di Goa. Ricci naturalmente obbedì, nonostante non fosse venuto in Asia per fermarsi in una colonia al servizio dei figli dei portoghesi; ciò che desiderava era di poter andare ad evangelizzare la Cina. Padre Ruggeri, suo compagno di viaggio, era già stato inviato a Macao a studiare il cinese e si preparava ad entrare in Cina, e anche l'altro compagno di viaggio, Pasio, giunse a Macao nel 1582. A Macao Ruggeri abitò nella casa dei Gesuiti che dava sulla spiaggia e dalle cui finestre si poteva vedere il grande continente cinese. Pensava che era impossibile per lui e Pasio assumersi la responsabilità dell'evangelizzazione della Cina continentale; bisognava organizzare un gruppo più numeroso. Pensò immediatamente al compagno di viaggio per l'India, Ricci, e scrisse una lettera al visitatore generale delle missioni gesuitiche d'Oriente, Valignano, chiedendogli 12 di trasferire Ricci a Macao. Valignano, che era stato suo maestro di noviziato e che ne conosceva le capacità, rilasciò il permesso subito. Ricevuta la nuova destinazione Ricci ne fu rallegrato oltre misura. Si preparò in fretta e nell'Aprile del 1582 si imbarcò da Goa alla volta di Macao dove giunse il 7 agosto, dopo aver passato lo stretto di Malacca. All'accoglienza Ruggeri trovò che Ricci era stato colpito da una grave malattia ed era magrissimo; lo accompagnò alla casa dei Gesuiti per un periodo di convalescenza. Maestro eccellente Il visitatore generale delle missioni d'Oriente, Valignano, aveva messo per iscritto alcune istruzioni che dovevano essere seguite scrupolosamente dai confratelli assegnati all'Oriente. Si tratta di un ricco documento che può essere sintetizzato in tre punti. 1. Durante il periodo di preparazione i missionari devono studiare la lingua locale con impegno. Questo era molto diverso da quanto praticato dai missionari precedenti che, pieni di ardore, 13 cominciavano a predicare immediatamente servendosi di interpreti, comunemente chiamati catechisti. Francesco Saverio faceva esattamente così nei suoi viaggi attraverso molti paesi del Sud-est Asiatico: giunto in un luogo si metteva in strada, la croce in una mano, mentre con l'altra suonava un campanello. Una volta radunatasi la folla, soprattutto di bambini, cominciava a illustrare la dottrina; dopo ogni frase, l'interprete traduceva. L'insistenza di Valignano sul fatto che i missionari dovessero studiare la lingua locale per uno o due anni fu una grande novità. 2. Una volta giunti in un paese o in una nuova regione, i missionari devono comprendere le usanze locali e rispettarle: non era ammesso ignorarle o deprecarle. 3. Arrivati in un paese si doveva cercare di diventare come i locali e, dunque, arrivato in Cina il missionario deve tentare di diventare Cinese, parlando cinese, rispettando i costumi cinesi, vestendosi e mangiando alla cinese. Valignano fu un uomo profetico, e il suo modo di intendere corrisponde allo spirito del 14 Concilio Ecumenico Vaticano II avvenuto più di 300 anni dopo. Sottolineò che i missionari non dovevano obbligare i nuovi convertiti ad abbandonare la loro cittadinanza cinese e diventare stranieri. Era una direttiva molto diversa dalle pratiche di un passato durante il quale i missionari spagnoli e portoghesi insistevano che i nativi rinunciassero al proprio nome originario, e davano loro un nome spagnolo o portoghese. A tutt'oggi molti cattolici indiani e filippini conservano ancora nomi spagnoli e portoghesi. A Macao Ricci studiò attentamente questi regolamenti, li lesse e rilesse, li assunse completamente e li osservò per tutta la vita. Valignano aveva molto rispetto per Ricci e gli affidò compiti importanti. Dopo aver messo piede in Cina, e soprattutto dopo essersi inserito tra le classi alte della società, Ricci fece molte richieste a Valignano, che era uomo esigente, ma che rispose ad ogni richiesta: consapevole della necessità di un maggior sostegno per far fronte all'espansione territoriale della missione in Cina, Valignano ben comprendeva le richieste di Ricci di nuovi missionari, o di aumentare il sostegno finanziario per la costruzione di chiese, case per i padri, e per ingraziarsi i mandarini 15 onde ottenere maggior libertà di azione. Valignano ben conosceva le consuetudini degli ambienti mandarinali, ovvero di spianare la strada con doni. E dunque, quando Ricci chiedeva missionari, Valignano gli dava missionari; quando Ricci gli chiedeva soldi, Valignano glieli dava; quando chiedeva regali gli dava regali e si prodigava per acquistare regali dall'Europa. Inoltre, Valignano demandò parte della sua autorità a Ricci nominandolo responsabile per la missione in Cina. Senza Valignano non vi sarebbe stato il celebre Ricci di poi. Preparazione Ricci studiò il Cinese con molta dedizione; lavoro molto duro, perché la lingua cinese è diversa da quella italiana. Il cinese non usa l'alfabeto per cui le parole non sono formate dalla combinazione di una ventina di lettere come le lingue europee, ma ogni parola è formata da un ideogramma, per cui diventa necessario memorizzare migliaia, persino decine di migliaia. Inoltre, essendo la lingua cinese essenzialmente sillabica, un medesimo suono può riferirsi ad alcuni, addirittura a decine, di caratteri 16 scritti; e questi a loro volta hanno significati molteplici. In una lettera ad suo amico, Matteo Ricci scriveva che uno stesso fonema 'ma' portava più significati: poteva essere un avverbio, significare lino, agata o maledire. Ciascuna di queste parole andava quindi scritta con un particolare ideogramma, e lo stesso suono doveva essere pronunziato con quattro toni diversi; si trattava quindi di una lingua difficilissima. Nel periodo in cui Ricci era completamente dedicato allo studio del cinese gli si presentò l'occasione di entrare in Cina. La Cina della dinastia Ming era un paese chiuso che non permetteva agli stranieri di varcare i propri confini. Giacché gli stranieri cercavano di commerciare con la Cina, il governo Ming concedeva il permesso speciale di tenere ogni anno due fiere nel Canton. Durante quel periodo gli stranieri potevano entrare in Cina per commerciare con i cinesi, ma dovevano attenersi ad un severo regolamento. Era vietato il pernottamento nella città di Canton, per cui il mattino gli stranieri potevano scendere a riva ma dovevano assolutamente rientrare in barca la sera. Ruggeri e Pasio colsero questa occasione commerciale per andare a Canton con i mercanti portoghesi. Con 17 determinazione i due si presentarono dal mandarino di Canton spiegando che come religiosi dovevano ogni giorno adempiere a pratiche liturgiche, che non avrebbero fatto in tempo a completare se ogni mattino dovevano uscire dalla barca e alla sera tornarci. Richiesero, dunque, al mandarino di fare un'eccezione e di permetter loro di trascorrere la notte a Canton. Il mandarino, favorevolmente impressionato dalla loro fluentezza nella lingua e dall'osservanza impeccabile dell'etichetta, venne incontro alle loro richieste. Le fiere, tuttavia, erano brevi e una volta terminate Ruggeri e Pasio dovevano ritirarsi con i commercianti stranieri e ritornare a Macao. In quel periodo, il governatorato del Guangdong- Guangxi si trovava a Zhaoqing, ed il governatore si chiamava Chen Shifeng. Questi era persona scaltra ed avida, ma ben informata. Venuto a sapere che dei missionari erano tornati a Macao portando con se un orologio a pendolo, ordinò che Ruggeri si recasse alla sua presenza a Zhaoqing. 18 Il 18 dicembre del 1582, i padri Ruggeri e Pasio, con un fratello e alcuni giovani cinesi, partirono da Macao e arrivarono a Zhaoqing il 27 dicembre. Regalarono l'orologio in questione al governatore Chen che ne assai compiaciuto e diede loro il permesso di risiedere a Zhaoqing in un tempio Buddhista ad est della città. Padre Ruggeri eresse una cappellina sul cui altare incise i caratteri cinesi 'Tian Zhu', Signore del Cielo, fondando così la prima casa dei Gesuiti in Cina. Padre Ruggeri fece visita a molti mandarini, tra i quali un prefetto molto gentile che gli diede questo consiglio: "visto che siete dei religiosi, dovreste vestirvi come dei religiosi; in Cina i religiosi indossano gli abiti dei monaci buddisti; indossateli anche voi, ed il popolo vi tratterà con maggior rispetto." Accettarono questo consiglio, ma dopo non molto tempo, a seguito di un memoriale scritto all’imperatore da un censore, Chen fu rimosso dal suo incarico. Il nuovo governatore ordinò di bandire gli stranieri dal paese. Ruggeri e Pasio furono costretti a tornare a Macao; da lì Pasio venne destinato alla missione in Giappone. 19 Ingresso in Cina All'arrivo a Macao Ricci con grande gioia si era reso conto che presto avrebbe raggiunto il suo obbiettivo. Fisicamente si irrobustì, e lui che era stato malaticcio non si ammalava più. Subito si mise a prepararsi con impegno, innanzitutto con lo studio della lingua, e con la sua memoria prodigiosa in breve tempo imparò varie migliaia di caratteri. Cominciò a parlare, conversare, poteva leggere e scrivere anche delle brevi composizioni in Cinese. Si sforzò di apprendere i costumi cinesi, secondo quanto Valignano aveva più volte sottolineato: "Arrivati in Cina fatevi cinesi". "I missionari devono farsi cinesi, non pretendere che i locali si facciano stranieri". Ricci cominciò a rendersi conto che in Cina il sapere non coincide con le scienze naturali o la tecnica, ma piuttosto coincide con la sapienza confuciana. Interessarsi solo ad una conoscenza pratica significa dedicarsi solo ad una minima parte del sapere, il grande sapere risiede nella conoscenza dei classici confuciani. Ricci si familiarizzò con il confucianesimo, imparò a stimare il detto cinese per cui "le lettere servono a trasmettere il Tao". Ricci 20 era profondamente convinto che il Tao altro non sia che la verità rivelata da Cristo, e per ciò si diede allo studio del cinese e del confucianesimo da utilizzare come strumenti per la proclamazione del Vangelo. Mai dimenticò la sua identità missionaria e per lui annunciare il Vangelo fu sempre al primo posto, il resto fu sempre considerato strumentale all'annuncio. Ricci aveva grande facilità di relazioni umane e coltivò numerose amicizie. Usando un'espressione confuciana disse: "farsi amici con le lettere e coltivare la benevolenza attraverso l'amicizia". In cinese il termine 'lettere' ha un significato molto ricco, indica sia la scrittura e i componimenti letterari, ma anche coltivazione della persona e il carattere morale. Farsi amici con le lettere e attraverso queste amicizie coltivare la benevolenza significa aiutarsi reciprocamente, far crescere virtù e benevolenza. Zhaoqing Ultimati tutti i preparativi, l'occasione si presentò. Dopo molti tentativi, richieste e travagli, alla fine Guo Yingpin, nuovo governatore del Guangdong-Guangxi, 21 concesse il permesso di stabilirsi a Zhaoqing. Con grande gioia nel settembre del 1583 Ruggeri e Ricci, facendo propri i buoni consigli ricevuti, si vestivano da bonzi e salpavano per la Cina. Da una lettera scritta da Matteo Ricci a un amico europeo si apprende che durante tutto il viaggio fu di buon umore e osservava attentamente ogni cosa. Descrisse il paesaggio pittoresco, la gente semplice e onesta. In realtà erano i cinesi ad osservare con curiosità ancora più grande quello straniero vestito da bonzo, magro, occhi azzurri, naso lungo e testa pelata. Dopo dieci e più giorni di viaggio giunsero a Zhaoqing dove per prima cosa visitarono il governatore della città, Wang Pan. Quando il governatore entrò nella sala delle cerimonie per prendere posto nel seggio più alto si inginocchiarono e inchinarono tre volte, come previsto dal cerimoniale. Il governatore chiese loro: "Perché siete venuti nel nostro paese?" Risposero: "Siamo giunti attratti dalla fama del vostro onorevole paese ". Riprese: "Qual è il motivo della vostra venuta?" Spiegarono: "Desidereremmo costruire qui due piccole case". "Perché due?" "Una per abitarvi, l'altra per 22 pregare". Dopo un momento di riflessione, il governatore dichiarò: "Permesso acconsentito". I due padri offrirono rispettosamente i loro regali, che Wang Pan accettò compiaciuto, e uscì dalla sala delle cerimonie. Curioso per natura e desideroso di dimostrare amicizia, il governatore condusse di persona i due monaci occidentali verso la periferia e indicò loro un appezzamento di terreno lungo le rive di un fiume dicendo: "Avete il permesso di costruire qui!". Ricci fece il progetto, lo diresse e lo portò a termine; il governatore Wang Pan compose due iscrizioni da apporre sopra gli ingressi: per la cappella 'Tempio Fiore dei Santi', per l'abitazione 'Terra pura d’Occidente'. La cappella costruita dai cattolici nel nostro paese era dunque stata definita tempio, a conferma del tentativo di Ruggeri e Ricci di attenersi all'istruzione di Valignano di adattare il cristianesimo al contesto cinese; fu dunque un tentativo di inculturazione. Le porte della cappella e della residenza restavano aperte tutto il giorno; volendo compier opera di 23 evangelizzazione, come poteva essere diveramente? Ruggeri e Ricci attendevano agli ospiti. Zhaoqing non aveva molti abitanti, ma a quei tempi non c'erano divertimenti come abbiamo noi oggi e per la gente non c'erano luoghi di svago. L'inaspettato arrivo di due bonzi occidentali fu un fatto senza precedenti: la gente sparse la voce e tutti volevano vederli al più presto. Gli ospiti formavano lunghe file e Ruggeri e Ricci accoglievano tutti, senza diztinzione di ricchi e poveri, di classe sociale o di età: tutti venivano accolti. Con grande pazienza rispondevano gentilmente alle loro domande e mostravano loro la carta geografica del mondo, un mappamondo e un dipinto della Vergine Maria. Tutti furono ben impressionati da Ruggeri e Ricci, i 'bonzi occidentali' che parlavano elegantemente il mandarino, erano gentili, educati e amichevoli; fra di essi c'era Qu Taisu. Quell’anno Matteo Ricci compiva 31 anni. Shaozhou Nel 1585 il governatore del Guangdong-Guangxi ricevette l'ordine di recarsi a corte e cominciò a 24 raccogliere oggetti occidentali preziosi e curiosi da offrire in tributo all’Imperatore, e affidò a Ruggeri l'incarico di andare a Macao per fare acquisti. Di li a poco Wang Pan, magistrato di Zhaoqing, fu promosso ad una carica importante e trasferito a Hangzhou, capitale del Zhejiang e invitò Ruggeri a seguirlo. Padre Ruggeri gioì all'invito e nel gennaio del 1586 vi si recò insieme con padre Antonio D’Almeyda, appositamente invitato. Fecero amicizia con il padre del governatore Guo, che li invitò a intrattenersi nella sua casa di Hangzhou e successivamente si fece battezzare. I missionari Ruggeri e D’Almeyda usarono anche di questa situazione per evangelizzare. Il ministero di padre Ruggeri a Hangzhou fu molto efficace; successivamente si recò a Wuhang e Guilin, ben accolto ovunque andasse, ma anche falsamente accusato, bandito e alla fine fu costretto a tornare a Zhaoqing. I padri Ruggeri e Ricci nel frattempo resero conto che l'instabilità della loro situazione era dovuta soprattutto ai repentini cambi di posizione a loro 25 riguardo da parte dei mandarini su cui contavano; bisognava ottenere dalla corte imperiale un permesso speciale che legittimasse il loro operato e di conseguenza diventava necessario che il papa inviasse un'ambasceria ufficiale alla corte Ming. Il visitatore, Valignano, ricevuta questa comunicazione ritenne che Ruggeri fosse la persona più indicata per sottoporre questa richiesta a Roma. Padre Ruggeri tornò a Macao nel 1588 e si imbarcò per Lisbona dove arrivò nel 1589. Sfortunatamente, Ruggeri si ammalò di sfinimento e morì in Italia senza riuscire a completare la sua missione. Nel frattempo Ricci costruì una bella casa in stile occidentale a Zhaoqing. Nel 1587 Liu Jiezhai divenne governatore del Guangdong-Guangxi. Avido com'era, alla vista della bella dimora occidentale rispedì Ricci a Macao e se ne impossessò. Poco dopo, per paura di essere accusato di corruzione, richiamò Ricci a Zhaoqing. Non rassegnato a restituire al proprietario quanto preso, suggerì di comprargliela a basso prezzo. Ricci non intendeva vendere, ma voleva trasferirsi in un altro posto e scelse Shaozhou, vicino alla regione del Jianxi. Imparata la 26 lezione, Ricci non costruì più case in stile occidentale ma abitò in case di stile cinese. A partire dal 1583 e per più di dieci anni, per adattarsi ai costumi cinesi, Ricci si rasava barba e capelli e vestiva come un bonzo. Dopo un lungo periodo di osservazione e di approfondimento dei costumi locali, e consigliato da amici si rese conto che il calarsi nella veste di bonzo non era stata una scelta appropriata. Nonostante il buddismo fosse entrato in Cina da più di 1300 anni e che templi buddisti fossero disseminati in tutto il paese, i bonzi non godevano di molto rispetto e di conseguenza non erano influenti. La Cina era un impero e solo l'Imperatore aveva potere supremo; abitava nella Città Proibita circondato da centinaia di concubine e migliaia di eunuchi, abbandonato ad una vita licenziosa. I veri governanti del paese erano un nutrito gruppo di burocrati e alcuni potenti signorotti locali (di solito funzionari destituiti o proprietari terrieri), che proclamavano di seguire i principi confuciani, definendosi e facendosi chiamare letterati confuciani. Per poter instaurare buoni rapporti ed entrare in questa classe di funzionari, era necessario 27 smettere l'abito monacale ed indossare quello confuciano; per essere accettato dalle classi superiori, si doveva essere apprezzati dagli intellettuali: cambiare diventava quindi imperativo. Ricci e Cattaneo, che era giunto in Cina più tardi, scrissero una lettera chiedendo consiglio al padre Valignano, che rispose subito approvando la loro scelta, e da allora in poi i missionari si lasciarono crescere barba e capelli, portando lunghe acconciature e vestendosi da confuciani. Il generale dei Gesuiti e la curia romana approvarono questa riforma. Dei 28 anni trascorsi in Cina Ricci indossò per 11 anni l'abito da bonzo, negli altri 17 anni vestì da dotto confuciano. Nanchang Matteo Ricci abitò a Shaozhou per 6 anni indagando con impegno la sapienza confuciana, imparando dai letterati cinesi, studiando in profondità le opere classiche della Cina, cominciando a scrivere libri in cinese. Il testo Vero significato della dottrina del signore del cielo fu completato in questo periodo (successivamente il titolo fu mutato in Vero significato 28 del Signore del Cielo). La prima stampa xilografia fu fatta a Nanchang nel 1595, la seconda a Pechino nel 1604 e successivamente a Hangzhou nel 1606. Il testo fu ristampato più volte, e fu anche tradotto in altre lingue tra cui il giapponese e il vietnamita. Quando nel 1594 padre Cattaneo arrivò a Shaozhou, Ricci era determinato a risalire verso il nord con l'obbiettivo di arrivare a Pechino per incontrare l’Imperatore. Ricci cedette l'attività pastorale di Shaozhou a Cattaneo e si imbarcò alla volta di Pechino al seguito di Shi Xing, ministro della guerra. Durante il viaggio incapparono in una piena e la barca affondò; Ricci, che non sapeva nuotare, immerso nell'acqua fino al collo, sentiva che ogni speranza era perduta quando improvvisamente afferrò strettamente una corda e si trasse in salvo. A questo punto Shi Xing cambiò idea, e per evitare di essere incriminato per aver portato uno straniero nella capitale, ordinò a Ricci di tornare nel Guangdong. Ricci lo pregò ripetutamente e alla fine ottenne il permesso di rimanere a Nanchino ma i mandarini locali non gli permisero di risiedere in quella città e gli ordinarono di tornare a sud. Ricci non ebbe 29 alternativa se non di risiedere temporaneamente a Nanchang. Wang Weilou, famoso medico di Shaozhou, sentito che Matteo Ricci era in quella città andò a fargli visita. Wang era un ospite d'onore dei mandarini di Nanchang e introdusse loro Ricci, il quale regalò a ciascuno i suoi Mnemotecnica occidentale e il Saggio sull'amicizia, il secondo fu stampato nel 1599 a Nanchang e nel 1603 a Pechino. Nel 1597 Valignano, dopo aver informato Roma, nominò Ricci superiore della missione cinese, e inviò padre Nicola Longobardo (che Ricci prima di morire nominò suo successore) a coadiuvarlo nell'attività missionaria. Valignano istruì Ricci di andare a Pechino e prendervi stabile dimora. Ricci pensava di recarsi dall'imperatore come tributario e preparò doni giunti dall'Occidente: un orologio a pendolo, un prisma di vetro di Venezia, una pittura ad olio, un'immagine sacra. Ricci aveva saputo che Wang Zhongming, direttore del 'ministero dei riti', uomo con cui aveva buoni rapporti sarebbe entrato a Pechino e si era dichiarato disposto ad introdurre Ricci all'Imperatore, cosa che fece molto piacere a Ricci, che, insieme a padre Cattaneo si mise in 30 viaggio verso il nord. Passarono per Nanchino il 5 luglio e arrivarono a Pechino il 7 settembre. Wang Zhongming sperava di diventare ministro, ma ciò non avvenne e dovette lasciare Pechino. Il funzionario imperiale introdotto da Wang non si prese la responsabilità di fargli incontrare l'Imperatore; Ricci fu costretto a tornarsene, e, arrivato a Nanchino nel febbraio del 1599, vi risedette. Verso il Nord Grazie all'aiuto del mandarino Wang Ricci comperò una casa a Nanchino, dove esibiva oggetti da far vedere agli ufficiali e ai letterati che andavano a trovarlo, usando di ogni occasione per introdurre agli ospiti la scienza occidentale, usi e costumi dei diversi paesi e spiegare la dottrina cattolica. Una delle cose più apprezzate dai letterati era la grande carta geogrfica da lui disegnata. Il successo dell'attività missionaria a Nanchino aumentò il suo desiderio di andare a Pechino. Il 18 maggio del 1600, con il padre Didaco De Pantoja, carico di tributi, si imbarcò sul Grande Canale in 31 direzione nord. Prima di partire avevano ottenuto dal Ministero dei Riti di Nanchino un permesso di viaggio. Passarono per Jining e arrivarono la dogana a Linqin, il cui ufficiale era Ma Tang, un eunuco conosciuto per la sua avidità, che, venuto a conoscenza del fatto che i padri portavano con sé oggetti esotici di valore, pensò di impossessarsene. Malgrado le proteste dei padri e le giustificazioni portate dal mandarino locale Zhong Wanlu, l'eunuco Ma fece prese i tributi e li fece trasportare sulla propria imbarcazione. Quando Ma Tang stava per accaparrarsi anche un prezioso calice, Ricci insistette che gli fosse restituito, ammonendolo severamente e asserendo che si trattava di un oggetto sacro che solo i ministri sacri usarlo durante i sacrifici e a nessun'altro era permesso di toccarlo. Ma Tang non avendo tovato tra i tributi nessun oggetto prezioso e temendo inoltre di essere scoperto e punito dall'imperatore, il 31 luglio inviò a corte un memoriale in cui riportava dei padri che avevano intenzione di presentare tributo; al tempo stesso trattò i due padri come criminali facendoli scortare fuori da Linqing. Dopo otto giorni giunsero a Tianjin e furono rinchiusi in 32 un tempio per quattro mesi, dove i padri soffrirono fame, freddo e altri tormenti. Nel gennaio del 1601 l’imperatore Wanli d'un tratto si ricordò dei due occidentali che intendevano offrirgli in tributo un orologio a pendolo. Ordinò quindi a Ma Tang di permettere loro di andare a Pechino. Finalmente i due padri riuscirono ad entrare a Pechino il 24 gennaio del 1601, e abitarono nel quartiere degli eununchi appena fuori la città proibita. Quella sera stessa al lume di lanterna aprirono la cassa e fecero un inventario dei doni, 16 in tutto: un immagine di Dio e una della Madonna, alcuni breviari, delle reliquie, una carta geografica del mondo, due orologi a pendolo, uno piccolo e uno grande, uno strumento musicale, uno specchio e una bottiglia di vetro. Ma Tang intendeva trattenere ancora Ricci agli arresti domiciliari; non solo non voleva farlo incontrare con nessun ufficiale di corte, ma tentava ancora di impedirgli di incontrare l’imperatore. Ricci attese alcuni giorni, ma non vedendo nessun sviluppo, chiese carta e inchiostro e scrisse un memoriale all'imperatore che li convocò immediatamente. Al momento dell'udienza Wanli sedeva sul trono imperiale, i due si inginocchiarono e 33 compirono i tre inchini cerimoniali esclamando: "Viva!" L'imperatore fu ben impressionato dal loro portamento e per il loro adeguarsi al rituale di corte, concesse loro di sedersi e quindi li interrogò sul motivo della loro venuta. L'imperatore si rallegrò al sentirli rispondere in buon mandarino, notando come non fossero né servili né arroganti. Apprezzò anche il grande orologio a pendolo, dal quale al tempo stabilito usciva una figurina che suonava una campana, e apprezzò anche il brano che Ricci suonò. L’imperatore ordinò loro di rimanere a corte per insegnare agli eunuchi a suonare lo strumento e ad azionare gli altri oggetti, ma Ricci percepì che non sarebbe stato conveniente vivere a corte, e dopo aver ripetutamente pregato Wanli di potersi trasferire, ottenne il permesso di acquistare un appezzamento di terreno e costruirvi un'abitazione ad Est della porta Xuan Wu. Da allora Ricci risedette permanentemente a Pechino per nove anni, fino alla morte avvenuta nel 1610. 34 Pechino Ricci raggiunse il suo obiettivo di risiedere a Pechino dopo quasi vent’anni di tentativi, innumerevoli traversie e innumerevoli inchini davanti ai burocrati. A Nanchang e a Nanchino Ricci si era già reso famoso prima come il 'bonzo occidentale' e poi come il 'confuciano occidentale,' una fama che molto presto era giunta alla capitale. Per questo, appena acquistata l'abitazione nelle vicinanze della porta Xuanwu, immediatemente vi furono numerosissime persone che lo andavano a visitare, soprattutto ufficiali di alto rango e famosi letterati confuciani. Si può veramente dire che tra coloro che lo frequentavano non vi era alcuna persona comune. Matteo Ricci accoglieva tutti gentilmente e a tutti faceva dono delle sue opere: Vero significato della dottrina del Signore del Cielo, Saggio sull'amicizia, I dieci paradossi Dispute contro le sette idolatriche e Completa mappa geografica dei monti e dei mari. 35 Buone amicizie Se Ricci riuscì a risiedere a Canton, nel Jiangxi e infine a Pechino, compiendo la sua missione evangelizzatrice e presentando alla Cina i risultati più avanzati della scienza occidentale, ciò è dovuto soprattutto alle sue amicizie. Ricci ebbe moltissimi amici, ma per motivi di spazio, ne presenteremo solo alcuni. Qund'era a Shaozhou conobbe Qu Taisu, originario di Changshu. Fu questi a persuadere Ricci ad abbandonare l'abito da bonzo e a vestirsi come un letterato confuciano; e fu questi a scrivere la prefazione all'edizione del 1599 del Saggio sull’amicizia. Padre Fang Hao nella sua Biografie di personaggi eminenti nella storia del cattolicesimo cinese parlando di Qu Taisu afferma: "Qu Taisu e Matteo Ricci si frequentavano spesso, la loro amicizia era profonda". Secondo gli storici la prima fase del cattolicesimo in Cina poggia su tre colonne portanti: Xu Guangqi, Li Zhizao e Yang Tinjun. Xu Guangqi conobbe Ricci nel 1600 a Nanchino, Li Zhizao e YangTinjun conobbero Ricci rispettivamente nel 1601 e nel 1602. 36 Nel 1603 quando Xu Guangqi ritornò a Nanchino, Ricci già si trovava a Pechino; fu quindi padre João de Deus Ramalho a battezzarlo e imporgli il nome cristiano di Paolo. Nel 1604 Xu Guangqi tornò a Pechino e passò l'esame imperiale (all'età di 42 anni) e durante quel soggiorno rincontrò Ricci. Nel 1607 il padre di Xu Guangqi morì, ed egli tornò a Shanghai per il lutto rimanendovi tre anni, cioè fino al 1610; al suo ritorno a Pechino Ricci era già morto. Dunque Ricci e Xu Guangqi si frequentarono solo per tre anni, ma furono tre anni fecondissimi. Prima di tutto la fede di Xu Guangqi maturò e si purificò: andava a messa e si comunicava tutti i giorni e passava lunghi momenti in preghiera. In secondo luogo chiese a Ricci di aiutarlo nella traduzione di opere scientifiche, tra le quali la più importante fu la traduzione di Elementi di geometria di Euclide, all'epoca non ancora conosciuta in Cina. Xu Guangqi era un confuciano, ma anche appassionato di scienze. Viste le opere scientifiche che Ricci aveva portato con sé dall’Europa, si rammaricò profondamente di non comprendere le lingue occidentali. Era patriottico e preoccupato per il destino del popolo cinese; consapevole che l'Occidente aveva 37 raggiunto un livello tecnico-scientifico più avanzato della Cina, desiderava guidare il popolo cinese a recuperare il tempo perduto. Diceva: "Chi desidera vincere, deve prima comprendere; per comprendere è necessario prima di tutto tradurre". Nel 1606, con la traduzione di Elementi di geometria di Euclide iniziò la collaborazione tra Xu Guangqi, già quarantacinquenne, e Ricci. Ricci fece notare a Xu Guangqi che quel progetto di traduzione era troppo difficile e era sul punto di abbandonare. Ma Xu Guangqi disse con fermezza di non essere spaventato da quel lavoro. Pensava: "Se incontrando una difficoltà la si evita, la difficoltà crescerà. Se invece si cerca di superarla, la difficoltà conseguentemente diminuisce; e alla fine si conseguirà il successo". Ogni giorno, dopo il lavoro Xu Guangqi si recava a casa di Ricci: Ricci spiegava in cinese il significato del libro e Xu Guangqi lo metteva per iscritto. Nel processo di traduzione, entrambi cercavano di apporre delle migliorie al testo, così da rendere la traduzione il più possibile fedele all'originale, chiedendo consigli a scienziati del calibro di Yang Tinjun e Li Zhizao, e così perfezionarono il testo. Nella primavera del 1607 i primi sei volumi di Elementi di 38 geometria di Euclide, ovvero la parte sulla geometria piana, vennero pubblicati. La traduzione era impeccabile e la terminologia matematica da loro coniata continua in larga parte ad essere utilizzata ancora oggi. Usando lo stesso metodo tradussero anche Teoria e metodo delle misure in cui vengono presentate la trigonometria piana e la trigonometria sferica, introducendo molti nuove formule. Mentre Xu Guanqi era a Shanghai, Ricci con Li Zhizao tradusse tre testi: Trattato di aritmetica, Trattato delle figure isoperimetriche, Astrolabio e sfera con figure e commento. All’inizio del secolo scorso il grande studioso e politologo Liang Qichao lodò le traduzioni di Xu Guangqi affermando: "ogni parola è oro raffinato e giada di valore, la sua opera rimarrà in eterno". Li Zhizao, originario di Renhe (Zhejiang; da notare che durante la dinastia Ming Hangzhou era divisa nei due distretti di Renhe e Qiantang). Nato nel 1565 era più giovane di Ricci di 13 anni, e di 3 più giovane di Xu Guangqi; passò l'esame imperiale nel 1598, ben 6 anni prima di Xu Guangqi. Li Zhizao morì nel 1630, Xu Guangqi morì all'età di 71 anni nel 1633. 39 Anche Li Zhizao ebbe interessi molto vasti: si interessò di astronomia, geografia, scienze militari, idraulica, musica, matematica, filosofia e religione. Secondo Yang Tingjun Ricci avrebbe detto: "Tra tutte le persone intelligenti che ho incontrato in Cina Li Zhizao e Xu Guangqi eccellono". Questo per indicare la stima che Ricci aveva per Li Zhizao, il quale collaborò con Ricci per un periodo più lungo di quanto avesse fatto Xu Guangqi, e che ebbe quindi occasione di conoscere Ricci molto bene. Nel 1613, Li Zhizao scrisse lui stesso la Prefazione ad Astrolabio e sfera con figure e commento, affermando che tutto ciò che riguarda le leggi matematiche e naturali si trova in Elementi di geometria, mentre quanto riguarda i grandi quesiti della vita e le risposte ad essi si trovano nel libro Vero significato del Signore del Cielo. Chi sostiene the Ricci intendeva solamente parlare di ricerche scientifiche non coglie il motivo profondo che spinse Ricci a intraprendere il lungo e difficoltoso viaggio per la Cina. 40 Nell’opinione che Li Zhizao se ne era fatto, Ricci era prima di tutto un missionario venuto in Cina ad annunciare Gesù Cristo: questo era l'obbiettivo che Ricci si era prefisso. Si potrebbe dire che per Ricci annunciare il Vangelo stava al primo posto, presentare le conoscenze occidentali stava al secondo. Per Ricci la scienza occidentale altro non era che un espediente, un metodo o uno strumento per l’evangelizzazione. Ricci strinse amicizia con Li Zhizao e Xu Guangqi perché applicava il principio di "farsi amici con le lettere e coltivare la benevolenza attraverso l'amicizia". Quanto a Xu Guangqi e Li Zhizao, in un primo momento essi strinsero amicizia con Ricci poiché ammiravano la personalità ed il sapere di Ricci, ma dopo una profonda comunicazione essi arrivarono a conoscere Cristo. Quando vennero battezzati avevano già superato i 40 anni, e non solo erano dei letterati confuciani, ma erano anche famosi ed importanti, e non dovettero abbandonare il confucianesimo, ma furono capaci di integrarlo, considerandolo una dottrina profonda ed in grado di educare l’uomo alla virtù, convinti che 'coltivazione, armonia familiare, governo dello stato e pace nel mondo', era la strada che Confucio aveva 41 indicato, ma che esso non aveva toccato fino in fondo i problemi essenziali, cioè la relazione tra l’uomo ed il Cielo e non aveva offerto la forza ed il modo per raggiungere l’obiettivo. Il Cristianesimo, invece, ci insegna che Dio è amore; egli ci dona sette sacramenti e la sua Grazia per permettere all’uomo di raggiungere la santità. Su questa base essi affermavano che il Cristianesimo integrava il Confucianesimo. Da veri Confuciani, Xu Guangqi e Li Zhizao si preoccupavano per il benessere del paese e del popolo. A quei tempi, le masse cinesi erano indigenti e lo stato si indeboliva quotidianamente. Essi sapevano che solo un paese in cui il popolo è ricco diventa una nazione forte, e invero non è mai successo che un paese di mendicanti sia stato un paese forte. Per arricchire il popolo era necessario sviluppare la tecnologia. In un epoca di disastri naturali e di pericoli d’invasione si tratta di elevare l’educazione del popolo, e per far questo bisogna imparare dall'avanzata scienza occidentale. Inviarono ripetutamente dei memoriali all’imperatore per chiedere di introdurre e diffondere la scienza occidentale. Entrambi amavano sia la religione 42 che il proprio paese e ritenevano che questi due amori non solo non si escludessero a vicenda, ma fossero complementari. Una lettura attenta del memoriale Li Zhizao è sufficiente per capire quanto fossero genuini i loro sentimenti. Il memoriale di Li Zhizao all’imperatore è un testo molto lungo ed in un linguaggio formale. Qui ne riporto solo un breve passo: "Dai paesi occidentali sono giunti in Cina molti missionari: Ricci, Pantoja, Longobardo, De Ursis, Diaz Tutti hanno portato in Cina molti libri… non solo libri riguardo al calcolo del calendario, ma anche di idraulica, di tecnica più avanzata per l’irrigazione e utili per il trasporto: da essi si può trarre un grande profitto…Vi sono anche libri sulle tecniche di misurazione, con esse si possono misurare l’altezza dei monti la lunghezza dei fiumi,…vi sono libri di astronomia che descrivono i corpi celesti e ne illustrano i principi delle loro mutazioni; vi sono libri sul corso del sole con cui si possono erigere delle meridiane sul pavimento e misurare la linea dell’ombra lungo i mesi 43 dell’anno; fissando una meridiana sul muro e seguendo le sue 360 direzioni si possono definire le ore. Malgrado questi strumenti siano costruiti in modi diversi, tutti si conformano alle leggi del cielo. C’è una Mappa di tutti i paesi del mondo, essa documenta i costumi e la topografia di paesi vicini e lontani; vi sono libri di medicina che illustrano i principi che regolano la costituzione del corpo umano e sono utili per curare le malattie; vi sono libri su strumenti musicali… Invitiamo sua Maestà l’Imperatore a comandare al ministero dei riti di istituire al più presto un ufficio per le traduzioni, in modo da tradurre i libri utili e di diffonderne la conoscenza…” Come si vede, la visione di Li Zhizao era molto ambiziosa, ma l’imperatore dopo aver preso visione del memoriale non diede nessuna disposizione. Lavoro Ricci realizzò quindi il suo sogno di vivere a Pechino, capitale dell’Impero. Con grande ottimismo e riconoscenza si gettò a capofitto nel lavoro. La sua 44 attività principale fu l’evangelizzazione, e intendeva allargare la rete di amicizie. Ricci godeva di grande fama e molti funzionari e letterati desideravano fargli visita per avere l’onore di conoscerlo. Da parte sua Ricci riteneva importane mantenere buone relazioni con l’imperatore, giacché dal suo favore dipendeva la chiesa in Cina. Fu proprio grazie a questa particolare attenzione imperiale ottenuta da Ricci, e il sostegno di ufficiali d’alto rango e letterati famosi che i missionari poterono liberamente evangelizzare in Cina, completamente o quasi indisturbati (se c’erano delle difficoltà venivano facilmente risolte). Ricci operò con efficacia e molti volevano convertirsi. Mantenne un rapporto epistolare costatne con amici in Occidente, e, grazie ai suoi scritti, l’Occidente fu in grado di conoscere in maniera corretta e più completa la Cina. In Europa è considerato il più grande sinologo, mentre in Cina è rispettato come un precursore degli scambi culturali sino-occidentali. In quanto gesuita inviava relazioni sulle sue attività principali a Roma, e quando doveva decidere su questioni urgenti prima di darvi una risposta egli doveva ugualmente attendere una risposta da Roma. All’epoca i trasporti erano assai sconvenienti 45 e non esisteva un sistema postale affidabile; le missive imbarcate su navi commerciali raggiungevano l’Italia solo dopo aver circumnavigato il Sudafrica. Molte lettere si perdevano lungo il viaggio e quando giungevano a destinazione a volte era solo dopo tre anni. Ciò è inimmaginabile per noi oggi, abituati a computer e telefonini. Ricci ebbe anche un altro incarico importante, quello di scrivere la Storia della missione in Cina, inoltre doveva rivedere la sua traduzione latina del classico confuciano i Quatto libri. Ogni giorno, poi, si incontrava con Xu Guangqi per tradurre insieme i Elementi di Geometria ed altri libri. Aveva un grande mole di lavoro che portava avanti speditamente e con ottimi risultati, con una capacità di gestione delle attività al di fuori della norma. Negli anni 40 del secolo scorso, il gesuita italiano D’Elia pubblicò le opere di Ricci, un’opera monumentale. In quanto sacerdote, ogni giorno face meditazione, celebrava la Messa, recitava il breviario, il rosario, faceva l’esame di coscienza e altre devozioni che richiedevano almeno tre ore e mezzo di tempo. 46 Morte Ma l’uomo non è di ferro e lavorando giorno e notte Ricci si ammalò e morì quando aveva soltanto 58 anni. Prima di morire nominò Longobardo suo successore alla direzione della provincia gesuita in Cina. Nella documentazione storica si legge: "Alla morte di Ricci il ministero dei riti informò l'imperatore, che rimase molto scosso dalla notizia. I funzionari dei vari ministeri, i letterati dell'accademia imperiale e i magistrati che in quel momento si trovavano a Pechino mandarono le loro condoglianze. I funzionari di corte, dopo aver discusso tra di loro, fecero petizione all'imperatore affinché destinasse un appezzamento di terreno come cimitero. Longobardi e De Orsi scrissero un memoriale all'imperatore che concesse un appezzamento di terreno dello stato in possesso perenne, al di fuori della porta Fuchen; il luogo era conosciuto col nome Tenggong Senlan, di circa 1300 m2, comprendente una grande villa". 47 Nell’estate dell’anno successivo (1611) la costruzione della tomba venne ultimata e la data di sepoltura fissata per il primo novembre, festa di tutti i santi. L’imperatore inviò al funerale ufficiali di alto rango in sua rappresentanza, e fu Wang Lilin, Sindaco di Pechino e amico di Ricci, a scrivere l’epigrafe. Era rarissimo che uno straniero morto in Cina ricevesse dall’imperatore un terreno per esservi sepolto; si trattò quindi di un onore del tutto speciale. Nonostante il cimitero in cui è sepolto Ricci sia stato vittima di molte vicissitudini, la sua tomba continua ad essere ben conservata ed è ancora meta di pellegrinaggi dalla Cina e dal mondo. Passati 400 anni, vi sono state dibattiti ed opinioni diverse sulla figura di Ricci, ma in generale egli viene onorato e elogiato, e la sua reputazione continua a crescere. A Roma si sta postulando la sua canonizzazione e non è lontano il giorno del suo innalzamento agli altari per la venerazione dei cristiani; sarà motivo di gloria per i missionari e per noi cinesi. 48 Se cerchiamo di capire il motivo per cui Ricci ha lasciato una così grande eredità, in primo luogo bisogna menzionare la Grazia di Dio, poi viene la generosa risposta di Ricci ed il suo impegno perseverante. Quest’anno lo vogliamo ricordare in maniera particolare e alzando lo sguardo al cielo possiamo immaginare il volto sorridente di Ricci che ci dice: "Quando bevi non dimenticarti di chi ha tratto l’acqua dal pozzo; il mio piccolo contributo è da attribuirsi ai miei buoni maestri ed amici, senza di loro tutto ciò non sarebbe stato possibile." Abbiamo già parlato del suo maestro, Valignano: fu esso a chiamarlo, a sostenerlo, ad aver fiducia in lui e a dirigerlo. Fu lui ad istruirlo personalmente sul metodo missionario: "giunto in Cina, fatti cinese tra i cinesi." Per diventare cinese accettò di andare a tastoni, di cercare e di sperimentare. In principio adottò i modi buddisti, quindi rispettoso dei confuciani divenne confuciano. A quell’epoca chi avesse voluto diventare cinese ed essere accettato dai cinesi doveva rispettare Confucio, e perciò Ricci lesse con passione i classici confuciani e stimò la persona di Confucio e la sua dottrina. Per lui Confucio non era solamente un grande pensatore ed educatore, ma anche 49 colui che con il suo pensiero aveva modellato la nazione Cinese, per cui per farsi cinese bisogna onorare Confucio. La morale cinese ha come fondamento la pietà filiale: non bisogna dimenticare l’amore dei genitori e il primo dovere del figlio è la pietà filiale, tanto più per un cinese. La pietà filiale si estende da momento della nascita e si protrae fino a dopo la morte dei genitori, che non devono mai essere dimenticati. Al di fuori della Cina spesso si appendono i ritratti dei genitori defunti di fronte ai quali si mettono fiori per esprimere il proprio rispetto. In Cina la gente comune non aveva la possibilità di fare un ritratto ai genitori, per cui alla morte si elevava una tavoletta con inscritto il loro nome, di fronte alla quale si ponevano i loro cibi preferiti. Era un modo per esprimere la pietà filiale. Il rispetto per le tradizioni cinesi comporta attenzione per questi costumi e il non porvi impedimento. Per diventare cinese tra i cinesi e non rendere straniera la chiesa cinese Ricci permise ai fedeli cinesi la pratica dei riti in onore di Confucio. Ricci seguì le indicazioni di Valignano e per mezzo suo la chiesa Cattolica pose solide basi in Cina: i cristiani cinesi non vennero disprezzati dai loro connazionali e la chiesa fu ben 50 accolta. Imboccata la via giusta il lavoro missionario procedette senza difficoltà. Insuccessi Poco tempo dopo la morte di Ricci, il metodo missionario propugnato da Valignano ("In Cina occorre comportarsi come i cinesi, senza far diventare stranieri i convertiti") fu messa in dubbio sfociando alla fine nella grave controversia dei riti. Contro ogni previsione, a mettere in questione per primo quel metodo missionario fu proprio colui che Matteo Ricci aveva scelto come suo successore, padre Longobardo. Secondo lui, il culto confuciano degli antenati era una superstizione religiosa, e che studiare il Confucianesimo per complementarlo era una via che comportava parecchio sforzo e dava pochi risultati' Era meglio lasciare le città e andare nelle campagne a annunciare il Vangelo direttamente al popolo. Essendo Ricci ancora molto stimato dai cinesi, non furono molti a seguire Longobardo. Successivamente i missionari Domenicani e Francescani non solo contrastarono il metodo missionario di Ricci, ma denunciarono i Gesuiti alla 51 santa sede. Il superiore generale dei Gesuiti chiese alla missione cinese di inviare a Roma dei rappresentanti per dare spiegazioni; i quali, giunti a Roma, spiegarono la questione alle sacre congregazioni. Credendo che il malinteso fosse stato chiarito se ne tornarono in Cina. Avevano però sottovalutato l’ostinazione dei loro oppositori che, pur non avendo vinto, non avevano perduto la loro determinazione e ritornarono a denunziare i Gesuiti. Il papa inviò un suo legato in Cina che si presentò all’imperatore Kangxi. L’imperatore spiegò al legato che il culto di Confucio era un rito civile senza significati religiosi. Il legato si ostinò sulla sua opinione, e fu allora che Kangxi indicò quattro caratteri cinesi su una targa nella sala, che significano 'Luminosa Franchezza', e chiese: "Conosce il significato di questi caratteri? " "No" rispose il Legato; a cui l'imperatore disse: "Non sa nemmeno leggere il cinese, come si permette di dire queste sciocchezze sulla Cina?" Il Legato andò a Canton da dove promulgò il divieto per i cattolici di compiere riti di venerazione in onore di Confucio. L’imperatore si infuriò e nel 1715 sottolineò in rosso il decreto pontificio su cui scrisse: "onde evitare ulteriori scompigli da oggi in poi nessun 52 missionario straniero ha il permesso di entrare in Cina." Da allora in poi i cattolici cinesi fedeli ai divieti del papa non fecero più riti in onore di Confucio. Bisogna tuttavia sapere che in Cina, prima di entrare a scuola bisognava venerare Confucio, altrimenti non vi ci si è ammessi si rimaneva analfabeti. Chi non onorava Confucio era considerato sleale verso la patria. Vigeva inoltre la proibizione per i cattolici cinesi di tenere un casa una tavoletta commemorativa con iscritto il nome dei loro antenati, e tanto meno potevano effettuare gesti di venerazione o offrire cibi. Agli occhi del popolo, quindi, i cristiani non avevano pietà filiale; di conseguenza chi diventava cattolico era sleale verso la patria e non aveva pietà filiale. Chiunque avesse voluto studiare o diventare un funzionario, o qualora fosse già funzionario, si trovava davanti ad una scelta molto pesante. Furono molti ad abbandonare la fede, e tra quelli non ancora battezzati molti si fermarono alle porte della chiesa, e non osavano entrarci. Il germoglio coltivato con tanta fatica da Ricci, proprio nel momento della crescita e quando stava per sbocciare e in breve 53 tempo portare frutto, per questa improvvisa gelata rimase senza vita. Il successore di Kangxi, l’imperatore Youngzheng proibì ancora più severamente il cristianesimo e represse spietatamente quanti si erano mantenuti saldi nella fede; la piccola chiesa cinese si diede alla clandestinità. Ricordo ancora che nella primavera del 1931, quando mio padre morì, il parroco Baumert della chiesa in Sichuan South Road venne a casa mia, vide noi tre fratelli inginocchiarci davanti alla foto di mio padre ci ordinò di trasferire la foto in un altro posto. Finalmente Roma cancellò il divieto nel 1939 e permise ai cattolici cinesi di onorare Confucio e offrire sacrifici agli antenati, ma purtroppo questo avvenne con 200 anni di ritardo. La controversia dei riti fu un'inversione di marcia per l'opera missionaria in Cina. Di conseguenza gli intellettuali non osavano tentare l'inculturazione, e coloro che si erano opposti a Ricci l'ebbero temporaneamente per vinta. Nella chiesa cinese non si poté più usare la traduzione dei termini 'Dio' e 'Padre, Figlio e Spirito Santo' già utilizzata per alcune decine di anni, perchè gli oppositori loro nella lingua cinese non 54 c'era un corrispettivo per il latino 'Deus' e 'Pater, Filius, Deus Spiritus Sanctus'; di conseguenza si potevano solamente usare dei caratteri chinesi che ne riportassero il suono. Quand'ero piccolo facevo il segno della croce pronunciando la translitterazione e non la traduzione cinese che si usa ora. Gli oppositori di Ricci ritenevano che se si fosse usata la traduzione cinese dei termini indicanti Dio e la Trinità, Dio non avrebbe compreso, mentre se si recitava la translitterazione della pronuncia Dio avrebbe ascoltato le nostre preghiere; ed il battesimo stesso, se eseguito con la traduzione cinese della formula trinitaria, non era valido. Giunti alla metà degli anni venti del secolo scorso, la traslitterazione non fu più usata, e si usò la traduzione cinese. In Cina ci sono centinaia di dialetti e lo stesso carattere viene pronunciato diversamente nei diversi dialetti, non posso immaginare quale sia il sentimento di Dio nel sentire invocazioni in centinaia di pronunce diverse! All’inizio del diciassettesimo secolo, in realtà, i Gesuiti chiesero ed ottennero da Roma il permesso di poter celebrare la Messa in cinese e per i sacerdoti cinesi di poter pregare il breviario in cinese. La versione 55 cinese dei testi fu completata, ma dopo la controversia dei riti nessuno osava più usarla. La speranza di Valignano e Ricci di poter inculturare il cattolicesimo, di avere messa e sacramenti celebrati nella lingua locale divenne universale solo nel 1964, dopo il Concilio Vaticano II; la visione di Valignano e Ricci lo antedata 360 anni! Non posso che ammirarli profondamente! Ipotesi Un’ipotesi non è la realtà. Scrivendo questa lettera pastorale, mi sono venute in mente alcune ipotesi; pur sapendo che sono solo delle fantasie, le scrivo per farle conoscere ai cattolici. Prima ipotesi: se il superiore di Ricci non fosse stato Valignano ma Longobardo, cosa sarebbe stato di Ricci? Ricci non avrebbe studiato il Cinese, non si sarebbe trasformato in cinese, non avrebbe onorato Confucio, non avrebbe completato il confucianesimo con Cristo, e basandosi solamente sul suo coraggio e 56 infiltrarsi in Cina per compiere attività missionaria sarebbe certamente stato scacciato senza aver compiuto niente; certamente non sarebbe diventato l'apostolo della Cina. Seconda ipotesi: se Matteo Ricci non avesse avuto come amico un letterato del calibro di Xu Guangqi, cosa sarebbe successo? Non avrebbe potuto tradurre opere scientifiche Occidentali e introdotto in Cina l'avanzata scienza e tecnica, e non sarebbe diventato un personaggio di primo piano negli scambi tra la Cina e l’Occidente. Terza ipotesi: se non ci fosse stata la controversia dei riti, cosa sarebbe stato della chiesa cinese? Rispondo a questa ipotesi con una frase di Hans Küng: "il viaggiatore occidentale odierno vedrebbe nelle città e nelle famose montagne tante chiese e monasteri quanti sono i templi buddisti". Quarta ipotesi: se l’Imperatore avesse seguito i consigli di Xu Guangqi e Li Zhizao di introdurre e diffondere la scienza e tecnologia occidentali, cosa 57 potrebbe essere stato della Cina? In Giappone il rinnovamento Meiji del 1860 si basò sullo studio della scienza occidentale e in meno di 40 anni da paese distrutto, retrogrado e povero, si trasformò in una grande potenza militare. L'arrivo di Ricci a Pechino e la sua collaborazione con Xu Guangqi precede di 260 anni il rinnovamento Meiji. Se in quel periodo, anche la Cina avesse assorbito le tecniche occidentali più avanzate, attuato riforme, non sarebbe diventata una sotto-colonia dei grandi paesi. La Cina era già stata un paese molto potente, peccato che l'imperatore Wanli non prestò attenzione nel governo del paese, facendo bella vita a corte e fidandosi di ufficiali corrotti, mentre il popolo era in povertà estrema, il paese si indeboliva giorno dopo giorno, e in poco tempo la dinastia Ming terminò e fu il popolo a soffrire la catastrofe. Ricci e Xu Guangqi erano troppo avanti per quell'epoca! Il fatto che le quattro ipotesi non si siano realizzate non è dovuto al poco impegno di Ricci e Xu Guangqi, ma soprattutto all'arroganza e ai pregiudizi dei due responsabili ultimi: da sempre arroganza e pregiudizio sono i più grandi nemici dell'armonia e del 58 progresso. Per progredire, chi sta al governo, l'individuo, la società e la chiesa stessa devono ripetutamente farsi l'esame di coscienza e superare i propri limiti. Conclusione Questa lettera pastorale è fin troppo lunga ed è giunto il momento di trarre delle conclusioni. Per commemorare un santo non dobbiamo soltanto elogiarlo, ma soprattutto imitarlo. Cosa dobbiamo imtare in Matteo Ricci? Primo: imitarne la fede. Il fatto di essere l'apostolo della Cina è dovuto principalmente al suo avere avuto una fede incrollabile: credeva in Dio, nel suo amore, e fu questo suo abbandono nelle mani di Dio che fu capace di solcare oceani, attraversare infinite difficoltà per giungere in Cina, penetrare profondmente nel suo territorio ed entrarne nella capitale, quasi come tuffarsi in un mare di persone. A quel tempo la popolazione della Cina era di circa 70 milioni di abitanti, 70 milioni 59 di sconosciuti, senza nessun amico, senza parenti e conoscenti. Lasciata Macao sapeva che non sarebbe tornato indietro e sarebbe dovuto andare avanti ad ogni costo. Poteva solo contare su Dio, sulla preghiera e sulle indicazioni dello Spirito. Secondo: imitare il suo amore. Ricci aveva un amore ardente per Dio e amava profondamente la Cina e il popolo Cinese. Questo straniero ha saputo amare così profondamente la Cina, la cultura cinese; potremmo noi cinesi non amare la nostra patria, abbandonare la nostra cultura? Terzo: imitarne il rispetto verso i maestri e l'amore per gli amici. Come detto sopra, se non vi fossero state le istruzioni e il supporto di Valignano, la benevolenza di amici quali Qu Taisu, Xu Guangqi e Yang Tinjun, Ricci non sarebbe divenuto l'apostolo della Cina e il rappresentate massimo degli scambi culturali tra la Cina e l'Occidente. Ricci, che per tutta la vita rispettò i maestri e amò gli amici, scrisse il Saggio sull'amicizia, che all'epoca fu molto letto. In Cina il rispetto per i maestri e l'amore pr gli amici è da sempre considerato 60 virtù . Il carattere cinese per 'maestro' è spesso seguito dal carattere 'padre', per indicare l'importanza del maestro che è simile a quella del padre. Da qui l'espressione: "Chi è stato maestro per un giorno, è padre per tutta la vita". Inoltre l’amicizia rientra nell'ambito delle cinque relazioni cardinali, e questo basta ad indicare quanto l'amicizia sia presa in considerazione. In cinese ci sono vari modi di dire: "gli amici sono come le nostre mani e i nostri piedi"; "tra amici veri si è disposti a dare la vita l'un per l'altro"; "per un amico si è disposti a tagliarsi la testa". Non riesco a comprendere come mai negli ultimi decenni il rispetto per gli insegnanti e l'amore per gli amici sia progressivamente calato, indebolito. Alcuni funzionari del governo vorrebbero trasformare l’opera educativa in un'attività imprenditoriale, adottare principii di mercato per l'educazione, e di conseguenza ridurre la relazione tra insegnante, studente e scuola ad una relazione tra datori di lavoro e impiegati. "Io ti pago, tu insegni" è un modo di dire che sta venendo in voga tra studenti. Tutto è in funzione del mercato, e in società sono importanti le relazioni e non l'amicizia. Quando un funzionario è in potere è pieno di visitatori, ma quando finisce il suo 61 mandato pochi vanno a visitarlo: è un fenomeno triste. Come cattolici dovremmo imitare il principio di ripspetto per i maestri e amore per gli amici praticato da Ricci. Ricordiamo: "il gentiluomo usa della cultura per farsi amici; e usa gli amici per promuovere la benevolenza" Quarto: imitare il saper cogliere l'occasione che era tipico di Ricci. Gli antichi dicevano: "non perdere un’occasione d'oro, che non si riproporrà". L'occasione sfugge facilmente, e quando arriva bisogna coglierla al volo. Recentemente, durante un incontro internazionale, il primo ministro Wen Jiabao ha più volte sottolineato come sia necessario cogliere l'occasione, farne tesoro, e utilizzarla al meglio. Lasciarsi sfuggire l'occasione è in realtà peccaminoso. Recentemente sono stato invitato a cena da un uomo d'affari francese, e durante la cena mi ha confidato: "quando ero studente un sacerdote mi ammoniva di fare un esame di coscienza a riguardo dei miei pensieri, parole e opere; solo dopo molti anni mi sono reso conto che anche le omissioni sono un genere di peccato, e quanto il danno da esse provocato possa essere maggiore di quello provocato dai peccati 62 generalmente intesi." Sono convinto della verità di quanto affermato da quest'uomo vero! Quinto: imitarne l'impegno per lo studio. Il giovane Ricci non solo studò letteratura, filosofia e teologia, ma anche la matematica, astronomia, geografia, mccanica, musica e altre discipline. Ne ricavò profitto dopo il suo arrivo in Cina; a Macao si concentrò sullo studio del Cinese e studiando con passione i classici confuciani. Oratore eccellente, sapeva scrivere in cinese letterario composizioni del tipo Vero significato della dottrina del Signore del Cielo, Saggio sull'amicizia, I dieci paradossi. Mi auguro che anche i nostri sacerdoti, suore, scolastici sappiano studiare con impegno e per tutta la vita. I cambiamenti del nostro tempo sono troppo grandi, il progresso troppo veloce per cui un normale impegno rschia di farci rimanere indietro, e quando si rimane indietro si è disprezzati e si viene esclusi. Non dobbiamo sciupare tempo prezioso a guardare la televisione o a star seduti davanti ad un computer. Il tempo è un talento che Dio ci ha graziosamente dato, e del quale chiederà conto. 63 Dopo aver scritto questo testo alcune persone hanno cordialmente fatto notare che mi sono dilungato troppo e che diventa difficile ricordare quanto detto. Concludo quindi con un'ultima raccomandzione, e cioè di quanto detto sopra basta ricordare l’indicazione data a Ricci da Valignano: "Arrivati in Cina, comportatevi da cinesi, senza chiedere ai cinesi di diventare stranieri". Amen!

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