Prospero Intorcetta S. J. Un gesuita piazzese missionario in Cina
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Fang Hao[1]: “Prospero Intorcetta”
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Fang Hao[1]: “Prospero Intorcetta”
Prospero Intorcetta, nome cinese Yin Duoze 殷铎泽, nome pubblico Juesi觉斯, siciliano. Nato nel 1625 (V anno di regno dell’imperatore Tianqi dei Ming), giunse in Cina insieme con Martino Martini nel 1659 (XVI anno di regno dell’imperatore Shunzhi dei Qing). I due furono fra i primi a molto operare per il cattolicesimo a Hangzhou e sono sepolti nel medesimo luogo.
L’Intorcetta predicò innanzitutto nel Jiangxi. L’anno dopo l’arrivo in Cina, costruì una chiesa a Jianchang 建昌, dove, nel volgere di due anni, battezzò circa 2.000 persone; oltre a ciò, amministrò sette luoghi di raduno dei fedeli, nelle vicinanze. Sulle prime, il magistrato di Jianchang si mostrò ben disposto nei confronti dell’Intorcetta, ma poi, fomentato da alcuni, cambiò atteggiamento e si mostrò ostile al cattolicesimo; anche il governatore affermò essere la chiesa troppo alta e di nocumento alla sua salute. Si tentò una composizione grazie ad alcuni amici, lo stesso Joannes Adam Schall von Bell inviò una lettera in soccorso, ma fu tutto inutile e la chiesa subì tre successive demolizioni; l’Intorcetta temporaneamente riparò altrove.
Nel IV anno di Kangxi (1665), l’Intorcetta fu tradotto a Pechino; ci si preparava a malmenarlo lungo il tragitto. In procinto di partire, impartì ugualmente il battesimo a 40 conversi e celebrò la santa messa per i fedeli.
Nel IX anno di Kangxi (1670), alcuni sacerdoti furono portati sotto scorta a Canton; poco tempo prima che, per ordine imperiale, fosse loro ordinato di tornare alle vecchie sedi, un altro parroco si offrì di scontare lui il carcere in sua vece, permettendo all’Intorcetta di tornare in Europa a riferire al Generale dei Gesuiti sulle traversie della missione. L’anno seguente, (il X anno di Kangxi) giungeva a Roma. In quel periodo, i fondi della Compagnia per la provincia cinese si trovavano in pessime acque e l’Intorcetta poté essere rimborsato delle spese di viaggio per il solo ammontare di 20 monete d’oro.
L’Intorcetta pretese subito da Propaganda Fide e dalla Casa Generalizia un aumento di almeno 40 unità nell’invio dei missionari. Diceva l’Intorcetta che non sarebbero stati poche neanche 1.000 persone, perchè i sacerdoti attualmente in loco o erano avanti negli anni oppure esausti per il troppo lavoro.
Nel XIII anno di Kangxi (1674), l’Intorcetta fece ritorno in Cina; la persecuzione religiosa era ormai cessata ed egli ne fu assai riconsolato. Fu assegnato ad Hangzhou, dove si occupò dei numerosi novizi cinesi. Due anni dopo, assunse la carica di visitatore per la Cina e il Giappone. All’epoca, egli aveva già acquistato un pezzo di terra alla periferia della città e vi aveva eretto una cappella, dove aveva traslato i resti di tutti i missionari ormai deceduti, per dare loro sepoltura nello stesso luogo. La traslazione avvenne nel XVII anni di Kangxi (1678). Io ho scritto anche una “Storia delle vecchie tombe cattoliche di Dafangjing (Grande Pozzo di un Quadrato) di Hangzhou”, ora inclusa nel volume finale dei “Sessanta manoscritti di Fang Hao, stabiliti dall’autore”.
L’anno seguente, tre fratelli, appartenenti a una ricca e potente famiglia di Hangzhou e imbevuti di superstizioni, estremamente scontenti della bella chiesa edificata da Martino Martini e completata dall’Augeri, minacciarono di picchiare chiunque fosse uscito di lì. L’Intorcetta esortò i fedeli alla calma e a rinunciare a ogni ritorsione, poi pregò il magistrato locale di fare giustizia. I tre fratelli furono arrestati e condannati alla flagellazione e all’imposizione della canga. Essi allora chiesero al prete di essere magnanimo. Dopo la loro scarcerazione, i notabili locali furono commossi dal senso di misericordia del prete e i fedeli si moltiplicarono.
Nel XXVI anno di Kangxi (1687), fu prescelto alla carica di Vicario dei Gesuiti. Quando, sbarcati da Ningbo, si incamminarono da Hangzhou per recarsi a udienza a Corte, a Pechino, Jean François Gerbillon, L. le Compte e molti altri, essi furono cordialmente intrattenuti per l’appunto da lui. Di lì a poco, l’imperatore Kangxi compì un viaggio d’ispezione nel Meridione; l’Intorcetta si fece incontro al corteo e l’imperatore lo onorò informandosi cortesemente della sua salute.
Pur così privilegiato dall’imperatore, l’Intorcetta fu ugualmente chiamato in giudizio per il fatto che l’allora governatore del Zhejiang, Zhang Penghe张鹏翮 era amico di Yang Guangxian 杨光先.
L’Intorcetta era allora allettato per una malattia. Il governatore voleva abbattere la chiesa; ma la chiesa di Hangzhou era uno squisito edificio, il più bello dell’Impero, e i sottoposti gli si opposero; il governatore ordinò allora che fosse convertita in tempio buddista e che le matrici da stampa che vi si conservavano fossero tutte date alle fiamme. Nell’atto d’accusa si fornivano le prove che l’Intorcetta in tempi recenti aveva battezzato oltre mille persone. Egli allora inviò una lettera ai confratelli di Pechino sollecitando il loro aiuto e chiedendo udienza all’imperatore per ottenere la sua protezione. Dopo molti ritardi e mille peripezie, alla fine l’imperatore emise un editto, nel quale c’erano parole in sostegno al cattolicesimo come prima non s’erano mai udite. Il ventiduesimo giorno del terzo mese del XXXI anno di Kangxi (1692) la persecuzione religiosa cessava. L’Intorcetta si recò a udienza a Corte, a Pechino, per ringraziare l’imperatore della sua benignità. Tornato a Hangzhou con Il Tommaso, fu festosamente accolto dai fedeli. Il Tommaso raccomandò al governatore di fare ricostruire la chiesa e il governatore, prima di autorizzare il suo ripristino nel vecchio assetto, prese in affitto una magione cinese per alloggiarvi temporaneamente l’Intorcetta.
Inaspettatamente, la nuova chiesa prese fuoco il 2 agosto del calendario occidentale e l’Intorcetta fu gravemente provato dal nuovo colpo. Il 3 ottobre del 1696 (XXXV anno di Kangxi) si spegneva a Hangzhou e veniva tumulato nel cimitero che aveva a suo tempo acquistato. Il paragrafo che precede è la traduzione dell’originale francese “Vite di gesuiti in Cina”.
La documentazione in cinese sull’Intorcetta è tutt’altro che scarsa. L’incontro dell’Intorcetta con l’imperatore, a Hangzhou, è riportato nei “Casi risolti alla corte di Kangxi” (Xichao ding’an) e nell’ “Apologia del cattolicesimo” (Zhengjiao fengbao). I due testi tuttavia divergono alquanto. Il primo è quello originario e riporta quanto segue:
Il nono giorno del secondo mese del XXVIII anno di regno di Kangxi (28 febbraio 1689), all’ora chen (dalle 7 alle 9 del mattino), il Sacro Cocchio[2] ispezionò il Meridione e beneficò della sua presenza Hangzhou; l’Intorcetta prese a nolo per l’occasione una barchetta e, tenendo rispettosamente fra le mani la propria carta da visita, gli andò incontro al Ponte Dorato, dove incontrò deferente il Vascello del Drago. Gli fu chiesto:
- Chi è costui?
L’ossequiosa risposta fu:
- È l’Intorcetta, della chiesa cattolica, venuto incontro al Sacro Cocchio.
Fu comunicato il seguente Volere:
- Si faccia più vicino all’imperiale battello, che possa avere personalmente udienza al Volto del Drago[3].
Fu onorato delle domande seguenti:
- Da quanti anni ti trovi in Cina? In che posti sei stato prima di qui? Da quanti anni sei qui, nel Zhejiang? Adesso quanti anni hai?
Il suddito riferì umilmente in tutto e per tutto. Gli fu chiesto:
- Capisci il cinese?
Riferì riguardoso:
- Lo conosco appena, non riesco a ricordarne molto, ormai sono vecchio.
Gli fu chiesto:
- Ti ha mai scritto Tommaso Pereira dalla capitale?
Il suddito riferì ossequioso:
- Mi ha scritto una lettera nel dodicesimo mese dell’anno scorso, informandomi che quest’anno il Sacro Cocchio avrebbe ispezionato il Meridione e si sarebbe forse trattenuto a Hangzhou, ma anche che era cosa incerta.
Gli fu chiesto:
- Joannes de Fontaney è a Nanchino?
Riferì:
- Sì, insieme con Giovan Domenico ...
Non aveva ancora finito di parlare, che fu preceduto dal verbo imperiale:
- Gabbiani,
il quale completò il nome di Giovan Domenico Gabbiani. Ciò prova eloquentemente che anche i sudditi nelle più lontane regioni ricevono quotidianamente il beneficio dell’inesausta attenzione dell’imperatore. Gli fu chiesto ancora:
- Sei mai stato alla Capitale?
Riferì:
- Mi ci recai al tempo di Yang Guangxian e vi incontrai Joannes Adam Schall von Bell.
Interloquì Zhao, della Guardia Imperiale:
- Pur recandomi sempre in chiesa, ignoravo ancora queste cose, al Signore dei Diecimila Anni invece non sfugge nulla!
Dopo un prolungato chiedere e riferire, ricevette l’imperiale consolazione:
- Non aver timore!
Riferì:
- Il Signore dei Diecimila Anni è il padre e la madre dei sudditi, questo suddito non ha timore.
Gli furono donati dall’imperatore tre piatti di frutti esotici, ottime torte e formaggi, con queste parole:
- Queste sono tutte cose difficili a trovarsi, qui.
Il suddito ringraziò deferente. Poi si trasmise la volontà di ritirare la carta di visita. Gli fu chiesto:
- Dove si trova la chiesa?
Riferì ossequioso:
- Dentro le mura, non lontano dalla Porta Settentrionale.
Fu allora ancor più oggetto dell’imperiale sollecitudine:
- La tua barchetta non può star dietro al Vascello del Drago[4], ti ordinò di andare avanti!
Rispettosamente riferì:
- Il suddito recluterà immediatamente altri marinai e si precipiterà sulla soglia della chiesa per poter ricevere il Sacro Cocchio, ringrazio della celeste benevolenza.
Quando il Sacro Cocchio passò davanti alla chiesa, l’Intorcetta lo aspettava genuflesso, e il Volto del Drago se ne compiacque.
Il decimo giorno, Zhao e Wu della Guardia giunsero alla chiesa, si prostrarono fino a terra davanti alla statua del Signore del Cielo e, compiuti gli atti d’omaggio, comunicarono il Volere:
- Per Volere imperiale, si concede la medesima somma d’argento della chiesa di Jinan, nello Shandong.
Recando seco otto diversi generi di prodotti locali, l’Intorcetta si diresse a Corte, seguendo le guardie, per farne offerta. Dopo averli passati in rassegna, fu comunicato il Volere:
- Non si accettano altri tributi, il mio animo è turbato. Accetterò la sfera di vetro, il resto riportalo indietro.
Zhao della Guardia condusse all’uscita del palazzo l’Intorcetta, che eseguì rispettosamente le nove prostrazioni, ringraziò della benevolenza e tornò indietro.
Il diciassettesimo giorno, il Sacro Cocchio fece ritorno; l’Intorcetta e Emanele Laurifice erano genuflessi sulla soglia della chiesa. Furono onorati da una sosta della Sacra Carrozza. Rivolto verso il Brancati, l’imperatore chiese:
- Chi è costui?
L’Intorcetta riferì rispettosamente:
- È il suddito Francesco Brancati della chiesa di Songjiang, che a Suzhou riceverà il Sacro Cocchio; essendo la navigazione assai ostacolata, si è precipitato a Hangzhou, in tempo per l’attraversamento del fiume da parte del Sacro Cocchio; per questo oggi è qui presente.
Passato alquanto oltre il Cocchio, fu inviato Zhao della Guardia a comunicare il Volere:
- I sudditi Intorcetta e Brancati compaiano al Sacro Cospetto, sul Vascello del Drago.
Fu immediatamente trovata una barchetta e i due andarono ad ormeggiarsi fuori le mura, sotto il ponte [sul Canale Imperiale] a Gongchen 拱宸, dove attesero l’arrivo del vascello imperiale. Lungo l’argine erano rispettosamente schierati i Cento Funzionari, tutti genuflessi. Onorati dall’invito ad appropinquarsi al Vascello del Drago, fu chiesto:
- Quand’è giunto in Cina, il Brancati?
Il Brancati riferì:
- Sono ormai diciott’anni.
Gli fu chiesto ancora:
- In che luoghi ha abitato?
Il Brancati riferì:
- Dapprima a Canton, poi a Songjiang, infine a Jiangzhou nello Shanxi, e ora sono tornato a Songjiang.
Gli fu chiesto ancora:
- A Songjiang c’è una chiesa?
Rispose:
- Sì, una cappella.
Gli fu chiesto:
- Che età hai?
Riferì:
- Quarantatrè anni.
Gli fu chiesto:
- Con chi sei venuto?
Il Brancati cercava nella memoria e tardò nella risposta; l’Intorcetta riferì in vece sua:
- Insieme con i francescani della chiesa di Canton.
Per volere imperiale, fu donato argento al Brancati. Le guardie trasmisero il Volere:
- È sempre la stessa somma.
Fu loro chiesto ancora:
- Dove volete essere accompagnati?
L’Intorcetta riferì:
- Vorremmo arrivare a Suzhou.
L’imperatore disse:
- Se anche ti accompagnassi, messere, per millanta leghe, giungerebbe pur sempre il momento del commiato. L’anziano messere se ne stia qui, buono buono.
Si prostrarono, ringraziarono della benevolenza e fecero ritorno. Le guardie trasmisero nuovamente il Volere:
- Il Signore dei Diecimila Anni ordina che l’anziano messere se ne stia tranquillo qui, buono buono.
Immediatamente l’Intorcetta, in ossequi al Volere, rimase a Hangzhou, mentre il Brancati faceva ritorno in barca a Suzhou.
[...]
Anche l’ “Apologia del cattolicesimo” riferisce dell’udienza a Corte dell’Intorcetta per ringrazia-re della benignità imperiale:
Il trentesimo giorno del quarto mese del XXXI anno di regno di Kangxi, l’Intorcetta giunse a Pechino e, il primo giorno del quinto mese, si recò a Corte a presentare un memoriale: “Il suddito venuto di lontano viene espressamente a prostrarsi per ringraziare Sua Maestà della sconfinata benignità”. Zhao della Guardia trasmise il Volere: “Un anziano messere che viene di lontano! è in buona salute? Oggi tuttavia è venuto invano, torni pure a riposarsi e si ripresenti al Trono fra qualche giorno”. L’Intorcetta riferì: “Avendo l’immensa fortuna di poter contare sul [Signore di] Diecimila Anni, sono in perfetta salute” e, ringraziando della benignità, fece ritorno.
L’ “Apologia” prosegue così:
Il terzo giorno, [l’Intorcetta] si recò di nuovo a Corte a presentare vari libri che trattavano esaurientemente di dottrina e prodotti locali per dodici generi. Ricevette il Volere: “Noi accettiamo in toto i prodotti locali, considerando che tu, anziano messere, ce li hai portati di lontano con cuore sincero, senza fartene riportare indietro neanche uno”.
Il nono giorno, fu convocato al Palazzo della Chiarità Celeste e interrogato: “Quanti anni hai dimorato nel Jiangxi? E quanti anni hai abitato a Hangzhou?” L’Intorcetta riferì per filo e per segno in tutto e fu onorato di un dono in tè, ringraziò della benignità e fece ritorno.
L’ “Apologia” riferisce poi che, nel decimo giorno del sesto mese, si decretò che Filippo Maria Grimaldi facesse ritorno in Cina e che il Tommaso lo andasse a ricevere a Macao. “Gli Occidentali che, come Filippo Maria Grimaldi, portano un calendario preciso, siano convocati a Pechino per esservi impiegati. Gli altri restino pure là dove dimorano”. Il quattordicesimo giorno, si inviarono a Macao insieme con il Tommaso altri due padri.
Il sedicesimo giorno ci fu un altro editto:
Il Tommaso è stato malato e non ha ancora recuperato le forze; la via di terra è difficoltosa, si autorizza l’imbarco a Jining, con destinazione la chiesa di Hangzhou, insieme con l’Intorcetta, dove potrà come in passato dimorare e rimettersi in salute. Si recherà a Macao in seguito; né all’andata né al ritorno abbia fretta. Volere imperiale.
Il diciassettesimo giorno, l’Intorcetta e il Tommaso si diressero al Parco della Piacevole Primavera (Changchunyuan 畅春园), ringraziarono della benignità e presero congedo. Furono onorati con un banchetto e una bottiglia di vino pregiato. Nell’editto si diceva dell’Intorcetta: “Anziano messere, oggi nella tua missione sei in compagnia del Tommaso, tornate insieme, Noi ci sentiremo più tranquilli”. In procinto di partire, pensando alle difficoltà del cammino, l’imperatore ordinò di farli salite su un battello imperiale e di farli viaggiare per via fluviale.
Evidentemente, nel suo viaggio a Pechino l’Intorcetta si attardò un mese e mezzo e, godendo di ottima salute, non pospose oltre il ritorno nel Meridione. In quell’anno tuttavia egli aveva già sessantotto anni, per questo Kangxi lo chiama più volte “anziano messere” e si preoccupa assai della sua sicurezza lungo il tragitto.
Un ulteriore motivo di lode per l’Intorcetta è la sua traduzione della “Grande Scienza”[5] in latino, con l’aiuto di Ignazio da Costa, pubblicata a Jianchang, nel Jiangxi, nel primo anno di regno di Kangxi (1662) col titolo di Sapientia Sinica. L’Intorcetta più tardi tradusse anche il “Giusto Mezzo”, intitolandolo Sinarum Scientia Politico-moralis e pubblicandolo a due riprese nel VI e VIII anno di Kangxi (1667 e 1669), a Canton e a Goa, in India. La traduzione dei “Dialoghi”, precedente a tutte le altre, si deve anch’essa all’Intorcetta e al da Costa, a dinostrazione dell’ottima padronanza del latino e del cinese in entrambi i padri.
[1] FANG Hao (Hangzhou 1910-1980), prete cattolico. Studiò teologia a Ningbo e fu costantemente animato da un grande interesse per la storia del cattolicesimo cinese. Insegnò in numerose università cinesi. Autore delle “Biografie di personaggi eminenti nella storia del cattolicesimo cinese” (da cui è tratto il paragrafo qui tradotto) e di altre opere, assai reputate.
(c) Prog. Giorgio Casacchia, Addetto Culturale IIC Shanghai, 2009.
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