A J.
Interrogato su che cosa sia un amico, disse: "Un'anima sola che vive in due corpi".
[Diogene Laerzio - Vite Dei Filosofi - cifr.Aristotele]Quando ti ritroverai per una
via lastricata di universo
tornerai nell'aria bionda
della Cina che ti avvolse
e ci strinse entrambi
come un sonaglio
tenuto dal bimbo
leggero spiraglio
delle nostre esistenze.
Si compongono i fumi degli
arrosti vaporosi
ai bordi delle strade grigie
come un pentagramma di note
alimentari e sono tutte primizie
assaporate vagamente già da noi
negli esotici ristoranti dei pensieri.
Si dilacera nel tuo cuore uno squillo
nel mio è un sussulto
a pensarti in questa lontananza
eppure vicino come la scia
tra nave e nave
che si perde tra le onde
e dolcemente si inabissa.
Rude d'umido e d'anatre appese
è questo clima che ti rende
figlio degli aironi dispersi
nei laghetti
che dormono accoccolati
in se stessi mentre la rugiada
si sposta al tuo cammino,
i tuoi occhi lambiscono il sole
con lo sguardo della conoscenza
e cade il tramonto in picchiata
dietro antichi templi buddisti
che s'ergono grandi come le montagne.
L'aria della prima neve
dopo che parvero secoli d'arsura,
l'aria che pulisce queste formichine
e fa sembrare santa una puttana,
dona un pupazzo fatto dal turista
che non si sente dire grazie
e sorridendo piano s'allontana.
Giocano i bimbi per i parchi madidi
di freddo
mentre passano biciclette silenziose
con ai lati buste della spesa,
è un'avventura sana tornare verso casa,
tornare dalla moglie, dai figli,
con il ramen nella pentola che aspetta.
Odore di svecchiato, pesce
e frutti dai nomi colorati,
viene dai friggitori dei sobborghi.
Da qui si vede il tuo grattacielo,
come se Dio l'avesse conficcato nel ventre
della Terra: una lancia abitata da chi studia,
da chi fa calcoli con l'abaco
e si accontenta di poca carne secca.
Ritorna il solitario uomo d'affari
nelle tane di quel mostro e si riposa
come il baco dorme nella seta.
Si schiude la crisalide
ed esci dal guscio
che hai disfatto per renderci fratelli
mentre rapida s'accende la censura telematica
e ti affatichi per riportare ciò che vedi,
come se fosse una cosa da non fare
vedere con gli occhi di chi non può vedere.
A sera si vestono di umile
le donne con le mandorle nei visi
stringendo l'ingenuo nelle mani
e la gaiezza di pronuncia nelle frasi
ancora incomprensibili.
Sono simili ai capolavori dell'ingegno
e paiono come progettate
da menti vissute in altro tempo
nate da una pausa della storia.
Ad una le sfiori la mano
e sembra che sei fatto imperatore,
con un cappotto a doppio petto
ed un doppio cuore per amare.
Se non sarà qui la vita del futuro
non spetta a noi dirlo
almeno non adesso,
la distanza è breve se ritorno
a te con la parola,
il tempo si è fermato,
il tempo che non vola
e le tue bacchette riprendono
a cogliere ravioli.
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