Questo weekend abbiamo preso il taxi per Suzhou, io, una cinese, una giapponese, un inglese. Prezzo complessivo, per un'ora e mezzo di taxi verso un'altra città, con tanto di pedaggio autostradale, 45 euro. Siamo partiti dopo una sosta allo Starbuck's, e siamo arrivati a Suzhou dopo l'imbrunire, andando per clubbing. In una notte, senza dormire, siamo stati in 4 diversi posti, per poi rifocillarci, prima del treno mattutino, a mangiare hot pot in un localino cinese, dunque pollo, tofy, vegetables, e quant'altro alle 4.30 del mattino. Nonostante il sonno, il treno ci ha riportato a casa nell'orario giusto per andare a letto, le 5 del mattino. Ciò ha fatto sì che dormissimo tutt'oggi. Un appunto sulle discoteche: qui non esistono. Nel vero senso della parola. Quelle che noi chiamiamo "discoteche", e che paghiamo in media 15-20 euro a sera, qui sono invece bars o clubs (pochi cinesi che parlano inglese conoscono la parola "disco")a entrata gratuita: tutto ruota intorno al bancone ove viene servito da bere, per poi esserci varie piste e salette dove ballare, diveni e privè dove rifocillarsi, ma il concetto stesso di "pista da ballo" non esiste. Insomma, è tutto molto di più all'insegna della compagnia più che del ballo in sè.
Facendo un volo pindarico, ho già detto molte volte che pochi parlano inglese. Lasciando da parte i cinesi che lo hanno studiato all'estero, che lo parlano bene, gli altri hanno difficoltà nella pronuncia, anche se lo scrivono decentemente. Nonostante ciò, nonostante il ritardo accumulato nello studio dell'inglese, i cinesi, a differenza degli italiani, hanno capito una cosa: l'inglese parlato non è la grammatica che sembra prevalere nelle scuole italiane. Per questo studiano dalle canzoni, dai modi di dire, dalle inflessioni, più che dai libri di grammatica. E questo secondo me è molto positivo.
In effetti, e vengo alla seconda parte del discorso, non sono d'accordo con la gente che dice che la forza lavoro in Cina non costa niente: l'ho detto più volte anch'io, ma riferendomi a quella locale, e che lavora qui in aziende cinesi. Se prendiamo uno con già una laurea, e che sa un pò d'inglese, già il costo per un'azienda, fra stipendio-tasse-assicurazioni, sale a 1000 euro ciascheduno, seppur inferiore a un costo medio italiano, non è poco. C'è poi un altro costo da sostenere: l'alto turn-over della manodopera, la non fidelizzazione del lavoratore, le spese per la formazione. Che talvolta incidono. Per questo, uno che viene ad investire in Cina non può aspettarsi un ritorno economico immediato.
Facendo un volo pindarico, ho già detto molte volte che pochi parlano inglese. Lasciando da parte i cinesi che lo hanno studiato all'estero, che lo parlano bene, gli altri hanno difficoltà nella pronuncia, anche se lo scrivono decentemente. Nonostante ciò, nonostante il ritardo accumulato nello studio dell'inglese, i cinesi, a differenza degli italiani, hanno capito una cosa: l'inglese parlato non è la grammatica che sembra prevalere nelle scuole italiane. Per questo studiano dalle canzoni, dai modi di dire, dalle inflessioni, più che dai libri di grammatica. E questo secondo me è molto positivo.
In effetti, e vengo alla seconda parte del discorso, non sono d'accordo con la gente che dice che la forza lavoro in Cina non costa niente: l'ho detto più volte anch'io, ma riferendomi a quella locale, e che lavora qui in aziende cinesi. Se prendiamo uno con già una laurea, e che sa un pò d'inglese, già il costo per un'azienda, fra stipendio-tasse-assicurazioni, sale a 1000 euro ciascheduno, seppur inferiore a un costo medio italiano, non è poco. C'è poi un altro costo da sostenere: l'alto turn-over della manodopera, la non fidelizzazione del lavoratore, le spese per la formazione. Che talvolta incidono. Per questo, uno che viene ad investire in Cina non può aspettarsi un ritorno economico immediato.